Le città-fortezza dei ricchi, un nuovo apartheid sociale
di Robert Lopez
Quasi inavvertitamente, al riparo dagli sguardi indiscreti,
sta prendendo piede su scala mondiale un nuovo modello di apartheid urbana.
Al Nord come al Sud, da Los Angeles a Johannesburg, da Rio de Janeiro a Lagos,
si erigono, in disparte dalla società, città abitate esclusivamente
da ricchi e protette da vigilantes. In questo universo di quartieri privati,
arroccati dietro alti muraglioni, milioni di privilegiati accudiscono ai propri
affari, al riparo dalla violenza, dalla miseria e dal degrado che li circondano.
Come dare una qualche consistenza al discorso sulla riduzione delle fratture
sociali e sulla lotta contro le disuguaglianze, quando questa scissione nel
paesaggio urbano suggella l'esistenza di gruppi antagonisti, che si ignorano
o si spiano e hanno paura l'uno dell'altro?
A Waterford Crest, non lontano da Los Angeles, i residenti sono entusiasti
della vista panoramica sui monti e sui loro curatissimi campi da golf. Le
case spaziose, con tanto di piscina, e i box abbastanza grandi da accogliere
tre automobili, rappresentano il sogno di quasi tutti gli americani. Ma ciò
che i residenti apprezzano più di ogni altra cosa è la presenza
dei guardiani e delle mura di recinzione, e la protezione che assicurano.
Gli intrusi, se non hanno voglia di farsi perquisire dai vigilantes in uniforme
che sorvegliano il perimetro del quartiere con l'aiuto di videocamere e comunicano
tra loro per mezzo di walkie-talkie, esitano ad avventurarsi sui viali di
questa piccola città nella città, interamente privata. Quasi
quattro milioni di americani, per la maggior parte bianchi e conservatori,
vivono così in universi chiusi, protetti da barriere, da vigilantes
e da rigidi regolamenti interni. Le strade sono private, le scuole sono private,
la polizia è privata, le stesse fognature sono private.
Nel momento in cui a Washington è di gran moda soprattutto tra i repubblicani
propugnare lo smantellamento di tutte le regole che soffocherebbero la libertà
individuale, queste enclavi strappate allo spazio pubblico sono governate
da una giungla di regolamenti che arrivano fino a imporre le modalità
per la tinteggiatura dei muri o la manutenzione dei prati, a vietare le aste
per le bandiere o le corde per stendere i panni, o a stabilire il tipo di
piante da coltivare nel proprio giardino.
Comunità del genere, in fuga dalla città, dalla criminalità
e dal contatto coi poveri, si stanno diffondendo sull'intero territorio degli
Stati uniti, dai dintorni di Seattle a quelli di Los Angeles, dalle periferie
di Dallas, Phoenix, Washington a quelle di Miami (1). Gestite da società
di proprietari che funzionano come governi di fatto e impongono le tasse destinate
a coprire le spese per la sicurezza e la manutenzione dei giardini, sono numerose
in California e in Florida; ma anche il Minnesota, l'unico stato ad aver votato
nel 1984 contro la rielezione del presidente Reagan, ha ormai la sua città-fortezza,
testimonianza eclatante dell'emergere negli Stati uniti di una forma di apartheid
residenziale (2).
Waterford Crest ha mantenuto le promesse della sua campagna di marketing che
annunciava l'avvento di un "mondo più perfetto".
Situata nella ricca contea d'Orange, feudo della destra repubblicana e culla
del reaganismo, Waterford Crest è una delle diciassette comunità
private di Dove Canyon, oasi liberata dalla violenza in una regione ossessionata
dalla paura del crimine (3).
Nel sud della California, un terzo di tutti i complessi residenziali costruiti
in questi ultimi cinque anni sono protetti da barriere e amministrati da società
private. Secondo Bruce Sternber, membro dell'Istituto americano degli architetti,
"Los Angeles con i suoi dintorni detiene il primo posto nel paese per
la militarizzazione dello spazio. E' uno dei principali fenomeni in evoluzione
in questo periodo".
Sono molti gli urbanisti che sottolineano le conseguenze sociali negative
della privatizzazione dell'ambiente urbano, intervenuta nel momento in cui
gli stati e i comuni incontrano sempre maggiori difficoltà a far fronte
alle spese di gestione dei terreni e delle strutture pubbliche. Le enclavi
così costituite, che separano gli abbienti dai nullatenenti, tendono
a balcanizzare sempre più un paese già lacerato dalle divisioni
razziali, etniche e sociali. Mike Davis, autore di un'opera che è un
classico in materia di ristrutturazione urbana e di comunità blindate
(4), vede il pericolo di una "distruzione della democrazia degli spazi
pubblici": "Si incomincia così, e in pochissimo tempo la
città cessa di esistere in quanto tale"(5).
In effetti, sebbene la costituzione vieti qualsiasi discriminazione esplicitamente
basata sulla razza o sulla religione, le città private favoriscono
lo sviluppo di habitat omogenei dal punto divista razziale e sociale e aggravano
di conseguenza la frammentazione della nazione (6). Fin d'ora, l'esistenza
di comunità protette da barriere (gated communities) e i progetti volti
a moltiplicarne il numero hanno suscitato contrapposizioni tra quartieri limitrofi,
sfociate spesso in costosi processi nel corso dei quali si pone in questione
la legittimità di un simile sviluppo. E tuttavia è in continuo
aumento il numero dei proprietari immobiliari, spaventati dalla criminalità
e poco convinti della capacità dello stato di mantenere l'ordine, che
scelgono di vivere in complessi residenziali come quello di Waterford Crest.
La signora Kim Cavin, agente commerciale, ci spiega che per lei gli affari
non sono mai andati così bene: "il numero dei nostri clienti aumenta
in continuazione, le vendite si moltiplicano".
Recentemente, ad esempio, in un solo pomeriggio sessantacinque gruppi di potenziali
acquirenti si sono presentati a Waterford Crest per visitare alloggi il cui
prezzo varia da 221.000 a 266.000 dollari. Ciò che hanno visto non
assomiglia affatto alle riserve per pensionati della Florida o dell'Arizona:
per la maggior parte, i proprietari hanno meno di cinquant'anni; in genere
sono funzionari o dirigenti che guadagnano più di 60.000 dollari l'anno.
Spesso i candidati all'acquisto confessano di essere stati sedotti dalla campagna
pubblicitaria di Waterford Crest ("un mondo più perfetto"),
che vanta case confortevoli e pattuglie di sicurezza in una cornice campestre.
La signora Darlene Matthey, una casalinga quasi sessantenne, vive da oltre
trent'anni a Anaheim, non lontano da Disneyland.
Si è interessata a Waterford Crest perché sia lei che il marito
vorrebbero lasciare una città alla quale erano affezionatissimi, ma
che oggi è troppo cambiata per i loro gusti: negli ultimi dieci anni
molti immigrati ispanici l'hanno trasformata, c'è stato un forte aumento
della criminalità e una moltiplicazione delle bande.
Jeremy Toller, banchiere, abita da un anno a Waterford Crest, e benché
debba trascorrere gran parte della sua giornata in autostrada, imbottigliato
nel traffico sul tragitto casa-lavoro, non rimpiange la scelta di trasferirsi.
Per lui la vista sui monti, le strade tranquille e il senso di sicurezza compensano
largamente la maggior durata degli spostamenti: "Qui posso far crescere
i miei figli senza dovermi preoccupare dei pericoli della criminalità
e della droga". In totale sono quasi duemila gli abitanti che vivono
nelle 1.350 residenze di Waterford Crest.
Costruite, come le altre sedici enclavi private di Dove Canyon, da un gruppo
di sei società, in base a un piano di sviluppo, Waterford Crest differisce
essenzialmente nella sua concezione dalla maggior parte delle città
americane. Mentre altrove i quartieri, i centri commerciali, le vie, i parchi
e le strutture collettive formano agglomerati alquanto anarchici e mal collegati
alle reti dei trasporti, qui quasi tutto è stato pianificato dagli
urbanisti. Le città private sono concepite come un blocco uniforme
e integrato, facile da difendere come una fortezza medievale, e nello stesso
tempo moderno come una struttura ad alta tecnologia.
I residenti di Waterford Crest condividono una piscina olimpica. una sauna,
una Jacuzzi e una sala per le riunioni (o per le feste). Dispongono inoltre
di due piste che circondano il complesso, la prima per chi vuole passeggiare
o fare jogging, l'altra per l'equitazione. Il sistema di sicurezza è
lo stesso per ciascuna delle diciassette comunità di Dove Canyon: un
cancello d'ingresso sorvegliato da vigilantes e una barriera d'acciaio abbastanza
imponente, che protegge i circa dieci chilometri quadrati del complesso.
"C'è un solo modo per entrare o uscire" ci spiega con orgoglio
uno degli agenti commerciali di Waterford Crest. Al momento di prendere possesso
dell'alloggio, i proprietari e i loro familiari ricevono una tessera plastificata
sulla quale figura il loro codice informatizzato. I residenti inseriscono
la tessera in uno scanner che legge i dati informatici e apre automaticamente
il cancello. A questo punto, grazie al bollino autoadesivo applicato sul parabrezza
della macchina, possono parcheggiarla all'interno di Waterford Crest senza
che venga immediatamente rimossa dalle pattuglie di sicurezza.
Quando si presenta un visitatore, i vigilantes, che fanno servizio ventiquat-tr'ore
su ventiquattro, prendono nota del suo nome e del numero di targa della sua
auto; quindi interpellano il residente del quale il visitatore ha fatto il
nome per verificare se attenda effettivamente quella persona. All'interno,
le pattuglie di sicurezza sono in contatto permanente con i vigilantes di
guardia all'ingresso; e in caso di necessità non esitano a fare appello
anche alla polizia locale.
Dove Canyon è gestita da un'associazione di proprietari, che vigila
sul rispetto di un regolamento interno il quale impone ad esempio a ogni abitante
di chiedere l'accordo preventivo degli architetti dell'associazione prima
di ridipingere la propria casa o di piantare nuovi alberi nel proprio giardino.
A Waterford Crest, il finanziamento della manutenzione delle parti comuni
è assicurato da una tassa mensile di 149 dollari, pagata da ciascun
proprietario. L'elezione del consiglio di amministrazione dell'associazione
si compie a suffragio indiretto: ciascuna delle diciassette comunità
di Dove Canyon elegge un delegato, e il gruppo dei delegati elegge a sua volta,
per un mandato di due anni, i cinque membri del consiglio. Non è raro
sentire i residenti di queste enclavi protestare contro le imposizioni fiscali
di uno stato o di una contea i cui problemi e costi non li riguardano più.
Alcune comunità private hanno operato una completa secessione, rompendo
con le autorità locali e proclamandosi indipendenti. E' il caso di
Canyon Lake, non lontano da Palm Springs, nella California del Sud. Con i
suoi tredicimila abitanti, Canyon Lake è una delle più grandi
città private del paese. Le sue vie, il suo parco e il suo lago sono
accessibili esclusivamente ai residenti e ai loro ospiti.
Tuttavia, non è detto che le comunità blindate siano più
sicure delle altre. Come ha spiegato Deborah Murphy, responsabile della commissione
urbanistica dell'Istituto americano degli architetti, "sono gli abitanti,
non le barriere, a creare la sicurezza.
Invece di erigerne di nuove, faremmo meglio a preoccuparci di migliorare il
livello della nostra comunicazione sociale". La delinquenza giovanile,
ad esempio, è un nemico interno che supera senza ostacoli le barriere
d'acciaio. Alcuni anni fa si è verificato un caso che ha suscitato
molto clamore: i proprietari delle ville comprese nell'enclave di Whitley
Heights, sulle alture di Hollywood, hanno fatto costruire una barriera intorno
al loro quartiere di lusso, d'accordo con il consiglio comunale di Los Angeles.
Su quella collina sorgono ville da svariati milioni di dollari, che godono
di un panorama tra i più belli di Los Angeles. Gli abitanti dei quartieri
vicini hanno obiettato che le barriere impedivano loro di utilizzare la rete
stradale pubblica, e hanno chiamato in giudizio i responsabili della costruzione.
Nel 1994 una Corte d'appello ha pronunciato una sentenza che dava ragione
ai denuncianti segnalando il pericolo di un ritorno ai "tempi feudali",
e obbligava i proprietari delle ville di Whitley Heights a smantellare le
loro recinzioni e a pagare le spese processuali (7).
Arriva Disney Un'identica controversia è sorta tra gli abitanti della
ricca comunità di Laguna Nigel, sulla costa californiana. I proprietari
di un quartiere situato in collina vogliono circondare di recinzioni le loro
250 case e assumere vigilantes per far pattugliare la zona; e hanno fatto
notare che il valore delle loro case (che oggi varia da 350.000 a 550.000
dollari), aumenterebbe con la messa in opera del previsto sistema di sicurezza.
Infatti, come ha spiegato Gary Moorhead, avvocato e membro dell'associazione
dei residenti, questi ultimi "sono in concorrenza, sul mercato immobiliare,
con i quartieri protetti quasi adiacenti, il cui valore è però
molto maggiore, e ciò soprattutto grazie alle recinzioni (8)".
Ma per questi residenti ansiosi di protezione, il problema nasce da un piccolo
parco che offre tra l'altro un'area di giochi per bambini. Poiché questo
parco è di proprietà della contea, gli abitanti del quartiere
vicino hanno intentato un'azione legale contro la progettata zona di sicurezza,
che secondo loro comporterebbe la confisca di un bene pubblico. E aggiungono
di rifiutare l'idea che "una guardia privata sorvegli l'uso di una proprietà
pubblica; ciascuno è libero di proteggere i propri beni; ma il problema
sorge quando si vuole blindare una proprietà pubblica". L'affare
è attualmente all'esame della magistratura.
Gli urbanisti americani prevedono il moltiplicarsi delle città private.
La Disney ha recentemente annunciato la propria intenzione di costruire in
Florida una città privata, la maggiore degli Stati Uniti, con 8.000
alloggi per circa 20.000 abitanti (9) nei pressi di Disneyworld. Si chiamerà
Celebration.
note:
* Giornalista al Los Angeles Times
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