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ll regno Ikea ovvero l'invasione dei mobili Svedesi:

I negozi IKEA (140 in 22 paesi), come McDonald's, Blockbuster, MTV, i centri commerciali, i grandi cine multisala... insomma come tutte le mini Disneyland del McMondo ci danno forte l'illusione, almeno per il tempo che rimaniamo lì dentro, che il mondo sia veramente così... un parco tematico.McWorld è un mondo di commessi/e gentili e sorridenti pronti a esaudire ogni nostra richiesta, dove tutto è liscio pulito e colorato... come la nostra carta di credito, che è poi l'unica cosa che conta.
Difatti ci troviamo in un tempio del consumo, non siamo più persone (brave o stronze non importa) lì siamo solo dei consumatori e finchè abbiamo qualche credito da spendere, un aspetto nei canoni di McWorld, ed un colore di pelle giusto, saremo i benvenuti/e. Ma appena perdiamo la nostra condizione di consumatore e portiamo un po' di "REAL WORLD" lì dentro subito una guardia privata... un McPoliziotto, ci sbatterà fuori, o ci marcherà strettissimo in attesa dell'arrivo della Polizia di Stato che farà la parte sporca del lavoro. È così nel centro commerciale come nel quartiere elegante o nelle enclavi fortificate dalla California alla Brianza.
Micronuclei familiari o single, psicotici senza rapporti sociali alienati dal mondo, reificati in ogni rapporto, trovano nel piccolo e ordinato appartamento con arredo di design (!) IKEA la giusta coronazione al proprio essere non persona, ma consumatore.
Troppo spesso però questo piccolo McMondo ci crolla addosso e se siamo del tutto ignari della nostra condizione trovarci all'improvviso nudi davanti allo specchio può essere troppo dura (anche se è uno specchio di design IKEA).
Genocidio culturale
"Creare una vita quotidiana migliore" o "creare una vita migliore per la maggioranza della gente", questo è lo slogan alla base della "filosofia IKEA", in realtà ci troviamo davanti, come nel caso di McDonald's, ad un vero e proprio genocidio culturale che colpisce ancora più in profondità di McDonald's. Infatti se McDonald's distrugge le nostre abitudini alimentari salutari, con IKEA ci portiamo McWorld dentro casa, e ce lo teniamo con orgoglio... lo stesso piatto, la stessa libreria, lo stesso letto a Roma, Sydney, Stoccolma, Tokyo...
Milioni e milioni (miliardi?) di copie del catalogo IKEA finiscono nelle case di quasi tutti noi. Spediti per posta, allegati ad una rivista, dentro un ufficio, sul treno, tra le letture da WC di un amico... ovunque può capitare, e capita di imbattersi nel fottuto catalogo dove potremo comprare tutte quelle cose di cui non abbiamo bisogno... ma che fanno sembrare la casa che abitiamo un po' film americano, un po' centro commerciale, un po' rivista d'arredamento.
Insomma sembriamo sempre più la famigliola dei Jettson (i Pronipoti) chiusi in casa a parlare con i robot, in città sotto cupole protettive invece là fuori è sempre più un ghetto di tutti contro tutti, in un ambiente sempre più nocivo e senza scampo. E sarà difficile che le grandi innovazioni tecnologiche come i "pacchi piatti" di IKEA, le suole AIR di Nike, o il nuovo McMenù possano modificare minimamente l'isolamento, la frustrazione, l'odio, le insicurezze, le ansie e la malattia che lo stesso McMondo produce.

Do It Yourself
Farsi il proprio arredamento, inventare, migliorare, riciclare è una delle cose che possono fare tutti/e traendone anche soddisfazione, nonchè un enorme risparmio >> prossimi al costo 0.
Certamente una soddisfazione "unica", ben altra cosa che rimirare il divano Ektrop che hai a casa tu, tuo cugino, John Smith, Abdul Ben Hassan, Chin Lai Tu, Manolo Rodriguez e altre migliaia di umanoidi consumatori ormai ridotti ad obbedienti macchine produci-consuma-crepa.
Non bisogna dimenticare che tutti gli artigiani (specialmente i falegnami) che lavorano in città dove apre un megastore IKEA non sono proprio per niente contenti di come cambia la loro vita... provate a chiederglielo.
Poi naturalmente potremo piangere lacrime di coccodrillo sulla scomparsa degli antichi mestieri etc. etc.
Fight IKEA
Nel film "Fight Club" il protagonista vive una vita comune, comunemente alienante, di colletto bianco che si realizza nell'essere un consumatore da manuale.
Non fa sforzi, segue solo il flusso imposto dal bombardamento mediatico omologante.
Diventa "Mr. Ikea" mette su una bell'appartamentino con tutti gli oggettini di design al loro posto, fino a che, fortunatamente, sbrokka.
Il film è una riflessione su McWorld fatta, in effetti, dal cuore pulsante di McWorld, Hollywood, ma... da vedere.
Solo recentemente Ingvar Kamprad, boss, proprietario, fondatore etc. etc. di IKEA ha (immaginiamo per motivi di marketing globale) fatto ammenda del suo credo nazista... cosa che non è mai stata un segreto per nessuno

 

 

 

 

Visitando IKEA town:
Se abitate in una città dove c'è un "negozio" IKEA la visita è d'obbligo. Infatti solo dal vivo si può assaporare tutta la potenza del capitalismo, della merce, dell'omologazione culturale, dello shopping dentro McWorld.
Dentro troverete il "ristorante self service" con qualche pietanza nordica (polpette e patate), la bottega svedese, i lavoratori IKEA vestiti con vestiti folkloristici svedesi, o da renne che danno biscotti, altri vestiti da gnomi incartano e imballano pacchi, cartelli ripetuti infinite volte che vi spiegano come è possibile che la merce costi così poco (in realtà costa come altrove basta girare un po') e la risposta è: produzione in numeri enormi (quando dicevamo lo stesso tavolo per tutto il mondo...), il taglio delle spese di trasporto e montaggio... che tocca a voi, ma non vi preoccupate appena passata la cassa potete affittare un furgone se avete esagerato con le spese.
Ovunque nel negozio trovate scritto che Ikea protegge l'ambiente e fa di tutto per questo... affermazione piuttosto azzardata per una compagnia che produce il 70% dei suoi prodotti in legno, e non nasconde neanche di utilizzare legno tropicale (come il TEK) che proviene dall'isola di Giava in Indonesia (ai più sarà venuta in mente la parola "foreste pluviali") ma ci assicurano che: "il tek utilizzato per i prodotti IKEA proviene da piantagioni ben gestite" le solite belle parole che non dicono però niente. Almeno da quel che si capisce leggendo il sito www.ikea.it la premurosa cura ambientale sembra essere del tipo che probabilmente prima di segare gli alberi gli danno un bacio sulla corteccia in segno di affetto, poi zac. Comunque l'esperienza più devastante è girare per kilometri di scaffali dove ogni stronzata ha un suo nome proprio (il che fa molto design di stile) dalla spazzola del cesso Tidan, alla scrivania Bialitt al divano Sundborn a qualsiasi altra cosa.
Leggere il nome di tutti gli oggetti che ci capitano sotto gli occhi, ascoltare i discorsi di chi ti passa vicino, vedere la famigliola che si commuove davanti al bidone di latta che fa tanto casa americana e così via è una vera e propria cura Ludovico contro questo mondo di merce.
Per non spendere nulla e resistere ai tentacoli ben orchestrati di IKEA potete recitare come un mantra, o un rosario queste parole di conforto: COMPRO COSE DI CUI NON HO BISOGNO - COMPRO COSE DI CUI NON HO BISOGNO - COMPRO COSE DI CUI NON HO BISOGNO...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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