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Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete

 

di A. Di Corinto e T.Tozzi

 

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3.4.6. Ezln e Il Movimento di Seattle

 

Se nel paragrafo precedente si è voluta definire un'area che non è connotata specificatamente all'interno di azioni di tipo politico, questo paragrafo descrive due movimenti che hanno fatto specificatamente uso della telematica per portare avanti una lotta politica.

 

Nel 1994 Ronfeldt, un ricercatore della Rand Corporation, specialista nel campo della sicurezza nazionale, esperto di affari latinoamericani e delle nuove tecnologie dell'informazione, con un suo collega coniano il termine "netwar" in un documento della Rand dal titolo "Cyberwar is coming!". Nel contesto dell'articolo per "netwars" si intende in particolar modo gruppi di avvocati e movimenti sociali che usano i network di informazione per coordinare l'azione per influenzare, cambiare o combattere le leggi del governo. Secondo Ronfeldt, attraverso il computer ed i network di comunicazione, in particolare attraverso Internet e il World Wide Web, le campagne di "grassroots" stanno moltiplicandosi. Nell'articolo Ronfeldt sottolinea l'importanza che le reti hanno per la lotta dell'EZLN. L'articolo di Ronfeldt enfatizza la capacità rivoluzionaria delle nuove tecnologie e il loro possibile uso per scopi controculturali, di attivismo, pacifismo e altre simili lotte sociali. Nell'articolo Ronfeldt suggerisce alcune strategie per impedire tale uso della rete (Wheling, 1995, pag. 40 e seguenti).

Nel 1994 l'Esercito di Liberazione Zapatista (EZLN) che promuove la difesa dei diritti delle popolazioni nel Chiapas, inizia ad usare internet per diffondere le sue ragioni contro il governo Messicano.

Nel 1995 escono molti articoli su riviste come The Washington Post, Newsweek, e servizi sulla CNN sull'importanza di Internet e delle reti telematiche per le organizzazioni che promuovono la lotta Zapatista.

A marzo dello stesso anno J. Wehling scrive il testo "Netwars and Activists Power on the Internet" in cui descrive la crescente preoccupazione degli USA verso l'uso antagonista delle reti, sulla base di un articolo di un consulente militare e ricercatore per la Rand Corporation che esalta l'efficacia dell'uso delle reti telematiche nella lotta Zapatista, ipotizzando alcune azioni repressive in riguardo (Wheling, 1995, pag. 40 e seguenti).

Nel 1995 un messaggio spedito in Usenet diffonde a macchia d'olio la notizia di un appunto scritto da R. Roett che la Chase Manhattan Bank finanzierà il governo Messicano solo se eliminerà gli Zapatisti dal suo territorio. Lo scandalo sarà tale che la Chase dovrà prendere le distanze dall'appunto di Roett che essa stessa aveva commissionato (Wheling, 1995, pag. 42).

Nel novembre del 1999 viene preparata la contestazione italiana del vertice WTO a Seattle operata dal settore antagonista in Italia utilizzando gli strumenti telematici.

Nel 1999 nasce Indymedia che nel suo slogan dichiara "Don't hate the media, become the media" "Non odiare i media, diventa i media". Ma che vuol dire? Vuol dire che hai ragione a non fidarti dei media ma che se non ti fidi dei media devi costruirteli per comunicare. Indymedia è un network internazionale di media attivisti, l'Independent Media Center, www.indymedia.org nato a Seattle il 30 novembre 1999 con l'obiettivo di produrre informazione indipendente sugli eventi connessi al summit del WTO e che "rischiavano di essere omessi o distorti dai media mainstream".

Indymedia Italia, nata in in occasione del vertice dell'OCSE a Bologna nel 2000, è la sezione italiana di questo network che ha giocato un ruolo decisivo nella produzione di informazione prima, durante e dopo il controsummit di Genova nel 2001. Una delle caratteristiche dell'uso "antagonista" dei siti web e delle mailing lists è forse l'uscita delle rete dal monitor: in piazza al Parterre, il progetto Makaja, il Global Audio Project, ma soprattutto Indymedia Italia e lo stesso Media Center al G8 sono stati un esempio della continuità della produzione di informazioni dal virtuale al reale ovvero della contaminazione della rete verso gli altri media e un esempio della convergenza digitale 54. Vera protagonista delle "giornate di Genova". (Visto che sulla rete arrivavano messaggi dagli sms oppure dalla rete venivano spediti i fax di protesta e di denuncia ed era possibile inviare sul sito di indymedia addirittura la registrazione dei propri video amatoriali.)

La copertura informativa degli eventi connessi al G8 era stata preparata per tempo dagli attivisti locali che come sempre in occasione dei controvertici hanno l'onere di predisporre le strutture logistiche e organizzative per l'accoglienza dei contestatori.

Uno sparuto gruppo di hackers del nord, provenienti per lo più dal giro degli hacklab www.hacklab.it in un paio di giorni ha cablato le scuole che dovevano ospitare il media center del Genova Social Forum. Circa 70 Pc, con sistema operativo Windows per i meno esperti e con Linux per quelli "navigati". Un traffico di decine di megabyte al giorno per servire centinaia di operatori della comunicazione, inviati stampa e partecipanti al controvertice.

E' cosi che a Genova è nato il Media Center, luogo di ritrovo e di raccolta per tutti gli operatori dell'informazione libera e indipendente.

Dentro una scuola, anch'essa oggetto dell'aggressione poliziesca, la Diaz-Pascoli, dove si erano insediati la redazione di Radiogap www.radiogap.net - esperimento di radio comunitaria diffusa via rete e via etere - il pool legale del Genoa Social Forum e la sua segreteria e i media attivisti di mezzo mondo.

Ma è soprattutto il quartiere generale dei media attivisti dell'IMC. Il terzo piano era organizzato per aule tematiche: la sala video, di web-editing, della web-radio, della fotografia e dell'informazione off-line, quella che le staffette portano dalla scuola ai manifestanti per strada, diventa il cuore pulsante dell'informazione indipendente presente a Genova.

All'interno gli attivisti italiani e stranieri che si erano incontrati qualche mese prima a Bruxelles. In assemblea ogni giorno per discutere la "linea editoriale", i dettagli tecnici e la suddivisione dei compiti, trovano il tempo di fare seminari di autoformazione dove possono accedere tutti, anche chi non dovrebbe, scopriremo più tardi.

Il simulacro che ha raccolto attorno a sé tutti i registi, i webmaster, i giornalisti è stato appunto il sito di IMC-Indymedia, la piattaforma tecnologica creata dagli austrialiani, e perfezionata da programmatori americani ed europei, per la pubblicazione real-time su web di materiali testuali e audiovisivi.

La tecnologia usata non è nuova ma si tratta di software sotto licenza GNU-GPL, cioè software libero, non proprietario e quindi modificabile da chiunque, che si può scaricare da www.cat.org/au e che permette la diffusione di immagini in movimento, cioè di video e filmati scaricati e "uppati" (su web dalle videocamere digitali che entravano incessantemente nelle sale di montaggio. Insieme ai tecnici software che fanno il monitoraggio della rete e dei server per evitare il collasso delle macchine fisiche oberate di richieste di connessione, un team di traduttori lavorava all'aggiornamento delle news in varie lingue, in real time.

Il media center viene immotivatamente e brutalmente aggredito, sfasciato e sequestrato durante l'incursione delle forze dell'ordine alla scuola Diaz la notte del 21 luglio. Un evento che svela, se ancora ce n'era bisogno, le origini fasciste di una parte dell'attuale governo italiano, responsabile dei pestaggi sui trecentomila manifestanti di Genova.

Per tutto il dopo genova rimarrà il luogo delle notizie di prima mano per conoscere il numero dei dispersi, degli arrestati, dei denunciati. Sarà soprattutto il luogo di raccolta delle testimonianze orali, audio, video e fotografiche delle violenze della polizia. Le stesse che nel rapporto dei superispettori del Viminale produrranno i 13 casi in cui la condotta della polizia sarà ritenuta censurabile.

 

A novembre del 2001 esce il cd-rom "Le giornate di Genova. Cronache dal G8" a cura di Strano Network (Strano Network, 2001).

 

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