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La forza è nascosta nelle cuciture non negli eventi principali, il cambiamento deve partire dall’ambito politico ma deve interessare tutti gli ambiti soprattutto quello sociale. L’Argentina era un alievo modello del FMI. Ed ancora ne sta pagando le conseguenze. Economia, lavoro e assistenza sociale in America
Il continente fortezza I tentativi del presidente Bush di sponsorizzare gli Stati Uniti  sono condannati. Gli attivisti protestano contro un fiume di parole…i fatti non si vedono.
Il Fondo monetario internazionale ha già avuto la sua occasione e ha fallito. L’Argentina non dovrebbe chiedere prestiti ma risarcimenti. Da Buenos Aires, il reportage di Naomi Klein Both Bin Laden and US cold war nostalgics pine for epic narratives Democratic rights are a high price to pay for western free trade
Il problema dell'America non è il suo marchio - che non potrebbe essere più forte - ma il suo prodotto. Messaggi pubblicitari distorcono la realtà The best-selling Canadian author of No Logo, the international anti-corporate activists' guide, begins her fortnightly column for the Guardian today.

Il continente fortezza

Be’, poteva essere vero. Questo è tutto quello che la senatrice Hillary Clinton ha saputo dire dopo aver scoperto che l’ultimo dell’anno nessun pachistano si era intrufolato negli Stati Uniti dalla frontiera canadese con l’intenzione di compiere un attentato a New York
Era stato tutto inventato da un falsario di professione. La signora Clinton aveva criticato il Canada per la sua frontiera “sguarnita e senza controlli”. Ma anche dopo che lo scherzo è stato smascherato, la senatrice non ha ritirato l’accusa. Siccome la frontiera canadese è un colabrodo, ha ragionato, “lo scherzo sembrava credibile”. In altre parole, lo scherzo era utile perché aiutava i cittadini statunitensi a capire quanto sono indifesi. Ed era utile soprattutto per gli economisti liberisti, i politici e gli strateghi militari che premono per la creazione della “fortezza Nafta” (l’area dell’accordo nordamericano di libero scambio), un perimetro di sicurezza continentale che vada dal confine meridionale del Messico a quello settentrionale del Canada.

Un continente fortezza è un blocco di nazioni che uniscono le forze per ottenere accordi commerciali favorevoli da altri paesi e che allo stesso tempo pattugliano le proprie frontiere esterne per non far passare i cittadini di quegli stessi paesi. Ma se un continente vuole essere seriamente una fortezza, deve invitare anche un paio di paesi poveri tra le sue mura, perché qualcuno deve fare i lavori sporchi e quelli pesanti. È un modello creato in Europa, dove l’Unione si sta allargando per includere dieci paesi poveri dell’ex blocco comunista, mentre usa sempre di più metodi di sicurezza aggressivi per negare l’ingresso agli immigrati da nazioni ancora più povere, come l’Iraq e la Nigeria.

C’è voluto l’11 settembre perché il Nordamerica prendesse sul serio l’idea di costruire un suo continente fortezza. Dopo gli attacchi gli Stati Uniti non potevano costruire semplicemente barriere più alte alle frontiere con Canada e Messico: nell’era del Nafta la comunità degli affari non l’avrebbe sopportato. La General Motors sostiene che per ogni minuto perso dai suoi camion al confine con il Canada vanno in fumo circa 650mila dollari. E al confine con il Messico decine di industrie, dall’agricoltura all’edilizia, dipendono dai lavoratori “clandestini” che, insieme al petrolio, sono il motore dell’economia del sudovest.

Cosa può fare, allora, un governo totalmente filoaziendale e ossessionato dalla sicurezza? Facile: spostare la frontiera. Trasformare i confini messicano e canadese in posti di controllo nobilitati e ripulire l’intero continente, dal Guatemala al circolo polare artico. I funzionari di Bush preferiscono parlare di “area nordamericana di mutua fiducia”, ma non è altro che un perimetro di sicurezza. Lo scorso anno Washington ha fatto pressioni su Canada e Messico per armonizzare con le politiche statunitensi le loro leggi in fatto di rifugiati, immigrazione e visti. E nel luglio 2001 il presidente messicano Vicente Fox ha introdotto il Plan Sur, una massiccia operazione di sicurezza alla frontiera meridionale del Messico: sono stati deportati centinaia di migliaia di cittadini per lo più centroamericani che stavano per raggiungere gli Stati Uniti.

Il piano è finanziato in buona parte da Washington, che sta costruendo una specie di triplice fortezza in cui gli Stati Uniti governano per decreto, Canada e Messico fanno da guardiani e i lavoratori messicani sono relegati nell’equivalente continentale degli alloggi della servitù.

Al di là dell’Atlantico è in corso un processo simile di tripartizione. All’interno della fortezza Europa, Francia e Germania sono la nobiltà, mentre potenze minori come Spagna e Portogallo sono le sentinelle. Polonia, Bulgaria, Ungheria e Repubblica Ceca sono i servi postmoderni, che riforniscono di manodopera a basso costo le fabbriche. Intanto l’Unione europea sta aumentando le “clausole di rimpatrio” come condizioni esplicite dei nuovi accordi commerciali: prenderemo i vostri prodotti, dicono gli europei a Sudamerica e Africa, solo se possiamo rimandarvi indietro i vostri cittadini.

Dentro o fuori
Il vero nuovo ordine mondiale è molto più darwiniano della gerarchia tra primo, secondo e terzo mondo. La divisione è tra continenti fortezza e continenti tagliati fuori. A quelli tagliati fuori non si chiede nemmeno manodopera a buon mercato, e i loro paesi sono lasciati a elemosinare fuori dei cancelli un prezzo semidecente per grano e banane. Dentro i continenti fortezza c’è una nuova gerarchia sociale per riconciliare le priorità politiche apparentemente contraddittorie dell’era post-11 settembre. Come si fa ad avere frontiere a tenuta stagna e tuttavia mantenere l’accesso a una manodopera a buon mercato? Come si fa a espandere il commercio e tuttavia compiacere gli elettori contrari agli immigrati? Come si fa a restare aperti alle imprese e chiusi agli individui?
Facile: prima allarga il perimetro, poi lo chiudi.

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