EntarteteKunst
Intervista
rivista anarchica
anno 31 n. 270
marzo 2001
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arte
Quelli di "Arte degenerata"
Intervista di Maria Mesch al gruppo Entartete Kunst
Si chiamano con l'originale denominazione nazionalsocialista, utilizzata nella guerra contro l'arte moderna. Ma operano oggi. Qui spiegano come.
Prima di tutto: una domanda un po' in ritardo visto che dovrei sapere chi
sto intervistando, ma dato che vi ho conosciuto via posta elettronica - chi
siete?
Non è un segreto che EntarteteKunst sia nata in seno alla ex-colonna bolognese del Luther Blissett Project, come bollettino aperiodico dedicato al vandalismo artistico, alla guerriglia comunicativa, al furto creativo, al boicottaggio estroso, al plagio e a tutte quelle forme di arte radicale, anti-arte o avanguardia che dir si voglia, che si generano nella moltitudine e trasformano lo stato dell'arte presente. Chi siamo ora non ha poi molta importanza, e comunque non rispondiamo mai a domande di questo tipo.
Vi chiamate "Entartete Kunst", che è la definizione data all'epoca dai nazisti all'arte non omologata, non di regime - come mai usate questo nome?
Il perché del nome è presto
detto
Come hai ricordato, Entartete Kunst, ovvero "arte degenerata", era
il termine usato dal partito nazionalsocialista tedesco per stigmatizzare
l'arte moderna che, con il suo punto di vista soggettivo e individualistico,
veniva considerata veicolo di anarchia politica e culturale, tanto che Hitler
ne ordinò esplicitamente la repressione. Nel luglio 1937 venne inaugurata
un'esposizione di arte moderna a Monaco di Baviera, si intitolava per l'appunto
"Entartete Kunst", e doveva servire paradossalmente come esempio
da non imitare, come monito agli artisti e a tutta la gente che potesse trovare
attraente tale forma d'arte.
Oggi non si organizzano più mostre/mostruosità simili, anche
se il fantasma dell'arte degenerata, associato inevitabilmente a quello del
"veleno corrosivo per la gioventù" (cioè la pornografia,
nella celebre definizione che ne diede l'onorevole Aldo Moro in sede Costituente),
viene di tanto in tanto rispolverato e agitato a fini politico-polizieschi
da un composito schieramento di specialisti del controllo sociale. Al di là
del folklore reazionario, lo shock e lo scandalo sono diventati in qualche
modo parte integrante del sistema dell'arte, e questo significa anche che
tutta una serie di soggetti fino a poco tempo fa violentemente emarginati
e sottoposti a trattamenti criminali (pensate ad Artaud) hanno potuto riprendere
la parola e legittimare - non senza difficoltà - le proprie forme di
espressione e di vita (pensate a Hermann Nitsch o Annie Sprinkle, per esempio,
o, per altri versi, al processo di artistizzazione dell'hard). L'arte in quanto
istituzione separata si è da tempo completamente decomposta, lo notava
già Walter Benjamin, ed è stata completamente assorbita nel
ciclo della produzione di merci culturali, tanto da costituire sempre più
un processo sociale dai confini estremamente labili. Se la questione del "cosa
è arte" è definitivamente tramontata, bisogna allora chiedersi
"quando è arte" e quali sono i processi per cui questa legittimazione
avviene. Il fatto che l'intellighenzia dell'arte si sia mossa a sostegno di
Alexander Brener, dopo che questi era intervenuto su un quadro di Malevic
disegnandovi sopra con lo spray, non ci deve far dimenticare il fatto che
le stesse persone non hanno mosso un dito per difendere Piero Cannata, che
infatti si è fatto quattro anni di manicomio e qualcuno in meno di
galera.
A noi interessa documentare soprattutto l'operato di chi agisce in maniera
radicale su questi processi e su questi meccanismi, spiazzando i tradizionali
codici di fruizione/interpretazione dell'arte, e contaminandoli con altri
elementi alieni, siano essi la teoria politica, la tecnologia, la corporeità
o l'astrazione. Se oggi venisse organizzata un'altra Entartete Kunst, pensiamo
a buon diritto che la maggior parte del materiale meriterebbe di essere ricavato
dai nostri archivi e dai nostri cattivi maestri. Ecco dunque spiegato il nome.
C'è poi anche una questione di stile, un fattore non indifferente,
che trova riscontro nell'uso improprio dell'arte di propaganda totalitaria,
secondo una prassi già attuata strategicamente da gruppi radicali come
la NSK, la Neoist Alliance o la Chiesa del SubGenio.
Riceviamo le vostre segnalazioni da tempo. Da quando e come funziona EntarteteKunst, quante mail inviate, a chi, com'è il rapporto con i lettori?
EntarteteKunst non ha periodicità
fissa, la maggior parte dei testi che vengono spediti per posta elettronica
è in italiano, anche se in alcuni casi è possibile che venga
diffusa una versione in lingua originale (di solito inglese). Tutto il materiale
pubblicato sul bollettino viene successivamente catalogato nell'archivio,
dove vengono anche inserite le rassegne stampa ed eventualmente alcuni approfondimenti
relativi ai temi trattati.
Gli iscritti a EntarteteKunst ammontano a circa 500, ovviamente non è
possibile calcolare quante persone effettive ricevano i nostri bollettini,
dal momento che spesso vengono postati su altre mailing-list o rigirati da
singoli iscritti ad altri destinatari. Per iscriversi e ricevere di volta
in volta i nuovi aggiornamenti basta inviare un messaggio intitolato "subscribe
EntarteteKunst" all'indirizzo <info@EntarteteKunst.org>. È
possibile (e ben accetto) anche spedire testi pertinenti ai temi trattati,
specificando "Testo consigliato per EntarteteKunst": se non saranno
off-topic verranno pubblicati nel primo numero disponibile. Va da sé
che tutto il materiale divulgato è rigorosamente anticopyright, liberamente
piratabile e citabile. A ciascuno secondo i suoi bisogni!
Oltre all'archivio-rivista e alla newsletter, EntarteteKunst.org ospita anche
alcuni "dipartimenti" informali dedicati a diversi ambiti della
produzione immateriale, non ultima la produzione sonora: è recentissima,
ad esempio, la collaborazione del dipartimento musica degenerata ad un nuovo
progetto del collettivo di musicisti romani Aliens In Roma, di cui presto
si sentirà senz'altro parlare
Come vedete l'uso dell'e-mail per la diffusione di informazioni 'non omologate'? Da un lato è molto più accessibile per diffondere notizie, ma c'è anche un rischio riguardo alla credibilità delle stesse (non che nei media tradizionali questa sia poi tanto scontata) - io stessa ricevendo le vostre segnalazioni ad un certo punto temevo si trattasse di siti 'finti'...
Indipendentemente dal contenuto delle
informazioni, affermare che la posta elettronica, e più in generale
la trasmissione molti a molti, abbia rivoluzionato le forme della comunicazione,
è ormai una banalità di base.
Per quanto riguarda la questione della credibilità, ovvero la sempiterna
dialettica del vero e del falso, la nostra risposta è: importa davvero?
Qualsiasi strumento di comunicazione, da sempre, è giocoforza un artificio
necessario, un simulacro, una messa in scena consensuale o meno. Non ci possono
essere principi etici di corretta informazione da impartire, dal momento che
la manipolazione è un dato non rinegoziabile della società dell'informazione.
Se poi guardiamo indietro nella storia, ci accorgiamo anche che l'opposizione
tra vero e falso è sempre stata sfruttata dai poteri dominanti per
accaparrarsi il monopolio sulle forme della comunicazione sociale, per stabilire
una gerarchia tra chi è autorizzato a prendere la parola e a interpretarla
(la Verità Ufficiale, così come la Storia Ufficiale) e chi no.
La possibilità di trasformare, riscrivere, falsificare, creare e ricontestualizzare
gli eventi è la risorsa principale per l'affermazione di una critica
proveniente dal basso, dagli umori della moltitudine: usare il falso come
arma di lotta, come facevano i buffoni nel medioevo, significa allora scatenare
il conflitto dentro e contro questo monopolio, non tanto per ristabilire una
qualche verità alternativa, quanto piuttosto per stimolare il potere
costituente del desiderio. Ogni narrazione ha la sua verità nel desiderio
e nella comunità che la sorregge. Falsificare la realtà significa
in fondo costruirla.
Gli esempi più clamorosi vengono proprio dalla rete, dove almeno fino
ad oggi è stato estremamente facile produrre confusione cooperativa,
sia per azioni estetiche o ludiche (pensa a Darko Maver), ma anche per interventi
più specificamente etici e politici, come i vari fake site del gruppo
americano RTMark, che sono arrivati a dar fastidio molto in alto (George Bush
Jr. e il WTO, tanto per dirne due) o la comunicazione-guerriglia blissettiana.
Questo sposta radicalmente i termini della questione. Se poi pensiamo che
il famigerato "incidente del Tonchino", che diede di fatto inizio
alla guerra del Vietnam, si è scoperto essere un clamoroso falso
Tra le segnalazioni mi ricordo anche quella dei dischi abbandonati nei negozi. Se non ricordo male era un'iniziativa contro il copyright, forse in Olanda...
Sicuramente ti riferisci al progetto
Droplift, però è un'iniziativa americana, non olandese. La tattica
del "furto al contrario" ha sempre riscosso un certo fascino, ricordo
che anni fa la disciolta London Psychogeographical Association attuò
un azione di reverse booklift, mettendo negli scaffali delle librerie inglesi
copie di deliranti pamphlet cospirazionisti, in cui si denunciava la collusione
di Carlo d'Inghilterra con il Satanismo, la guerra segreta tra Vaticano e
Buckingham Palace e altre farneticazioni del genere, attribuite a un cavaliere
cristiano massone
Tornando a Droplift, si tratta di un CD con una trentina di brani plagiaristi,
ovvero composti principalmente utilizzando campionamenti non autorizzati di
musiche altrui. L'aspetto più divertente è che gli "autori"
hanno diffuso in rete un kit per autoprodurre in maniera quasi industriale
il CD (con tanto di copertina, etichette e dettagli di packaging) e poi distribuirlo
nei negozi della propria zona. Iniziative simili, furto al contrario a parte,
non sono affatto nuove in campo musicale, dove del resto i conflitti di interesse
sulla proprietà intellettuale sono emersi con chiarezza già
da tempo. Ora la guerra del copyright è definitivamente scoppiata su
scala planetaria, basta vedere la recente legislazione italiana in materia,
scritta praticamente sotto dettatura delle multinazionali del software, per
non parlare delle continue dispute legali che vengono sollevate da chi vorrebbe
patentare ogni singolo aspetto dell'esistenza, dagli algoritmi ai nomi ai
codici genetici. Nei prossimi anni ne vedremo sicuramente delle belle
Maria Mesch
ed ecco i link per visitare i siti citati:
EntarteteKunst, periodico d'arte degenerata:
info@EntarteteKunst.org
NSK, Neue Slowenische Kunst - Virtual
Embassy
http://lois.kud-fp.si/embassy/
Chiesa del SubGenio
http://www.subgenius.com/
Aliens In Roma
http://www.aliensinroma.com/
RTMark
http://www.rtmark.com/
Archivio LBP in italiano 1994-99
http://www.lutherblissett.net/
The Droplift Project
http://www.droplift.org/
IAA, Istituto per l'Autonomia Applicata
http://www.appliedautonomy.com/
(da EntarteteKunst_n.79_del_03_09_2000_
Applied Autonomy Technology Review
September/October 2000)