OQ: Quando si parla di fantascienza, si pensa sempre al luogo
comune delle astronavi e dello spazio. Quali sono gli elementi che fanno
di Crash un romanzo di questo genere?
Caronia: Avrei dei dubbi a dire, anche all'interno
di una visione ballardiana, che Crash sia un libro facilmente classificabile
come fantascienza.
OQ: ...la domanda nasce dal fatto che se ne parla sempre in
questi termini.
Caronia: Perché se ne parla? Perché
Crash nasce da una costola de "La Mostra delle Atrocità",
il quale è un libro più fantascientifico di Crash, anche
se in un senso tutto particolare. Prima di tutto la fantascienza di
Ballard è una fantascienza molto particolare, quella dello spazio
interno e non di quello esterno. Anche in questo ambito, mentre complessivamente
"La Mostra delle Atrocità" per non parlare dei romanzi
di Ballard degli sessanta, i più interessanti "Desero d'acqua"
e "Foresta di cristallo", e susseguentemente "Condominium"
e per certi versi "Isola di cemento" hanno elementi più
chiaramente fantascientifici, l'argomento specifico di Crash è
meno fantascientifico perché riguarda uno stadio molto più
embrionale, molto più vicino a noi, di questo fenomeno di trasformazione
del sistema nervoso umano e della sua trascrizione nell'immaginario.
Parla di cose che sono già sotto i nostri occhi, ed esplora con
rigore una ipotesi cognitiva e antropologica più in misura generale
sui rapporti tra l'automobile, l'immaginario legato all'automobile e
il sistema nervoso e psichico dell'uomo, in questo senso si potrebbe
classificare come fantascienza. Però Crash è il primo
sintomo del distacco o del superamento di Ballard dalla fantascienza
che poi si sarebbe realizzato negli anni ottanta prima con l'Impero
del Sole poi con La gentilezza delle donne, e con gli ultimi due libri,
"Rush in paradise" e "Cocaine Nights", che non sono
più fantascienza, parlano direttamente sempre di temi analoghi
che lui aveva affrontato nel suo periodo fantascientifico, ma, secondo
me, Ballard cominciava ad accorgersi con Crash che la realtà
si stava rapidamente mettendo al passo con le sue ipotesi e quindi non
era più necessario fare fantascienza, infatti ne ha fatta sempre
meno dopo Crash fino ad abbandonarla del tutto. Oggi Ballard parla esattamente
dell'uomo contemporaneo, descrivendo processi di adattamento, degenerazione
psichica, di ambiguità soprattutto. L'ultimo Ballard è
fortemente concetrato sul senso della colpa, sulla funzione della colpa,
che lui vede non come un qualcosa di facilmente individualizzabile,
ascrivibile al singolo individuo, ma la vede come un processo collettivo
che attraverso tutto l'immaginario.
Ecco è una fantascienza molto ambigua, chi si rifiutasse di leggerlo
come un romanzo di fantascienza probabilmente non andrebbe neanche tanto
lontano dal vero. É uno dei primi libri con cui Ballard incomincia
a staccarsi.