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Alessandro La Spada

La nascita della società in rete

Esce la versione italiana dell'opera del sociologo Manuel Castells, interpretazione di grande successo degli impatti di Internet sulla società moderna

Ci sono voluti cinque anni, ma ora anche l'Italia ha la sua versione di "La nascita della società in rete", primo volume della trilogia del sociologo americano Manuel Castells, già tradotta in 12 lingue e originariamente intitolata The Information Age.

L'opera, ha spiegato lo stesso Castells in un incontro a Milano, nasce come libro unico ma per ovvie esigenze di comodità è stata pubblicata in tre tomi distinti. Non è un libro filosofico o visionario, aggiunge l'autore, e prende le distanze dai futurologi come Jeremy Rifkin dichiarando di non leggerli: "La mia è una ricerca nata da anni di studi sugli impatti dell'informatica sulla società moderna".

Da cui ha ricavato una teoria sociale che usa per leggere in modo unitario il flusso di eventi del 'nuovo ordine' planetario. Un ordine "sempre più simile a un disordine metasociale, agli occhi della maggior parte della gente".

Il passaggio dall'economia industriale a quella dei servizi ha determinato l'affermarsi di un ben determinato tipo di capitale, quello finanziario, come motore dei fenomeni economici. Il cambiamento spinge la gente a cercare nuovi strumenti di libertà personale, identificati nelle tecnologie informatiche. Una scelta che risale addirittura ai tempi dei movimenti sessantottini, cui Castells partecipò a Parigi dopo essere stato esule del regime franchista.

Cattedratico a Berkeley (Sociologia e Urbanistica), formatosi anche a Madrid e Barcellona, nel suo studio Castells ha adottato un approccio multiculturale: analizzare più realtà contemporaneamente confrontandole con l'origine del fenomeno Internet, gli Stati Uniti. "L'origine della società in rete è nella Silicon Valley, in Europa la dimensione del cambiamento non era percepibile". Il solo primo volume dell'opera, nell'edizione italiana, supera abbondantemente le 600 pagine. "Avrebbe potuto essere più lungo, ma se non mi fossi dato un punto d'arrivo, probabilmente non l'avrei pubblicato neanche postumo!"

La ricerca non è fine a se stessa. Guido Martinotti, prorettore dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, spiega che l'autore "cerca una via d'uscita all'attuale dibattito sulle tecnologie dell'informazione. Un dibattito insoddisfacente perché, invece di aiutarci a capire cosa accade, ripropone contrapposizioni tra il vecchio e il nuovo come se si trattasse di un dilemma etico".

 

Il lavoro flessibile

Manuel Castells ha toccato anche il tema attualissimo della flessibilità del lavoro. Rispondendo a un giornalista del Manifesto, Castells ha spiegato che sul fronte prettamente umano il principale cambiamento della società in rete è il rapporto sempre più informale tra dirigenti e sottoposti. Informalità che non deve scadere nel mutuo disinteresse, da cui la necessità di orientare sempre le riforme a garantire la stabilità della vita. "La gente, alla fine, vuole una vita tranquilla e prevedibile", dice il sociologo. E sostiene la bontà di un mercato del lavoro flessibile, posto che il sistema sia in grado di reggerlo: in Olanda ad esempio ci sono ammortizzatori sociali che garantiscono la qualità della vita dei lavoratori anche in caso di perdita del posto. La Silicon Valley è un esempio di mercato del lavoro estremamente flessibile, ma il sistema è strutturato per accumulare risorse nei periodi buoni del ciclo economico, spendendole poi quando arriva la 'bassa'.

Interrogato sulle peculiarità della società italiana in rete, Castells ci risponde che siamo ancora sottosviluppati rispetto alle nostre potenzialità. "Gli italiani accedono a Internet per metà tempo dal posto di lavoro e per l'altra metà da casa. Anche in Spagna la situazione è simile. Ma nei Paesi più evoluti, come la Scandinavia e gli Stati Uniti, è il settore business a trainare la diffusione della rete". L'anomalia deriva dalla "vaghezza del sistema universitario italiano" e da un'imprenditoria "innovativa per scoprire nuovi business, ma arcaica sui modelli organizzativi". In una situazione del genere introdurre computer e Internet può avere effetti perversi: rendere più burocratiche organizzazioni già inefficienti, e trasformare la complessità organizzativa in caos.

I tre campi in cui l'Italia deve attivarsi per invertire il trend sono curiosamente vicini al settore pubblico: la Pubblica Amministrazione stessa, la sanità e la formazione. A conferma del ruolo fondamentale dello Stato nella transizione alla società in rete. Sorprende che a dirlo sia proprio un sociologo adottato dagli Stati Uniti.

La nascita della società in rete
Università Bocconi Editore 2002
pagg. 640
euro 34,50

 

Fonte bibliografica: Recensione pubblicata in Computer World Italia del 20 maggio 2002

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