Teoria | ||
Vincenzo Tagliasco Io ho vissuto l adolescenza nel mito dellingegnere di fabbrica, ossia il punto estremo della fase dellindustrialesimo. Lingegnere di fabbrica negli anni Cinquanta era quello che alla Monteponi di Vado Ligure, insieme agli operai trasformava il minerale che veniva dalla Sardegna in panetti di.piombo e di zinco. Non ho mai particolarmente apprezzato la retorica del fuoco e delle fiamme e del sudore che permettevano tale trasformazione. Il suono della sirena - durante il giorno - che indicava il pericolo, le corse allinfermeria, lodore greve dellacido solforico erano prevalenti rispetto al piacere di vedere i panetti scintillanti al sole accanto alle collinette di minerale informe accumulate nei piazzali insieme ai prodotti finiti.Per me l avvento dellelettronica e dei calcolatori è sempre stato sinonimo di liberazione dalla fatica e dai pericoli del lavoro; ha significato la liberazione dalla ideologia veicolata dalla cultura protestante di associare il lavoro alla fatica, al dolore con lobiettivo della produzione di beni e servizi anche se con il nobile obiettivo di un futuro miglioramento delle condizioni di vita.Ho vissuto le prime fasi dell informazionalismo, fase successiva allindustrialismo con la convinzione che la tecnologia permettesse la realizzazione di quelle utopie che linizio del Novecento aveva ripreso e reinterpretato dalla tradizione classica e rinascimentale. Ebbene io continuo a ritenere che linformazionalismo costituisca il mezzo di eccellenza per realizzare le utopie. E dico questo nonostante che la globalizzazione dellultimo decennio abbia malamente utilizzato la tecnologia per soddisfare ingordigie, per celebrare atrocità in nome degli interessi di pochi. Daltra parte non vorrei cadere nella trappola del luogo comune per cui la tecnologia non è né buona né cattiva, ma è il potere politico o la volontà degli esseri umani a renderla buona o cattiva. Io reputo che la tecnologia e la scienza, con i loro correlati, con i loro stili, con le loro regole, siano in grado di realizzare i sogni utopici dei nostri maestri e dei grandi visionari e che solo lingordigia e la miopia di ideologie a breve termine provochino la caduta in trappole e vicoli ciechi.La comunit à del sapere e dei saperi è per sua stessa definizione contraria allomologazione, alla standardizzazione e allomogenizzazione. Quando uno scienziato analizza una specie animale non si preoccupa di verificare se questa specie può essere utile o meno, lo scienziato ne vuole garantire lesistenza proprio perché la specie esiste e solo perché esiste.Nelle recenti fasi di sviluppo della globalizzazione sono stati stravolti i meccanismi della tecnologia introducendo l assassinio del tempo, ovvero lassassinio della dimensione temporale che proprio è una costante della comunità scientifica e tecnologica. La scienza e la tecnologia operano sui tempi lunghi del sapere, sulle suggestioni dei programmi a lungo termine. E una visione distorta e speculatrice del mercato quella che impone la filosofia del breve termine e del ritorno a breve termine e a tutti i costi. Alcuni ricercatori addirittura sono impegnati nella costruzione di un orologio che segni solo gli anni e i millenni proprio per sottolineare il ruolo fondamentale nella scienza delle strategie a lungo termine alle quali tutta lumanità può partecipare con calma e con la capacità di assimilare risultati e benefici. La decrittazione del genoma umano sarebbe potuta arrivare in ambito pubblico nel contesto di una operazione voluta dalla comunità scientifica internazionale. Quali sono stati i vantaggi di bruciare sul tempo la ricerca pubblica da parte di unoperazione prettamente commerciale che aveva come unico obiettivo quello della brevettazione di un sapere che deve essere patrimonio di tutti e non di una sola parte dellumanità. Lo stesso succede per lo sviluppo allucinante dellindustria farmaceutica che si pone degli obiettivi legati alla commercializzazione a breve termine facendo soccombere le ricerche che non sono in grado di fornire risultati a breve termine. La brevettabilità dei saperi fondamentali e la tendenza alla standardizzazione a allaccentramento del potere attraverso sistemi di copyright e di protezione del sapere soffocano la creatività e si impongono come prevaricazione di chi sa nei riguardi di chi non sa.Il sogno di un sapere condiviso viene rallentato da chi in nome del progresso sancisce l equazione che per esserci progresso ci deve essere la sopraffazione dellavversario a cui non deve essere concesso laccesso al sapere. Gli esempi sono numerosi: legemonia nel settore dei sistemi operativi per calcolatori, i lunghi periodi di brevettabilità di farmaci necessari per la salvaguardia della salute di intere popolazioni (per esempio il caso dellAids in Africa).Io non sono preoccupato della diffusione dei Mac Donald, anche perch é essi devono fare i conti ogni giorno della forza delle culture e tradizioni locali: sono molto più preoccupato del predominio di un solo sistema operativo nei nostri personal computer, sono molto più preoccupato del tentativo di irreggimentare e controllare le varie comunità che vivono in Internet, sono molto più preoccupato dellinfinità di paletti e reti protettive erette contro il software libero e contro i tentativi di disseminare saperi e risultati dellingegno.Bill Clinton aveva fatto suo un vecchio proverbio africano che recitava: non regalare pesci ma insegna a pescare. Tuttavia gli strateghi dell economia globale insegnano a pescare vendendo delle canne da pesca di cui solo loro detengono il brevetto, a prezzi elevatissimi.Ho parlato di industrialismo e di informazionalismo perch é ho fatto mia lanalisi che il sociologo Manuell Castells ha fatto del ruolo che lattuale prevalente paradigma scientifico tecnologico basato sullinformatica e la telematica esercita sulla formazione delle attuali identità sociali e culturali. Castells non fa proiezioni sul futuro, non dà indicazioni. Da unenorme massa di dati cerca di estrarre le chiavi interpretative degli attuali movimenti di opinione, delle derive culturali e sociali cui stiamo assistendo. Anche Castells non si preoccupa più di tanto dei paventati fenomeni di omogeneizzazione culturale. Anzi. Per Castells la rete permette paradossalmente di dare nuova vita e strumenti di visibilità a identità nazionali e religiose che sembravano messe da parte dagli stati-nazione. Daltra parte gli stessi stati-nazione non scompaiono secondo quanto ipotizzato da una primitiva e grossolana filosofia globalizzatrice: anzi gli stati-nazione si stanno riorganizzando diventando essi stessi dei network. Da una parte delegano del potere a forme sovranazionali di tipo network (Unione Europea, Nato, Nafta, Fondo monetario internazionale), dallaltra, a livello interno del singolo Paese, delegano potere in periferia e assegnano a organizzazioni non governative compiti storicamente assegnati allo Stato. Sta emergendo una struttura sociale composta di network informazionali. I network sociali nascono con lessere umano e con il suo bisogno di relazionarsi con altri esseri umani. Tuttavia le tecnologie informazionali aumentano la flessibilità inerente ai network e allo stesso tempo risolvono i problemi di coordinamento e guida che hanno ostacolato i network nel corso della storia, nella loro competizione con le organizzazioni gerarchiche. Castells non ritiene che sia stata la tecnologia a creare la network society. Castells ritiene che la network society sia nata a causa della coincidenza accidentale di tre fenomeni indipendenti: i) la rivoluzione dellinformation technology, ii) la nuova fase capitalistica basata sulla produttività informazionale, la deregulation, la liberalizzazione, la privatizzazione, la globalizzazione e il networking, iii) la nascita di movimenti sociali in Europa e negli USA (anni Sessanta e primi Settanta) e di alcune manifestazioni simili in Giappone e in Cina (movimenti, come quelli femministi e ambientalisti, che hanno respinto le istituzioni ufficiali alla ricerca di una ridefinizione dei contratti sociali tra individuo e stato, e tra individuo e mondo aziendale). Per Castells non esistono rivoluzioni tecnologiche senza trasformazioni culturali e il mercato, per quanto importante, non è lunico luogo decisionale del pianeta. La disamina che fa Castells di quello che è avvenuto negli ultimi venticinque anni lo induce a classificare le varie identità portatrici di un qualche potere in tre categorie:
Non so se l analisi di Castells abbia solo validità nel senso di interpretare storicamente ciò che è avvenuto negli ultimi venticinque anni; oppure se lanalisi può essere portatrice di indicazioni sul futuro più o meno immediato.Si sta profilando un nuovo paradigma scientifico-tecnologico basato sulla biologia; alcuni sostengono che il paradigma informatico-telematico abbia raggiunto il suo livello massimo e non sia in grado di presentare i tassi di sviluppo dell ultimo decennio.Sul versante economico molti paventano il momento in cui, alla fine di questo decennio, i coetanei di Bill Clinton - ossia i nati negli anni Cinquanta - andranno in pensione provocando un shock ai fondi pensione abituati finora a pagare poche pensioni e ad accumulare enormi rimesse dai risparmiatori. Sul versante sociale visionari catastrofisti paventano le ripercussioni sulla struttura della famiglia e della societ à causate dalla filosofia della flessibilità e dellincertezza del lavoro. La famiglia è istituzione basata sulle certezze sul lungo termine; ove esse venissero a mancare, la conseguente angoscia provocherebbe un raffreddamento delle spinte natalistiche nei paesi più industrializzati ove le sollecitazioni mediatiche per una prole vincente e felice inducono comportamenti e stili di vita. Forse il fenomeno dilagante dei dink (double incombe, no kid: doppio stipendio, nessun bambino) potrebbe essere un segno da non sottovalutare.Gli imponenti fenomeni di migrazione tra il Sud e il Nord del mondo inserendosi direttamente nelle tematiche demografiche e nella costruzione delle identit à creano altri circuiti di comportamenti e di prassi di vita in cui le componenti tecnologiche non si limitano soltanto a tenere attivi la comunicazione con i paesi di origine e le comunità di provenienza.Manuel Castells non analizza che fine far à listituzione universitaria così come si è andata configurando nel corso del suo primo millennio di vita. Anche in questo caso alcuni commentatori pessimisti riprendono il fantasma del mille non più mille per anticipare scenari allinsegna della morte delluniversità. La scomparsa della lezione accademica, i corsi universitari su videocassetta o trasmessi nelle ore notturne, la sostanziale negazione della socializzazione tra gli studenti e lassenza del confronto tra corpo docente e comunità degli studenti dovrebbero anticipare nuove forme di diffusione del sapere di cui le-learning è solo concreta anticipazione.La mia personale convinzione è che lUniversità ha superato, nel corso dei suoi primi anni di storia, altre difficili transizioni; altre volte ne era stata annunciata la morte naturale o quella violenta. Io vedo in questo Palazzo dellAbbondanza dalla solida ed enorme colonna centrale e di cui intuisco la presenza di cavi e di collegamenti telematici sotto i pavimenti e nascosti nelle pareti il desiderio dellUniversità di continuare la sua missione con i mezzi più attuali, evitando ogni decisa cesura con il passato. Daltra parte la collocazione in ambito portuale - ossia in quel luogo magico in cui il mondo materiale e il mondo virtuale devono necessariamente confluire sanando ogni discrasia temporale sottolinea ulteriormente il fatto che leliminazione del tempo e della distanza dovrebbe esaltare la necessità di luoghi in cui si vuole e si deve progettare anche nella logica dei tempi lunghi imposti dalla creazione degli statuti degli esseri umani.
Fonte bibliografica: Centro
di Formazione e Ricerca dei magazzini dell'abbondanza di Genova |
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