Berardi Franco "Il lato estetico del web" (intervista di Monia Alessandrini, 2001) Parliamo di "Alice" la sua prima radio libera. Cosa è rimasto di quella sua prima battaglia?
Ha parlato di oligopolio. Dopo il monopolio della comunicazione secondo
lei si è passati ad un oligopolio dell'informazione. E' possibile
che accada lo stesso per internet? In quel periodo si è aperta la possibilità di moltiplicare le fonti di comunicazione e poi alcuni grandi poteri, essenzialmente quelli dell'economia, hanno concentrato prima di tutto gli strumenti di produzione e poi quelli di odiens. In qualche misura per internet sta già accadendo. Il dominio dell'economia nella rete è già in corso. Il problema è che internet possiede delle risorse che né la radio, né la televisione possedevano. Internet, a differenza della radio che ha delle limitazioni ad esempio di banda, ha la sfera dell'infinito. E nella dimensione dell'infinito non c'è nessuno che ha la maggioranza. Ho l'impressione che una colonizzazione di internet sia in corso, ma la battaglia mi pare più aperta. Pensiamo alla fusione di America OnLine con Time Warner: tutti temevano che ci sarebbe stata in breve tempo una conquista della rete da parte dei televisi. Non è successo. Per il momento assistiamo alla proliferazione di web tv piccole, piccolissime, medie di ogni genere. E' successo invece che si è aperto uno spazio e 100.000 piccole imprese sono entrate dove il "grande" sperava di padroneggiare. Qual è il suo rapporto con la rete? E' un rapporto essenzialmente estetico. Mi interessa il lato estetico che non ha nulla a che vedere con l'informazione. Trovo che la rete sia un luogo generalmente molto brutto. L'estetica della rete fa generalmente schifo. L'ideologia del portale è un'ideologia semplificativa e quindi dell'imbruttimento. Sembra di entrare dentro un reparto di trafilati metallici. A me interessa tutto il resto: ciò che non è portale, che non è facilmente rintracciabile. Bill Gates ha detto una volta che il potere consiste nel rendere le cose facili. Allora bisogna mettersi a trovare le cose difficili. Questo lo farà una minoranza degli utenti, però è quella minoranza che determina tutto il resto. Parliamo del rapporto fra immaginario e comunicazione. Il tipo di comunicazione,
come quella che si sta svolgendo adesso, frammentata e totalizzante rispetto
a noi, può arricchire l'immaginario? E' vero che noi assistiamo ad un appiattimento dell'immaginario. I siti si moltiplicano ma si assomigliano sempre di più. La cosa interessante è il resto, quella minoranza che produce degli effetti innovativi. Per cui io sono abbastanza pessimista per quello che riguarda la maggioranza della comunicazione di rete. Ma sono ottimista perché nella rete non è mai possibile schiacciare gli esperimenti di minoranza. Questo lascia una speranza. Quali media porterebbe idealmente con se in un'isola deserta? Porterei certamente un computer in connessione ad un modem. Così continuerei ad essere in un isola nient'affatto deserta.
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