D.
Negli anni a venire, il movimento per il software libero riuscirà
a fermare le grandi case di produzione di programmi e ad affermare
il diritto al software libero?
R.
¨Mi fanno spesso questa domanda e io rispondo sempre che al
momento la mia sfera di cristallo si è rotta. Scherzi a parte,
questa è una previsione che non sono in grado di fare. E'
come chiedersi chi vincerà prima della fine della battaglia.
Il punto non è chi vincerà, il punto è combattere
e sottolineare i motivi per cui lo si fa. Ci si dovrebbe chiedere
in realtà chi sarebbe giusto che vincesse.... E' anche vero
che stiamo aggreggando molte persone. Gli utenti di software libero
si aggirano ormai attorno ai dieci milioni. Stiamo diventando sempre
più forti ma anche i nostri nemici lo sono. Gli Stati Uniti
stanno imponendo gli stessi canoni previsti dal Digital Millennium
Act all'Europa e al resto del mondo. L'Unione Europea ha recentemente
approvato una legge molto simile, recependo, sostanzialmente il
provvedimento statunitense che pone pesantissime restrizioni al
software libero.¨
D. Sarà
possibile in futuro i programmatori o per i musicisti vivere del
loro lavoro pur producendo materiale 'libero'?
R. ¨Beh,
dipende da molte cose. Per quanto riguarda i programmatori, ad esempio,
ce ne sono già molti programmatori che vivono di free software.
Probabilmente ammontano a qualche migliaio, non ho dati precisi
in merito. Per quanto riguarda chi lavora nel mondo della musica
ad esempio io auspico che la musica sia distribuita liberamente
in Rete e che sia possibile, per chi apprezza un brano, inviare
un dollaro all'autore attraverso la Rete. Un dollaro può
sembrare una piccola cifra ma pochi sanno che è più
o meno lo stesso compenso corrisposto agli artisti dalle case discografiche.
Applicare il 'free' ai testi scritti è qualcosa che, inoltre,
si sta già facendo. Per i libri di narrativa, d'opinione
o d'informazione propongo una licenza che dia a tutti la possibilità
di far circolare i testi liberamente, ma non di modificarli (come
è normale per la particolare funzione che svolgono nella
società ). Mentre per testi come dizionari, enciclopedie
e simili propongo una licenza in base alla quale ognuno possa essere
libero di apportare e ripubblicare un aggiornamento o una miglioria.
Sono già in atto, ad esempio, numerosi progetti riguardanti
dei dizionari 'free', dallo spagnolo, al vallone ai vari idiomi
dell'India.
D. Ci sono dei
punti in comune tra la politica svolta dalle compagnie produttrici
di software in difesa del copyright e l'impostazione, prettamente
orientata verso il mercato, che si sta cercando di dare alla ricerca
universitaria?
R. ¨E'
un preciso piano dei governi che ha fatto sì che il mondo
degli affari adesso abbia il pieno controllo degli atenei. I fondi
che vanno alla ricerca sono totalmente controllati dai gruppi finanziari.
E ciò comporta delle forti ripercussioni sui risultati della
ricerca stessa; basti pensare ai risultati degli studi sugli effetti
delle droghe. Una libera ricerca scientifica , nella quale lo spirito
di cooperazione sia un elemento fondamentale, è assolutamente
da difendere, tanto nell'informatica, quanto nella scienza in generale¨.
D. Che tipo di
clima si vive nel mondo dell'hacking dopo l'undici settembre e le
conseguenti legislazioni emanate contro il terrorismo?
R. ¨Bisogna
prima di tutto chiarire cosa si intende per 'hacking'. Con questa
parola io intendo semplicemente fare qualcosa con il computer per
divertirsi. Chi concepisce l'hacking in questo senso non ha alcun
collegamento con attività terroristiche. L'attività
di sabotaggio di sistemi informatici è invece il 'cracking'.
Certo, va anche detto che attualmente c'è molta paura. E
il governo statunitense sta deliberatamente usando il terrore della
gente. Sono sicuro che quelle della polizia sono menzogne quando
dice che chi organizza azioni di protesta sia un terrorista. I veri
terroristi sono quelli che agiscono nell'ombra e cercano di non
attirare l'attenzione su di sé. Sanno di cercare i terroristi
nei posti sbagliati, ma arrestano ugualmente la gente innocente,
stravolgendo i fatti. E tutto questo per dimostrare possono tranquillamente
non rispetto i diritti umani, la libertà e la democrazia.
Esiste quindi il rischio che anche i semplici hacker, come tutto
il resto della gente, ma in special modo gli attivisti politici,
vengano particolarmente presi di mira dalle forze di polizia, anche
perché spesso non solo la polizia mente sulle persone innocenti
e manipola i fatti, ma è giustificata per qualsiasi cosa
faccia. Possono inventarsi di tutto, perfino che un lettore Cd collegato
ad un computer nasconda in realtà chissà quale bomba.¨.
D. Esistono delle
differenze, dal punto di vista politico, tra la scena europea e
quella statunitense?
R. ¨Ma
in realtà non è scontato che nell'hacking ci sia una
componente necessariamente politica . In senso ampio gli hackers
formano una comunità, ma è qualcosa di molto vasto
e variegato: ne fanno parte anche persone che non sono minimamente
interessate alla politica. Gli hacker che operavano nel Massachussets
Institute of Technology (l'Istituto di ricerca universitario che
ha sfornato i più grandi informatici del mondo e nel quale
è stato concepita molta parte del sistema di pensiero collegato
all'attivismo telematico, ndr) avevano una visione politica delle
cose, ad esempio erano contro la guerra in Vietnam, ma questo non
era per forza inerente alla loro attività di hacker. Per
cui è difficile tracciare delle differenze in questo senso¨.
D. Come ha trovato
l'Hackmeeting italiano?
R. ¨Beh,
in realtà ho dovuto lavorare nella mia stanza per quasi tutto
il tempo... quindi non ne ho potuto seguire le varie fasi. Comunque
mi pare che ci sia un bel clima, e soprattutto un grande entusiasmo,
in special modo per le questioni etiche.
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--
Intervista a cura di Mediamente - Rai educational --
D. Sistema operativo
Gnu: di cosa si tratta?
R. Gnu è
il nome del sistema operativo cui lavoriamo da 14 anni; questo sistema
è interamente costituito da software libero, e ciò
lo caratterizza rispetto a tutti gli altri software. Poiché
è un software libero, gli utenti hanno la "libertà",
appunto, di modificare il software stesso a seconda dell'uso che
se ne vuole fare, hanno la libertà di studiare come funziona
il software; noi diamo all'utente il codice sorgente - non c'è
nulla di segreto all'interno del suo software -, e l'utente ha la
libertà di fare copie e distribuirle in modo da condividerle
col suo vicino. Inoltre si ha la possibilità di fare versioni
migliorate e diffonderle sulla rete, al fine di un uso comune; di
conseguenza, chiunque può collaborare alla costruzione della
sua comunità. Il significato di software libero consiste
in queste tre libertà che ho sinteticamente riassunto. L'idea
stessa di questo sistema è che ogni sua parte è software
libero, così un utente può usare un computer che ha
esclusivamente software libero per ogni funzione. In questo modo
non si è vincolati a nessun proprietario di programmi.
D. Immagino che
ciò sia utile ai programmatori, ma per quanto riguarda gli
utenti comuni?
R. Per un
utente comune è utile poter essere libero di fare una copia
del programma per il proprio amico. Condividere informazioni con
i propri amici è una delle azioni fondamentali dell'amicizia,
e se l'unica possibilità di condivisione è "underground",
furtiva, non è un bel vivere comune. Credo sia importante
per tutti, questo programma, non solo per i programmatori. Inoltre,
molte persone usano il software come parte del loro lavoro, e in
questo caso è molto importante avere la libertà di
modificarlo. Se il software è libero, si può assumere
un programmatore, o chiunque voglia farlo, per operare le modifiche
che si ritengono utili. Se il software è "proprietario",
nessuno tranne chi ne detiene i diritti può apportarvi modifiche.
E chi ne detiene i diritti sarà, probabilmente, troppo occupato
anche solo per ascoltarla.
D. Come è
nato il progetto, e quali obiettivi sono stati raggiunti?
R. Ho cominciato
a lavorare al programma Gnu all'inizio del 1984, ed ero l'unico,
allora, a scrivere il software. Col passare del tempo e a poco a
poco, altri si sono uniti al progetto. Molti sono i volontari, me
compreso. Inoltre, la Free Software Foundation ha raccolto fondi
per pagare dei programmatori per lavorare al software Gnu. Un intero
sistema operativo è composto di programmi diversi che svolgono
molte funzioni, e noi dovevamo trovare o scrivere un programma per
ognuna di queste funzioni. Durante gli anni 80 e nei primi anni
90 abbiamo, a poco, a poco, colmato le lacune; all'inizio degli
anni 90, tra il 1992 e il 1993, l'ultima lacuna è stata colmata:
Linus Torvalds ha sviluppato un kernel che si chiama Linux, e il
risultato di tutte queste ricerche consiste nella realizzazione
di sistemi operativi liberi completi, i "Sistemi Gnu su base
Linux".
D. Come si svilupperà
il software Gnu in futuro?
R. Per il
futuro c'è molto lavoro da fare! Adesso abbiamo un sistema
che è compatibile con Unix ed è facile come Unix.
Noi vogliamo rendere i sistemi operativi liberi efficienti e semplici
per la gente comune, non solo per gli hacker; in questa prospettiva
si sta lavorando molto sulle interfacce grafiche in modo che si
possa usare il "mouse", come piace fare a chi non è
un programmatore.
D. Lei afferma
di volere che le persone scrivano e distribuiscano il software libero.
Quali sono gli argomenti più comuni con cui i proprietari
di software reagiscono alle sue proposte?
R. I proprietari
di software raramente cercano di convincermi a non scrivere software
libero, perché riconoscono, in genere, che non c'è
modo di fermarmi e che questa è una mia scelta. Tuttavia,
quando dico alle persone che è ingiusto rendere il software
privato, che è ingiusto e immorale, naturalmente, queste
stesse persone non sono d'accordo con me perché sto dicendo
loro che c'è qualcosa di ingiusto in ciò che fanno,
e a nessuno piace sentirsi dire che si è ingiusti e immorali!
In genere, non c'è logica in nessuna delle motivazioni spese
a difesa del loro operato.
D. Il software
libero può essere venduto?
R. Il modo
migliore per avere un sistema operativo libero completo è
quello di comprare un Cd-rom. In realtà, il significato di
software libero consiste anche nella libertà di venderne
delle copie. Tuttavia, quando si parla di software libero, si affronta
una questione riguardante la libertà, non il prezzo. Non
voglio dire che nessuno deve mai pagare per avere una copia del
programma, ma che una volta che se ne possiede una copia, si deve
essere liberi di cambiarlo, ridistribuirlo, fare versioni migliorate
e pubblicarle. Tale processo comprende la libertà di vendere
il software nel momento in cui si ridistribuisce. In realtà,
vendere copie di software libero è molto importante perché
è un modo per guadagnare, dando la possibilità di
creare fondi per sviluppare nuovo software libero: è quello
che fa la "Free Software Foundation". Devo specificare
che la "Free Software Foundation" è un Ente di
beneficenza ufficialmente riconosciuto negli Usa, è come
una scuola o un ospedale, la gente può offrire alla fondazione
una donazione e dedurla dalle tasse. Ma la maniera principale in
cui raccogliamo soldi è vendendo copie di software libero,
e vendiamo anche manuali - "manuali liberi", naturalmente,
perché chiunque è libero di farne più copie
e distribuirle -. Questi ultimi si possono anche modificare; il
testo del manuale nella versione computerizzata è disponibile,
lo si può prendere sulla rete o sul nostro Cd-rom. Quindi,
si può scaricare il testo e scrivere un manuale modificato;
infine esso può essere stampato e venduto. La "Free
Software Foundation" vende copie di cose che chiunque può
copiare e chiunque può vendere. In questo modo guadagnamo
abbastanza denaro per pagare il personale, vale a dire lo stipendio
di quattro programmatori.
D. Può
spiegarci come funzione la General Licence?
R. Il nostro
scopo attraverso il progetto Gnu è quello di dare libertà
a ciascun utente; quindi, vogliamo essere sicuri
che ogni persona che possiede una copia del nostro software ottiene
anche le libertà di cui ho parlato. Noi riusciamo ad ottenere
ciò attraverso una tecnica che si chiama "copyleft".
L'idea del copyleft consiste nel dare il permesso di modificare
il programma, di distribuirlo, e di pubblicarne una versione perfezionata.
Ogni volta, però, che questo programma viene distribuito,
si devono usare esattamente i termini sopra indicati senza cambiamenti;
in tal modo, chiunque ottiene una copia del software ottiene la
stessa libertà che noi diamo all'utente primo. Poiché
le copie circolano da una persona ad un'altra, e a un'altra ancora,
ogni persona della catena riceve le stesse libertà che noi
diamo in origine. Se noi rendessimo il software di dominio pubblico
permetteremmo alle varie società poco scrupolose che producono
software non libero di prendere i nostri programmi e farne versioni
modificate e di distribuirle come software "proprietario"
senza alcuna libertà.
Ciò
significa che molte persone, pur utilizzando il nostro software,
non avrebbero libertà nel senso che ho chiarito sopra; per
noi, ciò rappresenterebbe un fallimento per il nostro progetto,
perché il nostro scopo è dare la libertà alla
gente. Con il "copyleft" ci assicuriamo che "oGNUno"
abbia libertà di utilizzo, e così via. "Gnu General
License" è il termine legale specifico per copyleft,
quello che usiamo per la maggior parte dei programmi; abbiamo, tuttavia,
anche altri metodi di "copyleft" che usiamo in situazioni
particolari. Devo aggiungere che il "copyleft" è
giuridicamente basato sul copyright, ed è per questa ragione
che possiamo farlo valere. Se qualcuno viola il nostro "copyleft"
distribuendo versioni senza il codice sorgente o cercando di annettervi
altre restrizioni, viola le leggi del copyright; di conseguenza
noi possiamo fare causa a tale soggetto all'atto della violazione.
In genere, se qualcuno procede in tale modo col nostro software,
gli mandiamo una lettera, e ciò è sufficiente per
farlo smettere; naturalmente, questi individui non vogliono affrontare
un processo.Aggiungo che si può vedere il "copyleft"
come un portare via le armi ai proprietari di software e usarle
contro di loro. Il copyright è usato per uno scopo tendenzialmente
di destra: soggiogare gli altri, farsi pagare con tutto il loro
denaro. Il "copyleft" è usato con uno spirito di
sinistra, uno scopo di sinistra: incoraggiare le persone a cooperare
e ad aiutarsi reciprocamente e a dare a tutti la stessa libertà.
D. Nel caso in
cui il programma si dovesse rompere, a chi ci si rivolge?
R. Noi risolviamo
questo problema molto meglio di quanto non avvenga nel mondo del
software commerciale, e la ragione è che quando qualcuno
prende un programma proprietario, non ha nessun'idea di ciò
che c'è dentro e non ha alcun modo di scoprirlo. Si deve
soltanto sperare e fidarsi che non ci sia nulla di pericoloso in
quel programma, poiché può accadere anche un fatto
di questo genere. Ci sono compagnie che mettono nel software informazioni
personali su una persona a chiunque le richieda. Microsoft ha messo
cose nel software che diranno alla Microsoft stessa tutto quello
che è stato installato nel proprio computer. Questo è
inammissibile! E la Microsoft dice "In realtà il software
pone una domanda. Se uno ci fa attenzione, se ne accorge."
Naturalmente, molte persone non ci badano e non sanno che il software
di una certa compagnia diffonde continuamente le informazioni personali
di chi lo usa. E qualcuno potrebbe cominciare a vendere software
proprietario che contiene qualcosa di pericoloso e l'utente potrebbe
non saperlo mai.
E' possibile
che un individuo metta qualcosa di pericoloso anche in un programma
libero, ma con quest'ultimo è sempre disponibile il codice
sorgente. E se Lei, ad esempio, non legge il codice sorgente, qualcun
altro potrebbe farlo. Certo, bisogna rendersi conto che le cose
che non vanno presenti nel software - chiunque ne sia l'autore-
sono, per la maggior parte, errori casuali; quando la Microsoft
scrive programmi, commette degli errori, quando io scrivo programmi
faccio errori, tutti i programmatori commettono degli errori. Di
conseguenza, il grosso pericolo non viene dai danni volontari, ma
da un errore nel programma! Di nuovo, il software libero ha un vantaggio
perché molti degli utenti sono programmatori, e sono costantemente
alla ricerca di errori, me li dicono e li risolvono. Di fatto, io,
come programmatore di software libero ricevo continuamente aiuto
da altre persone in tutto il mondo che risolvono ogni tipo di problema
si trovi nel mio software. Mi capita di ricevere un messaggio che
dice: "Un giorno stavo leggendo una certa parte del programma
e ho visto qualcosa che non sembrava del tutto giusto. È
sicuro che sia giusto?" Io vado a controllare e, molto spesso,
mi accorgo che c'è un errore. In sintesi, gli altri mi aiutano
a far sì che il programma funzioni. La Microsoft non ha questi
aiuti, e se c'è un difetto in un programma Microsoft, molto
probabilmente è possibile che passino sei mesi o un anno
prima che lo eliminino. In effetti, uno degli aspetti del sistema
informatico che interessa alla gente è la sicurezza, e, naturalmente,
ogni sistema operativo ogni tanto ha qualche difetto che lo compromette.
Possiamo dire, infine, che nei sistemi operativi liberi questi difetti
vengono eliminati molto rapidamente: il difetto viene segnalato
e, in genere, viene mandata una soluzione sulla rete cosicché,
chiunque voglia, la può installare nel proprio programma.
D. Con un software
libero chi è il responsabile dell'errore?
R. Per quanto
riguarda il software libero, la persona da cui si riceve la copia
è responsabile. Se si vuole, dunque, essere sicuri sul software,
ci si deve procurare la copia da qualcuno di cui ci si fida. Faccio
un esempio: se Lei prende una copia di software nuovo dalla "Free
Software Foundation", Lei sa che si tratta della versione fatta
da noi, non modificata da nessun altro. Allo stesso modo una compagnia
potrebbe essere ingannata da qualche infida spia o da un terrorista
che vende a Lei software proprietario progettato per distruggerle
il computer: come si fa a scoprirlo? Intanto, si presume semplicemente
che se si tratta di una compagnia, essa vuole continuare a lavorare
e quindi non farebbe mai una cosa simile. La stessa cosa vale per
la "Free Software Foundation".
Il nostro
obiettivo è dare alla gente l'alternativa di un software
libero "autosufficiente"; sarebbe quindi stupido, autodistruttivo,
per noi, mettere qualcosa nel software che possa irritare gli utenti,
si sa che cerchiamo di fare del nostro meglio. Questo è tutto
quello che si può sapere di coloro che producono software:
cercano di fare del loro meglio per renderlo buono. Allo stesso
modo, se qualcuno distribuisce una versione modificata del nostro
software, ci si può fidare. Oppure, si può prendere
una copia del programma da un amico e se ci si fida di lui, si sa
che non cercherà di colpirci e si sa che starà attento
anche lui a installarsi buone versioni del software. Quindi anche
questa è una cosa che si può fare in piena tranquillità.
È proprio come se Lei andasse a casa di un amico e gli chiedesse
un bicchiere di latte; a meno che non si tratti di uno psicopatico
o di un assassino, il Suo amico non le metterà il veleno
nel latte. La gente a volte fa cose mostruose, ma normalmente ci
fidiamo degli amici, è fondamentale fidarsi degli amici.
Come si potrebbe vivere altrimenti?
D. E cosa può
dirci a proposito di questioni decisive come quelle riguardanti
la circolazione delle informazioni?
R. I detentori
dell'informazione, l'industria del copyright, stanno facendo una
campagna mondiale per cambiare le leggi in tutti i paesi in modo
da avere più potere per controllare quello che fanno tutti:
questa è la loro attività principale. In questo momento
vogliono avere il controllo totale di tutti gli usi delle informazioni
che sono state pubblicate, e giustificano tale obiettivo affermando
che il pubblico ne trarrà vantaggio. Tuttavia, non analizzano
in dettaglio i motivi per i quali il pubblico dovrebbe ottenere
dei vantaggi per il fatto che i proprietari detengono il potere
sull'informazione. Costoro dicono soltanto: "fidatevi, dateci
più potere, e il pubblico ne avrà dei vantaggi".
Ciò è stupido, è come dire: "paga il latte
il doppio e avrai latte migliore". La conseguenza di tale operazione
sarebbe l'aumento vertiginoso del prezzo del latte! E, naturalmente,
avremmo un latte straordinario, il migliore che si sia mai visto.
Fuor di metafora, io sostengo che questo è stupido. C'è
un principio chiamato "profitti calanti", e i proprietari,
fondamentalmente, vogliono ignorarlo perché vogliono semplicemente
il potere assoluto. Essi, ad esempio, vogliono rendere illegale
il fatto che un utente possa permettere a un amico di vedere il
suo computer per leggerci un libro.
Anche se
il libro l'ha avuto legalmente e sta sul suo computer legalmente,
loro vogliono rendere illegale il fatto che il suo amico lo legga;
e se il suo amico vuole comunicare in rete, la situazione peggiora:
se lui manda il libro attraverso la rete - per metterlo semplicemente
sul suo schermo in modo da poterlo vedere e leggere, anche solo
temporaneamente - tale azione sarebbe illegale. Quando un individuo
legge un libro, se ne forma, temporaneamente, una copia sulla retina.
La prossima volta, i detentori dell'informazione, diranno che è
una violazione del copyright fare una copia sulla retina e che quindi
ci vuole un permesso per leggere il libro! In Unione Sovietica ogni
copista aveva un sorvegliante il cui compito era di osservare cosa
veniva copiato e assicurarsi che nessuno facesse copie illegali,
perché prevenire le copie illegali era una delle priorità
del governo sovietico. L'industria del copyright vuole fare la stessa
cosa, con la differenza che allo scopo utilizzerebbero sorveglianti
computerizzati, sorveglianti robot. E, ancora, sarà illegale
eliminare questo "robot sorvegliante" dal computer. In
tal modo, l'industria del copyright cerca di interferire nella vita
dell'utente in un modo molto più diretto e seccante di quanto
non abbia mai fatto prima. Ai detentori del copyright non importa
se hanno abbastanza denaro, se le pubblicazioni continuano e se
le librerie sono piene di libri, ma vogliono avere tutto il denaro
che possono desiderare. Questa è ragione per la quale cercano
di cambiare le leggi in Italia e in altri paesi, ed è importante
per gli utenti dell'informazione organizzarsi politicamente su questo
fronte opponendosi a queste decisioni.
La legge
sul copyright è nata con il torchio per la stampa. Nel mondo
antico, quando il modo per copiare un libro era quella di farsene
una copia a penna, non c'era il copyright. Chiunque sapesse scrivere
poteva copiare un libro e, in principio, poteva copiarlo bene come
chiunque altro; fare una copia era come fare cento copie. L'unico
modo per fare cento copie era trascriverlo cento volte. Il torchio
per la stampa ha creato una situazione diversa, per cui la maniera
migliore per fare copie era la produzione di massa: si compone il
testo una volta, lo si prende e lo si stampa cento volte. È
molto più veloce che comporre il testo una volta e stamparlo
una volta. Nessuno lo farebbe. È troppo stupido. La gente,
dunque, si è abituata all'idea che l'unico modo di fare libri
fosse la produzione di massa. In questo sistema, nell'era del torchio
per la stampa, il copyright era un sistema ragionevole perché
poneva limiti solo agli editori e agli autori. Il copyright non
poneva limiti ai comuni lettori come Lei e me perché noi
non avremmo potuto copiarci il libro, non avremmo posseduto un torchio.
Come si fa a copiare un libro? Cosa si intende per questo? Se si
vuole un'altra copia, si va in libreria e si compra un'altra copia.
Il copyright, in realtà, è uno scambio, un accordo,
in cui il pubblico rinuncia alla libertà di fare copie; in
cambio ha la speranza di vedere le librerie piene di tanti libri
che possono comprare; ciò rappresentava un buon affare nell'era
del torchio per la stampa, perché noi, che apparteniamo al
pubblico comune, non avremmo potuto copiare libri, comunque. Che
differenza fa rinunciare a una libertà di cui non si può
usufruire? Oggi non siamo più nell'era del torchio per la
stampa! Il computer ci dà un sistema diverso, in cui chiunque
possa leggere qualcosa ne può anche fare una copia alla volta
e mandarla a un amico.
Ciò
è molto utile e positivo, è un modo per cooperare
con il prossimo, fa parte dei rapporti di disponibilità che
stanno alla base della società. Questa libertà a cui
abbiamo rinunciato, che abbiamo ceduto, è ridiventata utile,
e, di conseguenza, non è più un affare così
vantaggioso cederlo in cambio di qualcos'altro. Ora vogliamo tenerci
parte di quella libertà per poterla usare, e, quindi, dovremmo
ridurre il potere del copyright. Forse basterebbe avere un sistema
di copyright che limitasse la vendita commerciale di copie, che
limitasse la ridistribuzione di massa delle copie; tuttavia, fare
una copia occasionale per un amico dovrebbe essere una operazione
consentita a chiunque. È un diritto fondamentale dell'uomo
e dovremmo costituire organizzazioni di persone, utenti dell'informazione
in tutti i paesi, persone che leggono, persone che ascoltano la
musica; chiunque usi qualsiasi tipo di informazione dovrebbe organizzarsi
per poter esigere il diritto di condividere copie con gli amici,
come diritto umano fondamentale che è ancora più importante,
perché è un diritto aiutare il proprio amico! Non
è solo il diritto di fare qualcosa che è giusto per
se stessi. Il diritto di avere una sufficiente alimentazione, un
alloggio dove vivere è fondamentale, ma è altresì
di enorme importanza la libertà di parola e la libertà
di stampa, così come la libertà di condividere l'informazione.
D. Dove è
iniziata la sua attività?
R. Sono stato
affascinato dai computer appena ne ho sentito parlare, e volevo
imparare a programmarli. Avevo 12 anni quando, durante un campo
estivo, uno dei consiglieri aveva un manuale di un computer che
usava per la scuola. Così, ho letto il manuale e sono rimasto
affascinato, quindi ho pensato a cose facili che avrei potuto fare
con il programma e mi sono trascritto il software: morivo dalla
voglia di programmare! Non vidi, di fatto, un computer, se non molto
tempo dopo, quando frequentavo l'ultimo anno delle superiori; a
quel tempo cominciai a frequentare un laboratorio dell'Ibm a New
York dove mi facevano programmare il loro computer, e cominciai
a scrivere un progetto molto complesso, che non ho mai finito, che
riguardava i compilatori e l'espansione del linguaggio di programmazione
diffuso allora. In seguito, durante l'estate di quell'anno, mi dettero
un lavoro estivo e mi assunsero per scrivere un programma in fortran.
Realizzai il programma in un mese e passai il resto dell'estate
a scrivere altri programmi, come un processore di testi, per puro
divertimento; poiché scoprii quanto fosse scadente il "fortran"
giurai che non l'avrei mai più usato, e da allora non ho
mai più scritto nessun programma in quel linguaggio. Ma abbiamo
un compilatore in "fortran" nel nuovo sistema nel caso
che un masochista volesse scrivere in fortran o che uno ne avesse
bisogno.
In seguito,
dopo un anno di università ad Harvard, scoprii i laboratori
di informatica al Mit, e andai lì con la speranza di prendere
i manuali del loro sistema; mi dettero, invece, un lavoro, e da
allora in poi lavorai lì fino alla fine del 1983. Ed è
così che cominciai a scoprire cosa fosse una comunità
di condivisione di software. Appena arrivai cominciai a far parte
della comunità; e, in questa comunità, se qualcuno
stava lavorando a qualcosa cosa che fosse, in qualche modo, utile,
chiunque poteva averne una copia. Si poteva usare il programma oppure
operarvi cambiamenti, staccarne una parte, vale a dire tagliare
dei pezzi e usarli in qualche altro programma che si vuole scrivere.
Se qualcuno aveva già scritto il codice per fare una certa
cosa, non si aveva bisogno di riscriverlo e lo si poteva copiare
dal suo programma. Ebbi una bellissima impressione di quello che
succedeva perché sentivo che si stava lavorando tutti insieme
per far progredire la conoscenza umana, che non lavoravamo come
nemici l'uno dell'altro, che eravamo tutti in un'unica squadra,
insieme per il bene dell'umanità. Mi piace sentire questa
sensazione di condividere un bene comune! Odio, viceversa, la sensazione
di lavorare contro altre persone; io voglio provare la sensazione
di lavorare per l'umanità. Questa comunità di cooperazione
di persone che condividevano il software, purtroppo, si disgregò
nei primi anni 80.
Una persona
diede l'esempio, scrivendo un programma e vendendolo a una società;
dopo di lui, altre persone dalla coscienza "fiacca" seguirono
il suo esempio. Dissero: "C'è uno che è stato
non cooperativo e sta facendo soldi". Credevano che ci guadagnasse;
in seguito, è venuto fuori che non ci aveva ricavato molto.
Lui stesso oggi dice che la conseguenza principale della sua decisione
fu l'insuccesso del suo programma. Comunque, poiché allora
pensarono che ci guadagnasse parecchio, altri lo imitarono e la
gente smise di cooperare. E così vidi la mia parte della
società disgregarsi e diventare una giungla dove vige la
legge del più forte. Fui molto addolorato quando questo accadde.
Cominciai, allora, a cercare il modo per creare una nuova società
da qualche parte nel mondo; avevo fatto parte di una comunità
di cooperazione che era morta. Mi dimisi dal mio lavoro al Mit per
cominciare il progetto "Gnu" perché volevo essere
sicuro di poter diffondere il software Gnu come software libero.
Non volevo che il Mit potesse fermarmi. E, negli Usa, quando il
personale di un'università - e io facevo parte del personale
- crea dei programmi, l'università stessa li può prendere
e venderli se vuole. Volevo assicurarmi che questo non avvenisse,
altrimenti il mio lavoro sarebbe andato sprecato. L'unico modo in
cui potevo essere sicuro che non sarebbe successo e che avrei potuto
usare il "copyleft", che mi sembrava molto importante,
era quello di lasciare il mio lavoro. Ho lasciato il mio lavoro
per cominciare il progetto "Gnu" nel gennaio del 1984.
D. Non Le piaceva
il modo in cui facevano ricerca al Mit?
R. Non direi
questo, perché al Mit non hanno sempre un modo solo di fare
ricerca. Sapevo, però, che era possibile. Inoltre, non volevo
trovarmi nella posizione di dover ottenere il permesso di diffondere
il software come software libero, volevo essere assolutamente sicuro
prima di scrivere il software che avrei potuto farlo libero; volevo
essere sicuro di poter usare il "copyleft" perché
avevo visto la vecchia società crollare per il fatto che
era troppo facile per la gente poter rifiutare di collaborare, troppo
facile guadagnare ad essere non-cooperativo. Il "copyleft",
viceversa, stabilisce una forma di cooperazione, di condivisione
del proprio lavoro. Mi sembrava che usare il "copyleft"
avrebbe dato alla comunità una buona spina dorsale, una buona
capacità di tutelarsi dagli abusi, perché se la gente
si sente sopraffatta o sfruttata continuamente comincia a scoraggiarsi
e a mettersi sulla difensiva. Oltre, quindi, agli effetti diretti
veri e propri dell'uso del "copyleft" e degli effetti
pratici ottenuti incoraggiando molta gente a contribuire con le
loro migliorie al programma, penso ci sia anche un effetto psicologico,
dovuto al fatto che poiché le persone vedono che c'è
una certa dose di difesa della comunità, sentono che la comunità
è autosufficiente. Sentono che cooperare con la comunità
ha un senso. E per concludere: buon hacking a tutti!
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-- Intervista
pubblicata su Open for business --
D. Ed ecco comparire
"United Linux" progetto con il quale 4 dei maggiori attori
nel campo delle distribuzioni Linux sembrano voler mettere una pezza
al problema raccogliendo diversi, importanti consensi dalle majors
dell' informatica quali IBM, HP, Borland, Intel etc.
Linux quindi proiettato nel mondo enterprise, in maniera credibile
e sostenibile agli occhi delle principali case produttrici di hardware
e software. Ma come si coniuga tutto questo con il movimento del
Software Libero?
R. "Il
Free Software, oltre a essere una categoria di software è
il nome di un movimento, nel quale il termine 'free' si riferisce
alla libera accessibilità al software e non alla sua gratuità.
Un programma è software libero se gli utenti dispongono di
determinate libertà fondamentali di utilizzo e cioè
la libertà eseguire il programma per qualunque scopo, la
libertà di studiarne il codice sorgente e di modificarlo
adattandolo alle proprie esigenze, la libertà redistribuirne
copie e la libertà di pubblicare versioni migliorate, anche
a pagamento. Se il programma permette agli utenti queste libertà
allora si tratta di software libero. Con il movimento del Software
libero, già dal 1984, intendevamo garantire agli utenti queste
libertà. Abbiamo sviluppato un sistema operativo libero,
GNU, per rendere possibile l'utilizzo di un computer senza dover
accettare le restrizioni imposte dal software proprietario. Ora
il nostro scopo è lo quello di sviluppare un range completo
di libere applicazioni da usare con GNU."
D. Come sua abitudine,
Stallman lascia poco spazio alle ambiguità interpretative
e anche riguardo ai rapporti tra Software Libero e Open Source,
i confini sono assolutamente chiari:
R. "Il
movimento Open Source, è stato creato nel 1998 da persone
che, pur apprezzando il nostro software libero, non condividevano
il nostro modo di vedere. Queste persone cercano in qualche modo
di convincere il mondo del business a lasciare agli utenti gli stessi
gradi di libertà, ma questo non rappresenta per loro un imperativo
dal punto di vista etico. Anche se non partiamo dagli stessi principi
di fondo a volte collaboriamo con il movimento Open Source; i loro
criteri per la definizione del software Open Source sono abbastanza
simili alla nostra definizione di software libero, ma non identici.
Se un programma è Open Source, le probabilità che
si tratti di Software Libero sono elevate, ma non se ne ha la certezza"
D. Il movimento
Open Source sembra quindi proporsi come una sorta di intermediario
tra le richieste di garanzie per le libertà degli utenti
e le necessità di business delle aziende, ma Stallman indica
anche diversi potenziali vantaggi che il Software Libero avrebbe
per le aziende stesse:
R. "Software
Libero significa avere il controllo su ciò che viene eseguito
dall'elaboratore. Con il Software Proprietario questo controllo
viene lasciato ad altri, che di conseguenza, in un certo senso,
controllano anche te. Il Software Proprietario mantiene divisi e
senza supporto gli utenti, mentre il Software Libero dà loro
pieni poteri a prescindere dal fatto che siano utenti aziendali
o singoli individui. Per le aziende vi è il vantaggio aggiuntivo
che con il Software Libero il supporto proviene da un mercato libero,
mentre l'assistenza sul Software Proprietario è normalmente
gestita in regime di monopolio. Di conseguenza, soltanto chi è
titolare della proprietà del software può correggerne
gli errori o implementare nuove funzionalità."
D. Nonostante
gli evidenti vantaggi proposti dal Software Libero anche per le
aziende, l'iniziativa Open Source sembra riscuotere maggiore attenzione
da parte dei mass media, rispetto al movimento del Software Libero
, Stallman ne interpreta i motivi:
R. "Il
movimento Open Source riceve maggiori attenzioni dalla stampa, perché
il nostro lavoro è spesso pubblicizzato con i loro slogan,
con l'effetto che viene attribuito loro il credito che spetta al
nostro lavoro. Nel 1999, molti pensavano che il movimento Open Source
avesse assorbito o rimpiazzato il movimento del Software Libero;
oggi, si ritiene comunemente che noi abbiamo sempre lavorato per
il movimento Open Source. Lo scorso febbraio 'New Scientist' ha
persino affermato io che ne sia il fondatore. Spero che questa intervista
contribuisca a risolvere l'equivoco.
Il movimento Open Source focalizza l'attenzione sulle imprese, mentre
il movimento del Software Libero si rivolge espressamente agli individui.
Una ragione è che ci sembra più urgente liberare gli
individui rispetto alle aziende. Un'altra è rappresentata
dal fatto che riteniamo più probabile che siano gli individui
ad unirsi a noi con l'obiettivo di difendere la libertà come
questione di principio. Nonostante ciò riteniamo che le aziende
che utilizzano GNU/Linux debbano poter godere dei medesimi gradi
di libertà che desideriamo garantire agli individui."
D. Il discorso
cade inevitabilmente nell'area dell'"enterprise computing"
e sull' iniziativa "UnitedLinux". Dietro l' etichetta
'Linux' rimangono validi e rintracciabili i presupposti del Software
Libero?
R. "Abbiamo
sviluppato il sistema operativo GNU compatibile con Unix affinché,
contrariamente a quest'ultimo che viene distribuito con licenze
ristrettive, gli utenti potessero condividerlo e modificarlo. Nel
'91 l'ultima lacuna di GNU era il kernel; Linus Torvald sviluppò
un kernel libero, Linux, e lo rilasciò sotto la licenza pubblica
(General Public Licence, poi GPL) di GNU. L'aggiunta di Linux a
GNU diede vita a un sistema operativo libero, il sistema GNU/Linux.
(Molti utenti sono convinti che l'intero sistema sia identificabile
con Linux e le aziende che lo distribuiscono contribuiscono ad alimentare
questo equivoco.)
Non appena GNU/Linux si diffuse, meritò la fama di sistema
potente ed affidabile. Migliaia e poi milioni di utenti lo adottarono,
spesso soltanto per i vantaggi che derivavano dal suo utilizzo,
senza attribuire alcun valore alla libertà che concedeva
loro. Alcune aziende cominciarono a "pacchettizzare" e
ridistribuire GNU/Linux, ma allo stesso tempo cominciarono anche
ad aggiungere software non libero al sistema, il che equivale a
far fallire i suoi obiettivi. Oggi tutti i distributori commerciali
di GNU/Linux - con l'apprezzabile eccezione di Red Hat e Mandrake
- aggiungono software non libero. Caldera è stato uno dei
principali responsabili di questa 'violazione'. In queste distribuzioni
è ancora possibile ottenere una versione completamente libera
di GNU/Linux, ma devi sapere come cercarla e pensare bene a cosa
stai facendo.
'UnitedLinux' compie un passo ulteriore introducendo la licenza
per postazione, con il risultato di imporre agli utenti di GNU/Linux
le medesime restrizioni previste da Unix o Windows.
Di fatto, Caldera non può applicare le restrizioni imposte
dalla sua licenza a tutto il sistema. La maggior parte dei programmi
sono dotati della licenza GPL di GNU, che difende la libertà
degli utenti e vieta l'aggiunta di qualsiasi restrizione. Sono convinto
che Caldera sappia di non poter imporre una licenza per postazione
su questi programmi, tuttavia, alcune sezioni del sistema, normalmente
disponibili come Software Libero, sono dotate di licenze meno rigorose
rispetto alla GPL, che permettono di fatto ad altri di imporre le
proprie restrizioni. Caldera potrebbe approfittare di questi 'punti
deboli' e aggiungere software non libero al sistema, con il risultato
che, nonostante la maggior parte del sistema resti libero perché
tutelato dalla GPL, non tutti gli utenti ne saranno coscienti.
Molti chiamano "Linux" l'intero sistema operativo, probabilmente
perché qualcuno li ha male informati. Nel caso di Caldera
sospetto che l'errore sia intenzionale. Gli utenti - che sanno che
il sistema che viene offerto loro con una licenza per postazione
è in effetti una versione di GNU - potrebbero domandarsi
se Caldera li stia trattando correttamente e potrebbero cominciare
a ribellarsi a questo sistema perverso che non è né
'united' ne 'Linux'. Caldera trova probabilmente più opportuno
insegnare agli utenti che il sistema è 'Linux' e che è
stato sviluppato da uno studente universitario apolitico Just for
fun"
D. Lecito a questo
punto chiedersi se la Free Software Foundation farà qualche
pressione su questo gruppo per convincerli a passare ad uno schema
di licensing più consono ai canoni del Software Libero:
R. "Non
vedo alcuna utilità nel cercare di convincerli. Conoscono
sicuramente la strada che hanno intrapreso e ritengo che sapessero
in anticipo quale potesse essere la nostra reazione al riguardo.
Noi continueremo ad insegnare l'importanza di poter condividere
e modificare il software e li indicheremo quale esempio da non seguire.
Gli utenti che sono a conoscenza delle scelte adottate e che sanno
assegnare alla libertà il giusto valore sceglieranno altre
versioni di GNU/Linux."
D. Il futuro
del software libero secondo Stallman:
R. "Non
sono in grado di dire quale sarà il futuro del Software Libero,
dipende dalle scelte che farete. Le libertà degli utenti
possono trionfare se si combatterà per conquistarle"
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