Complessità e indeterminazione in matematica
di Nazario Renzoni |
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(conferenza a cura di Tommaso
Tozzi per il progetto “Arte, Media e Comunicazione”, 1997)
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In questo intervento vogliamo
accennare alle profonde trasformazioni che negli ultimi anni si sono verificate
nello studio e nella pratica della matematica.
Prima di affrontare questo argomento
chiariamo però brevemente come, fino a pochi anni fa e per molti secoli, hanno
operato i matematici. Questi hanno sempre lavorato singolarmente o in gruppi di
poche persone in contatto diretto fra loro. Soprattutto il lavoro si basava,
almeno per quanto riguarda la pubblicazione finale, esclusivamente su
procedimenti rigidi: una successione di deduzioni logiche incontrovertibile che
potevano essere facilmente controllate dagli altri matematici. Esempio
paradigmatico di quanto qui tratteggiato è lo studio e la trattazione della
geometria euclidea che tutti noi abbiamo appreso fin dalle scuole madie
superiori.
Questa situazione si è alquanto
modificata negli ultimi tempi e molti teoremi sono stati dimostrati in modo del
tutto diverso.
In primo luogo sono stati
dimostrati teoremi che, per la loro mole, è
impossibile provare e quindi verificare da parte di un singolo. Un
esempio al proposito è rappresentato da un recente, fondamentale risultato
dell’algebra: il teorema di classificazione dei gruppi finiti semplici. Questo
teorema, su cui hanno lavorato più di 100 matematici di tutte le scuole
nazionali, ha un’estensione completa di circa duemila pagine così che è
pressochÈ impossibile per un singolo matematico controllarne in dettaglio i
singoli passaggi.
In alcuni casi l’impossibilità per
un singolo studioso di controllare in tutti i dettagli un teorema è
ulteriormente amplificata dalla necessità di
utilizzare macchine o strumenti meccanici. Consideriamo ad esempio il
famosissimo teorema dei quattro colori per cui sono sufficienti quattro colori
per colorare qualsiasi mappa in modo tale che paesi confinanti abbiano colori
diversi. Il teorema è stato dimostrato alla fine degli anni 70 da due
ricercatori che hanno utilizzato in modo determinante e, almeno finora,
insostituibile il calcolatore. Il teorema prevede infatti una serie di
controlli che possono essere svolti solo attraverso l’utilizzo di una macchina.
Analogamente anche il controllo del teorema può
essere effettuato solo utilizzando un computer. E’ la prima volta nella storia
della matematica in cui lo svolgimento e la verifica di un teorema possono
essere completati solo con l’utilizzo di uno strumento meccanico.
Le cose si complicano
ulteriormente quando si utilizzano metodi di
dimostrazione che ricorrono a tecniche non strettamente logiche, in cui cioè si
utilizzano procedimenti almeno in parte meccanici. Nella teoria dei
grafi si sono ad esempio dimostrate determinate proprietà di alcuni grafi
(quella di essere hamiltoniani, ovvero che è possibile percorrere tutti i lati
del grafo senza passare due volte dallo stesso vertice) utilizzando tecniche di
ricomposizione del DNA tipiche dell’ingegneria genetica. In questo caso il matematico utilizza per la prima volta tecniche non
strettamente matematiche essendo così costretto ad ampliare la sua
specializzazione in campi scientifici non di sua pertinenza e a lavorare con
esperti di un’altra materia.
Un ulteriore ampliamento delle
tecniche matematiche è poi rappresentato da metodi di ragionamento analoghi a
quelli applicati nell’implementazione degli algoritmi genetici. Si consideri ad
esempio la ricerca della soluzione ottimale per problemi come la soluzione di
particolari equazioni differenziali: un procedimento ormai usuale consiste nel
prendere alcune soluzioni, confrontarle fra loro e ricomporre le migliori per
ottenere nuove soluzioni che verranno ulteriormente confrontate e ricomposte
fino ad ottenerne una ottimale. Per ottenere il risultato cercato si procede
insomma per tentativi, facendo lavorare autonomamente alcuni algoritmi e
ricomponendo i dati in modo casuale. Si tratta ancora una volta di metodi empirici che sovvertono la certezza assoluta e il
procedimento strettamente rigoroso hanno caratterizzato la matematica.
Negli ultimi tempi siamo addirittura
arrivati a parlare di proposizioni dimostrate con una certa attendibilità.
Questo significa che una proposizione non è stata dimostrata in modo assoluto
ma ha solo una certa probabilità di essere vera. Si ottengono così proposizioni
che nessun matematico tradizionale accetterebbe per valide; ma se un teorema è
ad esempio vero con probabilità di uno fratto dieci alla cento o alla mille si
può iniziare a considerare la cosa come decisamente attendibile. Ed è quello
che viene fatto nelle applicazioni pratiche come in crittografia dove si
considerano grandi numeri che si sono dimostrati primi con un’alta probabilità.
Un ultimo esempio da considerare è
quello della dinamica non lineare in cui studiando matematicamente un
particolare universo caotico si preferisce perdere
ogni riferimento preciso ai suoi singoli punti per considerare solo la
struttura nel suo insieme.
Facendo un riassunto
necessariamente schematico di quanto fin qui detto, anche in matematica si sta
assistendo ad una progressiva rinuncia a quelle che erano le caratteristiche
centrali della disciplina: la certezza e il rigore. Sia chiaro: queste
caratteristiche resteranno sempre centrali nel lavoro dei matematici tuttavia
ad una matematica della certezza e del rigore se ne affiancherà sempre più
spesso un’altra in cui necessariamente dovremo
ricorrere a strumenti esterni all’uomo - calcolatori o altre macchine - e
soprattutto ricorrere a metodi che non siano solo quelli del solo ragionamento
logico-deduttivo.
Questa situazione di
sempre maggiore complessità, di sempre maggiore incertezza e indeterminatezza,
di molteplicità dei soggetti attivi nella ricerca può ricordare quello che
ormai da molto tempo avviene nelle altre discipline scientifiche come la fisica
o la biologia dove la ricerca già da molti anni non viene più svolta dal
singolo scienziato ma è ormai condotta da gruppi di ricerca che utilizzano
apparecchiature e macchine complesse che sono indispensabili nello svolgimento
del lavoro di ricerca. Queste discipline hanno inoltre abbandonato ogni forma
di certezza preferendo ormai parlare di indeterminazione o, al più, di
probabilità di un certo risultato. E’ ora importante sottolineare come anche la
matematica stia andando in questa direzione.
E in fondo
l’indeterminatezza del risultato è la condizione che caratterizza da sempre
tutte le altre attività umane. Mi piace al proposito pensare al teatro musicale -
alla lirica - in cui il risultato finale dipende dal lavoro di macchine e
persone, in cui è altrettanto importante l’opera dell’autore dello spartito e
dell’autore del libretto, dove per la riuscita del risultato finale le macchine
di scena e i costumi sono altrettanto fondamentali dei cantanti e dei
musicisti. Soprattutto mi piace pensare come nell’Opera il risultato finale,
talvolta di una bellezza sublime, per quante prove si siano fatte è in genere
imprevedibile (indeterminato) e fondamentalmente dipenda, sera dopo sera, dal
caso.