Berardi Franco "Diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio" (intervento al Convegno organizzato da strano Network, 19/2/1995) Io dico poche cose anche se molto pretenziose nel senso che questo livello della discussione relativa al problema delle regole mi sembra un modo di affrontare il problema che come già diceva H.Velena poco fa' che ci porta lontano dai problemi veri che nel corso del tempo futuro probabilmente si svilupperanno. Ecco io dico proprio delle cose senza essere in grado e per ragioni di tempo e perché si tratta probabilmente di intuizioni di dimostrarle, e però parto da questo punto: la logica, il modello della rete ci introduce ad una condizione nella quale la forma della legge, la forma della regola e la pretesa costruttiva di realtà che la regola ha avuto nell'epoca che sta alle nostre spalle viene meno ora. Se c'e' qualcosa di nuovo nei termini di modello e di paradigma in quello che la pratica di rete insegna mi sembra che sia proprio questo: che non le regole ma le interfacce rendono possibile od impossibile qualcosa o qualcos'altro. Con questo non voglio negare che possa esistere residualmente una forza di interdizione od una forza di apertura della legge (ammesso che la legge mai apra qualcosa). Non voglio negare che non esista una formula a capacità residuale e che su questa sia opportuno sviluppare dei ragionamenti di tipo giuridico ma mi pare che l'essenziale della questione e' un'altra. C'e' stata una osservazione di una persona che non mi ricordo chi sia relativa alla criptazione che mi sembra che riassuma benissimo tutta questa faccenda: cos vuole dire impedire la criptazione per legge? La criptazione e' senza un procedimento che non può essere impedito, non c'e' forza di legge che possa impedire la ricerca di procedimenti che per l'appunto sono costitutivamente tesi a sfuggire la legge. Questa e' una prima questione. Non le regole ma le interfacce. Su questo piano noi vediamo che allora qualcosa di molto importante sta accadendo, ad esempio, grazie a Mosaic che qualcuno ha detto che e' un'interfaccia democratica, qualcun altro ha detto che e' un mezzo con cui le multinazionali ci faranno del male... Non c'e' dubbio che attraverso interfacce semplificate e capaci di espansione dell'uso come Mosaic diventerà possibile fare di Internet un media di massa, diventerà possibile aprire un utilizzo che trasformi la sperimentazione in pratica, effettivamente costituita, ma quale sarà l'oggetto di questa pratica dispiegata? E' bene che su questo non ci facciamo tante illusioni, e' chiaro che Internet diventerà un medium di massa perché Internet sta diventando da pochissimo ma freneticamente uno strumento per il commercio, lo scambio, la pubblicità, insomma penso che Internet diventerà un medium di massa nel momento in cui sarà in grado di funzionare come elemento di costruzione della sfera in cui l'informazione e l'economi sono definitivamente ed irreversibilmente collegati. Io credo che su questo non ci si possa fare delle illusioni ma al tempo stesso bisogna anche riconoscere che se c'e' un elemento nuovo, interessante e ricco del modello di rete e' proprio che in fondo non ha importanza ciò che accade nella parte prevalente della rete ma ha importanza quello che io continuo a poter fare. In questo senso la rete e' lo spazio, il modello nel quale non vige un principio di maggioranza. Se la rete ha a che vedere con la democrazia, parola che fatico ad usare perché non so cosa significhi, ma se ha che fare qualcosa con la libertà e con l'autonomia sta proprio in questo: il principio di maggioranza non ha vigenza, non significa tendenzialmente più nulla. Quindi non le regole ma le interfacce, nel bene e nel male, e tenendo conto del fatto che se va prevalentemente male quello che c'e' di buono e' che il prevalentemente male non impedisce e non paralizza il minoritariamente bello. E poi un'ultima cosa che riguarda il fatto che quello che noi sappiamo adesso e' solo molto poca cosa di quello che accadrà di quando Internet per l'appunto sarà diventato un media di massa e nel momento in cui i progetti, probabilmente utopistici ed insensati in parte ma poi con un nucleo di costruzione di un sistema allargato di infobanche che diano forza di massificazione e prevalentemente nel male a questo media, ecco quando questa tendenza andrà sviluppandosi, io credo che un altro ragionamento, un altro centro della nostra attenzione sarà quello relativo al linguaggio. Noi siamo solamente ai primordi della ricerca sui linguaggi che non tanto la rete ma ad esempio modalità espressive e non comunicative come l'hypermedia ci aprono per il futuro. Ecco i discorsi sulle regole ed anche i discorsi sulle concatenazioni non debbano farci dimenticare il fatto che un passaggio decisivo sarà quello che ci porta a ragionare sui linguaggi espressivi, sulla ottimizzazione del linguaggio rispetto alle possbilita' espressive. Quindi non le regole ma le interfacce, non le regole ma i linguaggi e se queste poche osservazioni sono vere, io direi che in qualche modo ragionare sul futuro della comunicazione ed elaborare dei linguaggi e delle interfacce capaci di aprire delle possibilità comunicative anziché chiuderle, tutto questo ci porta in buona parte fuori da quello che e' stato e continua ad essere ma spesso a causa di un quiproquo il terreno della politica. Il piano su cui ci stiamo movendo, mi sembra sia quello che in qualche modo mette in mora, sospende, le regole essenziali della politica moderna o della democrazia moderna: i principi che hanno regolato quella sfera sono principi che, se Dio vuole e anche se non vuole, probabilmente non regoleranno il mondo della comunicazione reticolare.
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