Diritto
alla comunicazione nello scenario di fine millennio
Iniziativa nazionale in difesa della telematica amatoriale
19 febbraio 95
Convegno organizzato da Strano Network al
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato
Intervento
di:
Luc Pac (Bits Against the Empire BBS - rete Cybernet)
Visto
il brevissimo tempo a disposizione vorrei proporre solamente uno
spunto di riflessione a cui poi ognuno potra' aggiungere le sue
considerazioni personali. Sentendo parlare di tematiche come la
regolamentazione del ciberspazio, il problema dell'anonimita', della
crittografia eccetera, sia da parte dei giornali che da parte degli
utenti e dei sysop come in questo incontro di Prato, mi sembra di
assistere ad uno scontro tra due culture diverse: da una parte la
cultura del mondo esterno e dall'altra parte la cultura della rete.
Due binari abbastanza separati tra di loro, due posizioni che hanno
difficolta' a comprendersi a vicenda. E vorrei fare un esempio di
come un particolare settore di queste tematiche possa essere visto,
possa essere trattato e si possa pensare di risolverlo in modi diversi
senza tenere presente che esso in realta' ha anche un altro aspetto,
un'altra faccia della medaglia con la quale bisogna confrontarsi
e fare i conti. In particolare vorrei parlare, visto che l'argomento
e' gia' stato trattato dal coordinatore italiano di Fidonet e anche
da altri, della crittografia. Molto brevemente vorrei far notare
come il problema della crittografia, cioe' di consentire o meno
l'uso degli strumenti crittografici e quindi della riservatezza
in rete, non sia solamente un problema che ha fortissime connotazioni
politiche, ma che al contrario -- a prescindere dalle considerazioni
politiche -- presenti a monte di esse delle caratteristiche tecniche
del tutto particolari che non possono essere ignorate. Immagino
che sappiamo gia' tutti in cosa consiste la crittografia: detto
brevemente, essa rappresenta un modo per comunicare in liberta'
tutelando la riservatezza delle proprie comunicazioni. In questo
momento se io mando un messaggio al mio amico Pippo attraverso una
rete telematica, questo messaggio sara' leggibile da me, da Pippo
e da un numero imprecisato di altre persone lungo la strada, siano
esse sysops o semplici utenti. Alcuni vogliono far credere che questa
sia una cosa normale e inevitabile: nel mondo digitale tutta la
comunicazione puo' essere registrata, archiviata e quindi c'e' questa
paura e questo rischio concreto del grande fratello. In realta'
negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti di crittografia
che sembrano essere estremamente robusti, estremamente forti e inattaccabili.
Teoricamente per decrittare un messaggio scritto con PGP non ci
vuole un milione di anni come dice Sandrone, ma ci vuole comunque
un numero di anni sufficiente a scoraggiare qualsiasi tentativo
di attacco in questa direzione. Questo vuol dire che se io mando
un messaggio al mio amico Pippo crittandolo con PGP posso essere
ragionevolmente sicuro che questo messaggio potra' essere letto
da me, da Pippo e da nessun altro. Nessun altro vuol dire che vengono
esclusi non solamente i sysops -- che a torto o a ragione vorrebbero
poter verificare il contenuto dei messaggi -- ma anche gli organi
di polizia. Quindi se un'ipotetica banda di criminali impara ad
usare gli strumenti crittografici diventa perfettamente plausibile
che possano utilizzarli per coordinarsi nel compiere i loro atti
illeciti. A questo punto e' chiaro che la crittografia diventa un'autentica
bomba nel mondo digitale ed e' evidente che ci saranno degli sforzi
per arginarne un ipotetico uso da parte di criminali, duplicatori
di software e cose di questo genere. Vorrei solo sottolineare che
la crittografia non serve solamente ai criminali: io posso anche
non avere niente da nascondere, eppure voler tutelare la mia riservatezza.
Quindi potrei volere che nemmeno la polizia sia in grado di leggere
i miei messaggi, perche' magari non stimo o non ho fiducia nemmeno
della polizia, o tantomeno della polizia, come nel mio caso. Le
risposte delle reti telematiche a questo proposito sono state molto
diverse: su Internet la regolamentazione e' scarsa o inesistente
e quindi e' possibile mandarsi messaggi crittati. Su Fidonet, la
maggiore rete amatoriale mondiale, una policy molto ambigua proibisce
di fatto il transito di messaggi crittati. Su Cybernet, una rete
amatoriale italiana in cui sono stati fatti molti esperimenti a
cavallo tra il tecnico e il sociale, la crittografia e' permessa
ed incoraggiata per tutta la posta privata. Altro dato che si aggiunge
a questi: sapete forse che ultimamente alcuni funzionari della DIGOS
hanno fatto pressioni di tipo intimidatorio su alcuni operatori
di sistema per sapere se ospitavano messaggi scritti con PGP o comunque
posta crittografata. L'hanno chiesto "a puro scopo informativo"
ma naturalmente questi sysops si sono spaventati non poco. Quindi
e' chiaro che in un clima di intimidazione come questo ci siano
da aspettarsi anche dei tentivi di regolamentare questo particolare
aspetto. Ora, arriviamo al nocciolo della questione: ho detto all'inizio
che il mondo esterno sta mettendo le mani sul ciberspazio per regolamentarlo,
imporvi le proprie norme tradizionali e cosi' via. Nel fare questo
calpesta una cultura che esiste gia' sulle reti e che in un certo
senso ha fatto si' che finora le cose si siano autoregolamentate
spontaneamente. In questo senso io parlerei addirittura di "imperialismo
culturale" da parte del mondo esterno. A dire il vero, un'ottica
da antropologo -- cioe' un'ottica molto diversa da quella con cui
si affrontano normalmente queste questioni -- rivelerebbe nella
regolamentazione del ciberspazio molti elementi interessanti. Bene,
nel caso della crittografia quello che vorrei dire e' che se si
pensa di poter proibire la crittografia per legge (oppure con una
policy come ha fatto Fidonet), si stanno facendo i conti senza l'oste,
perche' si pensa di risolvere con un atto politico un problema che
invece ha a monte degli aspetti tecnici che non possono essere trascurati.
Su Fidonet ad esempio e' proibito spedire msg crittografati, ma
e' permesso naturalmente spedire oltre a testi in chiaro anche immagini,
fotografie o cose di questo genere. Il procedimento attraverso il
quale vengono mandate le immagini si chiama "uuencoding"
e in pratica consiste nel trasformare l'immagine o il disegno o
qualunque altra cosa in una sequenza di caratteri alfanumerici che
letti da un punto di vista umano non hanno nessun significato, ma
che comunque sono normalissime lettere e numeri che tecnicamente
possono essere spediti come se fossero un normale messaggio. Ora,
esistono dei programmi che prendono un file di testo -- che puo'
anche essere un file gia' crittografto con strumenti tradizionali
come il PGP -- e lo immergono in un'immagine bitmap: in pratica
prendono ogni singolo pixel, cioe' ogni singolo punto di quest'immagine
e modificano leggermente i toni di grigio o la palette di colori
per ospitare le informazioni del messaggio che si vuole nascondervi.
A questo punto io posso spedire quest'immagine e quest'immagine
vista ad occhio nudo sara' praticamente uguale all'immagine originaria,
ma essa e' diventata solamente un contenitore per il suo vero contenuto,
che e' il messaggio crittografato al suo interno. A questo punto
si prefigura un modo molto semplice per eludere un ipotetico divieto
di usare la crittografia. Poniamo che io non possa mandare un messaggio
crittografato al mio amico Pippo, perche' mi viene proibito. Non
voglio mandarlo in chiaro, perche' io non intendo rinunciare al
mio diritto alla riservatezza. Allora prendo il messaggio, lo sottopongo
a crittografia tradizionale, poi prendo un'immagine qualsiasi che
puo' essere anche la mia fotografia, immergo il messaggio crittografato
nell'immagine, "uuencodo" l'immagine e la spedisco come
testo in un normale messaggio. A questo punto chiunque voglia verificare
il contenuto del messaggio -- ed i sysops Fidonet vogliono garantirsi
il diritto piu' o meno giusto di verificare il contenuto di ogni
messaggio che passa per i loro sistemi -- possono tranquillamente
verificarlo: si vedra' l'immagine, ma non si vedra' che l'immagine
contiene un testo decrittabile solamente dal mio amico Pippo. Questa
tecnica si chiama "steganografia". Questo discorso serve
per dire che pensare di poter proibire la crittografia non ha nessun
senso perche' vorrebbe dire dover proibire praticamente qualsiasi
tipo di comunicazione, in quanto in qualsiasi comunicazione io posso
inserire un messaggio crittato: qualsiasi cosa io dica puo' nascondere
un codice diverso da quello apparente che ne rivela un significato
completamente diverso. Io posso mettermi a proferire una sequela
di insulti e questo potrebbe voler dire qualcosa di completamente
diverso da quello che i presenti possono pensare. D'altra parte
proibire qualsiasi comunicazione non ha senso perche' toglierebbe
la stessa ragione di essere alle reti telematiche. In ogni caso
sarebbe comunque impossibile perche' proprio la teoria della comunicazione
ci insegna che e' impossibile interagire in uno spazio comune, che
sia fisico o virtuale, e non comunicare a vicenda. In questo senso
pensare di poter proibire la crittografia e' una cosa molto ingenua
e molto stupida dal punto di vista tecnico, e questo a monte ed
a prescindere da qualsiasi valutazione politica. Questo discorso,
reinterpretato questa volta in chiave politica, potrebbe anche voler
significare che come al solito e' inutile appellarsi a vecchie o
a nuove leggi per veder tutelati i propri diritti: i diritti, quando
sono veramente tali, non si chiedono ma si prendono. Un sysop puo'
arrogarsi il diritto materiale di leggere tutti i messaggi personali
che transitano sulla sua bbs, situata sul suo computer e nel suo
salotto di casa. Allo stesso modo qualsiasi utente, tramite la steganografia,
puo' comunque riservarsi il diritto di mantenere la propria privacy.
Ovviamente gli obiettivi finali di questa prospettiva non sono tanto
i sysops e le policies di Fidonet, quanto le leggi e gli sbirri
dello Stato. I programmi di steganogafia che ho citato prima sono
disponibili per tutte le piu' diffuse piattaforme hardware e software
(amiga, ibm, unix eccetera), io ne ho alcune copie che sono disponibilissimo
a copiare poi a chiunque fosse interessato a vedere come sono fatti,
a provarli ed usarli per i propri scopi personali. Sottolineo che
sono programmi di pubblico dominio, quindi liberamente distribuibili
e duplicabili a piacere e questo per esplicito volere di chi li
ha scritti, e sono anche programmi di cui sono disponibili i sorgenti
in modo che chiunque possa vedere come sono fatti, possa modificarli
per le proprie specifiche esigenze o possa imparare a farne di nuovi
a sua volta. E tra l'altro quando parlo di una cultura di rete contrapposta
ad una cultura repressiva del mondo esterno mi riferisco anche a
cose come queste -- e probabilmente questa e' una cosa che molti
politici, molti magistrati e molti poliziotti non capiranno mai.
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