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Hacker, diritti e libertà
A Bologna il quinto Hackmeeting italiano. Al seminario sui cyberdiritti si è parlato di sorveglianza di lavoro e di «investigazioni elettroniche»
Fra i molti seminari dell'hackmeeting di ieri quello sui cyberdiritti va segnalato non solo per la grandissima partecipazione registrata ma anche per l'interessante dibattito suscitato. Il seminario, un incontro aperto fra operatori del diritto e della comunicazione digitale pensato per discutere i confini giuridici della libertà d'espressione in Rete, è diventato dalle prime battute l'occasione per parlare innanzitutto dei diritti di chi la rete la usa nel lavoro. Così dai racconti di lavoratori, avvocati e sindacalisti è emerso uno scenario preoccupante circa lo stato delle libertà individuali e collettive nella società dell'informazione. In particolare attraverso la discussione di due fatti recenti, cioè l'uso di informazioni provenienti da "investigazioni elettroniche" per motivare il licenziamento di lavoratori accusati di assenze ingiustificate, e il licenziamento per "concorrenza sleale" di una lavoratrice che aveva usato la email aziendale per attività personali, è emersa la preoccupazione per la disattenzione che si presta al tema della privacy elettronica a casa e sul luogo di lavoro e per la scarsa consapevolezza che su Internet tutto è trasparente se non si prendono le adeguate contromisure. Così, se i molti racconti del seminario hanno evidenziato da parte delle aziende comportamenti irrispettosi dei diritti fondamentali dei lavoratori, come quello di non essere sorvegliati sul posto di lavoro (art. 4 Statuto dei Lavoratori), estremamente negativa risulta la scarsa conoscenza dei diritti sindacali da parte dei lavoratori stessi. Perciò i partecipanti hanno ribadito l'importanza dell'alfabetizzazione giuridica e sindacale dei lavoratori, ma anche la necessità di accordi fra le parti per arrivare ad una mediazione sulla legittimità dell'uso promiscuo delle risorse di comunicazione aziendali. Una soluzione di buon senso visto che la giornata lavorativa si allunga e il tempo per la cura delle questioni personali spesso necessita delle pause lavorative, ma anche per il fatto che il confine fra attività personali e professionali si fa sempre più sfumato . I problemi però non finiscono qui come hanno ricordato l'avvocato di Isole nella Rete Gilberto Pagani e l'owner della lista cyber-rights@ecn.org, Ferry Byte, che ha colto l'occasione di illustrare un progetto di denuncia della criminalizzazione della rete: Sotto-accusa (www.ecn.org/sotto-accusa) . Negli ultimi mesi si è infatti assistito alla crescente criminalizzazione delle opinoni in rete che fa leva sullo strumento "largo" della querela per diffamazione. E' stato il caso dell'ex deputato missino G. Caradonna che ha citato a giudizio l'associazione Isole nella Rete per aver consentito la pubblicazione nei suoi spazi web di un dossier dove veniva etichettato come "mazziere". La vicenda, paradossalmente irrisolta proprio a casua dell'invocazione di un "diritto all'oblio" da parte dei legali di Caradonna, ha infatti scatenato la discussione sul diritto alla memoria amplificando il ricordo dell'appartenenza dell'ex deputato a frange violente della destra italiana. All'ordine del giorno, anche la discussione del sequestro del sito netstrike.it (il netstrike ricordiamo è una forma di mobilitazione in rete che si presenta come un sit in virtuale davanti all'ingresso di un sito web) che ha visto come vicende collaterali il sequestro di apparecchiature di lavoro a presunti partecipanti al netstrike contro il sito del G8, e per le quali non paiono ancora chiare le ragioni dell'alta discrezionalità dimostrata da giudici e investigatori nel perseguire selettivamente una forma di protesta pubblica considerata perfettamente legittima dai sostenitori della libertà d'espressione in rete.
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