1. OLTRE BLADE RUNNER
[Ogni città americana ha i suoi simboli
ufficiali e il suo motto: certe hanno delle mascotte, dei colori, delle canzoni,
degli uccelli, degli alberi; talvolta anche delle montagne. Ma solo Los Angeles
ha adottato un incubo come simbolo ufficiale.]
Nel 1988, dopo tre anni di dibattito, una galassia
di pezzi grossi e società commerciali sottopose al sindaco Bradley
un dettagliato piano strategico per il futuro della California del Sud. Se
bene la maggior parte di "L.A. 2000: Una città per il futuro",
questo il nome del progetto, sia dedicato a una iperbolica retorica riguardo
alla irresistibile ascesa di Los Angeles come "crocevia del mondo",
un capitolo nell'epilogo (scritto dallo storico Kevin Starr) prova a immaginare
cosa potrebbe succedere se la città fallisse nel creare un nuovo "sistema
dominante" per governare le sue straordinarie diversità etniche:
"C'è, naturalmente, lo scenario Blade Runner: la fusione di culture
individuali in un popolare poliglottismo sinistro con ostilità irrisolte".
Blade Runner: l'alter ego distopico della stessa L.A. Prendete il Grayline
tour nel 2019: la piramide neo-maya alta due chilometri della Tyrell Corporation
stilla pioggia acida sulle masse bastarde nella brulicante Giza giù
di sotto. Enormi immagini al neon fluttuano come nuvole sopra le strade fetide
e iperviolente, mentre una voce intona canzoncine pubblicitarie per cittadini
di periferia che vivono nell'"Off-World". Deckard, un Marlowe post-apocalisse,
combatte per salvare la sua coscienza e la sua donna, in un labirinto urbano
governato da società biotech malvagie...
Con il ripristino da parte della Warner Bros. dell'originale del film (molto
più dura) qualche mese dopo la rivolta di Los Angeles, la versione
del 1982 del regista Ridley Scott, ispirata al romanzo di Philip Dick, riafferma
la sua sovranità sopra i nostri sonni sempre più inquieti. Virtualmente
tutte le elucubrazioni riguardo al futuro di Los Angeles danno oggi per scontato
il cupo immaginario di Blade Runner come un possibile, se non inevitabile,
punto terminale della "sunshine land".
Tuttavia a parte il fascino di Blade Runner come estrema distopia della fantascienza,
io trovo questo film stranamente anacronistico e sorprendentemente inadeguato.
Scott, in collaborazione con il suo "futurista visuale" Syd Mead,
il designer Lawrence Paul e l'art director David Synder, ci offre un incoerente
pastiche di orizzonti immaginativi. Ma una volta rimossi i cascami del "pericolo
giallo" (Scott è notoriamente ossessionato vedi anche Black Rain
dal Giappone urbano come immagine dell'inferno) e quelli "noir"
(tutti gli interni marmorei neri stile Déco), oltre agli incombenti
stabili high-tech travolti da una radicale decadenza urbana, ciò che
rimane e la stessa riconoscibile visione di gigantismo urbano che Fritz Lang
celebrò in Metropolis (1931).
Il sinistro Everest, creato dalla mano dell'uomo, della Tyrell Corporation,
esattamente come tutte le macchine macchine-razzo-truccate che sfrecciano
nello spazio aereo, sono ovvia progenie, sebbene ora fasciata nelle tenebre,
della famosa città grattacielo della borghesia di Metropolis. Ma Lang
stesso plagiò i suoi contemporanei futuristi americani; dopotutto,
l'architetto Hugh Ferris, che insieme al designer di grattacieli Raymond Hood
e l'architetto-archeologo messicano Francisco Mujica (visionario di piramidi
urbane come la torre della Tyrrell), rese popolare la futura "Titan City"
dei grattacieli, narrati da mille racconti, con le autostrade su ponti sospesi
e aeroporti sui tetti. Ferris e compagnia, a loro volta rielaborarono fantasie
già esistenti, comuni sui giornali della domenica, già dal 1900,
su come sarebbe stata Manhattan alla fine del secolo.
Blade Runner, in altre parole, rimane un’altra edizione di questa visione
modernista del centro, alternativamente utopia o distopia, ville radieuse
o Gotham City, del futuro della metropoli come Manatthan-Mostro. E’
una fantasia che sarebbe meglio chiamare "wellsiana", giacchè
non più tardi del 1906, nel suo Il futuro in America, H.G. Wells stava
già tentando di raffigurare il tardo XX secolo con "l'estensione
del presente" (rappresentato da New York) per creare "una sorta
di gigantesca caricatura del mondo esistente, tutto sommerso da gigantesche
proporzioni ed enormità oltre misura".
La particolare "gigantesca caricatura" di Ridley Scott potrebbe
catturare le ansie etno-centriche riguardo alla corsa selvaggia del poli-glottismo,
ma fallisce quando si cimenta in maniera immaginaria con il paesaggio della
vera Los Angeles specialmente le grandi distese ininterrotte di baracche fatiscenti,
casotte e case stile ranch come si sta sviluppando socialmente e fisicamente
nel XXI secolo.
Nel mio recente libro su Los Angeles (Città di Quarzo, Manifestolibri,
1993) enumera varie tendenze verso la militarizzazione del panorama. Eventi
come la rivolta della primavera del 1992, inclusa una recessione progressiva,
la fuga di capitali, selvaggi tagli di bilancio, un tasso d'omicidi in crescita
(nonostante la tregua tra la gang nere) e il boom degli acquisti di armi nelle
periferie, confermano solamente che la polarizzazione sociale e l'apartheid
spaziale stanno accelerando. Mentre l'"estate senza fine" sta per
finire, sembra assai probabile che la Los Angeles del 2019 potrebbe comodamente
stare in relazione distopica con ogni ideale di città democratica.
Ma che tipo di scenario urbano, se non Blade Runner, potrebbe produrre questa
maligna evoluzione dell'ineguaglianza? Invece di vedere il futuro semplicemente
come una magnificazione grottesca e wellsiana della tecnologia e dell'architettura,
ho tentato di estrapolare con cura le tendenze spaziali esistenti per vederne
i loro modelli emergenti. William Gibson, in Neuromante e in altri racconti,
ha proposto esempi sbalorditivi che dimostrano come la fantascienza realista
ed "estrapolativa" possa operare una prefigurazione della teoria
sociale, come una politica di opposizione anticipatrice al cyber-fascismo
che sta in agguato dietro l'orizzonte futuro.
In ciò che segue, offro una mappa "gibsoniana", già
parzialmente elaborata, per il futuro di Los Angeles. Paradossalmente, la
mappa stessa (se ne osservi il centro), sebbene sia ispirata da una visione
del marxismo per cyberpunk, assomiglia non poco alla veneranda "combinazione
della mezza luna e del bersaglio per le frecce" che Ernest W. Burgess
dell'Università di Chicago fece diventare, molto tempo fa, "il
più famoso diagramma nella scienza sociale". In aiuto di coloro
che non hanno familiarità con il gruppo della Scuola di Sociologia
di Chicago e con i suoi studi canonici della "città nord-americana",
mi sia concesso di dire che il bersaglio per le frecce di Burgess rappresenta
le cinque zone concentriche della città nella quale la lotta per la
sopravvivenza del più forte (come immaginato dai darwinisti sociali)
si suppone generi le classi sociali urbane e il tipo di abitazioni. Esso ritrae
una "ecologia umana" organizzata da forze biologiche di invasione,
competizione, successione e simbiosi. La mia rimappatura della struttura urbana
riporta Burgess nel futuro. Conserva certe determinanti "ecologiche"
come il salario, il valore dei terreni, la classe e la razza, ma aggiunge
un nuovo decisivo fattore: la paura.
2. SCANSIONE DELLO
SPAZIO (SCANORAMA)
C'è qualche bisogno di spiegare il perché la paura si inghiotte
l'anima di Los Angeles? L'ossessione ricorrente della propria sicurezza personale
e dell'isolamento sociale è superata solo dal terrore della borghesia
di pagare sempre più tasse. Di fronte a una disoccupazione e a un problema
della casa su una scala mai eguagliata dal 1938, tutti i partiti continuano
a ripetere che il bilancio deve essere pareggiato e l'assistenza ridotta.
Con il rifiuto di fare nuovi investimenti pubblici per riequilibrare le condizioni
sociali, noi cittadini siamo obbligati a fare investimenti privati nella sicurezza
pubblica. La retorica della riforma urbana persiste, ma la sostanza è
estinta. "Ricostruire L.A." significa semplicemente rinforzare il
bunker.
Mentre la vita in città, di conseguenza, diviene sempre più
bestiale, le diverse classi sociali adottano strategie e tecnologie di sicurezza
proporzionali ai loro mezzi. Come nel bersaglio per le frecce inventato da
Burgess, il modello che ne risulta si condensa in zone concentriche. IL fuoco
è Downtown (il centro).
In un altro saggio ho raccontato nel dettaglio come un comitato d'emergenza
segreto di Downtown guidato da proprietari immobiliari consociati (il cosiddetto
Comitato dei 25) rispose alla percezione della minaccia della rivolta di Watts
del 1965. Messi in guardia dagli organismi di controllo che una "invasione"
nera del centro della città era imminente, il Comitato dei 25 abbandonò
gli sforzi di ristrutturazione e vendita dei vecchi uffici del centro. Poi
usarono il potere sulla città di un'eminente proprietà terriera
per radere al suolo dei quartieri e creare un nuovo centro finanziario a qualche
isolato di distanza da quello precedente. La commissione urbanistica, che
agisce virtualmente come il loro pianificatore privato, prese come garanzia
gli investimenti del Comitato dei 25 nel vecchio quartiere degli affari offrendo
ampi sconti, a un valore ben al di sotto del mercato, su lotti nel nuovo centro.
La chiave del successo dell'intera strategia (celebrata come la "rinascita"
del centro di L.A.) fu la segregazione fisica del nuovo centro e del suo valore
immobiliare dietro un bastione di palizzate, pilastri di cemento e muri di
autostrade. I tradizionali collegamenti per pedoni tra la Bunker Hill e il
vecchio centro furono rimossi, il traffico pedonale nel nuovo quartiere finanziario
fu alzato sopra il livello della strada su marciapiedi l'accesso ai quali
era controllato dai sistemi di sicurezza di ogni singolo grattacielo. Questa
privatizzazione radicale dello spazio pubblico del centro, con le sue acutissime
sfumature razziali, accadde senza significativi dibattiti pubblici e senza
proteste.
Le rivolte del l992, per di più, hanno solo messo in luce la previdenza
degli architetti della fortezza di Downtown. Mentre venivano infrante le vetrine
del vecchio quartiere degli affari tra la Broadway e la Spring street, la
Bunker Hill ha reso onore al proprio nome. Solo premendo qualche bottone sulle
loro tastiere, le squadre di sicurezza dei grandi stabili delle banche sono
stati in grado di chiudere gli accessi dei loro costosi beni immobili. Le
porte metalliche d'acciaio anti-proiettile si sono chiuse sopra le entrate
al livello della strada, gli ascensori si sono immediatamente bloccati e sono
stati chiusi gli accessi alle scale mobili. Ma, come il "Los Angeles
Business Journal" ha recentemente puntualizzato in un servizio speciale,
il successo delle difese delle compagnie di Downtown durante la rivolta ha
solo stimolato una domanda di un livello sicurezza fisica nuovo e più
alto.
In primo luogo, il confine tra l'architettura, l’autorità di
polizia si è ulteriormente eroso la polizia di L.A. è diventata
attore principale nella progettazione di Downtown nessun grande progetto viene
varato senza la sua partecipazione e in certi casi, come ha dimostrato il
recente dibattito sulla messa in opera di gabinetti pubblici nei parchi e
nelle stazioni della metropolitana (al quale si è opposta), la zia
può apertamente esercitare il potere di veto.
Secondariamente, il monitoraggio video delle zone ristrutturate di Downtown
si è esteso ai parcheggi, ai camminamenti privati, alle piazze e così
via. Questa sorveglianza pervasiva costituisce lo scanorama, una scansione
dello spazio virtuale, uno spazio di visibilità protettiva che definisce
ulteriormente i luoghi dove gli impiegati e i turisti borghesi si possano
sentire sicuri. Inevitabilmente la videocamera del posto di lavoro o del grande
magazzino si estenderà ai sistemi di sicurezza domestici, ai "bottoni
antipanico" personali, agli antifurto per auto, ai telefoni cellulari
e così via, in una continuità senza strappo della totale sorveglianza
sulla vita quotidiana. Così, molto presto, lo stile di vita degli yuppie
potrebbe essere stabilito sull'abilità di aggregare dei "guardian
angel" elettronici che li controllino. (Nel frattempo, questi sono anni
di boom per i produttori di tecnologia di video-sorveglianza. Il leader del
settore, una società svedese, e oggi lo sponsor ufficiale della famosa
Maratona di Londra.)
Quando tutto il resto fallisce, la "casa intelligente" diventa una
combinazione di un bunker e un deposito di armi. Recentemente un organo federale
ha preso in esame gli assetti di una società finanziaria e ha scoperto
che il presidente, tale Thoraas Spiegel, aveva convertito il suo quartier
generale a Beverly Hills in una fortezza segreta a prova di terrorista. Oltre
ad avere degli elaborati sistemi a sensori di sicurezza, un sofisticato sistema
informatizzato che memorizzava tutte le operazioni terroristiche nel mondo,
un'armeria nel parcheggio, il palazzo al 8900 di Wilshire aveva anche il più
insolita bagno di Los Angeles: "L'ufficio di Tom Speigel, oltre ai vetri
antiproiettile, è stato progettato per avere un bagno con una doccia
antiproiettile. Nel caso in cui suonasse l'allarme si aprirebbero dei pannelli
segreti nelle pareti della doccia, dietro ai quali ci sono dei fucili ad alta
potenza".
3. ZONA DI GUERRA
Oltre la scansione dello spazio del centro fortificato c'è la cintura
del barrio e i ghetti che circondano il centro di Los Angeles. Nello schema
originale di Burgess, ispirato a Chicago, questa era la "zona di transizione".
Le case a schiera e le vie operaie, mischiate con le vecchie fabbriche e le
infrastrutture dei trasporti che danno asilo ai nuovi immigranti e ai lavoratori
maschi single. L'anello interno dei quartieri latini di Los Angeles divisi
dall'autostrada ricapitola ancora queste funzioni classiche. Qui nelle Boyle
e Lincoln Heights, Central Vernon e MacArthur Park ci sono i porti d'entrata
degli immigrati delle regioni più povere, come i serbatoi di manodopera
a basso costo degli hotel di Downtown e i garzoni dei magazzini di vestiti.
Le densità di popolazione, come si vede nel diagramma di Burgess, sono
le più alte della città. (Secondo il censimento del 1990 un
isolato di MacArthur è di circa il 30% il più abitato di Midtown
Manhattan!)
Infine, proprio come a Chicago nel 1927, queste zone operaie ("dove caoticamente
un gran numero di bambini affolla un'area limitata") rimangono il terreno
di cultura delle gang giovanili di strada (circa un centinaio secondo le informazioni
del distretto scolastico). Ma mentre la "Gangland" del l920 a Chicago
era studiata essenzialmente come interstiziale per l’organizzazione
sociale della città "come i quartieri residenziali recedono davanti
all'invasione del commercio e dell'industria, le gang si sviluppano come una
manifestazione della frontiera economica, morale e culturale che delimita
l'interstizio" una mappa delle gang oggi a Los Angeles e coestensiva
alla geografia delle classi sociali. La violenza giovanile tribalizzata oggi
sprizza fuori dall'anello interno dentro le vecchie zone periferiche...
A causa di tutto ciò, comunque, l'anello interno rimane il settore
più pericoloso della città. La "divisione difesa"
della polizia, che pattuglia proprio la zona ovest di Downtown, investiga
regolarmente su più omicidi di qualsiasi altro commissariato della
nazione. I dintorni di MacArthur Park, una volta il fiore all'occhiello del
sistema dei parchi di L.A., sono ora una zona di guerra dove gli spacciatori
di crack e le gang compiono le loro scorrerie armati di mitragliatori e Uzi.
Nel l990 vi sono state uccise 30 persone.
Per loro stessa ammissione, i sovraccaricati distaccamenti della polizia nell'anello
interno, non sono in grado di tenere il conto di tutti i corpi sulle strade
e si occupano molto meno di rapine comuni, furti d'auto o dell'estorsione
organizzata. Mancando le risorse o uno scudo politico dei quartieri più
ricchi, la disperata popolazione dell'anello interno viene lasciata al suo
destino. Come ultima risorsa si sono rivolti al signor Smith & Wesson,
il cui nome segue un "protetto da..." scritto sulle porte di molte
case. Nel frattempo i proprietari degli slum si stanno costruendo un proprio
regno privato del terrore contro gli spacciatori e la piccola criminalità.
Di fronte a una nuova legge che autorizza il sequestro delle proprietà
invase dalla droga, stanno assoldando strampalati squadroni di mercenari armati
per "sterminare" il crimine nei loro quartieri. Il "Los Angeles
Times" ha recentemente descritto le spavalde avventure di uno di questi
gruppi nella Pico-Union, a Venice e a Panorama City (San Fernando Valley).
Guidata da un "soldato di ventura", due metri per l20 kg, di nome
David Royball, questa squadra di sicurezza è ben conosciuta tra i padroni
degli immobili per la sua efficiente brutalità. Sospetti spacciatori
e i loro clienti, ma anche semplici balordi e altra gente che non piace ai
proprietari, sono fisicamente buttati fuori dalle case con una pistola alla
tempia. Coloro che resistono o protestano sono picchiati senza pietà.
In un raid a Panorama City qualche anno fa, annota il "Times", Royball
e il suo gruppo rastrellarono così tanti residenti e occupanti a causa
della droga da trasformare una stanza per ricreazione in una cella di sicurezza
e ammanettarono i cosiddetti arrestati a un muro chiazzato di sangue".
La polizia era a conoscenza di questa galera privata, ma respinse le lamentele
dei residenti "perché serviva a nobili scopi". Royball e
la sua gang ricordano da vicino i cosiddetti matador, o squadre armate in
affitto, che pattugliano i quartieri urbani brasiliani e frequentemente, mentre
la polizia deliberatamente volta le spalle, giustiziano criminali abituali,
ma anche qualche ragazzo di strada. Il loro motto è che "si occupano
di un lavoro quando tutti gli altri hanno fallito". Come spiega uno dei
più aggressivi concorrenti di Royball: "Qualcuno deve comandare,
e quando siamo la, noi lo facciamo. Quando qualcuno fa lo spiritoso, lo buttiamo
a terra davanti a tutti i suoi amici. Lo ammanettiamo e lo prendiamo a calci
e quando arriva l'ambulanza ed è sulla barella gli diciamo: "Hey
denunciami!"
A parte la pratica di "affittare un killer", la città interna
produce anche un alto fatturato per le ditte produttrici di sbarre e gabbie
per lo protezione domestica. La maggior parte delle baracche qui sembrano
più gabbie di uno zoo che case. Come in un film di George Romero, le
famiglie operaie si devono chiudere ogni notte bene al riparo dalla città
esterna zombificata. Una conseguenza inaspettata è la terribile frequenza
con cui intere famiglie, intrappolate dalle sbarre delle loro case, vengono
uccise dalle fiamme degli incendi.
Le case-prigione hanno una forte risonanza nel panorama della città
interna. Prima dell'esplosione della primavera del '92, molti negozi di liquori,
sul modello dei banchi di pegno, hanno completamente ingabbiato la zona vicina
alla cassa, nascondendo discretamente in posizioni strategiche anche armi
da fuoco. Ogni untuoso spaccio d'alimentari ha cominciato a far passare hamburger
e soldi attraverso vetrate antiproiettile acriliche. Palazzi di cemento senza
finestre, con facciate impossibili da graffitare, si sono diffuse nell'ultimo
decennio nel panorama urbano come acne giovanile. Oggi le compagine d'assicurazione
hanno reso questi "bunker a prova di rivolta" virtualmente obbligatori
per la ricostruzione di molte zone.
Le scuole medie inferiori e superiori, nel frattempo, sono diventate sempre
più indistinguibili dalle galere. Mentre la spesa procapite per l'istruzione
a Los Angeles è precipitata, le scarse risorse sono state assorbite
nel fortificare le scuole e nel pagare la polizia privata. Gli studenti si
lamentano amaramente delle classi sovraffollate e dei docenti demoralizzati
per dei campus che sono diventati poco più che riformatori per una
generazione abbandonata. I cortili delle scuole sono diventati terreno di
battaglia. Come i loro genitori che una volta avevano imparato a stendersi
sotto il banco in caso di attacco atomico, agli studenti oggi "viene
insegnato a buttarsi a terra al segnale del docente in caso di... sparatoria,
e a starsene li finché non abbiano ricevuto un altro segnale altrettanto
chiaro".
I sovvenzionamenti federali e i progetti di edilizia popolare, dal canto loro,
cominciano a ricordare gli infami "villaggi strategici" che erano
usati per incarcerare la popolazione rurale del Vietnam. Sebbene nessun progetto
edilizio sia così sofisticato come il Cabrini-Green di Chicago, dove
la scansione della retina (come la sequenza d'apertura di Blade Runner) è
usata per controllare l'identità, la polizia esercita un controllo
crescente sulla libertà di movimento. Come abitanti di una nazione
nemica, i residenti delle case popolari di ogni età sono fermati e
controllati a completa discrezione della polizia e le loro case sono perquisite
senza mandato. In un episodio particolarmente grave, solo un paio di settimane
prima della rivolta del l992, la polizia di L.A. ha arrestato più di
cinquanta persone nel corso di un raid a sorpresa contro le case popolari
del progetto Watts Imperial Courts.
Nella città con i peggiori tagli all'edilizia pubblica, gli abitanti
delle case popolari, terrorizzati dalla minaccia degli sfratti, sono sempre
più riluttanti a reclamare i propri diritti costituzionali contro le
perquisizioni illegali. Contemporaneamente sono state approvate delle linee-guida
nazionali (che saranno di certo riprese da Clinton) che permettono alle autorità
preposte all'edilizia di sfrattare le famiglie degli spacciatori e dei loro
complici. Questo apre la porta a una politica di punizione collettiva come
quella praticata, per esempio, dagli israeliani contro le comunità
palestinesi nella West Bank.
4. LE MEZZE LUNE
DELLA REPRESSIONE
Nel diagramma originale di Burgess, le "mezze lune" delle comunità
etniche ("Germania", "Little Sicily", "Black Belt"
ecc.) e le ecologie architettoniche specializzate ("hotel residenziali",
"le aree a due piani" ecc.) tagliano il "bersaglio per le frecce"
dello modello socio-economico fondamentale della città. Nella Los Angeles
metropolitana contemporanea sta emergendo una nuova specie di comunità
speciale in sincronia simpatetica con la militarizzazione del territorio.
Per comodità potremmo chiamarle "quartieri del controllo sociale"
(d'ora in poi QCS). Essi fondono le sanzioni, del codice penale e civile con
la pianificazione del territorio per creare ciò che Michel Foucault
avrebbe senza dubbio riconosciuto come ulteriore istanza, dell'evoluzione
dell'"ordine disciplinare" della città del XX secolo.
Ecco come Christian Boyer parafrasa Foucault: "Il controllo disciplinare
si estende distribuendo i corpi nello spazio, collocando ogni individuo in
una partizione cellulare, creando uno spazio funzionale a partire da questa
collocazione spaziale analitica. Alla fine questa matrice spaziale diventa
sia reale sia ideale: una organizzazione gerarchica di spazio cellulare e
ordine puramente ideale che era imposta sopra le sue forme."
I QCS esistenti (simultaneamente "reali e ideali") possono essere
distinti a seconda della loro modalità giuridica di "disciplina"
spaziale. I quartieri di diminuzione, oggi rafforzati contro i graffiti e
la prostituzione nelle zone propriamente di Los Angeles e West Hollywood,
hanno esteso i tradizionali poteri di polizia sulle infrazioni (la fonte legale
del finanziamento di tutto il piano regolatore) dalla fabbrica nociva ai comportamenti
nocivi.
Poiché sono auto-finanziati dalle multe o dalle imposte aggiunte (sulle
vernici spray, ad esempio) i quartieri di diminuzione permettono ai proprietari
di case o ai gruppi di commercianti di definire un intervento intensificato
della polizia contro gli specifici problemi sociali.
I quartieri di espansione, rappresentati lungo tutta la California del Sud
dalle zone "senza droga" che circondano le scuole pubbliche, aggiungono
pene extra federali/statali o "aumenti" ai crimini commessi entro
un raggio specifico di istituzioni pubbliche. I quartieri di contenimento
sono progettati per mettere in quarantena potenziali problemi sociali epidemici,
che vanno dall'insetto illegale immigrato, la mosca della frutta mediterranea,
fino alle sempre più numerose masse di senza casa angeleni. Sebbene
la "zona di contenimento dei senza casa" del centro di Los Angeles
non rispetti il preciso, anche se surreale, cartello del Dipartimento statale
dell'agricoltura che dice "Zone di quarantena della mosca mediterranea",
questa è purtuttavia uno dei più drammatici esempi di QCS. Per
regolamento, il traboccare di insediamenti di senza-casa nei distretti limitrofi,
o dentro i recinti più "in" della zona scanoramica di Downtown,
è controllato dal loro "contenimento" (termine ufficiale)
all'interno di quelle zone sovrappopolate e totalmente, degradate come Central
City East (o "Nickle" per i suoi abitanti, come dire "100 lire").
Sebbene l'esplosione della popolazione degli homeless, dovuta alla recessione,
ha inesorabilmente fatto penetrare la gente di strada, anche sui viali e i
lotti vuoti dei quartieri vicini, all'anello centrale, la polizia di L.A.
mantiene la sua politica impietosa di riportarli nello squallore del "Nickle".
La strategia contraria è naturalmente, la formale esclusione dei senza-casa
e degli altri gruppi di paria dagli spazi pubblici. Una marea di città
della zona Sud, da Orange County a Santa Barbara, inclusa anche la "Repubblica
Popolare di Santa Monica", hanno recentemente approvato l'ordinanza "anticampeggio"
per levare gli homeless dalla loro vista. Mentre Los Angeles e Pomona stanno
emulando la cittadina di San Fernando (città natale di Richie Valens,
cantante rock'n'roll-mex, il soggetto del film La Bamba) nell'espellere i
membri delle gang dai parchi. Questi "parchi senza gang" rinforzano
le sanzioni non spazializzate contro i membri delle gang (specialmente il
recente STEP, cioè un atto legislativo che stabilisce misure di antiterrorismo
e prevenzione) come esempi di "criminalizzazione sulla base dello status"
dove l'appartenenza al gruppo, anche in assenza di uno specifico atto criminale,
porta all’incriminazione.
La condizione criminale, per sua stessa natura, mette in gioco le proiezioni
delle classi medie e le fantasie conservatrici sulla natura delle "classi
pericolose". Così nel XIX secolo, la borghesia intraprese una
crociata contro una ampiamente fantasmagorica "minaccia dei barboni"
e, nel XX secolo, contro una allucinatoria e domestica "minaccia rossa".
A metà degli anni Ottanta, tuttavia, il fantasma di Cotton Mather riapparve
improvvisamente nella California meridionale. Le affermazioni che i locali
asili nido fossero congreghe di streghe dalle perversioni sataniche ci ributta
indietro nel XVII secolo al tempo del processo contro le streghe di Salem.
Nel corso del processo per le molestie all'asilo McMartin, senza dubbio la
controversia più lunga e costosa dell'intera storia americana, i bambini
furono interrogati riguardo alle maestre-molestatrici che gli volavano intorno
sedute sulle scope e riguardo ad altre manifestazioni del "maligno".
Uno strascico che ha accompagnato l'isteria collettiva, che ha indubitabilmente
minato l'immensa miniera del senso di colpa paterno, è stata la creazione
nella cittadina di San Dimas della prima "zona di esclusione delle molestie
ai bambini". Questo sobborgo, stile Twin Peaks, nella San Gabriel Valley
orientale, fu riempito di avvisi quali: "Giù le mani! I nostri
bambini sono stati fotografati e gli sono state prese le impronte digitali,
per la loro protezione". Non so se le armate di bavosi pedofili sulle
montagne sopra San Dimas fossero veramente spaventate da questi avvertimenti,
ma ogni mappatura di spazio contemporaneo deve far prendere coscienza dell'esistenza
di tali zone oscure, "lynchiane", dove l’immaginario sociale"
scarica le sue fantasie.
Al contempo la California meridionale del dopo-rivolta sembra sul punto di
creare ancora più QCS. Da una parte, l'introduzione del programma federale
"Strappa le erbacce e semina", che mette in collegamento i fondi
di sviluppo comunitari con la repressione anti-gang, mette a disposizione
una nuova serie di incentivi per gli abitanti per adottare l'esclusione e/o
le strategie di espansione. Come molti attivisti hanno avvertito, lo "Strappa
le erbacce e semina" e simile a una caricatura di stato di polizia della
"Guerra ai Poveri" del 1960, con il Dipartimento della Giustizia
trasformato in un manager del piano urbanistico. Il povero sarà forzato
a cooperare alla sua stessa criminalizzazione, come condizione del piano d'intervento
urbano.
Dall'altra parte, le tecnologie emergenti possono dare ai conservatori, e
probabilmente anche ai neo-liberali, una vera opportunità per sperimentare
proposte economiche per l'imprigionamento comunitario come un'alternativa
a dispendiosi programmi per la costruzione di prigioni. Guidato dall'ideologo
dell'Heritage Institute, Charles Murray, la cui polemica contro il programma
di spesa sociale del 1984 a favore dei poveri, chiamato Perdendo terreno,
e il più potente manifesto dell'era reganiana, i teorici conservatori
stanno esplorando le implicazioni pratiche della città carceraria descritta
in opere fantascientifiche come 1997 Fuga da New York.
L'idea di Murray, proposta per la prima volta nel 1990 in New Republic, e
che "le zone libere dalla droga a uso della maggioranza" implicano
mucchi di rifiuti sociali per la minoranza criminalizzata: "Se il risultato
dell'implementazione di queste politiche (diritto illimitato di padroni e
impiegati di discriminare nella scelta di lavoratori e assistenti) e di concentrare
le mele marce in pochi quartieri iper-violenti e anti-sociali, così
sia. Ma come confinare veramente la sottoclasse nel suo "iper-violento"
super QCS e tenerla fuori dalle zone libere dalla droga delle classi superiori?
Una possibilità è la sistematica installazione di discreti cancelli
di sicurezza che useranno dei criteri biometrici, universalmente registrati,
per controllare le folle e i passanti. La "soluzione più elegante",
secondo un recente articolo dell'"Economist", "è un
apparecchio biometrico che agisce senza che il soggetto debba assolutamente
partecipare". Ad esempio la trama della retina, diversa in ogni uomo,
può essere scansionata da telecamere nascoste "senza che il soggetto
se ne accorga." "Questo potrebbe essere utile negli aeroporti, per
controllare gli occhi di una tigre Tamil, o di qualsiasi altro che passi inosservato
alle guardie di sicurezza." Un'altra tecnologia emergente e l'utilizzo
della polizia dei satelliti "LandSat" collegati con il Servizio
Informazione Geografica (SIG). Quasi certamente entro la fine del decennio
nelle più grandi aree metropolitane americane, inclusa Los Angeles,
saranno usati sistemi geosincroni LandSat-SIG per governare gli ingorghi del
traffico e supervisionare la pianificaztone urbana le stesse prerogative del
LandSat-SIG potrebbero essere ottimizzate economicamente e sincronizzate con
le stazioni di polizia per sorvegliare i movimenti di decine di migliaia di
individui marchiati elettronicamente e delle loro automobili.
Sebbene questo monitoraggio, nell’immediato serva a salvaguardare le
costose macchine sportive e altri giocattoli dei ricchi, sarà veramente
possibile usare la stessa tecnologia per mettere l'equivalente elettronico
di un paio di manette sulle attività di interi strati sociali. Tossicodipendenti
e membri di gang possono essere "codificati a barre" e liberati
sotto la tutela dello sguardo onnisciente di un satellite che traccerà
i loro itinerari 24 ore su 24 e suonerà automaticamente se varcano
i confini dei loro quartieri di sorveglianza. Con queste tecnologie di controllo
di stampo orwelliano, il confino delle comunità e le comunità
al confino significheranno in definitiva la stessa cosa.
5. IL VICINATO TI
STA GUARDANDO
Un'ansiosa delegazione di funzionari di polizia dall'ex Germania Est ha recentemente
contattato il dipartimento di polizia di Los Angeles: davanti a un massiccio
risorgere del crimine e della violenza etnica in seguito alla "occidentalizzazione",
volevano disperatamente saperne di più sulle personalità poliziesche
più celebrate di Los Angeles. Ma non fecero domande sul commissario
Willie Williams o sul suo predecessore Daryl Gates. Piuttosto volevano informarsi
su "Bruno il Ladro", il crudele cartone animato con la maschera
che appare in innumerevoli segnali che delimitano i confini dell’area
dell’"Osservatorio di vicinato".
Il programma dell'"Osservatorio di vicinato", che comprende più
di 5.500 associazioni di vicinato di controllo del crimine da San Pedro a
Sylmar, è la più importante innovazione della polizia di L.A.
nel campo della polizia urbana. Attraverso ciò che Burgess chiamò
"La zona delle case operaie", che a Los Angeles comprende i quartieri
di proprietà degli inquilini nel centro della città e anche
i sobborghi operai della San Fernando e San Gabriel Valley, un'amplissima
rete di abitantiguardoni mette a disposizione un sistema di sicurezza che
è una via di mezzo tra l'anomia assediata e armata dell'anello interno
e le forze private di polizia dei più ricchi quartieri recintati.
L'"Osservatorio di vicinato" ora emulato da centinaia di città
nordamericane ed europee, da Rosemead a Londra, è una brillante idea
dell'ex capo della polizia Ed Davis. del 1965-71 ciclo di sommose in Southcentral
e Est L.A., Davis considerò il programma come il punto fermo di una
più ampia stategia di "auto di base" disegnata per ricostruire
il sostegno alla polizia di L.A. e per stabilire una identità territoriale
tra unità di pattuglia e abitanti. Sebbene Daryl Gates preferisse gli
SWAT team di sua invenzione alle "auto di base", il programma "Osservatorio
di vicinato" continuò a svilupparsi attraverso tutti gli anni
Ottanta.
Secondo il portavoce della polizia il sergente Chistopher West: "le associazioni
di quartiere dell’"Osservatorio di vicinato" servono ad accrescere
la solidarietà locale e la fiducia in se stessi di fronte al crimine.
Abbandonati dai loro responsabili di vicinato, gli abitanti diventano u vigili
nella protezione della proprietà e dei beni reciproci. Il comportamento
sospetto viene immediatamente riferito e gli inquilini si incontrano regolarmente
con gli agenti delle pattuglie per pianificare delle tattiche di prevenzione".
Un agente fuori-servizio in un negozio fu più pittoresco: "L’Osservatorio
di vicinato" può essere considerato come una carovana di carri
dei film dei cow-boy. I cittadini sono i pionieri e lo scopo è di fargli
mettere i carri in cerchio e combattere gli indiani finché la cavalleria,
cioè la polizia, non possa arrivare a cavallo in loro aiuto".
Non c'è bisogno di dire che questa analogia con il West ha i suo lato
oscuro. Chi, per esempio, si incaricherà di decidere quale comportamento
è "sospetto" e chi assomiglia a un "indiano"? Il
pericolo, ovvio in ogni programma che arruoli migliaia di cittadini come informatori
della polizia sotto lo slogan ufficiale "Occhio agli estranei!"
è che inevitabilmente vengono colpiti anche gruppi o individui che
non hanno commesso reati. I ragazzi del cerchio interno sono in particolar
modo vulnerabili a questo modo chiarissimo di etichettare e infastidire. Tanto
per capirci, fatemi raccontare cosa è successo a una recente assemblea
dell'"Osservatorio di vicinato" del mio quartiere (nella zona di
Echo Park vicino a Downtown). Una donna bianca anziana chiese a un giovane
poliziotto come identificare i giovani delle gang dure. La sua risposta fu
sorprendentemente succinta: "I gangster hanno delle scarpe da ginnastica
costose e pulite e magliette ben stirate." La vecchia annui con approvazione
per questo consiglio da "esperto", mentre gli altri tra il pubblico
si contorcevano sulle sedie al pensiero di quei giovani alla moda che sarebbero
stati fermati e interrogati per via di questo stereotipo idiota.
I critici si lamentano inoltre del fatto che l'"Osservatorio di vicinato"
è lo strumento per manovre politiche di parte. Anche il sergente West
se ne è reso conto: "i responsabili degli isolati ricevono l'incarico
dagli agenti delle pattuglie e il programma tende certamente ad attrarre gli
elementi dell'intera popolazione più vicini alla polizia". Questi
attivisti pro-polizia, inoltre, tendono a essere socialmente non rappresentativi
dei loro vicini di casa. Nelle zone a componente messicana, povere e giovani,
i capi del "vicinato" sono frequentemente scelti tra i più
anziani e tra i pochi di origine bianca. Nelle aree dove c'è una maggioranza
di persone che vivono in case in affitto, gli attivisti pro-polizia sono tipicamente
proprietari di casa o piccoli padroni. Sebbene i regolamenti ufficiali affermano
che l'"Osservatorio di vicinato" è tendenzialmente apolitico,
i suoi responsabili sono de facto generalmente considerati i secondini del
Parker Center. Nel 1986, ad esempio, il sindacato di polizia ha svolto senza
problemi una campagna d'opinione nei comitati di vicinato per la revoca della
maggioranza "liberal" alla corte suprema.
Le nuove "community policing advisory board" (una sorta di "consulte
di comunità") nate al seguito del pestaaggio i Rodney King non
sono molto più indipendenti. Sebbene la commissione per le riforme
guidata da Warren Christopher abbia criticato il fallimento della polizia
di L.A. nel rispondere ai reclami dei cittadini, non si è però
occupato delle questioni delle consulte. Proprio come per l'"Osservatorio
di quartiere", i membri delle consulte agiscono a discrezione dei comandanti
di polizia. Quando la consulta di Venice, ad esempio, osò sottoscrivere
una proposta di ballottaggio per la primavera del 1992 (la "Proposition
F") sostenuta dall'ispettorato di polizia, ma invisa al sindacato della
polizia, essi furono immediatamente esautorati dal capitano del reparto di
polizia della zona. I timorosi ispettori rifiutarono successivamente di intervenire
a sostegno dei loro stessi sostenitori. Sebbene la retorica risuoni con tonalità
da pionieri usciti da un film western di John Ford, le pratiche reali dell'"Osservatorio"
e delle consulte evocano più spesso i modelli dell'ex Germania Est
o della Corea del Sud, dove gli informatori della polizia in ogni isolato
controllano i loro vicini di casa e fanno la guardia sugli estranei sospetti.
6. MINI CITTADINE E GERONTOCRATI
Quando ho iniziato a studiare le "comunità imprigionate"
della California del Sud nella metà del 1980, questa era una tendenza
che riguardava solo i quartieri veramente ricchi o i nuovi insediamenti sulla
lontana frontiera metropolitana (ad esempio le aree che Burgess descrisse
come i "quartieri strettamente residenziali" o le "zone degli
abbonati ferroviari"). Dalla ribellione della primavera del l992, comunque,
decine di normali quartieri residenziali di Los Angeles hanno rivendicato
il diritto di auto-segregarsi dal resto della città. Ecco come questo
fenomeno viene descritto da un giornale: "Dopo il 1980 c'è stato
il boom dei mini-market; dopo il 1990 ci sarà il boom delle mini-città."
Sebbene la criminalità e la sicurezza siano le motivazioni addotte
in pubblico, il valore immobiliare potrebbe essere la ragione più profonda
di tali ristrutturazioni. Alcuni agenti immobiliari hanno stimato che la "carcerizzazione"
può far lievitare il valore delle case di almeno il 40% in dieci anni.
Mentre le comunità incluse zone di media borghesia nera come Windsor
Village e Baldwin Hills fanno a gara per raccoglierne i frutti, la "zona
residenziale IV" comincia ad assomigliare a un alveare fortificato, con
ogni isolato residenziale ora incasellato nella sua singola cella. In molti
casi, le associazioni dei proprietari della zona mettono a contratto la loro
"risposta armata" con una delle numerose multinazionali specializzate
nella sicurezza residenziale. Ovviamente questo fatto non fa che aumentare
il "differenziale di sicurezza" tra la città interna e le
periferie. Le famiglie i cui figli sono già andati ad abitare altrove
sono particolarmente appassionate nel difendere quartieri ad accesso limitato.
Ciò introduce un nuovo importante elemento: Los Angeles non è
semplicemente polarizzata tra ricchi e poveri, bensì tra giovani poveri
e vecchi ricchi.
Per di più, il censimento del 1990 ha mostrato che nella zona metropolitana
di Los Angeles il rapporto tra lo spazio-famiglia e lo spazio-uomo è
il meno equilibrato del Paese. Sulle Westside e Hollywood Hills, dove la "villificazione"
era di moda, le più vecchie e piccole dimore dei bianchi occupano spazi
sempre più grandi, mentre nel resto della città le numerose
famiglie latine sono compresse in appartamenti sempre più ridotti.
La California nel suo complesso è una gerontocrazia incipiente e ogni
distopia post-Blade Runner deve tener conto dell'esplosiva fusione delle contraddizioni
classiste, etniche e generazionali. Tre dei maggiori istituti demografici
statali ci hanno recentemente dato una previsione di ciò che i il prossimo
futuro ci potrà riservare. Secondo loro, nel "peggiore dei casi",
la guerra civile scoppierà nel 2030, dopo che la classe dominante di
anziani bianchi figli del baby-boom, che vivono nei quartieri "controllati
dalla squadre di sicurezza" e che hanno confiscato la maggior parte degli
introiti fiscali per sostenere i loro servizi geriatrici, avrà oppresso
duramente un'enorme sottoclasse di giovani latini che vivono in "barrios
senza illuminazione e non asfaltati": "Nelle assemblee verranno
pianificate rivolte, i muri di sicurezza verrano dati alle fiamme e crolleranno,
la vendita di armi, e i loro prezzi, andranno alle stelle nelle aree più
vecchie. I giovani latini dipingeranno i più vecchi come parassiti
che hanno goduto di tutti i benefici della società quando questi erano
gratuiti e ora continuano gaiamente a tassare i lavoratori per mantenere il
loro tenore di vita. I più vecchi dipingeranno i più giovani
latini come estranei che hanno goduto di benefici che sarebbero dovuti andare
agli anziani, e li dipingeranno come "non americani" che minacciano
la purezza della cultura americana, come criminali contagiosi e senza leggi.
Ogni parte sarà preparata all'ultimo assalto.
Alla fine dell'estate del 1992 l'apparato legislativo della California ha
fatto passi da gigante nella realizzazione di questo scenario quando ha tagliato
selvaggiamente il budget per le scuole e i servizi sociali. I Democratici
sconfitti dall'attacco intransigente del governatore Pete Wilson, che ha enfaticamente
ripetuto che la questione di fondo "non è la recessione attuale,
è quella demografica". Wilson, naturalmente, stava calcolando
che i votanti bianchi di mezza età (ancora una maggioranza elettorale)
non volevano più sostenere i tradizionali standard di alta qualità
dell'educazione pubblica californiana, ora che le scuole sono piene di bambini
latini e asiatici. Il voto sul budget ha così effettivamente ratificato
due ordini ineguali di cittadinanza e di diritto.
7. UNIVERSI PARALLELI
Burgess e i suoi studenti, che presero la Chicago degli anni Venti come un
vasto laboratorio di ricerca, non ebbero mai dubbi sulla "cruda realtà"
dei fenomeni che stavano sistematicamente studiando. Un metodo empirico combaciava
con una realtà empirica. L'immagine o la mitografia della città
non si frappone, anche se le spetterebbe di diritto, come sottofondo significativo.
Né la scuola di Chicago prestò attenzione al ruolo critico della
"Columbian Exposition" come un ideal-tipo dello lo sviluppo programmato
per la città. Sebbene le esposizioni universali Chicago del 1892 e
del 1933 fossero parchi a tema ante litteram, la sociologia urbana non poteva
ancora creare uno spazio per la città come simulazione.
Oggi il problema non può essere deluso. La città contemporanea
simula o si allucina almeno in due sensi decisivi. Primo: nell'era della cultura
elettronica e dell'economia, la città si riduplica attraverso il complesso
dell'architettura della sua informazione e delle reti dei media. Forse, come
suggerisce William Gibson, le interfacce tridimensionali dei computer permetteranno
presto ai flaneurs post-moderni (o "cowboy della consolle") di vagabondare
attraverso la luminosa geometria di questa città mnemonica dove i data-base
sono diventati "piramidi blu" e "fredde armi a spirale".
In questo modo, il cyberspazio urbano, come la simulazione dell'ordine dell'informazione
cittadina, sarà vissuto come sempre più segregato e privo di
un vero spazio pubblico a differenza della costruzione della città
tradizionale. Soprattutto Southcentral e un buco nero di dati e media, senza
una programmazione TV locale via cavo o collegamenti con i maggiori network
di dati. Proprio come si trasformò in un ghetto abitativo/lavorativo
all'inizio del XX secolo nella città industriale, si sta ora evolvendo
in un ghetto elettronico all'interno dell'emergente città dell'informazione.
Secondo: l'immaginario sociale si sta sempre più incorporando in panorami
simulacrali, come parchi a tema, quartieri storici e iper-mercati, che sono
tagliati fuori dal resto della città. Tutti i "mostri sacri"
della filosofia post-moderna (Baudrillard, Eco ecc.), naturalmente, sono d'accordo
nel definire Los Angeles capitale mondiale dell'"iper-realtà".
Tradizionalmente i suoi più grandi parchi a tema sono stati fondamentalmente
simulazioni architettoniche dei film o della televisione. Al vecchio Selig
Zoo, ad esempio, Si può entrare dentro al set della giungla di Tarzan,
mentre alla Knotts Berry Farm o alla città fantasma di Calico si può
partecipare a un classico western. Disneyland, naturalmente, apre i cancelli
al "magico mondo" dei cartoni animati e delle caricature di personaggi
storici.
Oggi, comunque, la città stessa, o piuttosto la sua idealizzazione,
è diventata il soggetto della simulazione. Con il recente declino dell'industria
aeromilitare spaziale nella California meridionale, il settore turistico/alberghiero/ricreativo
è diventato la maggiore fonte d'impiego a livello regionale. Ma i turisti
sono diventati sempre più riluttanti ad avventurarsi negli evidenti
pericoli della "giungla urbana" di Los Angeles. Recentemente così
si è espresso un funzionario dell'MCA: "C'è qualcuno su
ogni angolo di strada con un cartello 'lavoro in cambio di cibo' e la città
non è più così divertente".
La MCA e la Disney ritengono che la soluzione sia di ricreare i bit vitali
della città all'interno dei sicuri confini degli hotel-fortezza e dei
parchi a tema cinti da mura. Come risultato, la Los Angeles artificiale sta
gradualmente venendo alla luce. In assenza, e un arcipelago di sportelli bancari
ben sorvegliati dove i ricchi turisti possono rilassarsi, spendere un sacco
di soldi e "divertirsi" ancora. Un invisibile esercito di lavoratori
poco pagati, che vivono essi stessi in quei bantustan come il barrio Santa
Ana (a Disneyland) o i barrios del Lennox (LAX), fa funzionare armoniosamente
la macchina della simulazione. Poiché questi scenari simulati competono
l'uno con l'altro sull'"autenticità", ne derivano delle strane
relazioni dialettiche. Le simulazioni tendono a copiare non il loro "originale"
dove questo esista), ma le altre simulazioni. Considerate, ad esempio, le
multiple o esponenziali iper-realtà coinvolte nelle battaglie industriali
per monopolizzare "Hollywood".
I POTERI Dl SIMULAZIONE: (DI) HOLLYWOOD
Lungo gli ultimi 25 anni c'è stato un non facile accoppiamento fra
il fascino made in HOLLYWOOD e i degradati quartieri di Hollywood. Le star
del cinema, naturalmente, non hanno mai vissuto nei quartieri popolari e la
maggior parte dei grandi studios ha traslocato già da tempo verso la
periferia. La vera Hollywood degli anni Trenta e stata descritta perfettamente
da Nathanal West come la casa dei "miserabili": comparse, facchini
e star decadute.
La Hollywood nell'immaginazione del pubblico mondiale del cinema, di conseguenza,
è stata tenuta sottilmente ancorata all'omonima collocazione attraverso
rituali a scadenze regolari (le anteprime, gli Academy Award ecc.) e la magica
investitura di una dozzina di posti o giù di li (il Bowl, Graumann
ecc.,) a reliquie turistiche. Ma dopo l'ultima generazione mentre la vera
Hollywood e diventata uno slum iperviolento, i rituali sono finiti e la magia
e svanita. Mentre le relazioni tra il significante storico e il suo significato
sono decadute, è nata un'opportunità di risuscitare Hollywood
in un quartiere più sicuro. Così, a Orlando, Disney ha creato
uno stupefacente miraggio art Déco dell'era MGM, mentre l'arcicompetitiva
MCA vi si è contrapposta con le sue versioni idealizzate di Hollywood
Boulevard e Rodeo Drive agli studi Universal in Florida.
Al contempo, la fuga di Disney e la Hollywood in Florida deprimono ulteriormente
la situazione immobiliare nella Hollywood reale. Dopo battaglie assai aspre
con i piccoli proprietari locali, i maggiori proprietari terrieri sono riusciti
a ottenere l'autorizzazione della città per una operazione estetica
da un miliardo di dollari sull'Hollywood Boulevard. Nel loro schema il Boulevard
sarebbe stato trasformato in un parco a tema lineare, recintato, collegato
da megacomplessi commerciali a ogni capo. Ma mentre i ristrutturatori stavano
ancora trattando con i potenziali investitori, l'MCA ha rotto le uova nel
paniere annunciando che la sua enclave quasi esentasse, Universal City, avrebbe
costruito una realtà urbana parallela chiamata CityWalk. Col design
del maestro illusionista Jon Jerde, CityWalk è una "realtà
idealizzata", le migliori attrazioni di Olvera Street, Hollywood e il
West Side sintetizzate in "emozioni tranquille" per il consumo da
parte di turisti e residenti che "non hanno bisogno dell'eccitante attivita
di scansare pallottole... in quella città del Terzo mondo" che
è diventata Los Angeles. CityWalk incorpora esempi di "Mission
revival" e di "L.A. Vernacular" (il Brown Derby), come i cartelloni
pubblicitari 3-D, "un enorme King-Kong blu appeso a un totem al neon
alto 200 metri", e una sottostazione dello sceriffo per la sicurezza.
Per alleviare il senso di artificialità in questo melange, sono state
aggiunte una "patina d'antichità" e una "manciata di
ghiaia".
"Usando un gioco di prestigio decorativo, i designer progettano di camuffare
le strade nuove con un mantello di storia istantanea, il giorno di inaugurazione
alcuni edifici saranno dipinti in modo tale da dare l'impressione di essere
già stati occupati prima. Carte di caramella saranno fissate al pavimento
del terrazzo come se fossero state scartate da precedenti visitatori".
I ristrutturatori di Hollywood hanno immediatamente risposto alla costruzione
di CityWalk con un piano di abbellimento del costo di 4,3 milioni di dollari
che include la pavimentazione di Hollywood Boulevard con del "glitz",
materiale derivato da vetro riciclato. Benché splendido e luccicante
non c'è possibilità che il vecchio Boulevard riesca a competere
con l'iper-reale perfezione della collina della Universal. Come i proprietari
della MCA si sono preso la briga di sottolineare, il CityWalk non è
un "iper-mercato" bensì una "rivoluzione" nel design
urbano... un nuovo tipo di quartiere". Un simulatore urbano. In realtà
alcuni critici si domandano se non sia l'equivalente morale di una bomba al
neutrone: la città svuotata di tutte le esperienze di vita umana. Con
tutte le sue false carte di caramella fossili e altre truffe, CityWalk ci
prende in giro mentre cancella ogni traccia della nostra vera gioia, del dolore
o della fatica.
IL CONFINE TOSSICO
Dove finisce l'incubo? Burgess non era molto interessato ai confini della
città. Il suo "bersaglio per le frecce" di Chicago svanisce
semplicemente nella "zona dei pendolari" e, più in la, nella
"Corn Belt". I margini della città di Distopia sono comunque
un problema intrinsecamente affascinante. In Blade Runner, si ricorderà,
l'oscura megalopoli si trasforma nella sua periferia, in maniera improbabile,
in Ecotopia, foreste sempreverdi e sconfinati territori selvaggi.
Nessun lieto fine di questo tipo sarà possibile per la Los Angeles
del 2019. Il geografo post-moderno Edward Soja ha constatato che la California
meridionale e già delimitata, lungo un perimetro deserto quasi ininterrotto,
da enormi basi aeree militari e poligoni per bombe e riserve per simulazioni
di guerra nel deserto. Ora una seconda circonferenza, ugualmente sinistra
è stata disegnata intorno a questo deserto dal Pentagono. Soffocata
dai suoi stessi rifiuti, con le discariche traboccanti e le sue acque costiere
inquinate, Los Angeles si sta preparando a esportare le sue immondizie e gli
usi pericolosi del territorio nell'Eastern Mojave e in Baja California. Invece
di ridurre la sua produzione di rifiuti pericolosi, la città si limita
a progettare la regionalizzazione della loro collocazione.
Questo confine tossico emergente include discariche gigantesche sulla Eagle
Mountain (la ex miniera a cielo aperto di ferro Kaiser), e forse vicino ad
Adelanto (la defunta base aerea), la controversa discarica radioattiva della
Ward Valley vicino a Needles e la ricollocazione di industrie inquinanti,
come i mobilifici e le industrie per la placcatura metallica, nella fascia
della maquiladora di Tijuana. Le conseguenze ambientali potrebbero essere
catastrofiche. I previsti 300.000 contenitori di scorie nucleari, ad esempio,
nelle non delineate trincee della discarica nucleare di Ward Valley rimarranno
letali per almeno 10.000 anni. Essi rappresenteranno il rischio perenne di
fuoriuscita di trizio radioattivo nelle vicinanze del fiume Colorado, avvelenando
così le insostituibili sorgenti d'acqua di gran parte della California
meridionale. Da parte sua, l'immensa discarica di Eagle Mountain, lunga 5
km, larga 1 e profonda 6, non solo contaminerà la falda acquifera,
ma creerà anche una cappa di inquinamento aereo su tutta la regione
del Riverside. Al contempo, la fuga di industrie pericolose oltre il confine,
includendo alla fine un ampio segmento della produzione petrolchimica di Los
Angeles, aumenterà la possiblità di catastrofi come quella di
Bhopal. Insomma, la formazione di questa fascia di rifiuti accelererà
il degrado ambientale dell'intera America occidentale (e di una parte del
Messico). Oggi un terzo degli alberi sulle montagne della California meridionale
è già stato soffocato dallo smog e alcune specie animali stanno
rapidamente estinguendosi in tutto l'inquinato deserto del Mojave. Domani,
i rifiuti cancerogeni radioattivi di Los Angeles potrebbero cancellare ogni
forma di vita fino allo Utah o a Sonora. Il confine tossico diventerà
terra bruciata.
PRIMA DEL RISVEGLIO...
Alla fine, lasciando alle spalle tutti i diagrammi di Burgess e le analogie,
quale sarà il reale destino di Los Angeles? Le tecnologie emergenti
di sorveglianza e repressione possono stabilizzare le relazioni di classe
e razziali attraverso l'abisso della nuova diseguaglianza? L'ecologia della
paura diventerà l'ordine naturale per la città americana del
XXI secolo? IL filo spinato e le telecamere di sicurezza saranno un giorno
un ricordo sentimentale della vita nei quartieri residenziali in periferia
così come i paletti bianchi delle recinzioni e i cagnolini chiamati
Fido? Una prospettiva globale potrebbe essere utile. Los Angeles nel 2019
sarà il centro di una galassia-metropolitana di 24 milioni di persone
estesa alla California meridionale alla Baja. Con Tokyo, San Paolo, Città
del Messico e Shangai, rappresenterà una nuova forma evolutiva: la
mega-citta da 20-30 milioni di abitanti. E’ importante sottolineare
che non stiamo parlando solamente di modelli più ampi di un vecchio
tipo a noi familiare, ma di una specie assolutamente originale e inaspettata
di vita sociale.
Nessuno sa, infatti, se i sistemi fisici o biologici di questa grandezza e
complessità sono in realtà sostenibili. Molti esperti credono
che le città del Terzo Mondo, come minimo, agevoleranno olocausti ambientali
e/o imploderanno in guerre civili urbane. In ogni caso il "nuovo ordine
mondiale" contemporaneo offre certamente a sufficienza sinistri esempi
della totale disintegrazione sociale, dalla Bosnia alla Somalia e al Rwanda,
che rendono evidente le realistiche paure dell'apocalisse di una mega-citta.
Se Tokyo è un'eccezione, nonostante gli inevitabili disastri naturali,
lo è solo a forza di straordinari livelli di investimento pubblico,
ricchezza privata e disciplina sociale (il Giappone, inoltre, è culturalmente
molto più urbano che periferico-residenziale). Nel recente passato,
comunque, Los Angeles ha cominciato ad assomigliare più a San Paolo
e Città del Messico che alla post-moderna Tokyo-Yokohama. Potrebbe
essere teoricamente possibile, naturalmente, per un'amministrazione democratica
a Washington nel prossimo decennio iniziare a invertire il processo di decadenza
urbana amencano con massicci interventi di lavori pubblici. Ma rimarrà,
straordinariarnente difficile assicurarsi il sostegno del Congresso per i
reinvestimenti nel Bos-Wash e nei centri urbani della California meridionale
finché il deficit dell'era-Reagan rimarrà il tema dominante
della politica interna. Al contrario il principale lascito del movimento di
Perot, l'insorgenza elettorale di maggior successo degli utlimi 75 anni, potrebbe
essere precisamente il nodo gordiano fiscale che è stato gestito per
tenere insieme ogni risoluzione della crisi urbana.
Se certe speranze di riforma urbana, ora cautamente sollevate dalla maggioranza
di Clinton, saranno un'altra volta infrante, questo accelererà solamente
le tendenze distopiche descritte in questo articolo. Per quanto riguarda il
caso specifico di Los Angeles, dove la recessione ha già spazzato via
un quinto dei lavori manufatturieri della regione, c'è un piccolo aiuto
in vista da parte del settore privato. Anche i più tradizionalmente
ottimistici modelli econometrici delle business-school prevedono ora una depressione
regionale di stile texano che durerà fino al 1997, mentre le previsioni
delle associazioni governative della California meridionale parlano di tassi
fissi di disoccupazione del 10-12% per i prossimi venti anni.
Come il sogno dorato appassisce, così potrebbe appassire la fede in
una riforma sociale non-violenta. Se le rivolte del 1992 segnano un precedente,
la violenza anomica di quartiere potrebbe incominciare a trasformarsi in una
violenza politica più organizzata. Sia la polizia sia i membri delle
gang parlano già di raggelanti dati di fatto riguardo all'inevitabilità
di alcune forme di guerriglia urbana. E malgrado tutti i nuovi muri residenziali
e gli scanorami, futuro occhio della polizia nel cielo, la caotica Los Angeles
è una metropoli vulnerabile unicamente dal sabotaggio strategico.
Come gli esempi di Belfast, Beirut e, più recentemente, Palermo e Lima
hanno dimostrato, l'auto-bomba è un'arma di terrore urbano anonimo
par excellence (o, come un esperto dell'anti-sommossa una volta sentenziò,
"l'aviazione dei poveri). Le auto-bomba hanno ridotto mezza Beirut in
un cumulo di rovine, spazzato via un quartiere conosciuto come la "Beverly
Hills di Lima" e massacrato i funzionari pubblici più sorvegliati
d'Italia. Se solo la British Army è riuscita alla fine a prevenire
le auto-bomba, è stato solo dopo anni di sforzi e dopo la costruzione
di un'immensa gabbia di sicurezza intorno all'intero centro della città.
Los Angeles uno sforzo preventivo di questo genere, che ad esempio preveda
la chiusura delle autostrade e la fortificazione di tutti i servizi pubblici,
di raffinerie, oleodotti e centri commerciali, non solo costerebbe decine
di miliardi, ma anche dissolverebbe la città come entità funzionante.
Il sistema stradale di Los Angeles, in effetti, garantisce al futuro del terrorismo
urbano ciò che la foresta tropicale delle Ande offre al guerrigliero
rurale: un terreno ideale.
Se continuiamo a permettere che i centri delle nostre città degenerino
in "terzi mondi" criminalizzati, tutta l'ingegnosa tecnologia di
sicurezza, presente e futura, non salverà l'ansiosa borghesia. Il suono
della prima autobomba sulla Rodeo Drive o di fronte alla City Hall ci risveglierà
dal nostro falso brutto sogno e ci metterà a confronto con il nostro
vero incubo.
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