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Un incontro no-copyright
A Bologna la quinta edizione dell'Hackmeeting. I lavori aperti da Richard Stallman, guru del software libero. Presentazione dei progetti di solidarietà con il Chiapas e la Palestina
Fra un tuffo in piscina e una colazione collettiva è cominciato ieri l'hackmeeting bolognese (www.hackmeeting.org). Dalle basi pratiche nell'uso di GNU/Linux, passando per il seminario sulla privacy elettronica si è arrivati all'attesissima conferenza di Richard Stallman - ideatore del progetto Gnu e «crociato» del free software - dal suggestivo titolo: «Copyright vs Community in the Age of Computer Networks». La tesi del globetrotter del software libero è che il diritto d'autore sviluppato all'epoca della carta stampata non può funzionare nell'epoca delle «computer networks»; e che solo misure draconiane possono imporre il rispetto del copyright, con il brutto risultato di favorire quanti vorrebbero limitare per esigenze di profitto l'accesso pubblico alla tecnologie e alla loro conoscenza - le grandi corporations - e che quindi oggi sono gli stati nazionali a dover garantire a tutti il diritto di copia. Apparentemente una provocazione, considerato il contesto, ma non troppo, visto che il software libero è per definizione «liberamente copiabile» (www.freesoftware.org) e che il vero obiettivo dell'intervento di Stallman è quello di stimolare la diffusione di software libero nella società per innescare un nuovo ciclo economico basato sull'artigianato del software e l'istruzione di una nuova generazione di programmatori. Un risultato che in qualche modo è stato già raggiunto dagli attivisti francesi e dagli hacker tedeschi del Chaos Computer Club (www.ccc.de), che in questi anni, attraverso una discreta operazione di lobbying sui rispettivi governi, sono riusciti a promuovere progetti nazionali e regionali mirati all'adozione di software libero nell'amministrazione pubblica. Intanto gli attivisti digitali e gli hacker riuniti a Bologna hanno continuato, in quasi tutti gli incontri informali che si stanno tenendo al centro sociale Tpo (Viale Lenin 3), a discutere sulle strade alternative a quelle dello stato e del mercato per garantire la diffusione illimitata del sapere e dell'informazione. Nei giorni successivi sono inoltre previsti dei workshop per discutere di come creare canali alternativi di diffusione del sapere collettivo che garantiscano la privacy e la sicurezza di chi è impegnato nella sfida di «socializzare i saperi senza fondare poteri». Perciò all'insegna di questa potente metafora, oggi si celebrerà la giornata della raccolta dell'hardware per i progetti di cooperazione internazionale con il Chiapas e la Palestina, introdotti nel pomeriggio da una riflessione sullo stato dell'arte dei progetti di sviluppo della telematica nelle aree povere del pianeta. Per il Chiapas il discorso è noto. Poiché carestie, conflitti e controllo militare delle risorse energetiche sono fra i motivi dell'arretratezza economica della regione messicana, gli zapatisti sono convinti che l'uso di Internet nelle municipalità autonome possa contribuire a cambiare questo scenario e contrastare l'«imperialismo culturale» dei monopoli mediatici, partendo dalla costruzione di scuole comunitarie. Luoghi di socializzazione del sapere dove giovani e vecchi possano sviluppare la propria cultura e preservare i valori della società Maya. E non si tratta, sostiene L'Ezln, solo di avere accesso all'istruzione e studiare Borges, Cervantes e Shakespeare, ma anche di studiare l'informatica e le reti per comunicare le antiche tradizioni mediche ed erboristiche del «popolo della terra». Come per i progetti di costruzione di turbine elettriche e di pozzi idraulici anche in questo caso, i chiapanechi hanno chiesto l'aiuto internazionale. Il loro appello è stato raccolto da un gruppo di mediattivisti italiani ed è già diventato un progetto che si chiama Oventhack (www.oventack.org). Nell'hacklab che sarà insediato nella Escuela Rebelde di Oventic gli attivisti monteranno il sistema operativo Gnu/Linux sui personal computer già presenti nella scuola e, su richiesta dei messicani, insegneranno loro ad installarlo ed usarlo, affinché possano insegnarlo ad altri, perché dicono: «essere autonomi è anche essere indipendenti dai monopoli del sapere». Il gruppo di italiani che si prepara a partire per il Chiapas installerà una rete locale e i servizi di base, ma il passo successivo sarà quello di insegnare la costruzione di siti web, con il metodo dell'«imparare facendo», parafrasando lo slogan zapatista «camminare domandando» (www.schoolsforchiapas.org). Il progetto sarà presentato
all'hackmeeting bolognese insieme alla proposta di Indymedia Italia di
allestire un media center in palestina. Questa seconda proposta è
parte di un progetto che vuole realizzare una staffetta continuativa fra
Indymedia International ed Indymedia Palestina affinché i palestinesi
possano veicolare stabilmente la propria informazione via Internet per
far conoscere al mondo le proprie ragioni e richiamare l'attenzione della
comunità internazionale sulla drammatica situazione che stanno
vivendo (palestine.indymedia.org). Lo scopo immediato è quello
di aiutarli ad allestire un nuovo spazio informatizzato a Betlemme e lavorare
alla produzione di un video che veda la collaborazione tra le diverse
realtà di Indymedia e di video makers palestinesi (per contributi
e informazioni si può scrivere a iniziative-palestina@indymedia.it).
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