L'INDEPENDENT
MEDIA CENTER NETWORK |
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Il primo nodo a Seattle Il primo nodo della rete, che poi ha fatto da modello per tutti gli altri sia a livello grafico che di contenuti, è stato creato a Seattle nel novembre del 1999 in occasione delle proteste contro la World Trade Organization. A Seattle, all’apice della visibilità dell’ancora indefinito movimento no global, un collettivo di media attivisti indipendenti racconta l’evento producendo la pubblicazione cartacea “The blind spot” e costruendo per la prima volta il sito dell’Indymedia Center. http://seattle.indymedia.org/ è l’indirizzo http del sito, quello che darà vita al portale centrale http://www.indymedia.org/. Il sito riceve circa un milione e mezzo di contatti nei giorni delle proteste. Ma torniamo un attimo indietro per capire da cosa e da chi nasce Indymedia .org. nota1 Per andare alle radici dell’idea che sta dietro al network dobbiamo risalire al 1996, quando, in occasione della Convention Democratica a Chicago, un gruppo chiamato Countermedia si propone di descrivere le proteste e le dimostrazioni sul Web. Il successo è limitato ma l’idea ha una sua prima sperimentazione pratica. Nel frattempo anche i raduni del movimento inglese Raclaim The Streets nota2 fanno scuola. Gli attivisi di Rts si collegano da tempo attraverso siti web e posta elettronica mentre nei raduni di strada sono già provvisti di telecamere. Alcuni video sulle loro proteste girano già in rete, facilmente scaricabili dal resto del mondo. Si arriva così ad un mese prima del vertice WTO, nell’ottobre 1999, quando cinque o sei attivisti si incontrano per mettere a punto un vero media center. Tra questi alcuni hanno partecipato al progetto di Countermedia tre anni prima. Il gruppo riesce a trovare una sede e i fondi necessari mobilitando gli altri gruppi di media indipendenti del paese. Le donazioni da privati ma anche da aziende informatiche locali arrivano. Al momento dell’inizio delle proteste il primo media center del mondo ha a disposizione 75.000 dollari di budget, due sedi, telefoni cellulari, dozzine di computer e di centraline di montaggio video. Circa 500 persone sono coinvolte attivamente nel media center durante le proteste del novembre 1999. Sorprendentemente il sito è linkato dalle pagine iniziali di importanti portali come Yahoo e One World. Secondo alcuni attivisti americani le agenzie di stampa legate a Reuters, CNN e BBC, si collegano continuamente all’IMC, per avere un contatto diretto con i manifestanti. Alla fine delle proteste, l’Indymedia Center produce un documentario di un’ora, “Showdown in Seattle” selezionando le centinaia di ore di girato prodotte dai volontari videomaker. Il video viene proiettato per tutto il paese. E’ il novembre del 1999 ma già nel febbraio del 2000 un altro piccolo nodo di Indymedia nasce a Boston, mentre lo stesso succede a Washington, dove è in atto la protesta contro la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Nessuno pensava che l’esperienza del Media Center di Seattle si sarebbe ripetuta e probabilmente è vero che Seattle rimarrà irripetibile per la grandezza e la scala delle risorse messe in campo. Sta di fatto che piccoli Media Center, in appoggio e a traino del nuovo movimento di opposizione a questa globalizzazione sono spuntati un po’ in tutto il mondo. 3.2.1 Il Network oggi L’esperienza di Indymedia non è passata inosservata ed è diventata un “caso” anche tra il pubblico meno politicizzato, tanto che in occasione degli Webby Awards 2001 nota3, il network è stato selezionato nei cinque candidati a miglior sito del mondo, per la sezione “Activism”. Oggi ci sono 72 IMC nel mondo, distribuiti, pur con differenze quantitative, in tutti i continenti. Alcuni centri sono rappresentanti di interi paesi, altri di determinate città. Particolarmente significativo appare oggi l'esempio di Indymedia Israele, con la sua copertura della crisi mediorientale, come quello di Indymedia Nigeria, uno dei paesi più “sconnessi” a Internet del mondo. Infine, riflettendo la situazione del Digital Divide, le presenze maggiori sono concentrate in Europa e negli Stati Uniti, che con i 31 IMC locali sono in grado di dar voce alle diffuse forme di dissenso che stanno emergendo anche al centro del paese più criticato dell’intero movimento No Global. Ognuno dei nodi locali può dotarsi di uno statuto autonomo e gestisce autonomamente processi decisionali: ha la possibilità di adattare l’interfaccia utente secondo le proprie esigenze, di decidere le priorità, e anche di gestire politiche d’autofinanziamento e amministrare fondi. La natura di network sta naturalmente nell’interconnessione fisica dato che da ogni IMC è possibile accedere a tutti gli altri: i siti mondiali sono elencati e facilmente linkabili nella colonna sinistra del sito. E’ per la dimensione internazionale di Indymedia, priva di strutture centrali e verticali che il filosofo francese Pierre Levy l’ha definita come l’esempio più esteso e più importante di “intelligenza collettiva”: intervenendo nel corso di un convegno nota4 sulla libertà di espressione in Internet, tenutosi a Bologna nell’ottobre 2000, il filosofo parla di Indymedia come di un “organo di comunicazione del movimento contro la globalizzazione, dove tutti i corrispondenti funzionano come un’agenzia stampa, una sorta di cooperativa di giornalisti che sviluppa ad una velocità straordinaria a livello mondiale” nota5. La Rete allora diventa un ponte per tutti quelli che normalmente non hanno spazio sui giornali ma che con questa possono rivolgersi ad un pubblico internazionale. “Tutti i gruppi possono diventare mass media”. Ma l’unità della rete Indymediana è data anche da una forte condivisione di motivazioni e principi. E’ stata l’esigenza di ribadire tali principi che ha portato alla stesura dei “Principi di unità del network”, un documento che è il risultato di un anno e mezzo di media attivismo nel mondo condiviso tra i vari IMC attraverso le mailing list internazionali. La bozza con i principi di unità è stata scritta da un gruppo di lavoro di circa 70 membri di Indymedia, partiti da tutto il mondo per ritrovarsi a San Francisco nell’aprile del 2001 in una sorta di Conferenza sulla libertà di stampa. Il documento ha poi fatto il giro degli IMC locali, è stato tradotto e diffuso per incoraggiare un feedback e infine riproposto nella versione corretta. Il sunto di tutto è quella che si può chiamare la linea editoriale di Indymedia, e cioè: dare voce ai movimenti dal basso, alle forme di auto organizzazione, di democrazia diretta, alle proteste contro le distorsioni del sistema di economico. Riporto comunque in breve i principi descritti nel documento. #L’Independent Media Center Network (IMCN) è basato su principi di eguaglianza, decentralizzazione e autonomie locali. L’IMCN non deriva da un processo di centralizzazione burocratica, ma dall’auto organizzazione di collettivi autonomi che riconoscono l’importanza dello sviluppo dell’unione del network. #Tutti gli IMC considerano il libero scambio e il libero accesso all’informazione un requisito essenziale per costruire una società più libera e più giusta. #Tutti gli IMC rispettano il diritto di tutti quegli attivisti che decidono di non essere né fotografati né filmati. #Tutti gli IMC basati sulla credibilità dei propri contribuenti e lettori, dovranno utilizzare il modello di pubblicazione web aperta, dando la possibilità a singoli individui, gruppi e organizzazioni di esprimere le loro opinioni, con l’anonimato se desiderato dagli/lle stessi/e . nota6 #L’IMC Network e tutti i collettivi degli IMC locali dovranno essere no-profit. #Tutti gli IMC riconoscono l’importanza del processo di cambiamento sociale e sono impegnati nello sviluppo di relazioni non gerarchiche e non autoritarie. A questo proposito si organizzino collettivamente e si impegnino a utilizzare il metodo decisionale del consenso, attraverso la partecipazione democratica e trasparente di tutti i suoi membri . nota7 #Tutti gli IMC riconoscono che un requisito essenziale per la partecipazione al processo decisionale di ogni gruppo locale è il contributo dell’individuo al lavoro del gruppo stesso. #Tutti gli IMC sono impegnati ad assistersi l’un l’altro e le rispettive comunità dovranno cercare di mettere in comune le proprie risorse, inclusi la conoscenza, le capacità e gli equipaggiamenti. #Tutti gli IMC devono impegnarsi ad usare sorgenti di codici accessibili a tutti, quanto più possibile, per lo sviluppo delle infrastrutture digitali, e per incrementare l’indipendenza del network da software privati . nota8 10. Tutti gli IMC devono sottostare al principio dell’uguaglianza fra gli uomini, e non dovranno perpetrare discriminazioni di alcun genere, includendo le discriminazioni basate su differenze di razza, sesso, età, classe di appartenenza o orientamenti sessuali. Riconoscendo la vastità di tradizioni culturali all’interno del network, gli IMC si impegnano a convivere con la diversità. In sostanza tutti i principi sopra e i discorsi su comunicazione, feedback, organizzazione, mantenimento dell'orizzontalità sono all'ordine del giorno sia nelle liste internazionali, sia in quelle locali. Alcuni volontari indymediani più legati alla dimensione internazionale per passione e per competenze linguistiche, hanno il compito di riportare i problemi discussi con gli amici stranieri nelle liste locali, così che l’eco di ogni incontro con gli internazionali si espande di nodo in nodo in una sorta di passaparola elettronico. Ed è strano che gli stessi argomenti e gli stessi problemi vengano discussi contemporaneamente in luoghi diversissimi, ma è ancora più strano pensare che i topic che poi faranno il giro del mondo nelle mailing list redazionali partano da semplici appuntamenti di chat, in non-luoghi del cyberspazio. Per questi motivi qualcuno ha definito Indymedia un network con struttura frattale nota9 : un modello dotato di simmetrie interne a qualunque scala lo si ingrandisca. 3.2.2. Indymedia Italia Indymedia Italia sarà tecnicamente operativo intorno al 10 giugno in tempo per seguire gli eventi della contestazione contro il meeting OCSE a Bologna. Si terra' una riunione organizzativa a Bologna prima del 10 giugno e una a Roma in occasione di Hackmeeting 2000. Comunicare al piu' presto la propria disponibilita' inviando nome, email, numero di telefono, e possibilmente un breve curriculum a: net-i@zkm.de nota10Come promesso, è il giugno del 2000, quando viene inviato in rete il messaggio di inaugurazione nota11 di Indymedia Italia. Non a caso a Bologna è in atto il movimento di protesta creato intorno al meeting dell’Ocse, dedicato al rapporto tra piccola e media impresa e sviluppo globale. Come in passato, la protesta dei movimenti antagonisti si affianca all’esigenza di gestire strumenti di controinformazione. Diventa vitale “possedere” quegli strumenti, farli propri. Un gruppo di attivisti provenienti dalle più varie realtà e in contatto col network nordamericano che ha dato vita a IMC, decide di clonare Indymedia.org, come avevano già fatto diversi altri collettivi europei. Sono videomaker, fotografi, giornalisti, hacker, sistemisti, redattori. Provengono dai centri sociali come dai giornali locali, dal cinema e dalla televisione come dall’associazionismo. Ma perché scelgono Indymedia? Vediamo su quali ceneri e quali focolai nasce Indymedia Italia. 3.2.2.1 I progenitori di Indymedia Italia Ho dedicato il primo capitolo di questa tesi ai primi passi della telematica, partendo dall’introduzione negli Stati Uniti dei BBS e della loro esportazione in Italia. Mi interessava capire in quale forma si propongono le prime comunità virtuali italiane propositamente dedicate a temi politici. Ho voluto seguire il percorso di queste comunità che si sono nutrite dei cambiamenti tecnologici che avvenivano in quegli anni, le bacheche elettroniche, Fidonet, le messaggerie, Internet, il World Wide Web. Come infine le stesse comunità sono state contaminate ed hanno contaminato i contenuti politici allora prevalenti in forma antagonista negli ambienti punk e dei centri sociali, ma anche nei movimenti pacifisti ed ecologisti. Senza queste basi non sarebbe potuta nascere Indymedia. Sarebbe nato il Network, sviluppandosi autonomamente altrove, ma non ci sarebbe stato il terreno di coltura dove sono nate le motivazioni e le passioni di coloro che Indymedia Italia l’hanno voluta. Al contrario di una multinazionale che decide di espandere i suoi cloni dall’alto in giro per il mondo, il network di Indymedia è una formazione spontanea, che dipende esclusivamente dalla volontà di nuclei locali di attivisti. Sono loro che cercano Indymedia, che la studiano e la capiscono. Infine la clonano. In particolare queste persone conoscono l’esperienze di E.C.N, Isole nella Rete, Cybernet, Peacelink, Strano Network nota12 . Ma soprattutto realtà come I Tactical Media Crew nota13, i veri progenitori di Indymedia e dello slogan “don’t hate media, become the media”. I TMC creano un proprio sito nel 1995 e sono il primo collettivo on line ad aver fatto della riflessione sulla comunicazione attiva l’oggetto stesso del proprio progetto. Hanno individuato i media “tattici”: “media tattici sono quello che succede quando i media a basso costo e “fai da te” resi possibili dalla rivoluzione che c’è stata nell’elettronica di consumo, vengono sfruttati da coloro che sono fuori dalle normali gerarchie del potere e del sapere ”.nota14 Il concetto di medium tattico non è così originale. Già dagli anni sessanta si era sviluppata una riflessione forte sui media dal basso, teorizzando la riappropriazione della libertà di pensiero attraverso la costituzione di una moltitudine di fanzine e giornali politici fotocopiati. All’epoca era la fotocopiatrice la vera rivoluzione che permetteva di copiare e diffondere con pochi soldi i “fogli volanti” di nuove soggettività politiche. Adesso è il Web. Il medium tattico centuplica il proprio potere e le sue potenzialità con la Rete. Questo è il concetto fondamentale di Indymedia e dello slogan “become the media”. Insieme a esperienze esemplari come i TMC, (Tactical Media Crew) troviamo tanti altri personaggi che alla fine degli anni novanta si interessano già di interferenza culturale, di dissacrazione dei media e di politica. Soprattutto hanno chiaro il panorama internazionale che si sta formando sull’onda del movimento antiglobalizzazione. Tra questi, alcuni Luther Blisset che nel 1999 fondano il Net_Institute. E’ qui che abbiamo lasciato in sospeso la storia di Indymedia Italia nel paragrafo precedente ed è qui che la riprendiamo. Gli attivisti che vogliono costruire Indymedia Italia si appoggiano inizialmente proprio al Net_institute di Bologna, l’organizzazione che curerà effettivamente la realizzazione del sito e che avrà un ruolo di coordinamento iniziale e di tramite tecnico tra Indymedia e Indymedia Italia. Il 6 giugno 2000, esce un articolo sul sito del Net_institute che spiega il progetto di Indymedia: “(…) Indymedia ha dimostrato possibile grazie a Internet la creazione di mass media dal basso, autogestiti, non-profit e indipendenti dai media istituzionali e commerciali. Nulla è stato più come prima, perché i grandi media hanno dovuto confrontarsi con una voce che si era accreditata agli occhi dell'opinione pubblica come attendibile e indipendente quanto loro ”. nota15Racconta Matteo Pasquinelli, uno dei fondatori di Indymedia Italia che soltanto dopo settimane di lavoro, di chat e telefonate a notte fonda per via dei fusi orari, i tecnici e i volontari riescono ad aprire il sito italiano su un server in Colorado. Il server rimane negli Stati Uniti per due ragioni: la prima è strettamente tecnica e dipende dal fatto che negli Usa esistono già le strutture “dedicate” al progetto, avviato quasi un anno prima a Seattle; la seconda riguarda invece la libertà di espressione, maggiormente garantita in America dal primo emendamento e pilastro di un progetto facilmente attaccabile e perseguibile per il suo peso nei movimenti di protesta. Anche le infrastrutture e i server sono offerti gratuitamente da alcuni provider americani sensibili alla tematica, tra cui Freespeech.org, progetto erede del Free Speech Moviment degli anni ’60. Indymedia Italia è pronto e Bologna è il banco di prova per il nuovo nodo del Network. Diversi operatori muniti di telecamera digitale si preparano a filmare tutto quello che può accadere mentre il corteo dei contestatori attraversa la città. E’ la prima volta che qualcosa del genere succede in Italia e il fenomeno non può non destare curiosità. Ecco il mantra di INDYMEDIA SONO SOTTO COSTANTE CONTROLLO VIDEO Questo e' il mantra che le forze dell'ordine a Bologna per il vertice OCSE devono ripetere. Si ricordino che sono sotto il controllo video di circa 40 videooperatori indipendenti. Alcune webcam sono state piazzate alle finestre dei palazzi. Ogni operatore e' a sua volta filmato e tenuto sotto controllo da un altro operatore a distanza. Indymedia invita tutti a pubblicare al piu' presto sul sito i loro materiali. Fare informazione e filmare e' un diritto di tutti. Nessun articolo di legge puo'impedirlo. DALLA PUNTATA DI GOLEM DEL 14 GIUGNO 2000 nota16 NOTE 1.Le vicende che seguono e che riguardano l’esperienza di Indymedia.org a Seattle sono documentate e accessibili dal sito http://www.indymedia.org/ e http://www.seattle.indymedia.org/. 2.Movimento nato nel 1995 a Londra con l’intento di rivendicare gli spazi pubblici all’uso della collettività. Praticano raduni improvvisati in luoghi pubblici, spesso vere e proprie feste di strada. improvvisate. 3.E’ nata nel 1997 la cerimonia di premiazione americana dei migliori siti del mondo. Sul sito dell’evento è riportata una frase del Losangeles Time: “The only owards show for Internet sites that matters”. http://www.webbyawards.com/. 4.Sto parlando del convegno “Informazione, Conoscenza, Verità”, organizzato da Umberto Eco, dal premio nobel Weisel e da altri studiosi e tenutosi tra il 29 e il 30 ottobre 2000 all’Aula Absidale di Santa Lucia a Bologna. 5.Fonte http://www.net-i.org/archive/msg00337.html, vecchio archivio di tutti i messaggi e gli articoli passati nelle mailing list di Indymedia Italia. 6.Vedi paragrafo 3.4.2. 7.Vedi paragrafo 3.4.3. 8.Vedi cap.4.3. 9.Figura geometrica coniata dal matematico B. Mandelbrot nel 1975. Ha la caratteristica appunto di essere costituita da simmetria a qualunque scala la si ingrandisca. 10.Dal messaggio di “lancio” del progetto Indymedia Italia promosso da Net_Institute, quando ancora non esisteva. E’ possibile leggerlo all’indirizzo http://net-i.zkm.de/indymedia/. 11.Il messaggio si può ancora travare al sito: http://italia.indymedia.org/noocse.php3. 12.Vedi primo capitolo. 13.http:// www.tmcrew.org 14.Dal sito dei Tactical Media Crew: www. Tmcrew.org. Vedi cap: 2.2.2. e Tabella n.3. 15.http://net-i.zkm.de/indymedia/ 16.Golem, programma Radio Rai e Rai.Net di Nicoletti: http://www.radio.rai.it/radio1/golem/new_golem/puntate/giu2k/gol1406.htm |
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