Economia

 

Berardi Franco

"E ora pensiamo al dopoguerra"

(articolo, 25/2/2003)

 

Fotografiamo la situazione prima che tutto precipiti. Cerchiamo in modo semplice di ricordare a noi stessi quel che é accaduto nel mondo durante il periodo di preparazione di un conflitto di cui nessuno può prevedere gli sviluppi, delineamo scenari di possibile evoluzione, immaginiamo possibilità di azione. Costruiamo una strategia che vada oltre la guerra. Nei giorni successivi all'11 settembre si parlò molto della necessità di fare emergere il terzo attore nella guerra tra nazi-liberismo e il fronte degli integralismi identitari. Il 15 febbraio il terzo attore si é manifestato, esso agisce ormai come forza di maggioranza a livello internazionale. L'azione contro la guerra deve saldarsi con l'azione contro la dittatura economica liberista. Pensare al dopoguerra significa pensare - fin da subito - alla fuoriuscita dal dominio capitalista sulla società.

• IL PROLOGO

Dall'inizio degli anni Ottanta, da quando il mondo é governato da un gruppo dirigente di ispirazione liberista, tutte le energie sociali sono state investite nell'economia di profitto. Dall'America di Reagan alla Cina di Deng Hsiao Ping la parola d'ordine "arricchitevi" é diventato l'imperativo unico, e su questo criterio si é selezionata una classe dirigente senza altra cultura se non quella del profitto, senza altra morale se non quella della rapina, senza altra strategia se non quella del dominio e della sottomissione. In nome degli interessi dell'economia di profitto si é ritenuto legittimo distruggere ogni difesa sociale, ogni diritto, ogni forma di vita e di cultura. Le tecnologie ricombinanti (informatica e biotecnologia) sono state usate come strumento per il massimo profitto economico. L'economia di profitto ha permeato profondamente le strutture epistemiche e le applicazioni delle tecnologie ricombinanti.
Queste tecnologie contengono una capacità inaudita di modellazione e di mutazione del corredo genetico umano (a livello fisico, psichico e
cognitivo). Una vera e propria mutazione ha cominciato a modificare le modalità dell'embodiment collettivo, secondo un paradigma dominato dal criterio del profitto economico. Il processo di globalizzazione, che le tecnologie di rete hanno accelerato freneticamente, é stato governato da alcune grandi istituzioni di governo mondiale che nessuno ha mai eletto. Queste istituzioni (IMF, WTO, WB...) hanno imposto in maniera brutale e ricattatoria gli interessi delle grandi aziende globali sullo sviluppo economico, sociale, politico, tecnologico e culturale di ogni paese del mondo. Questo ha prodotto una riduzione delle difese sociali contro l'invadenza del profitto, una privatizzazione dei servizi socialmente indispensabili, una riduzione della spesa pubblica per la sanità e per l'educazione. Il risultato, già oggi largamente visibile, é un aumento dell'ignoranza, una riduzione del tempo di vita medio, una diffusione di epidemie, la devastazione dell'ambiente.

• L'ALLEANZA TRA CAPITALE E LAVORO COGNITIVO

Nel corso degli anni Novanta lo sviluppo dell'economia é stato prodigioso, non soltanto nei paesi occidentali. La globalizzazione ha fatto nascere nuovi ceti produttivi nei paesi orientali e ha ampliato enormemente la capacità di acquisto della minoranza occidentale integrata nell'economia di profitto. Nuovi settori produttivi (in primo luogo quelli legati alla digitalizzazione della produzione, e della comunicazione) hanno sostenuto la domanda per tutto il decennio, e hanno determinato la formazione di un capitalismo di massa al quale ha partecipato una parte cospicua della popolazione occidentale, con una diffusione massiccia della funzione sociale imprenditoriale e una progressiva identificazione di lavoro e impresa, soprattutto nei settori produttivi ad alta tecnologia. Il lavoro cognitivo é diventato il segmento trainante della produzione globale. Esso ha subito l'effetto dell'ideologia economicista, e si é identificato con la funzione d'impresa, partecipando in prima persona al capitalismo finanziario di massa (dotcommania). Nel frattempo l'orario di lavoro che era costantemente diminuito fino alla fine degli anni settanta, riprese a crescere dopo la vittoria mondiale del liberismo. Il tempo libero che era stato conquistato nel corso di un secolo di lotte operaie viene progressivamente sottomesso alla regola del profitto e trasformato in tempo di lavoro cellularizzato e diffuso. Le energie sociali sono progressivamente sottoposte alla competizione economica. Chi non corre viene travolto. La società si mette a correre freneticamente, molti crollano.

• IL COLLASSO


La mobilitazione competitiva delle energie sociali porta rapidamente al collasso l'organismo sociale. Si tratta di un collasso al tempo stesso nervoso ed economico (ma l'economia é divenuta una sfera mentalizzata). A partire dalla primavera del 2000 il ciclo espansivo dell'economia si é spezzata. per effetto di varie tendenze: a) la domanda nelle nuove tecnologie si é progressivamente ridotta, la caduta del saggio di profitto nei settori innovativi si é accelerata precipitosamente. b) la prospettiva di un esaurimento delle fonti di energia non rinnovabile ha scatenato una concorrenza feroce. c) una crisi di sovraproduzione si diffonde nei settori innovativi. Enormi quantità di semio-merce rimangono invendute. Questo produce un crollo degli indici di borsa. Segue una crisi di fiducia nelle sorti del capitalismo di massa. d) l'investimento delle energie psichiche nella corsa competitiva provoca un effetto di saturazione dell'attenzione fino a creare le condizioni per un collasso generalizzato. e) alcune corporation globali entrano in crisi. Si scopre che i gruppi dirigenti del nuovo capitalismo hanno violato ogni regola di correttezza economica, hanno rapinato le risorse collettive, e hanno governato la produzione senza competenze strategiche, con un'attenzione rivolta interamente al perseguimento del massimo profitto immediato. Crolla la fiducia nei gruppi dirigenti dell'economia mondiale. Inizia il crollo del capitalismo di massa. Riprende a crescere la disoccupazione, soprattutto nella generazione che si affaccia ora sul mercato del lavoro, cresciuta
nella convinzione di un'eterna continuità dello sviluppo economico.

• LA LUNPEN-BORGHESIA PREPARA LA GUERRA

In questo frangente sale al governo in diversi paesi occidentali una nuova classe politica che si é arricchita con la rapina e ha ricavato il suo consenso dal dominio del sistema mediatico e dalla crescita dell'ignoranza. Il cervello collettivo é stato intasato per un ventennio dal martellamento del messaggio consumista e dalla violenza competitiva e aggressiva. Una sorta di lunpenbourgeoisie si é formata con i soldi delle mafie, con la rapina del danaro pubblico, con il rastrellamento dei soldi provenienti dall'azionariato di massa e dai fondi pensione. Questa lunpenborghesia non rispetta più nessun principio di legalità e non possiede le virtù strategiche del capitalismo protestante del passato. E' un ceto barocco ecinico, pronto a usare ogni mezzo per impadronirsi del potere. In Italia il nuovo ceto di governo nasce dai soldi della mafia, attraverso la conquista illegale di un potere sterminato sulla comunicazione sociale, attraverso la corruzione dei giudici. Negli Stati Uniti, per la prima volta in duecento anni é accaduto un fenomeno comparabile ad un colpo di stato. Fin dal primo momento il nuovo presidente americano ha presentato una politica aggressivamente egemonica. La prima azione della presidenza Bush é stracciare gli accordi di Kyoto in cui i paesi industrializzati avevano stabilito di ridurre progressivamente le emissioni tossiche nell'atmosfera per ridurre l'inquinamento e gli effetti di devastazione ambientale. Il nuovo presidente rappresenta gli interessi dei grandi produttori di petrolio e di armi, che hanno sostenuto economicamente la sua candidatura. E rappresenta gli interessi del gruppo dirigente di aziende che, come la b, hanno fatto fallimento dopo aver rapinato i fondi pensione investiti da masse di azionisti. Tutto il gruppo che sostiene Bush é implicato nel fallimento di massa del capitalismo americano. Inoltre alla base della presa del potere da parte di Bush c'é anche l'appoggio del più grande monopolio dell'industria high tech. In cambio il presidente ha garantito a Bill Gates l'impunità per le politiche monopolistiche della corporation Microsoft che hanno danneggiato il capitalismo di massa, indebolito e rapinato centinaia di aziende minori, colpito la fiducia nella libera impresa e nel libero mercato. Il potere di Bush si fonda su un'alleanza tra old economy del petrolio e del militare, ceto lunpenborghese rapinatore e fallimentare, e monopoli privato dell'informatica e della comunicazione. Quando il collasso economico comincia a precipitare, miracolosamente arrivano tre aerei nei cieli di Washington e New York. Miracolosamente il capitalismo prossimo alla bancarotta può investire le energie dell'intera società (che danno segni di esaurimento) in direzione della guerra. La mobiitazione generale delle energie inizia con un appello alla guerra santa dell'occidente contro i malvagi del mondo. Comincia la grande campagna Manichea del Bene contro il Male. Il Bene é rappresentato da un gruppo di magnati del petrolio che hanno notoriamente rapinato fondi pubblici e portato al collasso aziende gigantesche. Dopo una fase di guerra contro la popolazione afghana, che non produce assolutamente il risultato promesso, cioé l'arresto dei vertici dell'organizzazione di Al Qaida, accusata della responsabilità per gli attentati dell'11 settembre, la guerra deve essere rilanciata. Si individua quindi un nuovo bersaglio.

• POSSIBILI SCENARI DI SVILUPPO E L'EMERGERE DEL TERZO ATTORE

Quali scenari possiamo prevedere se la guerra esplode? Uno scenario é quello di una rapida vittoria degli aggressori, la cattura del criminale di Baghdad, l'imposizione di un protettorato relativamente pacificato, la democratizzazione americana del Medio oriente, la progressiva bonifica delle zone di conflitto, l'imposizione di una dittatura militare planetaria a scopi benefici. Ma c'é qualcuno che ci creda, a uno scenario di questo genere? Lo scenario più realistico prevede possibilità di crollo del regime pakistano con la conquista di duecento testate nucleari da parte delle componenti islamico integraliste che hanno avuto il 20% alle ultime elezioni. Prevede una guerra tra turchi e curdi per il possesso di Kirkuk. Prevede il crollo del regime saudita e l'espansione a macchia d'olio di Al Qaeda, l'esplosione di un'ondata di suicidio micidiale che terrificherà le città occidentali. La conseguenza più probabile dell'aggressione all'Iraq sarà l'esplodere dell'Impero, e l'inaugurazione dell'Impero del Caos. Nel frattempo é successa una cosa che cambia la visuale complessiva: nel quadro di una contrapposizione paranoica tra fanatismo integralista e nazionalista, e fanatismo nazi-capitalista é finalmente emerso il TERZO ATTORE, quello che tutti attendiamo dall'11 settembre, alla cui costruzione ha lavorato con cocciutaggine il movimento globale anticorporation. Il terzo attore é entrato in azione il 15 febbraio. E' il movimento della vita quotidiana globale che si ribella contro la demenza guerrafondaia. Quello che abbiamo visto emergere il 15 febbraio é un movimento destinato ad espandersi e radicalizzarsi, se la guerra esplode. Ma a quel punto si tratterà di lavorare perché il processo di fuoriuscita dalla guerra sia tutt'uno con il processo di dissolvimento del dominio liberista sul capitalismo globale, per riaprire la dinamica del conflitto anticapitalista nella società. Il capitalismo porta la guerra come la nube porta la tempesta, ma nel corso della guerra si creano le condizioni per la ridislocazione del capitalismo. Non ci sarà nessuna riedizione di un processo rivoluzionario di tipo novecentesco, ma il problema di rovesciare le forze che hanno prodotto la guerra si porrà. Allora non basterà togliere di mezzo il ceto criminale che ha prodotto la guerra. Occorrerà chiarire che la guerra é soltanto la continuazione della devastazione liberista con altri mezzi, e dunque occorre tagliare le radici del processo che ha portato alla catastrofe.

• FINALINO

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi occorre trasformare la potenza che proviene dalla ribellione contro la guerra, in disobbedienza generalizzata. Quelli che si stanno facendo trascinare nella demenza della guerra non hanno più alcuna legittimità per governarci. Nessuna loro decisione deve essere rispettata. Al tempo stesso occorrerà creare le condizioni per l'autorganizzazione alternativa dei saperi e della produzione. Il 15 febbraio é stato il segnale di una secessione maggioritaria dalla società della guerra. Presto si porrà il problema di organizzare la secessione dalla società del capitale. Cominciamo a pensare al dopoguerra.