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BAT: CONTRABBANDIERI DI MORTE

 

Uno dei metodi più efficaci per ridurre il fumo è quello di aumentare il prezzo delle sigarette.

È per tale motivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le autorità sanitarie considerano l’istituzione di un’elevata tassazione sulle sigarette come la più importante misura di controllo del tabacco che una nazione possa applicare.
È per questo motivo che le industrie del tabacco odiano le imposte dirette sui loro prodotti...e appare chiaro dall’evidenza pubblicata quest’anno che è questo il motivo per cui l’industria del tabacco ha promosso e gestito il contrabbando di sigarette su larga scala, a livello mondiale.
Sulla base di quanto emerso da documenti aziendali interni, scovati dall’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ - Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi), da un progetto del Center for Public Integrity (Centro per la Pubblica Integrità), e dal lavoro del British Group Action on Smoking and Health (ASH UK - Gruppo d’Azione Britannico su Fumo e Salute), la British American Tobacco (BAT) ha portato avanti per decenni un progetto mondiale di contrabbando, con sforzi massicci concentrati in America Latina e Asia.
La BAT, proprietaria della compagnia statunitense Brown & Williamson, è la seconda multinazionale del tabacco dopo la Philip Morris.
I documenti in questione, fanno parte del dossier di milioni di documenti pubblicati durante il contenzioso tra gli Stati Uniti e le aziende produttrici di tabacco.
Come riassunto nella testimonianza resa da Clive Bates di ASH UK all’Health Select Committee (Comitato Scelto per la Salute) della British House of Commons (è il parlamento del Regno Unito n.d.t.), la BAT ha intrapreso un vasto progetto per promuovere il contrabbando di sigarette nel mondo.

Tra le strategie chiave delle aziende sono state elencate:

• L’adozione di un approccio alla pianificazione degli affari e degli obiettivi di vendita che tratta le varie vie del contrabbando come canali di distribuzione "quasi normali", sotto lo stesso controllo operato per i canali legittimi;

• Lo stabilire deliberatamente relazioni d’affari con gli intermediari che riforniscono i contrabbandieri in via diretta o indiretta, e prendere la direzione di queste "aziende" in modo da ricavare guadagni dai mercati illegali;

• La costruzione di magazzini e l’incarico a personale del settore marketing in prossimità di frontiere con scarsi controlli doganali;

• Il servirsi di piccoli mercati legali o duty-free per giustificare campagne pubblicitarie che hanno come fine ultimo lo stimolo della domanda per le sigarette in vendita su mercati illegali (queste sono note come "operazioni ombrello");

• L’organizzazione di complicati movimenti delle merci attraverso diverse giurisdizioni o molteplici livelli all’interno di un’elaborata catena di distribuzione, al fine di generare difficoltà di tracciamento dei prodotti.

Il contrabbando non è un crimine privo di vittime, sottolinea Bates.
"I prezzi inferiori aumentano la domanda e migliorano la posizione competitiva del marchio, stimolando la domanda generale - con effetti d’urto sull’impatto sanitario, dovuti all’aumento del tabagismo."
Il risultato finale, continua Bates, "è l’aumento del tabagismo con conseguente aumento di malattie, specialmente nei paesi in via di sviluppo, tra i poveri, tra i bambini e tra gli adolescenti."
Il documento della BAT dimostra un alto livello di consapevolezza e coinvolgimento nelle operazioni di contrabbando, in cui ci si riferisce alle sigarette contrabbandate con eufemismi quali DNP (duty not paid - dogana non pagata) e GT (general trade - commercio generico).
Ecco alcuni estratti di questi documenti interni:

• "Souza Cruz mi informa che il presidente delle industrie BAT ha appoggiato l’approccio per il quale il Gruppo Operativo brasiliano aumenti la propria quota di mercato argentino via DNP."

• Dal piano quinquennale BAT per il 1994-1998: "una priorità chiave per BAT è garantire che gli obiettivi e le prestazioni dell’intero sistema del Gruppo ricevano la necessaria priorità grazie all’efficace gestione di tale giro d’affari [DNP]."

• In Cina, l’azienda ha vegliato a "studiare alternative nelle vie di esportazione e nella clientela, atte a favorire la penetrazione di marchi provenenti dal Regno Unito all’interno delle province settentrionali e centrali."

• In Colombia, una nota riportava che "i prodotti DNP dovrebbero essere lanciati due settimane dopo il lancio dei prodotti DP (dogana pagata)."
Al momento di rispondere alle accuse fondate sui propri documenti interni, la BAT è stata aggressivamente evasiva.

"Non abbiamo intenzione di rispondere a domande o reagire a dichiarazioni evidentemente basate su documenti altamente frammentati o fuori contesto, riguardanti argomenti che sono affrontati in modo più adeguato- ed in molti casi lo sono con la nostra piena cooperazione - dai governi e dalle autorità doganali del mondo," è quanto dichiarato dall’azienda in una risposta al Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi.

L’azienda ha ammesso di essere a conoscenza del fatto che alcuni dei suoi prodotti "sono manipolati al di fuori dei canali ufficiali," ma ha aggiunto che "non è possibile controllare l’intera catena di distribuzione, sino al cliente finale."
Costretto a comparire di fronte al comitato parlamentare britannico assieme a Clive Bates e a Duncan Campbell (un reporter iscritto all’ICIJ nonché giornalista del Guardian), il presidente della BAT Martin Broughton ha definito il comitato parlamentare una "corte fantoccio".
Ha strappato la copia di una nota interna che si riferiva al contrabbando, ed ha negato di aver letto una lunga serie di articoli scritti sul Guardian in merito all’indagine dell’ ICIJ.

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