IL CASO "ISOLE NELLA RETE"
Il manifesto, 30 giugno 1998 - Benedetto Vecchi
Il magistrato di Vicenza che ha chiesto il sequestro del computer che
gestisce l'archivio, lo scambio di messaggi e il traffico della rete
telematica "Isole nella rete" non sapeva che la sua ordinanza
avrebbe aperto un caso nella giurisprudenza italiana. Intervenuto dopo
un esposto della società Turban Italia, Paolo Pecori (questo
il nome del magistrato) ha applicato alla lettera gli articoli del codice
civile che regolano la diffamazione e la querela, chiedendo, come avviene
per i libri o le riviste, il ritiro dalla circolazione del messaggio
"incriminato". La querelle tra "Isole nella rete"
e Turban Italia ebbe inizio lo scorso inverno, quando alcune associazioni
di solidarietà con il popolo curdo lanciarono una campagna di
boicottaggio contro il turismo in Turchia. In un messaggio che riprendeva
un intervento apparso su questo giornale e indirizzato a una lista di
discussione pubblica ospitata da "Isole nella rete" la Turban
Italia, specializzata in viaggi per la Turchia, veniva indicata come
una società "ai cui affari èinteressata l'ex-premier
Tansu Ciller, ispiratrice degli squadroni della morte, attivamente operanti
nel paese per colpire oppositori e esponenti di spicco delle organizzazioni
curde. Immediata la risposta della Turban Italia, che con un esposto
magistratura chiese il subitaneo sequestro del messaggio. Da allora
la parola passò ai rappresentanti legali della rete telematica
e dell'azienda turistica, che si incontrarono e raggiunsero un accordo:
il messaggio rimase e la Turban Italia replicò. Ma sabato scorso
la polizia postale si èpresentata nella sede della società
bolognese Ds Logics, che ospita il computer di "Isole nella rete"
e ne ha ordinato il sequestro. A poco sono servite le richieste dei
gestori della rete telematica di limitare l'applicazione alla cancellazione
del messaggio, specificando che il sequestro del computer avrebbe impedito
il normale funzionamento di Isole nella rete. Né èservita
la richiesta di dissequestro del server (così viene chiamato
il computer che gestisce una rete telematica) avanzata dal rappresentante
legale della rete. La risposta che ha avuto, non direttamente dal magistrato,
assente per motivi di lavoro, ma da un sua sostituto, èche "tutto
èpossibile, basta presentare istanza di dissequestro". La
querelle messa in moto dal seuestro pone, tuttavia, un altro piccolo
problema, finora assente dalle controversie legali riguardanti la comunicazione
elettronica. Infatti, un conto èchiedere il ritiro di un libro
o di una rivista, altroè ottenere la cancellazione di un dato
da un computer sequestrando quest'ultimo e impedendo così a una
rete telematica di funzionare. Ma questo èun caso che si insinua
in un mondo, quello delle tecnologie digitali e della caotica Internet,
dove gli aspetti tecnici si confondono sempre con quelli attinenti più
propriamente alla comunicazione. Nella sede milanese di Isole nella
rete, alla cui esperienza partecipa anche chi scrive - il clima è,
come si dice in questo casi, tranquillo. Il responsabile tecnico, nonchè
presidente, Sandrino e sempre al telefono spiegando pazientemente perchè
la home page della rete telamatica sia ospitata dal sito del gruppo
Strano network (http://strano.net/news), anche se non nasconde il disappunto
per il fatto che le attività su Internet di gruppi come quello
della Lega di lotta all'Aids o dei gruppi sui diritti civili nel cyberspazio
sono state bloccate. Ovviamente, si consulta con gli altri "nodi"
della rete telematica sul che fare. La priorità èdi rimettere
in piedi Isole nella rete. Nata alcune anni fa; quando gran parte delle
gloriose "bacheche elettroniche" indipendenti italiane dedsero
di fare il gran salto su Internet, Isole nella rete fu battezzata così
prendendo a prestito l'omonimo titolo di un romanzo dello scrittore
di fantascienza Bruce Sterling, gran guru del cyberpunk, di cui il nucleo
originario apprezzava la suggestione derivata da un gruppo di realtà
indipendenti tra loro, ma federate nel comune intento di offrire uno
spazio "libero" alla discussione, senza vincolo alcuno. Le
pagine che ormai compongono il variegato arcipelago di "Isole nella
rete" sono diverse centinaia, mentre i linkage ad altri siti sono
migliaia, al punto che èmaturata la convinzione di fare un altro
salto nel buio: allargare l'arcipelago a tutte le realtà indipendenti
e "antagoniste", senza che nessuno rinunci alla propria identità,
come si può leggere nei messaggi seguiti all'incontro di Hack-it
della telematica alternativa, avvenuto a Firenze alcune settimane fa.
Anche se il termine alternativo viene considerato troppo abusato e insufficiente
per descrivere una realtà che orgogliosamente rivendica competenza
tecnica e un ordine del discorso sofisticato sulla società digitale.
Il che significa essere usciti, come spesso viene indicato dai mass-media,
da una condizione marginale o sotto-culturale. Per Isole nella rete,
come anche per gli altri gruppi antagonisti, il discorso è, semmai,
quello di usare l'esperienza acquisita nel campo della comunicazione
per scalfire l'universo omologato dei mass-media, di cui hanno appreso
bene il funzionamente e le regole. E per questo sfruttarle, ma per costruire,
come recita il loro logo di presentazione, una comunicazione libera
e autonoma dai centri di potere dell'informazione.