Hack It 98: forse qualcuno non pensava di poter mai vedere lo "hack"
di hacker collegato alla "it" di Italia. E invece anche noi,
come gli Stati Uniti, come la Germania, come l'Olanda, avremo un "hackmeeting",
un incontro nazionale degli hacker. Si svolgerà il 5, 6 e 7 giugno
al CPA di Firenze, il Centro Popolare Autogestito di Viale Giannotti
79, un'area industriale dismessa sede di una ormai storica occupazione.
Non ho bisogno di spiegare ai miei lettori che gli "hacker"
che vedremo non sono i torvi e allupati guastatori della rete dipinti
dalla stampa solitamente ben disinformata. Non è ai presunti
"maghi" del computer che si rivolge Hack It 98, ma a coloro
che vogliono fare delle reti telematiche uno strumento di vera comunicazione
sociale, un'occasione di scambio e di crescita del sapere e della consapevolezza,
al di là e contro la dilagante logica mercantile che minaccia
il presente e il futuro, non solo di Internet, ma di tutti noi, in ogni
momento della nostra vita. È vero, sono prevalentemente i centri
sociali, e i gruppi di giovani e meno giovani che praticano stili di
vita alternativi e comunitari, sono loro tra i pochi che contrastano
una mercificazione avvilente delle reti e della vita: ma sulle ragioni
di questo fatto giornalisti, sindacalisti, politici e magistrati farebbero
bene a interrogarsi, piuttosto che difendere l'esistente, ognuno con
i propri strumenti e tutti in nome di una pretesa "normalità",
o di "valori" che la stessa logica del mercato distrugge sempre
più ogni giorno che passa.
Lo hackmeeting di Firenze sarà quindi un'occasione di scambio
di informazioni e di esperienze sugli usi sociali della telematica,
sugli strumenti tecnici, sui software, sui metodi a disposizione di
ognuno per fare del computer uno strumento di creazione (nel senso più
ampio possibile della parola) e non di soggezione a scelte e a logiche
decise da altri. Nel meeting non mancheranno i momenti di festa, i concerti,
le esposizioni di ciò che produce la creatività individuale
e collettiva dei partecipanti: ma l'ossatura dell'incontro saranno i
seminari e i gruppi di lavoro che tratteranno temi specifici e generali,
alcuni già previsti (sapere di rete, crittografia e anonimato,
packet radio, sicurezza informatica, storia dell'informatica, linux,
gnu, hacker art), altri che saranno proposti dai partecipanti, da ogni
partecipante, in una logica, insomma, di integrale autogestione. Chi
volesse informarsi, approfondire, fare proposte nei giorni che ancora
ci separano dall'appuntamento, può farlo all'indirizzo http://www.ecn.org/hackit98/.
Certo, uno dei temi sicuramente più caldi della manifestazione
sarà la questione della libertà in rete, nelle sue varie
articolazioni, dalla difesa della privacy, con l'anonimato e la crittografia,
alla libertà di espressione. C'è da augurarsi che Hack
It 98 riesca a risvegliare un interesse per questo problema che negli
ultimi tempi sembra appannarsi, e in una situazione che non promette
nulla di buono. Le spinte a introdurre logiche censorie e ad assimilare
i provider agli editori della carta stampata, per esempio, si moltiplicano.
L'ultimo caso, gravissimo, si è verificato proprio in Italia
tre mesi fa. Un pubblico ministero di Bologna, Lucia Musti, si è
sentita diffamata dalla nostra vecchia conoscenza Luther Blissett che
in un libro, Lasciate che i bimbi (edito da Castelvecchi l'anno scorso)
aveva brillantemente ricostruito una figuraccia della suddetta signora,
e cioè la montatura contro il gruppo bolognese dei Bambini di
Satana, accusati nel 1996 di violenza carnale ai danni di varie persone
tra cui un bambino di tre anni, e poi assolti nel 97 dopo essersi fatti
un anno di galera ed essere stati additati al pubblico disprezzo dai
giornali locali. Gli avvocati della signora Musti non hanno solo chiesto
il sequestro del libro, ma anche 450 milioni di danni, 100 a Castelvecchi,
350 agli ISP Cybercore e 2mila8 ComunicAzione, che hanno ospitato sui
loro siti il testo di Blissett. Secondo i legali, infatti, la reputazione
della Musti ha subito un danno di dimensioni "planetarie"
proprio perché il libro, dichiarato "no copyright",
è stato diffuso su Internet. Per il momento, tanto per far capire
alla permalosa PM la logica di un mondo con cui evidentemente ha poca
dimestichezza, oltre trenta siti in Italia e nel mondo hanno cominciato
a mirrorare il testo incriminato, e altri si associano all'iniziativa
ogni giorno. Ma figuriamoci che cosa succederebbe se, in nome di una
presunta "regolamentazione", leggi o sentenze dovessero sancire
la responsabilità dei provider per i materiali depositati sui
loro siti.