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Intervista

Davide Frattini

Castells: il vero divario inizia quando sei connesso in Rete

Sul sito del Dipartimento del commercio americano, il digital divide occupava fino allottobre 2000 pagine e pagine di documenti. Negli ultimi mesi la terminologia è cambiata, la «frattura digitale» sembra colmata e il nuovo slogan è: «Verso linclusione». Ma resta, in America come in tutto il pianeta, un fossato forse più difficile da riempire: quello tra chi non sa e chi sa. Chi sa, una volta acceso il modem, quali informazioni cercare, dove trovarle e che cosa farci. «Perché il vero digital divide - avverte Manuel Castells - comincia quando sei connesso».
Castells
è considerato uno dei più importanti pensatori dellera Internet. I suoi libri sono i breviari degli amministratori delegati della Silicon Valley, i suoi discorsi ascoltati dalle élites globali che si riuniscono a Davos. Ha scritto una monumentale trilogia, «LEtà dellinformazione», pubblicata cinque anni fa negli Stati Uniti e tradotta in tutto il mondo. Nei tre volumi e nei suoi saggi ha intuito non solo lavvento della nuova economia e della «società delle reti», ma anche lesplosione della protesta contro la globalizzazione.
«Le previsioni - continua Castells - ci dicono che Internet nel 2005 raggiungerà in America una diffusione dell80%. Ma il vero problema è che laccesso generalizzato favorisce i più scolarizzati, chi ha studiato. Luguaglianza tecnologica finisce con laccrescere le differenze sociali che già esistono».

Ma un fenomeno come il «Peer-to-Peer» (quello di Gnutella e Napster) potrebbe favorire unInternet solidale, una rete dove l’élite metropolitana dei digerati aiuta i milioni di tecnoemarginati.
«Il Peer-to-Peer è lessenza della comunicazione via Internet, primo strumento di comunicazione diretta, orizzontale, da molti a molti. La cultura della rete è caratterizzata da questa capacità di scambio cooperativo».

Nella sua trilogia lei spiega che stiamo vivendo una nuova fase del capitalismo: l’«informazionalismo».
«Linformazionalismo non è un sistema economico, ma tecnologico. Il sistema economico continua a essere il capitalismo (in effetti più che mai, perché per la prima volta linsieme del pianeta è capitalista o è dipendente dal funzionamento delleconomia globale capitalistica). Un capitalismo che non è più industriale, ma informazionale . È fondato sulla produzione di conoscenza e sul trattamento dellinformazione come fonti essenziali di potere e di ricchezza; sulla struttura in reti dinformazione delle attività dominanti; e sullutilizzo delle tecnologie dinformazione, basate sui microchip, come mezzo essenziale di organizzazione di tutte le attività. Ora siamo in una nuova fase dellinformazionalismo: la possibilità di trasformare la materia vivente a partire dalla capacità di manipolare i codici dinformazione genetica».

Tecnologie e globalizzazione sono percepite come tiranni da spodestare . Quale ruolo possono e devono avere governi e imprese ?
«Le élites daffari e politiche sono arrivate a riconoscere che bisogna controbilanciare la globalizzazione economica con il controllo della società sulleconomia e la tecnologia: e proprio strumenti come Internet potrebbero essere utilizzati per esercitare questo controllo. Il problema è che gli Stati hanno poca possibilità dazione sui sommovimenti delleconomia e i politici sono prigionieri dellimmagine. Il risultato è unenorme crisi di legittimità. Per ora assistiamo a un conflitto fra i mercati globali e i movimenti sociali antiglobalizzazione, senza che le istituzioni di gestione della società abbiano una presa reale sugli uni o sugli altri».

Nel suo libro più recente, «The Internet Galaxy. Reflection on Internet, Business, and Society», lei prefigura una nuova organizzazione sociale.
«La rete è il messaggio. Internet è il mezzo per introdurre la logica di rete nellinsieme dellorganizzazione sociale. Quindi, la nuova economia non è leconomia delle aziende Web, ma delle imprese che sono organizzate attraverso Internet in tutti i settori dattività. Attorno a Internet si articolano i mercati finanziari globali, la gestione delle imprese, il rapporto impresa/clienti/fornitori, i mezzi di comunicazione e gli stessi movimenti che contestano la globalizzazione. È lequivalente della rete elettrica nellera industriale. Ma veicola comunicazione, ovvero lattività fondamentale dellorganizzazione umana».

 

Fonte bibliografica: Corriere della sera, 11 luglio 2001

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