Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete
di A. Di Corinto e T.Tozzi |
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3.6.
Uso controculturale dei media e delle arti istituzionali |
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La
critica dei media è stata portata avanti nell'area dei movimenti
politici e delle teorie intellettuali, avendo nei settori dell'arte
molte delle loro prime sperimentazioni pratiche. La
fine degli anni cinquanta è il periodo di maturazione di quelle
istanze artistiche che attraverso il Lettrismo, il gruppo Cobra
ed altri, favoriranno la nascita da una parte dell'Internazionale
Situazionista e dall'altra del movimento Fluxus. Entrambi movimenti
artistici che rivalutano l'importanza della partecipazione dello
spettatore nell'arte fino a chiedere un modello artistico che
si dissolva nella vita stessa. Un'orizzontalità partecipativa
che getta le premesse per le richieste di autodeterminazione
del proprio fare creativo nei confronti dell'establishment culturale
e artistico. Le
forme di guerriglia mediale possono trovare precedenti di vario
tipo, ma in particolare intorno alla fine degli anni sessanta,
mentre nasceva la telematica di base, fiorivano contemporaneamente
gruppi o riviste come "Guerrilla television" (1971)
o "Radical Software" (1969) in cui "si dichiara
l'esigenza di una televisione decentralizzata fatta dalla gente
per la gente" (Fadda, 1999, pag. 118-119). Una parola d'ordine,
quella del decentramento che è nell'aria durante gli anni '60
e che ritroviamo in quel periodo anche al MIT in bocca agli
hackers così come a molti scienziati che si occupano di reti.
Sempre negli anni sessanta i cosiddetti pranks portano avanti
una forma di lotta basata sulla diffusione di notizie verosimili
(in quanto adeguate al modello dell'informazione dei media istituzionali)
ma prive di fondamento nella realtà. Vengono definite guerre
simboliche e sono una delle risposte di quegli anni a secoli
di guerre di potere combattute attraverso i segni, il linguaggio
e la comunicazione. Il falso come strumento di lotta verrà ripreso
negli anni successivi nelle forme più svariate tese a svelare
lo scarto, o in altri casi l'equivalenza, tra ciò che è reale
e ciò che si percepisce come reale. Le grandi narrazioni politiche
del passato si sono spesse basate su notizie prive di fondamento
che hanno permesso di governare i popoli attraverso l'inganno. Talvolta
i virus più pericolosi non sono quelli informatici bensì quelli
della mente, ovvero quelle strategie del linguaggio che sono
in grado di contaminare e diffondere idee in modo più o meno
consapevole per coloro che le ricevono o le diffondono. Studi
sulle strategie subliminali sono stati fatti in diversi settori
ed hanno avuto anche le loro espressioni in vari ambiti dell'espressione
culturale 56. Inoltre è stata molto
propagandata in certi ambienti underground la teoria dei memi
introdotta nel 1976 da Dawkins (Dawkins, 1976) uno scienziato
che si occupa di genetica e di teorie evolutive. In tale teoria
i memi sono l'equivalente dei geni nella mente umana, ovvero
la capacità delle idee di autoriprodursi, controllando in tal
modo l'evoluzione della specie umana (vedi anche Rushkoff, 1994;
Brodie, 2000; Ianneo, 1999). Le Jamming Culture, descritte da autori come
M. Dery o N. Klein, in realtà teorizzano più l'aspetto dell'interferenza
cognitiva che non quello dell'interferenza materiale. Dunque
l'attenzione verso certe strategie non va posto sugli aspetti
del sabotaggio materiale, quanto sulla manipolazione delle idee.
E su tale capitolo si apre un universo storico di interferenze
fatte dagli e negli ambiti più disparati, non dunque semplicemente
da un'area dell'underground telematico (vedi capitolo 1), quanto
principalmente da ogni forma di potere che usa gli strumenti
della comunicazione per alienare gli individui. E' contro tali
strategie che le jamming culture, così come una lunga tradizione
prima di esse, si pongono nell'ottica di restituire consapevolezza
all'individuo e liberarne la coscienza. La
lotta sul piano della comunicazione è stata dunque da sempre
uno dei principali luoghi del fare politica. L'hacker
art e più in generale tutto il filone antagonista della net
art, così come altre sperimentazioni tecnologiche artistiche,
hanno portato avanti anche quel tipo di obbiettivi nelle reti
telematiche. In
particolare certe forme estreme come il plagiarismo od altre
ancora hanno portato avanti una strategia di voluta falsificazione.
Uno strano e da molti non condiviso paradosso per cui così come
c'è chi difende la pace attraverso l'uso delle armi, c'è chi
difende la verità attraverso l'uso del falso. Ma
una posizione di aperta contrapposizione tra vero e falso non
appartiene realmente all'hacktivism, che si situa in un ambito
più sfumato che può essere fatto corrispondere alla tradizione
dello scetticismo. L'azione si limita allo svelamento del falso,
senza proseguire nella rivendicazione del vero. Dada,
avanguardia storica di riferimento di molte delle pratiche descritte
in questo libro, non si limita ad andare contro l'arte del Palazzo,
ma va contro la stessa arte Dada. Il "Primo manifesto Dada
in lingua tedesca" letto da R. Huelsenbeck a Berlino nell'aprile
del 1918 termina con la frase "Essere contro questo manifesto
significa essere dadaista" (R. Huelsenbeck in Schwarz,
1976, pag. 98). |
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