Hal2001visto
dall'Italia
di Riccardo Bagnato (r.bagnato@vita.it)
10/08/2001
occasione della
tre gioni in Olanda, intervista a un hacktivist italiano. Ferry
Byte, fondatore di Stranonetwork: "Attenti alla normalizzazione"
Vita: Potresti
fare una breve storia degli hackmeeting italiani? Dove si sono svolti
e con quali scopi?
Ferry Byte*: L'hackmeeting parte da un'idea di Luc Pac supportata
da molti gruppi italiani quali Stranonetwork (www.strano.net), che
nel 1998 riescono in maniera collaborativa a 'metter su' un evento
di tre giorni nel Centro Popolare Autogestito di Firenze Sud. Il
tutto all'insegna della più spontanea autogestione. È'
questa infatti la parola guida del primo hackmeeting, tanto che
le risorse necessarie per realizzare la Rete locale, fino a quelle
necessarie per istruire i primi seminari, provengono sia da gruppi
organizzati, ma in particolare da numerose soggettività entusiaste
all'idea di organizzare una tre giorni in piena libertà e
di confronto su temi emergenti dell'hacktivism come era allora la
crittografia (esce in quell'occasione il mitico libro Kriptonite).
Sono seguiti l'Hackit di Milano che ha visto fra i tanti meriti
la nascita del LOA (www.ecn.org/loa) - struttura importantissima
ormai a livello nazionale per qualsiasi evento di natura hacking
-, l'hackmeeting di Roma, che ha vissuto una partecipazione di massa
incredibile e infine quello di Catania (www.hackmeeting.org) - molto
più intimo data la localizzazione ma proprio per questo sotto
vari aspetti tecnici fra i più interessanti. Il filo rosso
che unisce gli hackmeeting direi che è un'idea non profit
e di autogestione dell'evento, insieme a una forte spinta ideologica
per la condivisione dei saperi.
Vita: E il futuro
degli hackmeeting, vista la crescente internazionalizzazione di
questo tipo di eventi?
Ferry Byte: A Bilbao penso ci sarà un hackmeeting molto simile
a quello italiano. Il primo hackmeeting spagnolo, tenutosi l'anno
passato a Barcellona, si connotava proprio per la fratellanza con
gli hackit italiani. In Italia per ora il fenomeno hackmeeting riesce
a conservare il suo valore di spontaneità ma non dobbiamo
comunque correre il rischio di difendere e conservare una forma
a tutti i costi, dimenticando gli obiettivi che sono stati primari
per questi eventi. Faccio un esempio: in molte regioni dell'Italia
esistevano le Case del Popolo e le Società di Mutuo Soccorso
che con gli anni hanno perso quasi tutte le loro valenze sociali,
poi sono succeduti i Centri Sociali che di nuovo sembrano a un bivio
di normalizzazione. Dal nostro punto di vista bisogna mantenere
l'obiettivo della socializzazione dei saperi. Se poi il mezzo per
farlo non potrà essere più l'hackmeeting, un altro
tipo di T.A.Z. (Zona temporaneamente autonoma, ndr) sarà
necessaria per sfuggire al pericolo di fare resistenzialismo a tutti
i costi magari per difendere un qualcosa che rischia fra qualche
anno di fare tendenza.
Vita: Cosa ne
pensi della scelta di Rop Gonggrijp e degli altri organizzatori
di Hal2001 di aprire agli sponsor?
Ferry Byte: Credo che il mondo sia bello perché vario. E
non è una battuta retorica dal mio punto di vista. I nord-europei
fanno bene a fare quello che fanno. Io rimango dell'idea che in
Italia taluni eventi e strutture di movimento, finché restano
tali, devono essere sganciate da dinamiche economiche e/o istituzionali
se davvero si vuole conservare il coraggio di provare a cambiare
lo stato di cose presenti anche attraverso il tentativo di abbattere
le barriere sociali esistenti all'interno del mondo della comunicazione
e dell'informazione.
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