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Cattive notizie per la democrazia
Grande partecipazione agli incontri sull'informazione al Social Forum di Firenze. Il problema della concentrazione dei media
L'informazione è essenziale alla democrazia. Perciò la riduzione dell'informazione a merce, la concentrazione proprietaria dei media, il divario informativo fra sud e nord del mondo, il controllo politico nella produzione delle notizie sono un vero attentato alla democrazia, comunque si voglia pensarla. Di tutto questo e di molto altro ancora si è parlato a Firenze nell'ambito degli incontri sugli scenari dell'informazione nella globalizzazione cui hanno partecipato molti esperti e migliaia di curiosi e di attivisti. La giornata sulla comunicazione ha preso l'avvio dalle considerazioni di Luciana Castellina sui pericoli di un nuovo imperialismo culturale determinato appunto dalla concentrazione proprietaria dei media (e dei contenuti) nelle mani di poche multinazionali. Un problema che fa il paio con la liberalizzazione dei servizi culturali, il protezionismo dell'informazione e la privatizzazione delle televisioni pubbliche. Un discorso a cui ha fatto eco Rajner Rilling ricordando che oggi ogni tipo di informazione e conoscenza corre il rischio di essere assoggettato alla logica del mercato attraverso l'estensione del regime della proprietà intellettuale a tutte le forme di sapere e comunicazione. Perché è senz'altro vero che la maggior parte degli abitanti del pianeta non è in grado né di produrre la sua propria informazione né di far conoscere la propria realtà né di orientarsi in un mondo sempre più complesso e interdipendente. Così quello che accade è che spesso ci si basa sulle poche informazioni distillate dai network internazionali per dare un senso al mondo. Come uscirne? Secondo Gigi Sullo, direttore di Carta, diventando consapevoli che Mediaset, la Cnn o Murdoch sono altrettanto odiosi della Monsanto (che produce alimenti Ogm) e che «è necessario far crescere la società civile proprio a partire da un'altra informazione, come quella del Forum sociale europeo che è una grandiosa forma comunicativa». Secondo Silvestro Montanaro, documentarista della Rai, è invece necessario creare le condizioni perché tutti possono accedere agli strumenti per esercitare la democrazia, a cominciare dalle radio e dalle tv comunitarie, e rivendicando la par condicio per un'informazione che ci permetta di diventare cittadini globali e non sudditi, ad esempio indirizzando parte degli aiuti umanitari alla società civile e all'informazione indipendente dei paesi poveri e in via di sviluppo. Certo, è solo una parte del problema se consideriamo che le scelte che ciascuno compie sono fortemente influenzate non tanto dall'informazione in quanto tale, cioè dalla fabbrica delle notizie, ma si producono in quel territorio opaco dove informazione e spettacolo, educazione e intrattenimento si mescolano, generando conformismo e passività sociale, anziché valori condivisi e comportamenti responsabili. Ma ancora non basta. Ed ecco la ricetta di Giulietto Chiesa, nei panni dell'ispiratore di megachip, associazione per la ricerca, l'analisi e la critica dei media - www.megachip.info - che chiede a tutti di sperimentare un'azione collettiva per denunciare le bugie del mondo dell'informazione. Perché la strada opposta produce solo conformismo e mortifica la democrazia stessa, quella di cui i media parlano tanto a sproposito.
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