1. OLTRE BLADE RUNNER
[Ogni città americana ha i suoi simboli ufficiali e il suo motto: certe hanno delle mascotte, dei colori, delle canzoni, degli uccelli, degli alberi; talvolta anche delle montagne. Ma solo Los Angeles ha adottato un incubo come simbolo ufficiale.]

Nel 1988, dopo tre anni di dibattito, una galassia di pezzi grossi e società commerciali sottopose al sindaco Bradley un dettagliato piano strategico per il futuro della California del Sud. Se bene la maggior parte di "L.A. 2000: Una città per il futuro", questo il nome del progetto, sia dedicato a una iperbolica retorica riguardo alla irresistibile ascesa di Los Angeles come "crocevia del mondo", un capitolo nell'epilogo (scritto dallo storico Kevin Starr) prova a immaginare cosa potrebbe succedere se la città fallisse nel creare un nuovo "sistema dominante" per governare le sue straordinarie diversità etniche: "C'è, naturalmente, lo scenario Blade Runner: la fusione di culture individuali in un popolare poliglottismo sinistro con ostilità irrisolte".
Blade Runner: l'alter ego distopico della stessa L.A. Prendete il Grayline tour nel 2019: la piramide neo-maya alta due chilometri della Tyrell Corporation stilla pioggia acida sulle masse bastarde nella brulicante Giza giù di sotto. Enormi immagini al neon fluttuano come nuvole sopra le strade fetide e iperviolente, mentre una voce intona canzoncine pubblicitarie per cittadini di periferia che vivono nell'"Off-World". Deckard, un Marlowe post-apocalisse, combatte per salvare la sua coscienza e la sua donna, in un labirinto urbano governato da società biotech malvagie...
Con il ripristino da parte della Warner Bros. dell'originale del film (molto più dura) qualche mese dopo la rivolta di Los Angeles, la versione del 1982 del regista Ridley Scott, ispirata al romanzo di Philip Dick, riafferma la sua sovranità sopra i nostri sonni sempre più inquieti. Virtualmente tutte le elucubrazioni riguardo al futuro di Los Angeles danno oggi per scontato il cupo immaginario di Blade Runner come un possibile, se non inevitabile, punto terminale della "sunshine land".
Tuttavia a parte il fascino di Blade Runner come estrema distopia della fantascienza, io trovo questo film stranamente anacronistico e sorprendentemente inadeguato. Scott, in collaborazione con il suo "futurista visuale" Syd Mead, il designer Lawrence Paul e l'art director David Synder, ci offre un incoerente pastiche di orizzonti immaginativi. Ma una volta rimossi i cascami del "pericolo giallo" (Scott è notoriamente ossessionato vedi anche Black Rain dal Giappone urbano come immagine dell'inferno) e quelli "noir" (tutti gli interni marmorei neri stile Déco), oltre agli incombenti stabili high-tech travolti da una radicale decadenza urbana, ciò che rimane e la stessa riconoscibile visione di gigantismo urbano che Fritz Lang celebrò in Metropolis (1931).
Il sinistro Everest, creato dalla mano dell'uomo, della Tyrell Corporation, esattamente come tutte le macchine macchine-razzo-truccate che sfrecciano nello spazio aereo, sono ovvia progenie, sebbene ora fasciata nelle tenebre, della famosa città grattacielo della borghesia di Metropolis. Ma Lang stesso plagiò i suoi contemporanei futuristi americani; dopotutto, l'architetto Hugh Ferris, che insieme al designer di grattacieli Raymond Hood e l'architetto-archeologo messicano Francisco Mujica (visionario di piramidi urbane come la torre della Tyrrell), rese popolare la futura "Titan City" dei grattacieli, narrati da mille racconti, con le autostrade su ponti sospesi e aeroporti sui tetti. Ferris e compagnia, a loro volta rielaborarono fantasie già esistenti, comuni sui giornali della domenica, già dal 1900, su come sarebbe stata Manhattan alla fine del secolo.

Blade Runner, in altre parole, rimane un’altra edizione di questa visione modernista del centro, alternativamente utopia o distopia, ville radieuse o Gotham City, del futuro della metropoli come Manatthan-Mostro. E’ una fantasia che sarebbe meglio chiamare "wellsiana", giacchè non più tardi del 1906, nel suo Il futuro in America, H.G. Wells stava già tentando di raffigurare il tardo XX secolo con "l'estensione del presente" (rappresentato da New York) per creare "una sorta di gigantesca caricatura del mondo esistente, tutto sommerso da gigantesche proporzioni ed enormità oltre misura".
La particolare "gigantesca caricatura" di Ridley Scott potrebbe catturare le ansie etno-centriche riguardo alla corsa selvaggia del poli-glottismo, ma fallisce quando si cimenta in maniera immaginaria con il paesaggio della vera Los Angeles specialmente le grandi distese ininterrotte di baracche fatiscenti, casotte e case stile ranch come si sta sviluppando socialmente e fisicamente nel XXI secolo.
Nel mio recente libro su Los Angeles (Città di Quarzo, Manifestolibri, 1993) enumera varie tendenze verso la militarizzazione del panorama. Eventi come la rivolta della primavera del 1992, inclusa una recessione progressiva, la fuga di capitali, selvaggi tagli di bilancio, un tasso d'omicidi in crescita (nonostante la tregua tra la gang nere) e il boom degli acquisti di armi nelle periferie, confermano solamente che la polarizzazione sociale e l'apartheid spaziale stanno accelerando. Mentre l'"estate senza fine" sta per finire, sembra assai probabile che la Los Angeles del 2019 potrebbe comodamente stare in relazione distopica con ogni ideale di città democratica.
Ma che tipo di scenario urbano, se non Blade Runner, potrebbe produrre questa maligna evoluzione dell'ineguaglianza? Invece di vedere il futuro semplicemente come una magnificazione grottesca e wellsiana della tecnologia e dell'architettura, ho tentato di estrapolare con cura le tendenze spaziali esistenti per vederne i loro modelli emergenti. William Gibson, in Neuromante e in altri racconti, ha proposto esempi sbalorditivi che dimostrano come la fantascienza realista ed "estrapolativa" possa operare una prefigurazione della teoria sociale, come una politica di opposizione anticipatrice al cyber-fascismo che sta in agguato dietro l'orizzonte futuro.
In ciò che segue, offro una mappa "gibsoniana", già parzialmente elaborata, per il futuro di Los Angeles. Paradossalmente, la mappa stessa (se ne osservi il centro), sebbene sia ispirata da una visione del marxismo per cyberpunk, assomiglia non poco alla veneranda "combinazione della mezza luna e del bersaglio per le frecce" che Ernest W. Burgess dell'Università di Chicago fece diventare, molto tempo fa, "il più famoso diagramma nella scienza sociale". In aiuto di coloro che non hanno familiarità con il gruppo della Scuola di Sociologia di Chicago e con i suoi studi canonici della "città nord-americana", mi sia concesso di dire che il bersaglio per le frecce di Burgess rappresenta le cinque zone concentriche della città nella quale la lotta per la sopravvivenza del più forte (come immaginato dai darwinisti sociali) si suppone generi le classi sociali urbane e il tipo di abitazioni. Esso ritrae una "ecologia umana" organizzata da forze biologiche di invasione, competizione, successione e simbiosi. La mia rimappatura della struttura urbana riporta Burgess nel futuro. Conserva certe determinanti "ecologiche" come il salario, il valore dei terreni, la classe e la razza, ma aggiunge un nuovo decisivo fattore: la paura.

2. SCANSIONE DELLO SPAZIO (SCANORAMA)
C'è qualche bisogno di spiegare il perché la paura si inghiotte l'anima di Los Angeles? L'ossessione ricorrente della propria sicurezza personale e dell'isolamento sociale è superata solo dal terrore della borghesia di pagare sempre più tasse. Di fronte a una disoccupazione e a un problema della casa su una scala mai eguagliata dal 1938, tutti i partiti continuano a ripetere che il bilancio deve essere pareggiato e l'assistenza ridotta. Con il rifiuto di fare nuovi investimenti pubblici per riequilibrare le condizioni sociali, noi cittadini siamo obbligati a fare investimenti privati nella sicurezza pubblica. La retorica della riforma urbana persiste, ma la sostanza è estinta. "Ricostruire L.A." significa semplicemente rinforzare il bunker.
Mentre la vita in città, di conseguenza, diviene sempre più bestiale, le diverse classi sociali adottano strategie e tecnologie di sicurezza proporzionali ai loro mezzi. Come nel bersaglio per le frecce inventato da Burgess, il modello che ne risulta si condensa in zone concentriche. IL fuoco è Downtown (il centro).
In un altro saggio ho raccontato nel dettaglio come un comitato d'emergenza segreto di Downtown guidato da proprietari immobiliari consociati (il cosiddetto Comitato dei 25) rispose alla percezione della minaccia della rivolta di Watts del 1965. Messi in guardia dagli organismi di controllo che una "invasione" nera del centro della città era imminente, il Comitato dei 25 abbandonò gli sforzi di ristrutturazione e vendita dei vecchi uffici del centro. Poi usarono il potere sulla città di un'eminente proprietà terriera per radere al suolo dei quartieri e creare un nuovo centro finanziario a qualche isolato di distanza da quello precedente. La commissione urbanistica, che agisce virtualmente come il loro pianificatore privato, prese come garanzia gli investimenti del Comitato dei 25 nel vecchio quartiere degli affari offrendo ampi sconti, a un valore ben al di sotto del mercato, su lotti nel nuovo centro.
La chiave del successo dell'intera strategia (celebrata come la "rinascita" del centro di L.A.) fu la segregazione fisica del nuovo centro e del suo valore immobiliare dietro un bastione di palizzate, pilastri di cemento e muri di autostrade. I tradizionali collegamenti per pedoni tra la Bunker Hill e il vecchio centro furono rimossi, il traffico pedonale nel nuovo quartiere finanziario fu alzato sopra il livello della strada su marciapiedi l'accesso ai quali era controllato dai sistemi di sicurezza di ogni singolo grattacielo. Questa privatizzazione radicale dello spazio pubblico del centro, con le sue acutissime sfumature razziali, accadde senza significativi dibattiti pubblici e senza proteste.
Le rivolte del l992, per di più, hanno solo messo in luce la previdenza degli architetti della fortezza di Downtown. Mentre venivano infrante le vetrine del vecchio quartiere degli affari tra la Broadway e la Spring street, la Bunker Hill ha reso onore al proprio nome. Solo premendo qualche bottone sulle loro tastiere, le squadre di sicurezza dei grandi stabili delle banche sono stati in grado di chiudere gli accessi dei loro costosi beni immobili. Le porte metalliche d'acciaio anti-proiettile si sono chiuse sopra le entrate al livello della strada, gli ascensori si sono immediatamente bloccati e sono stati chiusi gli accessi alle scale mobili. Ma, come il "Los Angeles Business Journal" ha recentemente puntualizzato in un servizio speciale, il successo delle difese delle compagnie di Downtown durante la rivolta ha solo stimolato una domanda di un livello sicurezza fisica nuovo e più alto.
In primo luogo, il confine tra l'architettura, l’autorità di polizia si è ulteriormente eroso la polizia di L.A. è diventata attore principale nella progettazione di Downtown nessun grande progetto viene varato senza la sua partecipazione e in certi casi, come ha dimostrato il recente dibattito sulla messa in opera di gabinetti pubblici nei parchi e nelle stazioni della metropolitana (al quale si è opposta), la zia può apertamente esercitare il potere di veto.

Secondariamente, il monitoraggio video delle zone ristrutturate di Downtown si è esteso ai parcheggi, ai camminamenti privati, alle piazze e così via. Questa sorveglianza pervasiva costituisce lo scanorama, una scansione dello spazio virtuale, uno spazio di visibilità protettiva che definisce ulteriormente i luoghi dove gli impiegati e i turisti borghesi si possano sentire sicuri. Inevitabilmente la videocamera del posto di lavoro o del grande magazzino si estenderà ai sistemi di sicurezza domestici, ai "bottoni antipanico" personali, agli antifurto per auto, ai telefoni cellulari e così via, in una continuità senza strappo della totale sorveglianza sulla vita quotidiana. Così, molto presto, lo stile di vita degli yuppie potrebbe essere stabilito sull'abilità di aggregare dei "guardian angel" elettronici che li controllino. (Nel frattempo, questi sono anni di boom per i produttori di tecnologia di video-sorveglianza. Il leader del settore, una società svedese, e oggi lo sponsor ufficiale della famosa Maratona di Londra.)
Quando tutto il resto fallisce, la "casa intelligente" diventa una combinazione di un bunker e un deposito di armi. Recentemente un organo federale ha preso in esame gli assetti di una società finanziaria e ha scoperto che il presidente, tale Thoraas Spiegel, aveva convertito il suo quartier generale a Beverly Hills in una fortezza segreta a prova di terrorista. Oltre ad avere degli elaborati sistemi a sensori di sicurezza, un sofisticato sistema informatizzato che memorizzava tutte le operazioni terroristiche nel mondo, un'armeria nel parcheggio, il palazzo al 8900 di Wilshire aveva anche il più insolita bagno di Los Angeles: "L'ufficio di Tom Speigel, oltre ai vetri antiproiettile, è stato progettato per avere un bagno con una doccia antiproiettile. Nel caso in cui suonasse l'allarme si aprirebbero dei pannelli segreti nelle pareti della doccia, dietro ai quali ci sono dei fucili ad alta potenza".

3. ZONA DI GUERRA
Oltre la scansione dello spazio del centro fortificato c'è la cintura del barrio e i ghetti che circondano il centro di Los Angeles. Nello schema originale di Burgess, ispirato a Chicago, questa era la "zona di transizione". Le case a schiera e le vie operaie, mischiate con le vecchie fabbriche e le infrastrutture dei trasporti che danno asilo ai nuovi immigranti e ai lavoratori maschi single. L'anello interno dei quartieri latini di Los Angeles divisi dall'autostrada ricapitola ancora queste funzioni classiche. Qui nelle Boyle e Lincoln Heights, Central Vernon e MacArthur Park ci sono i porti d'entrata degli immigrati delle regioni più povere, come i serbatoi di manodopera a basso costo degli hotel di Downtown e i garzoni dei magazzini di vestiti. Le densità di popolazione, come si vede nel diagramma di Burgess, sono le più alte della città. (Secondo il censimento del 1990 un isolato di MacArthur è di circa il 30% il più abitato di Midtown Manhattan!)
Infine, proprio come a Chicago nel 1927, queste zone operaie ("dove caoticamente un gran numero di bambini affolla un'area limitata") rimangono il terreno di cultura delle gang giovanili di strada (circa un centinaio secondo le informazioni del distretto scolastico). Ma mentre la "Gangland" del l920 a Chicago era studiata essenzialmente come interstiziale per l’organizzazione sociale della città "come i quartieri residenziali recedono davanti all'invasione del commercio e dell'industria, le gang si sviluppano come una manifestazione della frontiera economica, morale e culturale che delimita l'interstizio" una mappa delle gang oggi a Los Angeles e coestensiva alla geografia delle classi sociali. La violenza giovanile tribalizzata oggi sprizza fuori dall'anello interno dentro le vecchie zone periferiche...

A causa di tutto ciò, comunque, l'anello interno rimane il settore più pericoloso della città. La "divisione difesa" della polizia, che pattuglia proprio la zona ovest di Downtown, investiga regolarmente su più omicidi di qualsiasi altro commissariato della nazione. I dintorni di MacArthur Park, una volta il fiore all'occhiello del sistema dei parchi di L.A., sono ora una zona di guerra dove gli spacciatori di crack e le gang compiono le loro scorrerie armati di mitragliatori e Uzi. Nel l990 vi sono state uccise 30 persone.
Per loro stessa ammissione, i sovraccaricati distaccamenti della polizia nell'anello interno, non sono in grado di tenere il conto di tutti i corpi sulle strade e si occupano molto meno di rapine comuni, furti d'auto o dell'estorsione organizzata. Mancando le risorse o uno scudo politico dei quartieri più ricchi, la disperata popolazione dell'anello interno viene lasciata al suo destino. Come ultima risorsa si sono rivolti al signor Smith & Wesson, il cui nome segue un "protetto da..." scritto sulle porte di molte case. Nel frattempo i proprietari degli slum si stanno costruendo un proprio regno privato del terrore contro gli spacciatori e la piccola criminalità. Di fronte a una nuova legge che autorizza il sequestro delle proprietà invase dalla droga, stanno assoldando strampalati squadroni di mercenari armati per "sterminare" il crimine nei loro quartieri. Il "Los Angeles Times" ha recentemente descritto le spavalde avventure di uno di questi gruppi nella Pico-Union, a Venice e a Panorama City (San Fernando Valley).
Guidata da un "soldato di ventura", due metri per l20 kg, di nome David Royball, questa squadra di sicurezza è ben conosciuta tra i padroni degli immobili per la sua efficiente brutalità. Sospetti spacciatori e i loro clienti, ma anche semplici balordi e altra gente che non piace ai proprietari, sono fisicamente buttati fuori dalle case con una pistola alla tempia. Coloro che resistono o protestano sono picchiati senza pietà. In un raid a Panorama City qualche anno fa, annota il "Times", Royball e il suo gruppo rastrellarono così tanti residenti e occupanti a causa della droga da trasformare una stanza per ricreazione in una cella di sicurezza e ammanettarono i cosiddetti arrestati a un muro chiazzato di sangue". La polizia era a conoscenza di questa galera privata, ma respinse le lamentele dei residenti "perché serviva a nobili scopi". Royball e la sua gang ricordano da vicino i cosiddetti matador, o squadre armate in affitto, che pattugliano i quartieri urbani brasiliani e frequentemente, mentre la polizia deliberatamente volta le spalle, giustiziano criminali abituali, ma anche qualche ragazzo di strada. Il loro motto è che "si occupano di un lavoro quando tutti gli altri hanno fallito". Come spiega uno dei più aggressivi concorrenti di Royball: "Qualcuno deve comandare, e quando siamo la, noi lo facciamo. Quando qualcuno fa lo spiritoso, lo buttiamo a terra davanti a tutti i suoi amici. Lo ammanettiamo e lo prendiamo a calci e quando arriva l'ambulanza ed è sulla barella gli diciamo: "Hey denunciami!"
A parte la pratica di "affittare un killer", la città interna produce anche un alto fatturato per le ditte produttrici di sbarre e gabbie per lo protezione domestica. La maggior parte delle baracche qui sembrano più gabbie di uno zoo che case. Come in un film di George Romero, le famiglie operaie si devono chiudere ogni notte bene al riparo dalla città esterna zombificata. Una conseguenza inaspettata è la terribile frequenza con cui intere famiglie, intrappolate dalle sbarre delle loro case, vengono uccise dalle fiamme degli incendi.
Le case-prigione hanno una forte risonanza nel panorama della città interna. Prima dell'esplosione della primavera del '92, molti negozi di liquori, sul modello dei banchi di pegno, hanno completamente ingabbiato la zona vicina alla cassa, nascondendo discretamente in posizioni strategiche anche armi da fuoco. Ogni untuoso spaccio d'alimentari ha cominciato a far passare hamburger e soldi attraverso vetrate antiproiettile acriliche. Palazzi di cemento senza finestre, con facciate impossibili da graffitare, si sono diffuse nell'ultimo decennio nel panorama urbano come acne giovanile. Oggi le compagine d'assicurazione hanno reso questi "bunker a prova di rivolta" virtualmente obbligatori per la ricostruzione di molte zone.

Le scuole medie inferiori e superiori, nel frattempo, sono diventate sempre più indistinguibili dalle galere. Mentre la spesa procapite per l'istruzione a Los Angeles è precipitata, le scarse risorse sono state assorbite nel fortificare le scuole e nel pagare la polizia privata. Gli studenti si lamentano amaramente delle classi sovraffollate e dei docenti demoralizzati per dei campus che sono diventati poco più che riformatori per una generazione abbandonata. I cortili delle scuole sono diventati terreno di battaglia. Come i loro genitori che una volta avevano imparato a stendersi sotto il banco in caso di attacco atomico, agli studenti oggi "viene insegnato a buttarsi a terra al segnale del docente in caso di... sparatoria, e a starsene li finché non abbiano ricevuto un altro segnale altrettanto chiaro".
I sovvenzionamenti federali e i progetti di edilizia popolare, dal canto loro, cominciano a ricordare gli infami "villaggi strategici" che erano usati per incarcerare la popolazione rurale del Vietnam. Sebbene nessun progetto edilizio sia così sofisticato come il Cabrini-Green di Chicago, dove la scansione della retina (come la sequenza d'apertura di Blade Runner) è usata per controllare l'identità, la polizia esercita un controllo crescente sulla libertà di movimento. Come abitanti di una nazione nemica, i residenti delle case popolari di ogni età sono fermati e controllati a completa discrezione della polizia e le loro case sono perquisite senza mandato. In un episodio particolarmente grave, solo un paio di settimane prima della rivolta del l992, la polizia di L.A. ha arrestato più di cinquanta persone nel corso di un raid a sorpresa contro le case popolari del progetto Watts Imperial Courts.

Nella città con i peggiori tagli all'edilizia pubblica, gli abitanti delle case popolari, terrorizzati dalla minaccia degli sfratti, sono sempre più riluttanti a reclamare i propri diritti costituzionali contro le perquisizioni illegali. Contemporaneamente sono state approvate delle linee-guida nazionali (che saranno di certo riprese da Clinton) che permettono alle autorità preposte all'edilizia di sfrattare le famiglie degli spacciatori e dei loro complici. Questo apre la porta a una politica di punizione collettiva come quella praticata, per esempio, dagli israeliani contro le comunità palestinesi nella West Bank.

4. LE MEZZE LUNE DELLA REPRESSIONE
Nel diagramma originale di Burgess, le "mezze lune" delle comunità etniche ("Germania", "Little Sicily", "Black Belt" ecc.) e le ecologie architettoniche specializzate ("hotel residenziali", "le aree a due piani" ecc.) tagliano il "bersaglio per le frecce" dello modello socio-economico fondamentale della città. Nella Los Angeles metropolitana contemporanea sta emergendo una nuova specie di comunità speciale in sincronia simpatetica con la militarizzazione del territorio. Per comodità potremmo chiamarle "quartieri del controllo sociale" (d'ora in poi QCS). Essi fondono le sanzioni, del codice penale e civile con la pianificazione del territorio per creare ciò che Michel Foucault avrebbe senza dubbio riconosciuto come ulteriore istanza, dell'evoluzione dell'"ordine disciplinare" della città del XX secolo.
Ecco come Christian Boyer parafrasa Foucault: "Il controllo disciplinare si estende distribuendo i corpi nello spazio, collocando ogni individuo in una partizione cellulare, creando uno spazio funzionale a partire da questa collocazione spaziale analitica. Alla fine questa matrice spaziale diventa sia reale sia ideale: una organizzazione gerarchica di spazio cellulare e ordine puramente ideale che era imposta sopra le sue forme."

I QCS esistenti (simultaneamente "reali e ideali") possono essere distinti a seconda della loro modalità giuridica di "disciplina" spaziale. I quartieri di diminuzione, oggi rafforzati contro i graffiti e la prostituzione nelle zone propriamente di Los Angeles e West Hollywood, hanno esteso i tradizionali poteri di polizia sulle infrazioni (la fonte legale del finanziamento di tutto il piano regolatore) dalla fabbrica nociva ai comportamenti nocivi.
Poiché sono auto-finanziati dalle multe o dalle imposte aggiunte (sulle vernici spray, ad esempio) i quartieri di diminuzione permettono ai proprietari di case o ai gruppi di commercianti di definire un intervento intensificato della polizia contro gli specifici problemi sociali.
I quartieri di espansione, rappresentati lungo tutta la California del Sud dalle zone "senza droga" che circondano le scuole pubbliche, aggiungono pene extra federali/statali o "aumenti" ai crimini commessi entro un raggio specifico di istituzioni pubbliche. I quartieri di contenimento sono progettati per mettere in quarantena potenziali problemi sociali epidemici, che vanno dall'insetto illegale immigrato, la mosca della frutta mediterranea, fino alle sempre più numerose masse di senza casa angeleni. Sebbene la "zona di contenimento dei senza casa" del centro di Los Angeles non rispetti il preciso, anche se surreale, cartello del Dipartimento statale dell'agricoltura che dice "Zone di quarantena della mosca mediterranea", questa è purtuttavia uno dei più drammatici esempi di QCS. Per regolamento, il traboccare di insediamenti di senza-casa nei distretti limitrofi, o dentro i recinti più "in" della zona scanoramica di Downtown, è controllato dal loro "contenimento" (termine ufficiale) all'interno di quelle zone sovrappopolate e totalmente, degradate come Central City East (o "Nickle" per i suoi abitanti, come dire "100 lire"). Sebbene l'esplosione della popolazione degli homeless, dovuta alla recessione, ha inesorabilmente fatto penetrare la gente di strada, anche sui viali e i lotti vuoti dei quartieri vicini, all'anello centrale, la polizia di L.A. mantiene la sua politica impietosa di riportarli nello squallore del "Nickle". La strategia contraria è naturalmente, la formale esclusione dei senza-casa e degli altri gruppi di paria dagli spazi pubblici. Una marea di città della zona Sud, da Orange County a Santa Barbara, inclusa anche la "Repubblica Popolare di Santa Monica", hanno recentemente approvato l'ordinanza "anticampeggio" per levare gli homeless dalla loro vista. Mentre Los Angeles e Pomona stanno emulando la cittadina di San Fernando (città natale di Richie Valens, cantante rock'n'roll-mex, il soggetto del film La Bamba) nell'espellere i membri delle gang dai parchi. Questi "parchi senza gang" rinforzano le sanzioni non spazializzate contro i membri delle gang (specialmente il recente STEP, cioè un atto legislativo che stabilisce misure di antiterrorismo e prevenzione) come esempi di "criminalizzazione sulla base dello status" dove l'appartenenza al gruppo, anche in assenza di uno specifico atto criminale, porta all’incriminazione.
La condizione criminale, per sua stessa natura, mette in gioco le proiezioni delle classi medie e le fantasie conservatrici sulla natura delle "classi pericolose". Così nel XIX secolo, la borghesia intraprese una crociata contro una ampiamente fantasmagorica "minaccia dei barboni" e, nel XX secolo, contro una allucinatoria e domestica "minaccia rossa". A metà degli anni Ottanta, tuttavia, il fantasma di Cotton Mather riapparve improvvisamente nella California meridionale. Le affermazioni che i locali asili nido fossero congreghe di streghe dalle perversioni sataniche ci ributta indietro nel XVII secolo al tempo del processo contro le streghe di Salem. Nel corso del processo per le molestie all'asilo McMartin, senza dubbio la controversia più lunga e costosa dell'intera storia americana, i bambini furono interrogati riguardo alle maestre-molestatrici che gli volavano intorno sedute sulle scope e riguardo ad altre manifestazioni del "maligno".
Uno strascico che ha accompagnato l'isteria collettiva, che ha indubitabilmente minato l'immensa miniera del senso di colpa paterno, è stata la creazione nella cittadina di San Dimas della prima "zona di esclusione delle molestie ai bambini". Questo sobborgo, stile Twin Peaks, nella San Gabriel Valley orientale, fu riempito di avvisi quali: "Giù le mani! I nostri bambini sono stati fotografati e gli sono state prese le impronte digitali, per la loro protezione". Non so se le armate di bavosi pedofili sulle montagne sopra San Dimas fossero veramente spaventate da questi avvertimenti, ma ogni mappatura di spazio contemporaneo deve far prendere coscienza dell'esistenza di tali zone oscure, "lynchiane", dove l’immaginario sociale" scarica le sue fantasie.
Al contempo la California meridionale del dopo-rivolta sembra sul punto di creare ancora più QCS. Da una parte, l'introduzione del programma federale "Strappa le erbacce e semina", che mette in collegamento i fondi di sviluppo comunitari con la repressione anti-gang, mette a disposizione una nuova serie di incentivi per gli abitanti per adottare l'esclusione e/o le strategie di espansione. Come molti attivisti hanno avvertito, lo "Strappa le erbacce e semina" e simile a una caricatura di stato di polizia della "Guerra ai Poveri" del 1960, con il Dipartimento della Giustizia trasformato in un manager del piano urbanistico. Il povero sarà forzato a cooperare alla sua stessa criminalizzazione, come condizione del piano d'intervento urbano.
Dall'altra parte, le tecnologie emergenti possono dare ai conservatori, e probabilmente anche ai neo-liberali, una vera opportunità per sperimentare proposte economiche per l'imprigionamento comunitario come un'alternativa a dispendiosi programmi per la costruzione di prigioni. Guidato dall'ideologo dell'Heritage Institute, Charles Murray, la cui polemica contro il programma di spesa sociale del 1984 a favore dei poveri, chiamato Perdendo terreno, e il più potente manifesto dell'era reganiana, i teorici conservatori stanno esplorando le implicazioni pratiche della città carceraria descritta in opere fantascientifiche come 1997 Fuga da New York.
L'idea di Murray, proposta per la prima volta nel 1990 in New Republic, e che "le zone libere dalla droga a uso della maggioranza" implicano mucchi di rifiuti sociali per la minoranza criminalizzata: "Se il risultato dell'implementazione di queste politiche (diritto illimitato di padroni e impiegati di discriminare nella scelta di lavoratori e assistenti) e di concentrare le mele marce in pochi quartieri iper-violenti e anti-sociali, così sia. Ma come confinare veramente la sottoclasse nel suo "iper-violento" super QCS e tenerla fuori dalle zone libere dalla droga delle classi superiori? Una possibilità è la sistematica installazione di discreti cancelli di sicurezza che useranno dei criteri biometrici, universalmente registrati, per controllare le folle e i passanti. La "soluzione più elegante", secondo un recente articolo dell'"Economist", "è un apparecchio biometrico che agisce senza che il soggetto debba assolutamente partecipare". Ad esempio la trama della retina, diversa in ogni uomo, può essere scansionata da telecamere nascoste "senza che il soggetto se ne accorga." "Questo potrebbe essere utile negli aeroporti, per controllare gli occhi di una tigre Tamil, o di qualsiasi altro che passi inosservato alle guardie di sicurezza." Un'altra tecnologia emergente e l'utilizzo della polizia dei satelliti "LandSat" collegati con il Servizio Informazione Geografica (SIG). Quasi certamente entro la fine del decennio nelle più grandi aree metropolitane americane, inclusa Los Angeles, saranno usati sistemi geosincroni LandSat-SIG per governare gli ingorghi del traffico e supervisionare la pianificaztone urbana le stesse prerogative del LandSat-SIG potrebbero essere ottimizzate economicamente e sincronizzate con le stazioni di polizia per sorvegliare i movimenti di decine di migliaia di individui marchiati elettronicamente e delle loro automobili.
Sebbene questo monitoraggio, nell’immediato serva a salvaguardare le costose macchine sportive e altri giocattoli dei ricchi, sarà veramente possibile usare la stessa tecnologia per mettere l'equivalente elettronico di un paio di manette sulle attività di interi strati sociali. Tossicodipendenti e membri di gang possono essere "codificati a barre" e liberati sotto la tutela dello sguardo onnisciente di un satellite che traccerà i loro itinerari 24 ore su 24 e suonerà automaticamente se varcano i confini dei loro quartieri di sorveglianza. Con queste tecnologie di controllo di stampo orwelliano, il confino delle comunità e le comunità al confino significheranno in definitiva la stessa cosa.

5. IL VICINATO TI STA GUARDANDO
Un'ansiosa delegazione di funzionari di polizia dall'ex Germania Est ha recentemente contattato il dipartimento di polizia di Los Angeles: davanti a un massiccio risorgere del crimine e della violenza etnica in seguito alla "occidentalizzazione", volevano disperatamente saperne di più sulle personalità poliziesche più celebrate di Los Angeles. Ma non fecero domande sul commissario Willie Williams o sul suo predecessore Daryl Gates. Piuttosto volevano informarsi su "Bruno il Ladro", il crudele cartone animato con la maschera che appare in innumerevoli segnali che delimitano i confini dell’area dell’"Osservatorio di vicinato".
Il programma dell'"Osservatorio di vicinato", che comprende più di 5.500 associazioni di vicinato di controllo del crimine da San Pedro a Sylmar, è la più importante innovazione della polizia di L.A. nel campo della polizia urbana. Attraverso ciò che Burgess chiamò "La zona delle case operaie", che a Los Angeles comprende i quartieri di proprietà degli inquilini nel centro della città e anche i sobborghi operai della San Fernando e San Gabriel Valley, un'amplissima rete di abitantiguardoni mette a disposizione un sistema di sicurezza che è una via di mezzo tra l'anomia assediata e armata dell'anello interno e le forze private di polizia dei più ricchi quartieri recintati.
L'"Osservatorio di vicinato" ora emulato da centinaia di città nordamericane ed europee, da Rosemead a Londra, è una brillante idea dell'ex capo della polizia Ed Davis. del 1965-71 ciclo di sommose in Southcentral e Est L.A., Davis considerò il programma come il punto fermo di una più ampia stategia di "auto di base" disegnata per ricostruire il sostegno alla polizia di L.A. e per stabilire una identità territoriale tra unità di pattuglia e abitanti. Sebbene Daryl Gates preferisse gli SWAT team di sua invenzione alle "auto di base", il programma "Osservatorio di vicinato" continuò a svilupparsi attraverso tutti gli anni Ottanta.
Secondo il portavoce della polizia il sergente Chistopher West: "le associazioni di quartiere dell’"Osservatorio di vicinato" servono ad accrescere la solidarietà locale e la fiducia in se stessi di fronte al crimine. Abbandonati dai loro responsabili di vicinato, gli abitanti diventano u vigili nella protezione della proprietà e dei beni reciproci. Il comportamento sospetto viene immediatamente riferito e gli inquilini si incontrano regolarmente con gli agenti delle pattuglie per pianificare delle tattiche di prevenzione".
Un agente fuori-servizio in un negozio fu più pittoresco: "L’Osservatorio di vicinato" può essere considerato come una carovana di carri dei film dei cow-boy. I cittadini sono i pionieri e lo scopo è di fargli mettere i carri in cerchio e combattere gli indiani finché la cavalleria, cioè la polizia, non possa arrivare a cavallo in loro aiuto". Non c'è bisogno di dire che questa analogia con il West ha i suo lato oscuro. Chi, per esempio, si incaricherà di decidere quale comportamento è "sospetto" e chi assomiglia a un "indiano"? Il pericolo, ovvio in ogni programma che arruoli migliaia di cittadini come informatori della polizia sotto lo slogan ufficiale "Occhio agli estranei!" è che inevitabilmente vengono colpiti anche gruppi o individui che non hanno commesso reati. I ragazzi del cerchio interno sono in particolar modo vulnerabili a questo modo chiarissimo di etichettare e infastidire. Tanto per capirci, fatemi raccontare cosa è successo a una recente assemblea dell'"Osservatorio di vicinato" del mio quartiere (nella zona di Echo Park vicino a Downtown). Una donna bianca anziana chiese a un giovane poliziotto come identificare i giovani delle gang dure. La sua risposta fu sorprendentemente succinta: "I gangster hanno delle scarpe da ginnastica costose e pulite e magliette ben stirate." La vecchia annui con approvazione per questo consiglio da "esperto", mentre gli altri tra il pubblico si contorcevano sulle sedie al pensiero di quei giovani alla moda che sarebbero stati fermati e interrogati per via di questo stereotipo idiota.
I critici si lamentano inoltre del fatto che l'"Osservatorio di vicinato" è lo strumento per manovre politiche di parte. Anche il sergente West se ne è reso conto: "i responsabili degli isolati ricevono l'incarico dagli agenti delle pattuglie e il programma tende certamente ad attrarre gli elementi dell'intera popolazione più vicini alla polizia". Questi attivisti pro-polizia, inoltre, tendono a essere socialmente non rappresentativi dei loro vicini di casa. Nelle zone a componente messicana, povere e giovani, i capi del "vicinato" sono frequentemente scelti tra i più anziani e tra i pochi di origine bianca. Nelle aree dove c'è una maggioranza di persone che vivono in case in affitto, gli attivisti pro-polizia sono tipicamente proprietari di casa o piccoli padroni. Sebbene i regolamenti ufficiali affermano che l'"Osservatorio di vicinato" è tendenzialmente apolitico, i suoi responsabili sono de facto generalmente considerati i secondini del Parker Center. Nel 1986, ad esempio, il sindacato di polizia ha svolto senza problemi una campagna d'opinione nei comitati di vicinato per la revoca della maggioranza "liberal" alla corte suprema.
Le nuove "community policing advisory board" (una sorta di "consulte di comunità") nate al seguito del pestaaggio i Rodney King non sono molto più indipendenti. Sebbene la commissione per le riforme guidata da Warren Christopher abbia criticato il fallimento della polizia di L.A. nel rispondere ai reclami dei cittadini, non si è però occupato delle questioni delle consulte. Proprio come per l'"Osservatorio di quartiere", i membri delle consulte agiscono a discrezione dei comandanti di polizia. Quando la consulta di Venice, ad esempio, osò sottoscrivere una proposta di ballottaggio per la primavera del 1992 (la "Proposition F") sostenuta dall'ispettorato di polizia, ma invisa al sindacato della polizia, essi furono immediatamente esautorati dal capitano del reparto di polizia della zona. I timorosi ispettori rifiutarono successivamente di intervenire a sostegno dei loro stessi sostenitori. Sebbene la retorica risuoni con tonalità da pionieri usciti da un film western di John Ford, le pratiche reali dell'"Osservatorio" e delle consulte evocano più spesso i modelli dell'ex Germania Est o della Corea del Sud, dove gli informatori della polizia in ogni isolato controllano i loro vicini di casa e fanno la guardia sugli estranei sospetti.
6. MINI CITTADINE E GERONTOCRATI
Quando ho iniziato a studiare le "comunità imprigionate" della California del Sud nella metà del 1980, questa era una tendenza che riguardava solo i quartieri veramente ricchi o i nuovi insediamenti sulla lontana frontiera metropolitana (ad esempio le aree che Burgess descrisse come i "quartieri strettamente residenziali" o le "zone degli abbonati ferroviari"). Dalla ribellione della primavera del l992, comunque, decine di normali quartieri residenziali di Los Angeles hanno rivendicato il diritto di auto-segregarsi dal resto della città. Ecco come questo fenomeno viene descritto da un giornale: "Dopo il 1980 c'è stato il boom dei mini-market; dopo il 1990 ci sarà il boom delle mini-città."
Sebbene la criminalità e la sicurezza siano le motivazioni addotte in pubblico, il valore immobiliare potrebbe essere la ragione più profonda di tali ristrutturazioni. Alcuni agenti immobiliari hanno stimato che la "carcerizzazione" può far lievitare il valore delle case di almeno il 40% in dieci anni. Mentre le comunità incluse zone di media borghesia nera come Windsor Village e Baldwin Hills fanno a gara per raccoglierne i frutti, la "zona residenziale IV" comincia ad assomigliare a un alveare fortificato, con ogni isolato residenziale ora incasellato nella sua singola cella. In molti casi, le associazioni dei proprietari della zona mettono a contratto la loro "risposta armata" con una delle numerose multinazionali specializzate nella sicurezza residenziale. Ovviamente questo fatto non fa che aumentare il "differenziale di sicurezza" tra la città interna e le periferie. Le famiglie i cui figli sono già andati ad abitare altrove sono particolarmente appassionate nel difendere quartieri ad accesso limitato. Ciò introduce un nuovo importante elemento: Los Angeles non è semplicemente polarizzata tra ricchi e poveri, bensì tra giovani poveri e vecchi ricchi.
Per di più, il censimento del 1990 ha mostrato che nella zona metropolitana di Los Angeles il rapporto tra lo spazio-famiglia e lo spazio-uomo è il meno equilibrato del Paese. Sulle Westside e Hollywood Hills, dove la "villificazione" era di moda, le più vecchie e piccole dimore dei bianchi occupano spazi sempre più grandi, mentre nel resto della città le numerose famiglie latine sono compresse in appartamenti sempre più ridotti. La California nel suo complesso è una gerontocrazia incipiente e ogni distopia post-Blade Runner deve tener conto dell'esplosiva fusione delle contraddizioni classiste, etniche e generazionali. Tre dei maggiori istituti demografici statali ci hanno recentemente dato una previsione di ciò che i il prossimo futuro ci potrà riservare. Secondo loro, nel "peggiore dei casi", la guerra civile scoppierà nel 2030, dopo che la classe dominante di anziani bianchi figli del baby-boom, che vivono nei quartieri "controllati dalla squadre di sicurezza" e che hanno confiscato la maggior parte degli introiti fiscali per sostenere i loro servizi geriatrici, avrà oppresso duramente un'enorme sottoclasse di giovani latini che vivono in "barrios senza illuminazione e non asfaltati": "Nelle assemblee verranno pianificate rivolte, i muri di sicurezza verrano dati alle fiamme e crolleranno, la vendita di armi, e i loro prezzi, andranno alle stelle nelle aree più vecchie. I giovani latini dipingeranno i più vecchi come parassiti che hanno goduto di tutti i benefici della società quando questi erano gratuiti e ora continuano gaiamente a tassare i lavoratori per mantenere il loro tenore di vita. I più vecchi dipingeranno i più giovani latini come estranei che hanno goduto di benefici che sarebbero dovuti andare agli anziani, e li dipingeranno come "non americani" che minacciano la purezza della cultura americana, come criminali contagiosi e senza leggi. Ogni parte sarà preparata all'ultimo assalto.
Alla fine dell'estate del 1992 l'apparato legislativo della California ha fatto passi da gigante nella realizzazione di questo scenario quando ha tagliato selvaggiamente il budget per le scuole e i servizi sociali. I Democratici sconfitti dall'attacco intransigente del governatore Pete Wilson, che ha enfaticamente ripetuto che la questione di fondo "non è la recessione attuale, è quella demografica". Wilson, naturalmente, stava calcolando che i votanti bianchi di mezza età (ancora una maggioranza elettorale) non volevano più sostenere i tradizionali standard di alta qualità dell'educazione pubblica californiana, ora che le scuole sono piene di bambini latini e asiatici. Il voto sul budget ha così effettivamente ratificato due ordini ineguali di cittadinanza e di diritto.
7. UNIVERSI PARALLELI
Burgess e i suoi studenti, che presero la Chicago degli anni Venti come un vasto laboratorio di ricerca, non ebbero mai dubbi sulla "cruda realtà" dei fenomeni che stavano sistematicamente studiando. Un metodo empirico combaciava con una realtà empirica. L'immagine o la mitografia della città non si frappone, anche se le spetterebbe di diritto, come sottofondo significativo. Né la scuola di Chicago prestò attenzione al ruolo critico della "Columbian Exposition" come un ideal-tipo dello lo sviluppo programmato per la città. Sebbene le esposizioni universali Chicago del 1892 e del 1933 fossero parchi a tema ante litteram, la sociologia urbana non poteva ancora creare uno spazio per la città come simulazione.
Oggi il problema non può essere deluso. La città contemporanea simula o si allucina almeno in due sensi decisivi. Primo: nell'era della cultura elettronica e dell'economia, la città si riduplica attraverso il complesso dell'architettura della sua informazione e delle reti dei media. Forse, come suggerisce William Gibson, le interfacce tridimensionali dei computer permetteranno presto ai flaneurs post-moderni (o "cowboy della consolle") di vagabondare attraverso la luminosa geometria di questa città mnemonica dove i data-base sono diventati "piramidi blu" e "fredde armi a spirale". In questo modo, il cyberspazio urbano, come la simulazione dell'ordine dell'informazione cittadina, sarà vissuto come sempre più segregato e privo di un vero spazio pubblico a differenza della costruzione della città tradizionale. Soprattutto Southcentral e un buco nero di dati e media, senza una programmazione TV locale via cavo o collegamenti con i maggiori network di dati. Proprio come si trasformò in un ghetto abitativo/lavorativo all'inizio del XX secolo nella città industriale, si sta ora evolvendo in un ghetto elettronico all'interno dell'emergente città dell'informazione.

Secondo: l'immaginario sociale si sta sempre più incorporando in panorami simulacrali, come parchi a tema, quartieri storici e iper-mercati, che sono tagliati fuori dal resto della città. Tutti i "mostri sacri" della filosofia post-moderna (Baudrillard, Eco ecc.), naturalmente, sono d'accordo nel definire Los Angeles capitale mondiale dell'"iper-realtà". Tradizionalmente i suoi più grandi parchi a tema sono stati fondamentalmente simulazioni architettoniche dei film o della televisione. Al vecchio Selig Zoo, ad esempio, Si può entrare dentro al set della giungla di Tarzan, mentre alla Knotts Berry Farm o alla città fantasma di Calico si può partecipare a un classico western. Disneyland, naturalmente, apre i cancelli al "magico mondo" dei cartoni animati e delle caricature di personaggi storici.
Oggi, comunque, la città stessa, o piuttosto la sua idealizzazione, è diventata il soggetto della simulazione. Con il recente declino dell'industria aeromilitare spaziale nella California meridionale, il settore turistico/alberghiero/ricreativo è diventato la maggiore fonte d'impiego a livello regionale. Ma i turisti sono diventati sempre più riluttanti ad avventurarsi negli evidenti pericoli della "giungla urbana" di Los Angeles. Recentemente così si è espresso un funzionario dell'MCA: "C'è qualcuno su ogni angolo di strada con un cartello 'lavoro in cambio di cibo' e la città non è più così divertente".
La MCA e la Disney ritengono che la soluzione sia di ricreare i bit vitali della città all'interno dei sicuri confini degli hotel-fortezza e dei parchi a tema cinti da mura. Come risultato, la Los Angeles artificiale sta gradualmente venendo alla luce. In assenza, e un arcipelago di sportelli bancari ben sorvegliati dove i ricchi turisti possono rilassarsi, spendere un sacco di soldi e "divertirsi" ancora. Un invisibile esercito di lavoratori poco pagati, che vivono essi stessi in quei bantustan come il barrio Santa Ana (a Disneyland) o i barrios del Lennox (LAX), fa funzionare armoniosamente la macchina della simulazione. Poiché questi scenari simulati competono l'uno con l'altro sull'"autenticità", ne derivano delle strane relazioni dialettiche. Le simulazioni tendono a copiare non il loro "originale" dove questo esista), ma le altre simulazioni. Considerate, ad esempio, le multiple o esponenziali iper-realtà coinvolte nelle battaglie industriali per monopolizzare "Hollywood".
I POTERI Dl SIMULAZIONE: (DI) HOLLYWOOD
Lungo gli ultimi 25 anni c'è stato un non facile accoppiamento fra il fascino made in HOLLYWOOD e i degradati quartieri di Hollywood. Le star del cinema, naturalmente, non hanno mai vissuto nei quartieri popolari e la maggior parte dei grandi studios ha traslocato già da tempo verso la periferia. La vera Hollywood degli anni Trenta e stata descritta perfettamente da Nathanal West come la casa dei "miserabili": comparse, facchini e star decadute.
La Hollywood nell'immaginazione del pubblico mondiale del cinema, di conseguenza, è stata tenuta sottilmente ancorata all'omonima collocazione attraverso rituali a scadenze regolari (le anteprime, gli Academy Award ecc.) e la magica investitura di una dozzina di posti o giù di li (il Bowl, Graumann ecc.,) a reliquie turistiche. Ma dopo l'ultima generazione mentre la vera Hollywood e diventata uno slum iperviolento, i rituali sono finiti e la magia e svanita. Mentre le relazioni tra il significante storico e il suo significato sono decadute, è nata un'opportunità di risuscitare Hollywood in un quartiere più sicuro. Così, a Orlando, Disney ha creato uno stupefacente miraggio art Déco dell'era MGM, mentre l'arcicompetitiva MCA vi si è contrapposta con le sue versioni idealizzate di Hollywood Boulevard e Rodeo Drive agli studi Universal in Florida.

Al contempo, la fuga di Disney e la Hollywood in Florida deprimono ulteriormente la situazione immobiliare nella Hollywood reale. Dopo battaglie assai aspre con i piccoli proprietari locali, i maggiori proprietari terrieri sono riusciti a ottenere l'autorizzazione della città per una operazione estetica da un miliardo di dollari sull'Hollywood Boulevard. Nel loro schema il Boulevard sarebbe stato trasformato in un parco a tema lineare, recintato, collegato da megacomplessi commerciali a ogni capo. Ma mentre i ristrutturatori stavano ancora trattando con i potenziali investitori, l'MCA ha rotto le uova nel paniere annunciando che la sua enclave quasi esentasse, Universal City, avrebbe costruito una realtà urbana parallela chiamata CityWalk. Col design del maestro illusionista Jon Jerde, CityWalk è una "realtà idealizzata", le migliori attrazioni di Olvera Street, Hollywood e il West Side sintetizzate in "emozioni tranquille" per il consumo da parte di turisti e residenti che "non hanno bisogno dell'eccitante attivita di scansare pallottole... in quella città del Terzo mondo" che è diventata Los Angeles. CityWalk incorpora esempi di "Mission revival" e di "L.A. Vernacular" (il Brown Derby), come i cartelloni pubblicitari 3-D, "un enorme King-Kong blu appeso a un totem al neon alto 200 metri", e una sottostazione dello sceriffo per la sicurezza. Per alleviare il senso di artificialità in questo melange, sono state aggiunte una "patina d'antichità" e una "manciata di ghiaia".

"Usando un gioco di prestigio decorativo, i designer progettano di camuffare le strade nuove con un mantello di storia istantanea, il giorno di inaugurazione alcuni edifici saranno dipinti in modo tale da dare l'impressione di essere già stati occupati prima. Carte di caramella saranno fissate al pavimento del terrazzo come se fossero state scartate da precedenti visitatori". I ristrutturatori di Hollywood hanno immediatamente risposto alla costruzione di CityWalk con un piano di abbellimento del costo di 4,3 milioni di dollari che include la pavimentazione di Hollywood Boulevard con del "glitz", materiale derivato da vetro riciclato. Benché splendido e luccicante non c'è possibilità che il vecchio Boulevard riesca a competere con l'iper-reale perfezione della collina della Universal. Come i proprietari della MCA si sono preso la briga di sottolineare, il CityWalk non è un "iper-mercato" bensì una "rivoluzione" nel design urbano... un nuovo tipo di quartiere". Un simulatore urbano. In realtà alcuni critici si domandano se non sia l'equivalente morale di una bomba al neutrone: la città svuotata di tutte le esperienze di vita umana. Con tutte le sue false carte di caramella fossili e altre truffe, CityWalk ci prende in giro mentre cancella ogni traccia della nostra vera gioia, del dolore o della fatica.
IL CONFINE TOSSICO
Dove finisce l'incubo? Burgess non era molto interessato ai confini della città. Il suo "bersaglio per le frecce" di Chicago svanisce semplicemente nella "zona dei pendolari" e, più in la, nella "Corn Belt". I margini della città di Distopia sono comunque un problema intrinsecamente affascinante. In Blade Runner, si ricorderà, l'oscura megalopoli si trasforma nella sua periferia, in maniera improbabile, in Ecotopia, foreste sempreverdi e sconfinati territori selvaggi.
Nessun lieto fine di questo tipo sarà possibile per la Los Angeles del 2019. Il geografo post-moderno Edward Soja ha constatato che la California meridionale e già delimitata, lungo un perimetro deserto quasi ininterrotto, da enormi basi aeree militari e poligoni per bombe e riserve per simulazioni di guerra nel deserto. Ora una seconda circonferenza, ugualmente sinistra è stata disegnata intorno a questo deserto dal Pentagono. Soffocata dai suoi stessi rifiuti, con le discariche traboccanti e le sue acque costiere inquinate, Los Angeles si sta preparando a esportare le sue immondizie e gli usi pericolosi del territorio nell'Eastern Mojave e in Baja California. Invece di ridurre la sua produzione di rifiuti pericolosi, la città si limita a progettare la regionalizzazione della loro collocazione.
Questo confine tossico emergente include discariche gigantesche sulla Eagle Mountain (la ex miniera a cielo aperto di ferro Kaiser), e forse vicino ad Adelanto (la defunta base aerea), la controversa discarica radioattiva della Ward Valley vicino a Needles e la ricollocazione di industrie inquinanti, come i mobilifici e le industrie per la placcatura metallica, nella fascia della maquiladora di Tijuana. Le conseguenze ambientali potrebbero essere catastrofiche. I previsti 300.000 contenitori di scorie nucleari, ad esempio, nelle non delineate trincee della discarica nucleare di Ward Valley rimarranno letali per almeno 10.000 anni. Essi rappresenteranno il rischio perenne di fuoriuscita di trizio radioattivo nelle vicinanze del fiume Colorado, avvelenando così le insostituibili sorgenti d'acqua di gran parte della California meridionale. Da parte sua, l'immensa discarica di Eagle Mountain, lunga 5 km, larga 1 e profonda 6, non solo contaminerà la falda acquifera, ma creerà anche una cappa di inquinamento aereo su tutta la regione del Riverside. Al contempo, la fuga di industrie pericolose oltre il confine, includendo alla fine un ampio segmento della produzione petrolchimica di Los Angeles, aumenterà la possiblità di catastrofi come quella di Bhopal. Insomma, la formazione di questa fascia di rifiuti accelererà il degrado ambientale dell'intera America occidentale (e di una parte del Messico). Oggi un terzo degli alberi sulle montagne della California meridionale è già stato soffocato dallo smog e alcune specie animali stanno rapidamente estinguendosi in tutto l'inquinato deserto del Mojave. Domani, i rifiuti cancerogeni radioattivi di Los Angeles potrebbero cancellare ogni forma di vita fino allo Utah o a Sonora. Il confine tossico diventerà terra bruciata.
PRIMA DEL RISVEGLIO...
Alla fine, lasciando alle spalle tutti i diagrammi di Burgess e le analogie, quale sarà il reale destino di Los Angeles? Le tecnologie emergenti di sorveglianza e repressione possono stabilizzare le relazioni di classe e razziali attraverso l'abisso della nuova diseguaglianza? L'ecologia della paura diventerà l'ordine naturale per la città americana del XXI secolo? IL filo spinato e le telecamere di sicurezza saranno un giorno un ricordo sentimentale della vita nei quartieri residenziali in periferia così come i paletti bianchi delle recinzioni e i cagnolini chiamati Fido? Una prospettiva globale potrebbe essere utile. Los Angeles nel 2019 sarà il centro di una galassia-metropolitana di 24 milioni di persone estesa alla California meridionale alla Baja. Con Tokyo, San Paolo, Città del Messico e Shangai, rappresenterà una nuova forma evolutiva: la mega-citta da 20-30 milioni di abitanti. E’ importante sottolineare che non stiamo parlando solamente di modelli più ampi di un vecchio tipo a noi familiare, ma di una specie assolutamente originale e inaspettata di vita sociale.
Nessuno sa, infatti, se i sistemi fisici o biologici di questa grandezza e complessità sono in realtà sostenibili. Molti esperti credono che le città del Terzo Mondo, come minimo, agevoleranno olocausti ambientali e/o imploderanno in guerre civili urbane. In ogni caso il "nuovo ordine mondiale" contemporaneo offre certamente a sufficienza sinistri esempi della totale disintegrazione sociale, dalla Bosnia alla Somalia e al Rwanda, che rendono evidente le realistiche paure dell'apocalisse di una mega-citta. Se Tokyo è un'eccezione, nonostante gli inevitabili disastri naturali, lo è solo a forza di straordinari livelli di investimento pubblico, ricchezza privata e disciplina sociale (il Giappone, inoltre, è culturalmente molto più urbano che periferico-residenziale). Nel recente passato, comunque, Los Angeles ha cominciato ad assomigliare più a San Paolo e Città del Messico che alla post-moderna Tokyo-Yokohama. Potrebbe essere teoricamente possibile, naturalmente, per un'amministrazione democratica a Washington nel prossimo decennio iniziare a invertire il processo di decadenza urbana amencano con massicci interventi di lavori pubblici. Ma rimarrà, straordinariarnente difficile assicurarsi il sostegno del Congresso per i reinvestimenti nel Bos-Wash e nei centri urbani della California meridionale finché il deficit dell'era-Reagan rimarrà il tema dominante della politica interna. Al contrario il principale lascito del movimento di Perot, l'insorgenza elettorale di maggior successo degli utlimi 75 anni, potrebbe essere precisamente il nodo gordiano fiscale che è stato gestito per tenere insieme ogni risoluzione della crisi urbana.
Se certe speranze di riforma urbana, ora cautamente sollevate dalla maggioranza di Clinton, saranno un'altra volta infrante, questo accelererà solamente le tendenze distopiche descritte in questo articolo. Per quanto riguarda il caso specifico di Los Angeles, dove la recessione ha già spazzato via un quinto dei lavori manufatturieri della regione, c'è un piccolo aiuto in vista da parte del settore privato. Anche i più tradizionalmente ottimistici modelli econometrici delle business-school prevedono ora una depressione regionale di stile texano che durerà fino al 1997, mentre le previsioni delle associazioni governative della California meridionale parlano di tassi fissi di disoccupazione del 10-12% per i prossimi venti anni.
Come il sogno dorato appassisce, così potrebbe appassire la fede in una riforma sociale non-violenta. Se le rivolte del 1992 segnano un precedente, la violenza anomica di quartiere potrebbe incominciare a trasformarsi in una violenza politica più organizzata. Sia la polizia sia i membri delle gang parlano già di raggelanti dati di fatto riguardo all'inevitabilità di alcune forme di guerriglia urbana. E malgrado tutti i nuovi muri residenziali e gli scanorami, futuro occhio della polizia nel cielo, la caotica Los Angeles è una metropoli vulnerabile unicamente dal sabotaggio strategico.

Come gli esempi di Belfast, Beirut e, più recentemente, Palermo e Lima hanno dimostrato, l'auto-bomba è un'arma di terrore urbano anonimo par excellence (o, come un esperto dell'anti-sommossa una volta sentenziò, "l'aviazione dei poveri). Le auto-bomba hanno ridotto mezza Beirut in un cumulo di rovine, spazzato via un quartiere conosciuto come la "Beverly Hills di Lima" e massacrato i funzionari pubblici più sorvegliati d'Italia. Se solo la British Army è riuscita alla fine a prevenire le auto-bomba, è stato solo dopo anni di sforzi e dopo la costruzione di un'immensa gabbia di sicurezza intorno all'intero centro della città. Los Angeles uno sforzo preventivo di questo genere, che ad esempio preveda la chiusura delle autostrade e la fortificazione di tutti i servizi pubblici, di raffinerie, oleodotti e centri commerciali, non solo costerebbe decine di miliardi, ma anche dissolverebbe la città come entità funzionante.
Il sistema stradale di Los Angeles, in effetti, garantisce al futuro del terrorismo urbano ciò che la foresta tropicale delle Ande offre al guerrigliero rurale: un terreno ideale.
Se continuiamo a permettere che i centri delle nostre città degenerino in "terzi mondi" criminalizzati, tutta l'ingegnosa tecnologia di sicurezza, presente e futura, non salverà l'ansiosa borghesia. Il suono della prima autobomba sulla Rodeo Drive o di fronte alla City Hall ci risveglierà dal nostro falso brutto sogno e ci metterà a confronto con il nostro vero incubo.

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