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Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete

 

di A. Di Corinto e T.Tozzi

 

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3.5. Bbs, Pacifisti, Telematica di Base, Community Network e Hobbyst

 

L'attivismo telematico è una pratica messa in atto anche attraverso forme non conflittuali e non illegali, ma comunque impegnate socialmente. Vi è e vi è stata nel passato tutta un'area di persone e gruppi che hanno provato ad innescare processi sociali democratici attraverso un uso alterntivo della telematica e dei computer.

 

In questo paragrafo vengono presentate insieme esperienze tra loro molto diverse, ma che nella costruzione di strumenti e luoghi telematici per un mondo migliore condividono un approccio non violento, moderato e in certi casi contiguo agli ambiti istituzionali.

 

Oltre agli esempi che seguono vi ne sono in realtà moltissimi altri portati avanti da aree non governative o intergovernative contro il divario mondiale nelle nuove tecnologie. E' il caso ad esempio del progetto NWICO (Roach, 1993, pag. 24-29) portato avanti nel 1976 dal Non Aligned Movement e l'Unesco, attraverso una proposta per la realizzazione di un New World Information and Communication Order (NWICO). Nella proposta veniva fatta notare la stretta relazione tra l'Informazione e il dominio culturale ed economico verso il sud del mondo,  chiedendo una "decolonizzazione dell'informazione". Vi partecipa anche il fondatore di Amnesty International e Premio Nobel S. MacBride che critica in particolar modo la dominazione del flusso delle informazioni da parte degli Stati Uniti. La critica è in linea con la teoria dell' "imperialismo dei media" che assumeva che lo sviluppo economico e culturale di un paese era minacciato dall'enorme quantità di televisione e film americani mostrati. Secondo la teoria dell'imperialismo le imprese dei media supportano l'espansione delle corporazioni transnazionali (TNCs) e sono parte di un nuovo complesso militare-industriale e delle comunicazioni. Inoltre secondo tale teoria, la cultura e le comunicazioni influenzano la società, la cultura e le comunicazioni prodotte in un sistema capitalista. Tale critica venne fatta passare sotto la pressione di alcune lobbies come un attacco al capitalismo. Gli Stati Uniti nel 1985 per non mettere in discussione le proprie politiche si ritirano dall'Unesco, per rientrarvi quando la linea dell'Unesco diventerà più morbida nei loro confronti grazie al nuovo  Direttore Generale, lo spagnolo F. Mayor eletto nel 1987, che prenderà le difese della "libera circolazione delle informazioni" dichiarando che l'Unesco è una "casa delle libertà", e che "avrebbe rifiutato il concetto di un Nuovo Ordine Mondiale dell'Informazione promosso dal terzo Mondo e dal blocco Sovietico". Nonostante ciò il movimento che si sivluppa intorno al NWICO prosegue affermando nei suoi documenti la necessità di difendere "il diritto a comunicare" di ogni paese del mondo.

 

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