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La forza è nascosta nelle cuciture non negli eventi principali, il cambiamento deve partire dall’ambito politico ma deve interessare tutti gli ambiti soprattutto quello sociale. L’Argentina era un alievo modello del FMI. Ed ancora ne sta pagando le conseguenze. Economia, lavoro e assistenza sociale in America
Misure di sicurezza nazionali e continentali in previsione di presunti attacchi terroristici dopo l’undici settembre. I tentativi del presidente Bush di sponsorizzare gli Stati Uniti  sono condannati. Gli attivisti protestano contro un fiume di parole…i fatti non si vedono.
E' l'ora dei cittadini Both Bin Laden and US cold war nostalgics pine for epic narratives Democratic rights are a high price to pay for western free trade
Il problema dell'America non è il suo marchio - che non potrebbe essere più forte - ma il suo prodotto. Messaggi pubblicitari distorcono la realtà The best-selling Canadian author of No Logo, the international anti-corporate activists' guide, begins her fortnightly column for the Guardian today.

E' l'ora dei cittadini

Il Fondo monetario internazionale ha già avuto la sua occasione e ha fallito. L’Argentina non dovrebbe chiedere prestiti ma risarcimenti. Da Buenos Aires, il reportage di Naomi Klein
Buenos Aires, 12 marzo. A pochi isolati da dove il presidente argentino Eduardo Duhalde sta negoziando con il Fondo monetario internazionale (Fmi), un gruppo di cittadini è alle prese con un altro tipo di negoziato: cercano di salvare la loro casa. Per difendersi da un ordine di sfratto, i residenti di calle Ayacucho 335 - compresi quindici bambini - si sono barricati all'interno del palazzo, e si rifiutano di andar via. Sulla facciata di calcestruzzo dell'edificio c'è scritto: "Al diavolo il Fondo monetario".

Che c'entra la delegazione dell'Fmi, in città per fissare le condizioni di un prestito da nove miliardi di dollari, con il destino dei residenti di calle Ayacucho 335? In un paese dove metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, è difficile trovare un solo settore della società il cui destino non dipenda in qualche modo dalle decisioni del Fondo monetario internazionale. Bibliotecari, insegnanti e altri dipendenti pubblici, per esempio, pagati in valute frettolosamente stampate dalle province (una sorta di "pagherò" governativi), non riceveranno nessuno stipendio se le province smetteranno di stampare queste banconote, come vorrebbe l'Fmi.

E se nel settore pubblico ci saranno ulteriori tagli, come chiede l'Fmi, i lavoratori disoccupati, tra il 20 e il 30 per cento della popolazione, saranno ancora meno protetti contro la miseria e la fame che hanno spinto decine di migliaia di cittadini a prendere d'assalto i supermercati alla ricerca di cibo. E se non si troverà una soluzione allo "stato di emergenza sanitaria" dichiarato nell'ultima settimana, certamente ne risentirà una donna anziana che di recente ho incontrato alla periferia di Buenos Aires. In preda alla disperazione si è tirata su la camicetta e ha mostrato a un gruppo di stranieri la ferita aperta e i tubi pendenti per un'operazione allo stomaco che il medico non ha potuto ricucire né fasciare per mancanza di strumenti sanitari.

Consigli irresponsabili
Può sembrare sconveniente parlare di questioni simili mentre è in corso la visita dell'Fmi. C'è chi pensa che l'analisi economica debba riguardare il rapporto con il dollaro, la "pesificazione", e non le famiglie che perdono la casa. Ma a forza di leggere gli irresponsabili consigli che la comunità economica internazionale sta dando all'Fmi e al governo argentino, forse è lecito scendere sul piano personale.

Da settimane l'Argentina viene sgridata come un bambino piccolo a cui non è permesso di mangiare il dolce finché non ha finito la cena. Malgrado l'impegno a tagliare il 60 per cento dei debiti delle province, l'Argentina non ha ancora fatto abbastanza per "meritarsi" un prestito. "È tutta apparenza", dice con disprezzo un economista del Credit Suisse First Boston. Il presidente Duhalde avverte che la popolazione non può sostenere ulteriori tagli; il National Post, quotidiano canadese di destra, parla di semplice "rinvio". L'opinione diffusa è che l'Fmi debba vedere la crisi dell'Argentina non come un ostacolo ma come un'occasione: il paese ha un così disperato bisogno di contanti che farà qualsiasi cosa il Fondo gli chiederà.

Dittatura economica
"È durante una crisi che bisogna agire, perché è durante una crisi che il Congresso è più aperto", spiega Winston Fritsch, presidente dell'unità brasiliana della Dresdner Bank. L'editoriale del National Post è sulla stessa linea: "Le opportunità di riforma non sono mai state migliori. L'Fmi deve negare ogni ulteriore aiuto finché l'Argentina non sarà intervenuta drasticamente sul settore pubblico e sul sistema legale e non avrà riaperto i suoi mercati". La proposta più dura viene da Rocardo Cabellero e Rudiger Dornbusch, due economisti dell'Mit che scrivono sul Financial Times. "È il momento di essere radicali", dicono. L'Argentina "deve rinunciare a gran parte della sua sovranità monetaria, fiscale, normativa e gestionale per un periodo prolungato, per esempio cinque anni". L'economia del paese - "spesa, emissione di denaro, amministrazione fiscale" - dovrebbe essere controllata da "agenti stranieri" tra cui "un collegio di esperti banchieri centrali stranieri".

In una nazione ancora segnata dalla "scomparsa" di trentamila persone durante la dittatura militare del 1976-83, solo un "agente straniero" avrebbe il coraggio di dire, come fa la squadra dell'Mit, che "qualcuno deve guidare il paese con mano ferma". E che, mandati via gli argentini, il paese potrebbe essere salvato aprendo i mercati, introducendo forti tagli alla spesa e, naturalmente, una "forte campagna di privatizzazioni". Chiunque segua le agitazioni sociali argentine sa che una simile dittatura economica potrebbe essere imposta solo attraverso una terrificante repressione e con spargimenti di sangue. Ma c'è un altro inconveniente: l'Argentina ha già fatto tutto questo.

Come studente modello dell'Fmi per tutti gli anni Novanta, ha spalancato la sua economia (ecco perché i capitali sono fuggiti così facilmente quando è cominciata la crisi). Per quanto riguarda i presunti eccessi della spesa pubblica dell'Argentina, un terzo va direttamente a servire il debito estero. Un altro terzo va nei fondi pensione, che sono già stati privatizzati. Il restante terzo è ciò a cui pensiamo quando diciamo "spesa pubblica": sanità, istruzione, assistenza sociale. Ben lontane dall'aumentare in maniera incontrollabile, queste spese sono scese molto al di sotto della crescita della popolazione, ed è il motivo per cui stanno arrivando dalla Spagna navi cariche di aiuti alimentari e medicinali. Quanto alla "forte campagna di privatizzazioni", l'Argentina ha ubbidientemente liquidato così tanti dei suoi servizi, dai treni ai telefoni, che gli unici rimasti da privatizzare sono i porti e gli uffici doganali.

La via delle casalinghe
Non sorprende che economisti e banchieri facciano a gara nel criticare le vittime di questa crisi, affermando che gli argentini spendevano troppo, erano avidi e corrotti. Naturalmente è vero che qui il sistema politico è contaminato dalla cultura della bustarella e dell'impunità. Ma gli stessi che hanno allegramente riempito le tasche di politici e generali dell'esercito in cambio di contratti, difficilmente sono le persone a cui affidare il compito di fare le pulizie di casa.

Le casalinghe argentine hanno un'idea migliore. L'8 marzo, in occasione della giornata internazionale della donna, sono scese in strada con le scope in mano e hanno annunciato che non avrebbero pulito le loro case finché non avessero spazzato via la corruzione dal Congresso. La loro protesta è stata una piccola onda in una marea imponente che già ha fatto cadere alcuni governi e adesso minaccia di fare qualcosa di molto più radicale: portare la vera democrazia.

Le "asambleas"
Seguendo il modello inaugurato dai piqueteros, i disoccupati organizzati, decine di migliaia di persone si stanno organizzando in assemblee di quartiere, collegate a livello cittadino e nazionale. Nelle piazze, nei parchi e agli angoli delle strade i vicini discutono su come rendere i loro rappresentanti più responsabili e correre ai ripari laddove il governo ha fallito.

Parlano di creare un "congresso dei cittadini" per chiedere ai politici maggiore trasparenza e responsabilità. Discutono di bilanci partecipativi e di mandati politici più brevi, e nel frattempo organizzano mense comuni per i disoccupati e progettano festival cinematografici nelle strade. Il presidente, che non è stato nemmeno eletto, è abbastanza spaventato da questa crescente forza politica e ha cominciato a definire queste assemblee "antidemocratiche".

Ci sono alcuni buoni motivi per prestare attenzione. Le asambleas stanno anche discutendo su come rimettere in moto le industrie locali e rinazionalizzare i servizi. E potrebbero spingersi anche oltre. L'Argentina, per decenni l'alunno ubbidiente, fallito per colpa dei professori dell'Fmi, non dovrebbe chiedere dei prestiti: dovrebbe chiedere dei risarcimenti. L'Fmi ha avuto la sua occasione per governare l'Argentina. Adesso tocca ai cittadini.


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