Berardi Franco "Un magnifico occhio aperto sul nulla" (intervista di Mediamente, 3/1/2001) Perché si parla poco delle webcam, del loro ruolo? Forse perché non c'è niente da dire. La webcam pare che
sia proprio come un occhio aperto sul nulla, che ci manda continuamente
informazioni sul nulla, che ripete il nulla all'infinito. La prima volta
che ho avuto modo di vederne una, sono capitato sopra un semaforo ad un
incrocio di Philadelphia, come i piccioni. Sono stato mezz'ora a guardare
le macchine che si fermavano. Lì ho avuto subito la sensazione
che la webcam sia in qualche modo un colpo di genio, una rivelazione sulla
banalità infinita della vita completamente visibile. Eppure le webcam possono servire a creare un network di contatti. Cosa ne pensa? Questo è l'altro aspetto, l'aspetto tecnologicamente futuribile
della webcam. Da una parte la webcam è un inno alla banalità
dell'esistere, dall'altra forse è l'introduzione a qualcosa che
è ancora latente e che accadrà in maniera sempre più
esplicita. Ovvero l'emergere di una nuova facoltà della specie
umana: l'ubiquità, la possibilità di essere in ogni parte
del mondo con lo sguardo ed anche con la nostra presenza visibile. Un
sogno che l'umanità coltiva da parecchio tempo…. Se e come
tecnologicamente una cosa simile sarà realizzabile, lo ignoro.
E' questa la filosofia, la direzione implicita che sta prendendo tutto
quanto accade oggi nella telematica del visibile. Ma perché tutti vogliono apparire in video? La risposta corrente, forse banale ma vera, è che la nostra immagine
certifica la nostra esistenza. E quanto meno sentiamo l'autenticità
del nostro vivere, tanto più desideriamo toccarci, essere sicuri
del fatto che esistiamo, vedendoci in uno schermo. Poi c'è un'altra
questione: sarebbe una bella cosa se le telecamere sparse nel mondo servissero
per rendere il mondo più controllato, meno violento. Ma io ho l'impressione
che gli attori siano molto di più di quanti possano essere gli
spettatori e non ci saranno occhi a sufficienza per guardare tutto. L'integrazione tra tv e Internet, come nel caso del Grande Fratello, è il sistema di comunicazione del futuro? La televisione ha come sua missione quella di azzerare l'autenticità
dell'umano, di ridurre l'umano a banalità ininterrotta e il Grande
Fratello è il punto di arrivo. Per quanto riguarda l'interazione
fra la Rete, la tv e gli altri media, devo confessare che mi spaventa
un po' l'idea che la forza trascinante di questa convergenza sia la tv.
Preferirei che fosse Internet, la Rete, cioè un mezzo che consente
di decidere qualcosa: la tv invece tende a scegliere per noi. Internet è il luogo dove la gente deposita la propria memoria, dove le webcam, gli Umts, racconteranno la nostra vita? Credo proprio di si. Noi sempre di più consideriamo quel luogo, che è un non-luogo, come la nostra memoria, come l'archivio della nostra memoria. Però bisogna anche chiedersi: a chi è destinato tutto questo?
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