Teoria e tecniche della sceneggiatura multimediale -
Prof. Tommaso Tozzi
Esiste
una tradizione della sceneggiatura relativa ai vari media che ne hanno fatto
uso. Media quali il teatro, il cinema e la televisione, facendo ognuno di essi
uso di un proprio linguaggio, hanno dato luogo a tipi di sceneggiatura
differenti. Nel caso del cinema, esistono fondamentalmente due diversi tipi di
scrittura di una sceneggiatura cinematografica: quella cosiddetta “all’italiana”
e quella “all’americana”.
Nel
primo caso, l’intero film viene narrato attraverso una sequenza di scene, a
ognuna delle quali corrisponde una descrizione verbale su una pagina divisa in
due colonne verticali: in quella di sinistra viene raccontata l’azione e gli
elementi visivi della scena, mentre in quella di destra sono riportati i
relativi dialoghi. Nel secondo caso (la sceneggiatura all’americana) le varie
scene del film sono descritte di seguito su più fogli di carta, senza una
divisione in colonne verticali; il testo dei dialoghi viene distinto dal resto
allineandolo al centro della pagina.
Nel
cinema, dunque, la sceneggiatura è uno strumento che si avvale esclusivamente
della scrittura, a cui può eventualmente essere affiancato uno storyboard per restituire meglio gli
aspetti visivi delle scene. In questo caso, lo storyboard si limita a
rappresentare la sequenza di inquadrature delle scene, abbozzate graficamente
una sotto l’altra nella colonna verticale di un foglio, avendo a destra di
ognuna di esse una breve descrizione verbale.
I
testi multimediali, a differenza dei film, che sono principalmente delle
narrazioni, comunicano contenuti la cui descrizione ha difficoltà ad essere
espressa attraverso la sola scrittura. Per questo è molto probabile che, nella
progettazione di un multimedia, dopo aver realizzato il soggetto e la scaletta,
si arrivi alla stesura di una sceneggiatura multimediale che contiene fin da
subito, tra le altre cose, gli elementi grafici tipici dello storyboard nel
cinema[1].
A metà quindi tra la sceneggiatura e lo storyboard cinematografici, la sceneggiatura
multimediale si avvale di elementi grafici che descrivono visivamente le
differenti sezioni del sito, di seguito ai quali sono riportate le descrizioni
verbali degli aspetti principali di ogni singola sezione. Ogni sezione viene riportata su un foglio di
carta disposto verticalmente, nella cui parte sinistra appare il bozzetto
grafico della schermata, mentre sulla destra scorrono le descrizioni verbali
relative a tale sezione, o, diversamente, potrebbe essere usato un foglio per
il bozzetto grafico ed un altro per le descrizioni verbali della medesima
sezione. Queste ultime, oltre a dover restituire il senso, gli obiettivi
comunicativi e la coerenza logica di ogni singola schermata con le altre parti
del testo multimediale, dovranno fornire delle indicazioni dettagliate su ciò
che l’utente vede quando entra in ogni sezione, sulla grafica, sul tipo di
navigazione e controlli disponibili, sulla sequenza in cui avviene l'evento,
sulle varie funzionalità, le azioni, i suoni, i filmati, i testi, la
programmazione, le animazioni, i link, eccetera.
Poiché
per descrivere le scene viene utilizzata principalmente la parola, lo stile di
scrittura, oltre che descrittivo, deve essere anche allusivo, così da suggerire
all’immaginazione di chi collabora al progetto il senso e l’atmosfera che la
scena deve trasmettere. Alcune sceneggiature possono arrivare al punto di
presentare la realizzazione di un vero e proprio prototipo multimediale.
Obiettivo
della sceneggiatura è la realizzazione di due strumenti principali: lo
storyboard e il découpage tecnico. Lo storyboard
descrive principalmente gli aspetti concettuali, grafici e stilistici del sito,
mentre il découpage tecnico descrive
gli aspetti tecnici.
La
sceneggiatura
è la descrizione in scene[2]
del multimedia. La fase dell’ideazione, la scrittura del soggetto,
l’organizzazione dei contenuti e la stesura della scaletta hanno già fornito la
descrizione di cosa debba essere il sito; con la sceneggiatura si
approfondiscono alcuni aspetti generali del multimedia e se ne descrive il
funzionamento sezione per sezione. Si ha la modellizzazione
del multimedia attraverso un’analisi dell’impianto
grafico (tipologia degli elementi
della scena, loro “inquadratura”, “composizione”, ecc.), di quali siano le unità di significato e le unità funzionali della scena (i testi,
le immagini, i controlli, ecc.) e le loro associazioni
(il collegamento tra le sezioni del sito, le relazioni tra gli elementi di una
singola sezione o di sezioni differenti, ecc.). La “messa in scena” equivale
alla strutturazione dei vari materiali del multimedia (testi, immagini, video,
suoni, ecc.) in funzione del modo con cui saranno disposti sullo schermo.
Saranno
quindi recuperate le analisi e il lavoro fatto nelle fasi precedenti per
andarle a riassumere nella sceneggiatura.
Compito
della regia è orchestrare tutto questo, stabilendo rapporti specifici tra gli
elementi della medesima scena e tra questi e gli elementi di scene differenti.
È
importante che la stesura della sceneggiatura sia in grado di restituire il
doppio livello strutturale del multimedia: un’insieme di parti (sezioni) tra
loro interrelate e allo stesso tempo autonome.
Fra
i compiti della sceneggiatura è centrale quello di progettare un’interfaccia
che consenta il dialogo tra gli obiettivi del mittente e le necessità del
pubblico, nonché di saperla adeguare alle competenze del gruppo di lavoro e
alle qualità dei contenuti esistenti.
Lo
sceneggiatore, dietro le indicazioni del regista (ma spesso le due figure
coincidono per ragioni di costi), non deve solo sapere (essere dunque parzialmente esperto dei contenuti), ma deve
anche saper fare e saper gestire le
pratiche del saper fare dei componenti il gruppo di lavoro. La sceneggiatura è
uno strumento indispensabile cui appoggiarsi per la gestione e l’organizzazione
del saper fare.
Scopo
dello storyboard (e del découpage tecnico) è quello di fornire uno strumento
preciso di lavoro sia al gruppo di lavoro che realizza il sito sia
all’eventuale committente e produzione, per comprenderne e valutarne nei
dettagli gli aspetti tecnici e quantitativi[3],
così come quelli qualitativi, estetici e psicologici. Lo storyboard ed il découpage
tecnico svolgono un compito puramente funzionale: il loro obbiettivo è quello
di essere chiari, sintetici e completi. Dunque, non si deve cercare di
realizzare una bella sceneggiatura, ma una sceneggiatura che funzioni bene. Tali strumenti sono semplicemente una
piccola parte di un’opera d’arte totale che non è data nemmeno dal sito
concluso, bensì dall’intero processo di ideazione, produzione, comunicazione,
interpretazione ed uso che la comunità mette in moto attraverso di esso.
Lo
storyboard
deve mostrare l’integrazione dei contenuti con i controlli e le loro
funzionalità. Deve dare indicazioni di tipo temporale rispetto alla durata
delle azioni nelle o tra le scene, consentendo in tal modo di controllare il
ritmo del sito. La dislocazione degli elementi e dei controlli nei bozzetti è
approssimativa. Lo storyboard è l’estensione del flowchart e fornisce una
descrizione dettagliata di ogni singola sezione. Avendo di fronte la
descrizione di ogni parte sarà possibile prendere le decisioni giuste, o semplicemente
verificarne l’uniformità rispetto alle scelte generali sull’interfaccia, quali
quelle sull’usabilità, sull’orientamento, sull’interattività, sulla
consistenza, sulla navigazione e sulle funzionalità.
Le
descrizioni riportate nello storyboard servono ad evocare il contenuto, lo
stile, il ritmo ed il tono delle varie sezioni del sito; non devono dilungarsi
nei dettagli tecnici, in quanto questo compito viene svolto successivamente dal
découpage tecnico. I testi delle descrizioni dovranno dunque essere
didascalici, leggibili, intuitivi, semplici, sintetici e stimolanti.
Se
nel sito vi sono elementi che si ripetono in scene differenti, è possibile
fornirne una descrizione nella prima scena in cui appaiono e quindi limitarsi a
descrivere le parti che cambiano nelle restanti scene. Se, ad esempio, si
decide di indicare attraverso un unico blocco del flowchart una serie di nove
pagine relative a nove artisti differenti, ciascuna identica all’altra dal
punto di vista dell’impianto grafico e delle funzionalità, mostrate una dietro
l’altra sullo stesso livello orizzontale, anche nello storyboard sarà
sufficiente sviluppare un’unica sezione nella quale, tra le altre indicazioni,
viene dichiarato che tale sezione è il modello di riferimento delle altre otto;
le restanti otto sezioni saranno sviluppate solo rispetto alle parti che
cambiano.
Nella scrittura di una sceneggiatura cinematografica vigono spesso dei vincoli che si possono rivelare utili anche per la scrittura delle descrizioni verbali in uno storyboard, quali: usare i verbi alla forma attiva; usare il presente, come se la cosa stesse accadendo proprio ora; evitare il passato remoto e le forme verbali composte; usare verbi, sostantivi e aggettivi “forti” solo se necessari dal punto di vista drammatico; usare parole-chiave che esprimono immagini specifiche, semplici; evitare “la macchina da presa vede…” o “si sente…”, ma esprimere l’immagine e lasciare che sia un personaggio a sentire e vedere; evitare l’introspezione o le informazioni che non si possono vedere sullo schermo; evitare le espressioni retoriche o troppo scontate.
La
scrittura dello storyboard è un lungo processo in cui la realizzazione di ogni
passo mette in discussione e costringe a rivedere quelli precedenti. Lo
storyboard dovrebbe essere realizzato dallo sceneggiatore, ma accade spesso che
venga realizzato dal regista, o talvolta dal redattore, che assumono tale ruolo
in mancanza di una figura specifica cui affidarne il compito. Alcune parti,
quali gli abstract e i titoli, possono invece essere compito dell’editor e del
writer o, in loro assenza, del redattore. Il segretario di produzione (o il
solito redattore tuttofare) sono una valida spalla dello sceneggiatore per
coordinare il reperimento di tutte le informazioni da inserire nello storyboard.
Si
inizia scrivendo una prima stesura dello storyboard, inserendovi scena per
scena gli elementi essenziali del sito. Quindi
si opera una prima verifica generale su tutte le sezioni per
controllarne la consistenza. Non ci si deve scoraggiare della frammentarietà di
tutto ciò che si ha di fronte. È naturale che si debbano fare delle modifiche.
Diversamente da un puzzle, ogni nuovo pezzo inserito contribuisce infatti a
creare caos anziché ordine, aprendo un vasto campo di nuove variabili nel
progetto. In questa fase si fanno anche le verifiche relative al ritmo del
sito. Una verifica globale di tutte le sezioni permette di creare un montaggio
tra di esse che non solo rende piacevole e fluido il multimedia, ma allo stesso
tempo gli attribuisce un senso specifico. Dopo essersi presi un po’ di respiro,
si passa a scrivere la seconda stesura dello storyboard, in cui vengono
raffinati i dettagli di ogni singola sezione. Una volta finito, si passa alla
seconda verifica operando tutte le modifiche necessarie per rendere lo
storyboard definitivo. Di solito la parte finale, quella che si occupa dei
dettagli minimi, è quella che fa perdere più tempo rispetto alle altre. Si
organizza quindi una riunione per mostrare lo storyboard al committente. Gli
esiti di tale riunione forniscono le indicazioni per la revisione finale dello
storyboard, che finalmente può dichiararsi concluso. Naturalmente non è mai
così: normalmente lo storyboard può dichiararsi concluso solo il giorno dopo
che viene pubblicato il multimedia.
Il
primo passo nella scrittura dello storyboard è quello di prendere in mano il
flowchart per iniziare a sviluppare, rispetto ad ogni singola sezione, uno o
più fogli A4 che riportino al loro interno
il bozzetto grafico, ovvero la
stilizzazione grafica della pagina Web, e le descrizioni verbali, ovverosia il titolo, la scena, il soggetto e i
comportamenti e le relazioni.
Il bozzetto grafico. Situata nella
parte alta a sinistra del vostro foglio A4, la stilizzazione grafica dovrà
essere realizzata orizzontalmente secondo le proporzioni 4:3 del monitor. Nel
caso si tratti di pagine Web che si estendono verticalmente, è altresì
necessario riportare un rettangolo verticale che riporti al suo interno gli
elementi principali della pagina, indicando ai lati del rettangolo il gruppo
funzionale o la tipologia di appartenenza di ogni elemento. Inoltre la parte
alta del rettangolo dovrà essere isolata per evidenziare quale sia la parte
iniziale della pagina che sarà visibile nel momento in cui appare sullo schermo
(se particolarmente complessa, come nel caso riportato in figura 4, la
stilizzazione grafica della pagina Web può occupare un intero foglio A4).
La
grafica deve limitarsi a riportare gli elementi grafici essenziali,
individuandone la distribuzione compositiva e abbozzandone la forma laddove sia
necessario. Non deve essere un bel disegno, quanto un disegno funzionale allo
scopo.
Quelli che seguono sono altri esempi possibili dei bozzetti grafici per gli storyboard (meno dettagliati rispetto allo schema esposto sopra)
Le descrizioni verbali. La stilizzazione grafica è accompagnata dalle
descrizioni verbali di ogni singola scena o sezione del sito, nella stessa
pagina del bozzetto grafico (se possibile) o in una pagina separata:
Il titolo. Il nome e il numero della sezione. Il criterio è il
medesimo adottato nel flowchart. Oltre alla numerazione viene anche abbinato ad
ogni sezione il nome del file che la contiene (es. “storia.htm” per la sezione storia) in modo da creare uno standard
per chi realizzerà le varie parti del sito, tale da evitare possibili
confusioni organizzative[4].
In certi casi sarà necessario creare il nome del file dall’abbreviazione del
titolo della relativa sezione, ma per quanto possibile è bene che il nome lasci
intuire l’argomento trattato. Dunque, il nome dei file relativi ad ogni sezione
sarà ottenuto dall’unione del titolo della sezione (magari abbreviato), seguito
prima dal carattere “_” (underscore),
quindi dal numero con cui si è numerata tale sezione (sostituendo i punti tra i
numeri con il carattere “_”), in seguito da un punto “.” ed infine dal suffisso
relativo al tipo di file (ad esempio “htm” per le pagine Web)[5].
I nomi dei file saranno rigorosamente scritti in minuscolo e non faranno uso di
caratteri non ASCII[6].
Ad
esempio:
scopertasceneg_1.htm
promessisposi_1_2.htm
promessisposiill_1_2_1.htm
promessisposinewl_2.htm
cinema_2_2.htm
cinemamuto_2_2_1.htm
Nel
caso la sezione preveda una pagina Web composta di frame[7],
si riporterà il nome del file della pagina cornice che contiene i frame,
insieme al nome dei files dei frame in essa contenuti. Lo stesso vale anche per
eventuali pagine realizzate con Flash o Director, di cui si riporta sia il nome
degli oggetti realizzati con Flash e Director, sia il nome del file html che li
contiene.
Ad
esempio:
Frameset:
scopertasceneg_1.htm
Frame
“indice”: index_1.htm
Frame
“contenuti”: abstract_1.htm
Oppure:
File
HTML: scopertasceneg_1.htm
File
shockwave: scopertasceneg_1.dcr
Se
una sezione corrisponde a un semplice frame di una pagina html, si indica solo
il nome del frame e del file corrispondente.
Ad
esempio:
Frame
“contenuti”: promessisposi_1_2.htm
Potrebbe
inoltre capitare che una sezione logica del flowchart e dello storyboard
corrisponda ad una semplice porzione di una pagina html individuata da un
apposito marcatore[8]. In tal caso
oltre al nome del file html verrà riportato il nome del marcatore.
Ad
esempio per pagine realizzate con il software Dreamweaver o Front Page:
scopertasceneg_1.htm#promessisposi_1_2
o
per pagine realizzate con il software Director:
File
HTML: scopertasceneg_1.htm
Oggetto:
godard.dcr
Marker:
“godard”
o
per pagine realizzate con il software Flash:
File
HTML: scopertasceneg_1.htm
Oggetto:
godard.swf
Scena:
“godard”
Label:
“godard”
Nel
caso la sezione sia una pagina di un altro sito, il nome del file viene
sostituito dall’indirizzo completo della pagina Web.
Ad
esempio:
www.ecn.org
La scena. Una descrizione in poche righe di stile, forme, colori, texture,
dimensioni, e posizione che lo schema grafico ed i suoi elementi devono avere
ed evocare; non è necessario essere minuziosi, bensì usare termini allusivi per
lasciare al grafico ampia libertà di usare la sua creatività ed immaginazione.
Le ancore visive e/o acustiche che forniscono orientamento e consistenza con le
restanti parti del sito. Il luogo (interno, appartamento di x, esterno, ecc.).
Il tempo (notte, giorno, ecc.). Le unità d’informazione: con un unico discorso
si descrivono le unità d’informazione presenti nella sezione, quali immagini,
testi, video, e le loro modalità d’uso. Laddove esista si fa riferimento al
nome del file relativo. Si descrivono inoltre i suoni o il narrato della
sezione. Ad ogni elemento o area viene assegnato un nome scritto in maiuscolo
ed eventualmente numerato (un numero progressivo relativo sia all’elemento sia
alla sezione) cui si farà riferimento nelle descrizioni successive. Le stesse
convenzioni adottate nello storyboard dovranno essere ripetute anche nel
découpage tecnico. Laddove esistano parti significative che devono essere messe
in risalto, quale ad esempio un logo grafico, si definisce quali siano le
relazioni gerarchiche tra esse e le altre parti della scena.
Il soggetto. Una descrizione in poche righe degli obiettivi, del
senso, del tema e degli argomenti della sezione trattata.
Le azioni e le relazioni. Con un unico discorso si descrivono: le modalità
visive, acustiche e temporali che devono caratterizzare l’entrata e l’uscita
dalla sezione; le trasformazioni che gli elementi della scena possono subire in
determinate condizioni; la sequenza (il percorso logico, o la sequenza
all’interno della quale si colloca la sezione; l’eventuale successione
spazio-temporale con cui si forma la pagina sullo schermo; l’eventuale
succedersi di eventi all’interno di essa); le animazioni presenti in automatico
nella sezione; il ritmo generale della sezione; l’interazione (si elenca il
tipo di controlli presenti nella sezione e il tipo di azione ad essi relative;
se la sezione prevede eventi particolari in condizioni specifiche se ne dà una
descrizione generica e non tecnica); l’intreccio (le relazioni che la sezione o
i suoi elementi intrattengono con altre parti del sito o di altri siti).
Di
seguito un esempio di descrizione verbale dello storyboard relativo al progetto
già citato su Manzoni.
Il titolo.
Sezione 0.1
“Il Manzoni ed i nuovi
linguaggi”
file: Manzoni_0_1.htm
La scena.
Un’ambientazione ottocentesca
dai colori austeri, con mobili, oggetti in legno e carta antica le cui forme
sono presenti in tutte le pagine. La parte sinistra è separata dalla destra
per contenere testi, immagini o utilities, che forniscono ulteriori informazioni
sui contenuti del testo. Il logo del prodotto è in alto a sinistra. I controlli
principali sono sia icone grafiche in alto a destra (help.gif, ricerche.gif,
link.gif, info.gif, credits.gif, utilities.gif) che
testi in basso a destra (home page, inizio pagina, help, ricerche, link, info,
credits, utilities). Sotto ai controlli in alto a destra una foto sbiadita
dei “Promessi sposi” illustrati fa da sfondo al titolo della sezione (“Il
Manzoni ed i nuovi linguaggi”) ed ai tre titoli delle sezioni tematiche principali
(“La scoperta della sceneggiatura”, “I nuovi linguaggi ed I promessi sposi”,
“La sceneggiatura oggi”). Più sotto una lista di altre pagine di particolare
interesse. Ancora sotto, fuori dalle dimensioni della schermata, un testo
introduce la sezione, commentato di seguito da un’immagine. Un narrato introduce
il multimedia.
Il soggetto.
I Promessi Sposi illustrati
del Manzoni scoprono una nuova forma di scrittura: la sceneggiatura. I nuovi
linguaggi della comunicazione presentano caratteristiche la cui origine deriva
da tale scoperta. La sezione è il punto di partenza per la navigazione nel
multimedia e ne mostra le caratteristiche e utilità principali.
I comportamenti e le relazioni.
Completato velocemente il
caricamento della pagina, un raggio di luce illumina il titolo della sezione e
poi si spegne. Parte il narrato. I controlli principali grafici ed i titoli
delle sezioni, se puntati col mouse, si animano e forniscono informazioni; se
cliccati producono un suono e restano illuminati. I titoli delle sezioni
rimandano alle tre sezioni tematiche principali. I controlli principali, sia in
formato grafico sia alfabetico, rimandano alle relative sezioni. Ogni termine
della lista rimanda alla sezione relativa.
Gli
ambienti, i personaggi (controlli), ecc., del multimedia vengono descritti
nella sceneggiatura solo la prima volta che appaiono; nelle scene successive si
fa riferimento al loro nome, aggiungendovi solo la descrizione degli eventuali
cambiamenti.
Naturalmente
possono esistere tanti modi di fare una sceneggiatura. Per esempio, la
sceneggiatura di un multimedia per un edutainment
(un gioco interattivo con funzioni educative) in cui la navigazione simula un’adventure all’interno di uno spazio tridimensionale realistico
potrebbe fare anche a meno della grafica ed avere uno sviluppo del tipo
descritto nella tabella 8.
In
questo caso, la sceneggiatura potrebbe essere affiancata da rappresentazioni
grafiche dell’ambiente, all’interno delle quali sono segnati numeri e tratteggi
corrispondenti alle aree sensibili della schermata. Tale numerazione sarebbe
il riferimento per la descrizione dei singoli controlli interattivi.
La
sceneggiatura relativa agli oggetti sensibili della schermata potrebbe essere
organizzata per ogni sezione con una tabella in cui nella colonna verticale
sinistra sono allineati gli oggetti numerati progressivamente e nelle relative
celle orizzontali sono indicate informazioni relative al singolo oggetto.
IL DÉCOUPAGE TECNICO
Scopo
del découpage
tecnico (detto anche shooting
script o scrittura prescrittiva)
è quello di fornire quelle indicazioni
tecniche, relative ad ogni sezione del sito, che non sono presenti nello
storyboard. Il découpage tecnico non deve ripetere ciò che è già stato indicato
nello storyboard (sebbene faccia riferimento agli stessi nomi e numeri di
sezione); deve al contrario fornire il maggior numero possibile di dettagli
tecnici relativi ad ogni singola sezione del sito. È uno strumento che deve
essere realizzato seguendo le indicazioni degli esperti di programmazione, di
grafica e di montaggio audio-video. Il découpage tecnico non viene utilizzato
dall’eventuale committente o produzione ma esclusivamente da coloro che
realizzano il sito.
Il
découpage tecnico ha una struttura a matrice, trascritta su più fogli A4
disposti verticalmente, uno per ognuna delle seguenti aree: il titolo, le parole-chiave, la grafica,
le dimensioni, le unità video, audio e alfabetiche, i comportamenti e le relazioni, l’accessibilità.
Sull’asse verticale, per ogni singola sezione, si susseguono dapprima una
casella relativa agli aspetti generali della sezione e di seguito le caselle
relative ai singoli elementi contenuti nella sezione (ogni elemento viene
nominato con la stessa sigla e numero progressivo assegnato nello storyboard);
sull’asse orizzontale della matrice sono riportate le indicazioni riguardanti
caratteristiche specifiche di ogni singola area.
Il titolo. Il nome, il numero
della sezione, o di un suo elemento, il file di riferimento e l’indirizzo
Internet previsto per la pagina. Il criterio è il medesimo adottato nello
storyboard. Inoltre sono da inserire le indicazioni relative al tag TITLE del
linguaggio HTML, ovvero quale sia il titolo da far apparire in cima alla pagina
HTML.
Le parole-chiave. Un’eventuale lista di
parole-chiave che fungano da possibile rimando tematico a tale sezione. Per
ogni parola-chiave specificare l’eventuale àncora che fa da riferimento di
programmazione per tale tematica nella pagina.
La grafica. Le indicazioni
riguardanti i background grafici, le immagini e le icone dei controlli (nome, formato dei file, peso massimo in KByte[9]).
Le eventuali indicazioni tecniche sui colori
(numero massimo di colori, codice esadecimale del colore, ecc.). Uno schema
grafico dell’eventuale suddivisione in frame,
dei loro nomi e dei file relativi a ciascuno di essi (tabella 12).
Le dimensioni. Le indicazioni relative alla dimensione in pixel (o in
percentuale) della pagina, dei frame, così come delle varie aree
grafiche destinate a contenere testi,
immagini, video, indici, titoli, controlli,
ecc.
Le unità video, audio e alfabetiche. Le indicazioni relative ai video (nome del file, frame rate, data rate, numero di colori, tipo
di compressione, keyframe, peso massimo in KByte, ecc.). Le indicazioni
relative ai suoni (nome del file,
formato, numero di tracce, frequenza, risoluzione, tipo di compressione,
keyframe, peso massimo in KByte, ecc.). Le indicazioni relative ai testi alfabetici (nome del file, uso
della scroll bar o divisione del testo in più pagine, numero massimo di
caratteri del testo, peso massimo in KByte, ecc.). Alla sceneggiatura sono
inoltre allegati dei file relativi agli abstract
e alla versione finale dei testi alfabetici dopo il loro adattamento e
trattamento. Di tali testi alfabetici nella sceneggiatura viene indicato il
titolo, un’eventuale breve descrizione e il nome del file relativo.
I comportamenti e le relazioni. Il tipo di transizioni
in entrata ed uscita e la relativa tempistica. I nomi dei file relativi alle animazioni, il loro formato, i movimenti
e la relativa tempistica. La lista dei link
presenti in tale sezione (suddivisi in link che rimandano all’interno o all’esterno del sito) e l’indirizzo cui essi rimandano. I comportamenti
interattivi della sezione, degli oggetti e dei controlli (le reazioni
alle azioni dell’utente rispetto a determinate condizioni o variabili
dell’ambiente). Il tipo di behavior
(“comportamento”; se preesistente), il nome dello script o della variabile,
l’eventuale impostazione logica dello script o lo script completo. Altre
indicazioni di programmazione.
L’accessibilità. Le indicazioni relative agli standard cui attenersi
per progettare una pagina accessibile da tutte le piattaforme. Le indicazioni
relative ai codici HTML da inserire,
quali ALT e i “META tag”, che comportano una differente accessibilità alla
pagina ed una sua specifica risposta ai motori di ricerca. Le risorse
necessarie nel server. Le indicazioni relative a determinate utility o plug-in
necessari per visualizzare la pagina e le indicazioni relative a come impostare
una pagina alternativa per chi non può utilizzare tali plug-in o utility. Le
frasi con le avvertenze del tipo “se hai un browser superiore a Netscape 3.0
fai click qui”, e dunque i browser supportati da determinate parti del sito e
il modo per rendere tali parti accessibili a tutti i browser. Indicazioni
riguardanti la velocità di connessione massima prevista. Un’eventuale
indicazione dei software di sviluppo
necessari. Le proposte di eventuali software da progettare per supportare
caratteristiche specifiche del sito
[1] Ciò non toglie che si possano ipotizzare casi di sceneggiature multimediali di carattere esclusivamente alfabetico che sono affiancate da uno storyboard.
[2] Il termine “scena” è usato qui per indicare ciò che a seconda dei casi potrebbe essere altrimenti definito pagina/e o schermata/e del sito.
[3] La sceneggiatura non non deve contenere solo indicazioni di tipo espressivo, ma anche di tipo funzionale, in quanto attraverso di essa sia il gruppo di lavoro sia la produzione dovranno rendersi conto dei materiali necessari per realizzare il prodotto, delle lavorazioni di cui essi necessitano, e dunque dei tempi e dei costi relativi.
[4] Nelle varie fasi di lavorazione del sito sarà inoltre consigliabile archiviare i file nel pc usando una struttura di directory analoga a quella del flowchart ed inserendo all’interno di ogni directory due sotto-directory, “lavorazione” e “finale”.
[5] Nel caso dell’utilizzo di tecnologie non recenti potrebbe essere necessario avere nomi di file che non superino la lunghezza di otto caratteri. È bene consultare preventivamente il programmatore al riguardo.
[6] è importante inoltre che l'URL del file rimanga la stessa nel tempo per facilitare il reperimento del documento dalla totalità dell’utenza.
[7] I frame in una pagina web sono l’equivalente dei tasselli in un mosaico: delle unità autonome che sono richiamate all’interno di un unico file corrispondente ad una pagina web definita cornice o frameset. Ogni frame ha un suo nome. Il contenuto di ogni singolo frame è un file di una pagina web, ma può in ogni momento essere sostituito con un altro file relativo ad un’altra pagina web.
[8] Il marcatore corrisponde a quello che in una pagina web realizzata con il software Dreamweaver viene definita un’ancora (o segnalibro nel software Front Page) e che in oggetti realizzati con il software Director equivale come funzione al marker, mentre nel software Flash sono le scene e i label a svolgere un’analoga funzione.
[9] È importante fare un’analisi dell’ampiezza di banda fornita dal provider, così come una previsione sulla presumibile richiesta di banda permessa dalle tecnologie degli utenti. Il report di tale analisi dovrà pilotare le scelte sullo sviluppo del sito. In ogni scena del découpage tecnico andrà operata un’analisi del peso in KByte degli elementi per prevederne i tempi di visualizzazione e verificarne la coerenza rispetto alla velocità prevista riguardo al ritmo del sito. Laddove il peso previsto per gli elementi presenti sulla scena rallenti eccessivamente la composizione della pagina, dovranno essere prese delle decisioni inerenti un’eventuale riduzione della qualità di tali elementi o addirittura una loro esclusione. In altri casi potrebbe essere sufficiente prevederne un’apparizione successiva ad altre componenti essenziali della pagina. È importante comunque fare in tempo tale previsione per evitare di dover rifare molte parti del progetto a causa di questo genere di dettagli tecnici.