Sulla
lavagna si accende il computer
Il
programma
di alfabetizzazione multimediale
si è imposto come il portabandiera
dello sforzo effettivo che si sta compiendo
per rinnovare il nostro sistema educativo.
Ma le implicazioni di questo fenomeno,
di significato planetario,
si pensi a Internet,
vanno ben oltre quelle istituzionalmente scolastiche:
si tratta di una rivoluzione
di tipo linguistico-comunicativo
di spessore sociale e politico certo sconvolgente.
Di
qui l'importanza di dare la massima rilevanza
alla 'pratica' della scrittura e della lettura,
con l'obiettivo di tutelare e sviluppare
il ruolo espressivo,
critico del soggetto, individuale o collettivo.
L'insegnante e l'allievo considerati potenzialità creative
rispetto a questo nuovo linguaggio,
non oggetti di un trend commerciale.
Quale
multimedialità?
Tentare di capire come si legge
e come si scrive un multimedia.
Affrontare concretamente
i problemi tecnici più ricorrenti,
ma alla luce di una più complessa riflessione
sui ruoli del lettore e dell'autore.
Tentare di capire le implicazioni politico-culturali
insite nei diversi modi con cui è possibile avvicinarsi
a questo mondo inedito.
Così
tanto inedito
da vivere ancora una fase
di grandissima incertezza lessicale.
"Multimediale" può indicare:
MM1. un testo,
MM2. un Multimedia Personal Computer (MPC)
che permette di:
MM2.1 -- 'leggere', vedere, ascoltare
testi di diversa natura e provenienza
(via cavi vari, via etere o altro);
MM2.2 -- 'scriverli', realizzarli, produrli;
MM2.3 -- comunicarli.
MM3. l'estensione dell'MPC a una rete;
MM4. l'uso di differenti mezzi d'espressione
e di comunicazione che,
interagendo gli uni con gli altri,
ognuno con un proprio testo,
danno vita ad un'unica OPERA.
Questa
incertezza semantica
non investe soltanto problematiche
settorialmente linguistiche;
sta provocando conseguenze assai pesanti
a livello sociale.
Persiste
una grande confusione sul modo di avvicinarsi
al Multimedia Personal Computer (MPC), fra
un uso dell'MPC per fare didattica in genere (A1) e
didattica del linguaggio multimediale (A2).
Nel
primo caso
si tratta di strumenti con motore digitale,
di varia natura,
che possono essere adoprati
nell'insegnare e nell'apprendere:
testi multimediali (on line, off line - MM1)
su questa o quella materia e
uso in genere dell'MPC (MM2),
anche per comunicare (MM3).
Nel
secondo caso
si pone l'urgenza di insegnare quando e come
avvalersi del nuovo linguaggio,
sia a livello espressivo
che comunicativo (MM2.1; MM2.2; MM2.3).
Il che significa capire la natura dell'e-text,
il cui aspetto principale,
per quanto non sia il solo,
è rappresentato dalla possibilità di adoprare
contestualmente
parole, immagini e suoni,
realizzando testi interattivi
on line e/o off line:
badando
a sottolineare che
la peculiarità dell'interazione può riguardare:
la sintassi interna ad un 'testo' elettronico,
la sintassi esterna, il rapporto che può stabilire
- con altri testi elettronici dello stesso genere
oppure di genere diverso; ma anche
- con testi espressi da altri linguaggi
ed affidati ad altri supporti (MM4).
Mentre
si insiste
sull'importanza di imparare i nuovi software,
si nega la conseguente nascita di un linguaggio
nuovo
che dovrebbe governarne l'uso.
Proprio qui sta il punto debole,
contraddittorio,
dell'alfabetizzazione in corso nella scuola;
e nella società.
Ne è specchio eloquente
l'uso linguisticamente povero,
quasi primitivo,
di uno strumento alla portata di tutti
come Internet.
Tutti
autori alla ricca Fiera delle illusioni!!!
Negli
insegnanti il riscontro di questa situazione,
è il duplice senso, da una parte, di motivato orgoglio
per la consapevolezza di essere un'avanguardia
d'importanza strategica e,
dall'altra, di insoddisfazione per la qualità 'editoriale'
- sarebbe meglio dire linguistica -
dei testi multimediali realizzati.
Hanno
ragione,
perché si sentono costretti a fare un mestiere
che non è il loro.
Dovrebbero essere gli editori
ad approntare opere multimediali
specifiche per questa o quella materia.
Non ha molto senso
che gli insegnanti si inventino quelle competenze,
magari sulla scia di corsi d'aggiornamento
o di acquisti di hard/software presto datati.
Anzi può rivelarsi diseducativo e pericoloso;
perché questa logica del "fare di necessità virtù"
contribuisce a rafforzare l'idea
di un linguaggio, quello multimediale, che non c'è.
Oggi
è fondamentale
spiegare che la multimedialità,
come sempre quando si ha a che fare con le macchine,
è un linguaggio,
nuovo,
importante e assai complesso.
Che va riconosciuto come tale,
insegnato,
studiato,
capito,
governato.
Un
linguaggio, appunto.
Bisogna spiegare che la semplicità dell'interazione,
la leggerezza degli infiniti clic del mouse
comunicano sempre e comunque un testo
(si tratti della guida turistica ad una città d'arte
o di un corso di lingua straniera
o di un videogioco, on o off line);
un testo assai forte
che trasmette una precisa visione del mondo,
una concezione del vivere sociale,
della polis.
Se
si ignora o si sottovaluta questo fatto,
la nostra mente e il nostro cuore risultano indifesi;
storditi e schiacciati fra la disarmante semplicità dei clic
e la selva oscura di programmi complicati
e sempre in continua trasformazione:
un know how la cui ragion d'essere,
per i più,
rischia di essere quella di riprodurre se stesso
secondo strategie di marketing ben precise.
Nella
scuola, quindi,
si sta combattendo una battaglia
importantissima:
vi è in gioco qualcosa
che è molto di più
di una normale
questione didattica.
Alla
ricerca dell'autore perduto.
Una nuova forma di scrittura.
Quella che si intende rilanciare,
valorizzandola,
è la prima parte del lungo cammino
che porta alla realizzazione di un multimedia:
quella dominata dalla ricerca autoriale
sui contenuti e sul linguaggio.
Qui l'individuo è in grado di giocare
tutta la propria inventiva
a livello espressivo e comunicativo
senza dover essere esperto
del funzionamento dei vari programmi:
gli basta sapere quello che questo o quel programma
può e non può esprimere.
È
la parte dominata dall'ideazione del testo,
dalla raccolta dei dati,
dalla realizzazione di una struttura idonea,
dalla definizione della modalità di lettura
proposti agli utenti
(insomma che tipo di interazione offrire),
dalla preparazione dei dati stessi
in vista del montaggio vero e proprio del multimedia,
la stesura dettagliata, quindi, della 'sceneggiatura'.
L'obiettivo
fondamentale
è quello di ridefinire criticamente
la cultura del "fai da te",
che sembra aver trovato
nel campo della multimedialità
la sua legittimazione definitiva.
Avere non significa saper scrivere e saper leggere
Avere - si sa - non è essere.
Così la possibilità di disporre
di più strumentazioni su una sola macchina (MPC)
non significa conoscerne l'arte,
possederne le relative competenze professionali.
Editare,
pubblicare,
stampare sono linguaggi assai complessi:
il rinnovamento e l'ammodernamento
dal punto di vista tecnico
comporta una ridefinizione
delle relative competenze professionali,
non una loro cancellazione.
Eppure
il rischio di sbronze da onnipotenza è grande.
Si pensi ad Internet,
dove mettere giù qualche schermata per un sito web
significa, ormai, 'pubblicare'.
La promozione commerciale del settore
va tutta in questa direzione;
affermando, per di più, di vedere in questa tendenza
i segni di una rinascente libertà,
di una potente democrazia,
resa forte da una fulgida tecnologia.
Computer sempre più potenti,
programmi sempre più professionali,
comunicazioni sempre più planetarie
sono gli elementi di questo teatrino delle illusioni.
Dinanzi
al dilagare, quindi,
di questa mentalità marketing-centrica,
ribadire l'importanza della complessità e della varietà,
cercare di distinguere, capire e valorizzare
i tanti stadi compositivi attraverso cui passa
la realizzazione di un testo multimediale,
individuandone le relative e specifiche professionalità,
è operazione di grande rilevanza sociale, culturale.
L'obiettivo
è quello di spiegare
la necessità di tante e differenti competenze
in contrasto con il mito oggi vincente dell'individuo che,
reso onnipotente dalla muscolatura delle macchine,
può fare tutto da solo,
bastando a se stesso.
Il che significa difendere e rilanciare
la centralità della persona seppure su un piano opposto,
quello dell'orchestrazione delle competenze individuali,
riqualificate e arricchite dallo sforzo comune
di raggiungere un obiettivo così alto
da essere impensabile per le risorse del singolo.
La
ricerca della qualità diventa così strategica.
Una
nuova forma di scrittura.
Nel caso specifico della scrittura di un multimedia,
restituire priorità alla fase autoriale,
recuperata insieme a quella editoriale e, infine,
a quella tipografica
(termini tradizionali qui adattati ad un quadro inedito)
vuol dire puntare sulla qualità
che non è mai frutto d'improvvisazione.
Come le parti editoriale e tipografica di un multimedia
devono essere trattate con grande professionalità,
così quella autoriale necessita
di un riconoscimento analogo.
Dal punto di vista dell'importanza data
al tipo di risorse e di investimenti,
la situazione, fino ad oggi, potrebbe essere raffigurata
come una piramide particolare, perché capovolta.
In basso, la base d'appoggio è minima,
giacché minime sono le risorse investite
nel lavoro di ricerca e di elaborazione autoriale;
in alto, paurosamente oscillante nel vuoto,
un vertice immenso, costoso, impegnativo,
raffigurante il lavoro editoriale e tipografico:
Nella
realizzazione di un multimedia
sono state dedicate più risorse alla parte informatica,
che non a quella autoriale,
la quale risulta del tutto subordinata rispetto all'altra.
Se questo è vero per le case editrici,
lo è ancora di più per gli insegnanti
la cui attenzione finora è stata assorbita principalmente
dalla parte tecnica a scapito di quella creativa;
impegnati come sono stati ad apprendere
gli aspetti ingegneristici
piuttosto che i risvolti linguistici dei vari hard/software.
[A cura di Luca Toschi]
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