In rete con gli Intelligence
di John Dillon
[I nternet sta cambiando, da risorsa pubblica ad una
lucroso affare influenzato da personaggi legati alle agenzie di intelligence
ed ex-ufficiali del Pentagono. Stanno diventando sempre piu' controllati l'accesso
per tutti e l'informazione in rete]
Internet, la madre di tutte le reti, e' un complesso
enorme e diffuso ovunque di computer connessi fra loro. Pressoche’ chiunque
e’ il benvenuto e gira di tutto. Adesso una compagnia privata con forti
legami con le agenzie di intelligence e del ministero della difesa [stiamo
parlando degli Stati Uniti n.d.t.] e’ stata la prima a mettere dei recinti
ed ha riscuotere dei pedaggi per i milioni di navigatori e navigatrici della
rete. Network Solutions Inc. (NSI) di Herndon, Va, ha avuto garantito dal
governo il monopolio della questione "domini" (domain name) gli
indirizzi elettronici che servono ad instradare una e-mail ed ad amministrare
il traffico nel sempre piu’ commercializzato World Wide Web.
La connessione con le agenzie di intelligence e con i militari della NSI ed
il suo ruolo avanzato nella privatizzazione di Internet ha suscitato allarmi.
Gli attivisti della rete sono infuriati per l’accordo truffa del Settembre
1995 che impone una spesa di 100$ l’anno per registrare un nuovo indirizzo
e 50$ per mantenerne uno esistente. Piu’ tardi la NSI si e’ ancora
piu’ attirata l’odio della comunita’ in rete quando ha iniziato
ha rimuovere (i domini) gli indirizzi delle migliaia che si erano rifiutati
di pagare. La compagnia e’ gia’ stata portata in tribunale una
mezza dozzina di volte a causa della sua politica di dare ai detentori di
marchio registrato (trademark tm), la precedenza quando c’e’ una
disputa su un nome di un dominio.
Il furore causato dalla NSI ha fatto porre delle domande come chi controlla
e regola Internet. Sebbene sia decentralizzata con milioni di computer collegati
in tutto il mondo Internet e’ in effetti organizzata gerarchicamente.
Chiunque sul pianeta voglia un indirizzo Internet che finisca con uno dei
popolari suffissi .com .org .edu .net o .gov deve registrare il nome del dominio
presso l’ Internet Network Information Center, o InterNIC, un registro
creato dal governo USA. Nel 1993 la NSI ha iniziato ad amministrare questa
struttura.
Questo sistema dei domini permette alla gente di usare dei nomi piu’
facili tipo "ibm.com" al posto del ben piu’ difficile da ricordare
reale indirizzo IP (Internet Protocol) come ad esempio "198.106.242.7".
Quando lanci dal tuo browser web un indirizzo tipo "caq.com" per
far arrivare sul tuo computer il sito di questa rivista, il computer prima
accede ad un "name server". Il name server comunica lo specifico
ed unico indirizzo IP, che e' poi quello che usa il browser per localizzare
il posto giusto nel Web.
I critici affermano che non c’e’ nessun buon motivo perche’
la Network Solutions debba avere concesso dal governo il monopolio dell’assegnazione
di questi facili “domain name”. Ma la NSI ha un ottimo motivo:
controllando questo meccanismo fondamentale per l’esistenza di Internet
siimpossessa cosi' di un affare enormemente redditizio. Anche se la compagnia
ancora non rilascia dati finanziari, la crescita astronomica di Internet lanciata
dalle decine di migliaia di imprese che stanno arrivando on-line ogni mese
ha causato una esplosione nella registrazione di domini. Solo a Marzo sono
stati registrati 45.000 domini, 25% in piu’ di Febbraio (1996). La NSI
dovrebbe avere incassato circa 20 milioni di dollari nel semestre da Settembre
1995 a Marzo 1996, dalle registrazioni annuali e circa 40 milioni di dollari
sono stimati per il prossimo semestre.
"Io penso che stiano facendo un profitto osceno" dice Karl Denninger
Presidente della Macro Computer Solutions, un Internet provider di Chicago
che vorrebbe entrate nel business dei “domain name”. “Il
loro monopolio non e’ assolutamente difendibile legalmente,” dice
Stanton McCandlish, un attivista della Electronic Frontier Foundation di San
Francisco.
Il legame con gli ambienti della difesa e della sicurezza nazionale allarma
alcuni molto di piu' del monopolio da cui derivano questi enormi, ingiustificati
profitti. Quando il governo amministrava l'InterNIC il servizio era sovvenzionato
dai dollari con i quali paghiamo le tasse ed era gratis per gli utenti fare
la semplice operazione di registrare il proprio nome. Nel Maggio del 1993
la National Science Foundation ha privatizzato il registro dei domini e sta
pagando la Network Solutions Inc. 5,9 milioni di dollari per amministrarlo.
A Settembre del 1995 la NSI ha instituito il pedaggio dei 100$. pochi mesi
prima era stata assorbita dalla Science Application International Corporation
(SAIC). Questa compagnia privata che ha 450 uffici sparsi per il mondo e 20.000
lavoratori alle sue dipendenze ha anche stretti legami con il dipartimento
della difesa e con le agenzie di intelligence (Servizio segreto, FBI, CIA)
nel suo attuale elenco di alti dirigenti ci sono: Bobby Inman ex capo della
National Security Agency, Melvin Laird ex segretario alla difesa, Donald Hicks
ex capo del settore Ricerca e Sviluppo del Pentagono, Robert Gates ex direttore
della CIA, - il segretario alla difesa William Perry e John Deutch Direttore
della CIA ne hanno fatto parte. L’ottantatre per cento dei due miliardi
di dollari fatturati ogni anno provengono da commesse governative, anche con
la difesa, gli intelligence e la giustizia. Stanno progettando il nuovo sistema
informatico del Pentagono, stanno aiutando l’FBI ad automatizzare il
sistema di identificazione delle impronte digitali, e l'altr'anno hanno vinto
un appalto da 200 milioni di $ per fornire "supporto informatico"
all’Internal Revenue Service. [la "ns." Guardia di Finanza
n.d.t.]
Questi contratti messi insieme agli stretti legami della compagnia con il
complesso della difesa e dei servizi segreti ha fatto insorgere la paura che
la SAIC abusera’ delle informazioni che controlla attraverso le sue
chiavi. James Warren, scrittore ed attivista per i diritti civili su Internet
ha affermato: "Io non voglio che una corporation di questo tipo [di "spie"],
e soprattutto una compagnia privata di questo tipo, debba tenere sotto controllo
l’Internet della cooperazione globale". Ma Mc Candlish della Elctronic
Frontier Foundation ha definito un "non-problema" il fatto che la
SAIC sia propietaria della Network Solutions Inc. “Internet stessa e’
un progetto del DARPA (Defense Advanced Research Project Agency). E’
stato cosi’ per un lungo periodo. Non e’ un cosi’ grosso
segreto”.
Un altro ambito della contesa riguarda la politica adottata dalla NSI quando
si verifica qualche disputa su un “domain name”. Per molto tempo
i nomi venivano assegnati a chi lo chiedeva per primo. Poi qualche furbone
ha capito che registrando il dominio correlato a qualche famoso marchio registrato
avrebbe potuto poi rivenderlo, con profitto, al “detentore” del
trademark. Un attivita’ che e’ stata chiamata “trademark
hijacking” [marchio registrato in ostaggio]. Per risposta la NSI ha
adottato una politica che da la precedenza ai detentori di marchio registrato
in caso di dispute. E quando c’e’ qualche controversia le compagnie
possono richiedere la sospensione del dominio contestato cosicche' non puo’
essere usato fino a che non e’ stata risolta la controversia.
La politica di protezione delle compagnie, dicono pero’ i critici, si
e’ allargata indiscriminatamente alle spese dei leggittimi detentori
di “domain name”. Anche le leggi che regolano la registrazione
dei marchi permettono la registrazione dello stesso nome se usato in campi
differenti. E dicono che la NSI sta impartendo ordinanze su questioni che
sono invece legali, ad esempio stabilire a chi appartiene un nome e per cosa
puo’ essere utilizzato, e fa tutto cio’ senza l’autorita’
necessaria per farlo.
“Stanno facendo da legislatore, amministratore, giudice, giuria ed esecutore”
sono le parole di Kathryn Kleinman, avvocata ed organizzatrice della Domain
Name Rights Coalition, una organizzazione no-profit che sta facendo un lavoro
di lobby al congresso sulla problematica dei “domain name”.
Questa politica tenuta dalla NSI ha creato, ad esempio, grosse preoccupazioni
per un provider Internet del New Mexico chiamato “Roadrunner Computer
System” che usa il dominio per il proprio web e per la e-mail dei suoi
clienti. Ma l’altr’anno la Warner Bros, che produce il cartone
animato Road Runner e ne detiene il trademark, ha provato a richiedrene il
diritto d’uso esclusivo. La Roadrunner Computer System e’ riuscita
ad ottenere una sentenza da un tribunale che vietava alla Network Solutions
di togliere l’uso del nome all’originario detentore “Roadrunner
Computer System”.
Ma il monopolio della NSI potrebbe presto sbriciolarsi, dozzine di nuovi domini
di primo livello (le porzioni dei nomi .com e .edu) sono stati presi in analisi
e saranno amministrati da nuovi servizi di registrazione.
Paul Garrin, un media artist di New York, ha pianificato un colpo che sarebbe
decisivo per la competizione e per la democratizzazione di Internet. Lui ed
i suoi colleghi hanno progettato un network alternativo di "name server".
Cambiando le impostazioni di default del browser in modo che trovi uno dei
server di Garrin in giro per il mondo puoi trovare siti archiviati con qualsiasi
nome. Il sistema ancora non funziona per la posta.
"Non dovremo piu’ essere ristretti ai domini di primo livello come
"com" o "edu",” dice Garrin. “Con il sistema
esistente c’e’ una restrizione artificiale della disponibilta’
di domini montato dal desiderio di controllo dell’IntrerNIC, aggiungendo
suffissi come “mag”, “inc”, “press” per
esempio molte aziende potrebbero usare il loro proprio nome”.
Potrebbe anche eliminare l’attuale monopolio detenuto dalla NSI. "Stiamo
de-territorializzando Internet riportandola al reale ideale di spazio virtuale
senza confini nazionali".
(tratto da Covert Action Quarterly - inverno 96 http://caq.com)
tradotto da Tactical Media Crew
Appendice (Internet Traveller novembre 1997)
Si avvicina il momento della liberalizzazione per quanto riguarda il sistema
DNS, ovvero l’assegnazione degli indirizzi Internet: il contratto governativo
in mano alla Network Solutions sta infatti per scadere. Il Congresso degli
Stati Uniti sta cercando di capire cosa succederà oltre quella scadenza,
nel timore che la corsa alla privatizzazione [sich!] possa gettare la rete
nella totale anarchia. Ricorderete la proposta risalente ad alcuni mesi fa,
da parte di Internet Society per l’introduzione di nuovi domain names
e la regolarizzazione dell’assegnazione degli indirizzi. La soluzione
piu’ probabile e’ che il contratto con Network Solutions venga
prolungato in attesa di deliberare un progetto maggiormente definito.
Date: 18 Apr 1998
From: Carlo Gubitosa c.gubitosa@peacelink.it
CHI DOMINA I DOMINI ?
Un nuovo allarme arriva dalle organizzazioni che si battono per la liberta'
di espressione in rete, prima tra tutte la EFF (Electronic Frontier Foundation),
organizzazione statunitense che da anni lavora nel campo della difesa dei
diritti telematici. La Eff ha inviato alla NTIA, l'Amministrazione Nazionale
per le Telecomunicazioni e l'Informazione, i suoi commenti sulla proposta
fatta dal Dipartimento di Commercio in merito all'assegnazione dei nomi di
dominio. In questo documento, dopo aver affermato che il principio basilare
su cui deve essere basato ogni sistema di comunicazione e' il diritto umano
alla liberta' di espressione, si critica la scelta fatta a suo tempo dalla
National Science Foundation (NSF), l'equivalente del nostro CNR, che ha affidato
la gestione dei domini InterNet .com .net e .org alla compagnia privata Network
Solutions.
Questa compagnia sta cercando di trasformare il suo contratto di cinque anni
in un "monopolio permanente". Si crede anche che la NSF abbia commesso
un errore cedendo il controllo a questa compagnia commerciale, per le politiche
arroganti adottate. Purtroppo la proposta del dipartimento di commercio prevede
che la Network Solutions mantenga i suoi privilegi sulla gestione dei domini
InterNet. Secondo la Eff l'organizzazione adeguata per amministrare il SND,
il sistema di nomi di dominio, dovrebbe essere "privata, senza scopo
di lucro, e orientata all'interesse generale di tutta la Rete. Questa organizzazione
amministrativa deve essere governata da procedimenti democratici che diano
diritto di voto a tutti gli utenti di Internet. E' fondamentale che questa
organizzazione non applichi semplicemente la legge nordamericana e che qualunque
sistema di nomi di dominio non dipenda dalle leggi statunitensi su brevetti
e marchi registrati. InterNet ha un ambito internazionale e pertanto anche
le leggi dei suoi organismi amministrativi devono riflettere questo aspetto
della rete. Il registro dei nomi di dominio e gli stessi domini generici di
alto livello (come ad esempio .it ndr) non devono essere monopolizzati da
un unico registro commerciale ne' tantomeno trattati come qualunque proprieta'
intellettuale di entita' commerciali, o controllati da un unica giurisdizione
nazionale".
La Eff si pronuncia con chiarezza: "i domini sono internazionali e non
devono continuare ad essere un monopolio nordamericano". In un'altra
parte del suo rapporto lungo e dettagliato, la Eff afferma che "la politica
attuale in base alla quale si forniscono diritti di proprieta' di nomi di
dominio InterNet in base al registro dei marchi registrati e' errata e deve
essere abbandonata." si dovrebbe adottare, in questo ambito, una politica
equilibrata che rispetti i diritti di tutti. Inoltre, ci sono altri usi legittimi
di parole, nomi e simboli che non hanno nulla a che vedere con marchi registrati
e che meritano una protezione legale che per il momento non hanno ancora.
Secondo la Eff, molte delle dispute in merito ai marchi registrati possono
evitarsi mediante la creazione di nuovi domini di alto livello, come ad esempio
.frm che starebbe ad indicare una ditta (firm). Purtroppo lo scenario ipotizzato
dalla Eff e' ancora molto lontano, come fa notare Stefano Tosolini, webmaster
di www.altea.it: " (...) In generale, l'orientamento prevalente (a livello
giuridico) sembra essere quello di un legame stretto tra i "domain names"
e la tutela dei "diritti d'autore" sui marchi. Questo implica che
un marchio registrato (con le relative categorie merceologiche) ha la priorita'
su una realta' di fatto che puo' essere stata creata successivamente. (...)
In pratica la "legge" sembra dire: qualsiasi nome di dominio tu
abbia registrato, se esiste gia' un marchio registrato presso la camera di
commercio con la stessa dicitura, preparati a cederlo ..." In sintesi
anche le organizzazioni senza scopo di lucro, le associazioni, le singole
persone, anche realta' che col mercato non hanno nulla a che vedere devono
controllare che nessuna azienda abbia il loro stesso nome per registrare il
loro dominio InterNet. In assenza di una normativa che restringa la sfera
di azione delle entita' commerciali agli indirizzi .com o a nuovi domini di
alto livello, il diritto ad un indirizzo elettronico nel "villaggio globale"
e' garantito solo a condizione che non ci siano degli interessi economici
pronti a sfrattarti dalla tua "casa virtuale". E' questa la famosa
"democrazia elettronica"?
CARLO GUBITOSA
Riferimenti:
Electronic Frontier Foundation - http://www.eff.org
Fronteras Electronicas Espana - http://www.arnal.es/free
Carlo Gubitosa - Associazione PeaceLink - c.gubitosa@peacelink.it
http://www.peacelink.it
c.gubitosa@peacelink.it
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