Avere il coraggio di fare delle scelte

 

«Non delegare alla multimedialità, e più in più in generale alla memoria infinita dei computer, alla forza ‘operativa’ dell’informatica, il coraggio di fare delle scelte». Parte da qui la riflessione sul progetto del Portale della Toscana che sollecitiamo a Luca Toschi, titolare di «Teoria e Tecnica della comunicazione multimediale » presso il corso di laurea Media e Giornalismo dell’Università di Firenze e Presidente del corso di laurea specialistica “Teorie della comunicazione” sempre presso l’ateneo fiorentino. Fare delle scelte, tracciare quindi una strategia, per comunicare quello che la Toscana è, la sua realtà, le sue potenzialità, lasciando da parte la pratica del ‘non scontentare nessuno’ per riscoprire una cultura della progettualità, e quindi della selezione, capace di creare un punto di convergenza delle esperienze e delle competenze presenti sul territorio. La comunicazione necessita di governo.
Quale bilancio possiamo fare, oggi, dei portali commerciali in Internet?
«Il primo elemento da cui partirei è che i portali, così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi, sono stati un fallimento. Hanno deluso tutte le aspettative: Internet è un luogo dove funziona ‘fare rete’, ma è necessario avere una cultura della progettualità perché non c’è una buona rete se non c’è un buon progetto. E questo deve essere chiaro, semplice, incisivo; con una forte personalità. Se il concetto del portale è semplicemente quello ‘qui trovi tutto quello che ti interessa’ non convince. Non ha senso. Si preferisce andare su un buon motore di ricerca. Altra cosa, invece, è riflettere su come un progetto forte, vincente, una strategia giocata su pochi e qualificati motivi possa interessare, convincere, e, successivamente, aprire anche a tante altre competenze e risorse secondo una prospettiva a cascata, che va dal particolare al generale. Ma è sul particolare che bisogna giocare. Il poco attira, interessa; ha una storia da raccontare. Il tanto spersonalizza, dequalifica, scoraggia; non interessa. Un portale va inteso come una storia di qualità che si fa garante di tante storie a lei ispirata. Qual è la storia della Toscana oggi?».
Da dove è necessario iniziare?
«Le ‘pagine gialle della Toscana’, più o meno ripensate e restylizzate, non servono a nulla. Ci devono essere anche quelle; ma non si parte da lì. S’individuano – secondo una precisa strategia politica – le caratteristiche che si vogliono promuovere come ‘caratterizzanti’, appunto, la cultura Toscana. E quindi anche la sua cultura d’impresa: sia privata che pubblica. Bisogna tracciare, su basi concrete, storiche, credibili, fortemente documentabili e quindi capaci di grande suggestione, il profilo della personalità della Toscana. Imprenditoriale ma anche sociale. La personalità del soggetto Toscana nella sua globalità. Si tratta di un’operazione politica perché una volta definita e dichiarata questa personalità comunicativa andrà non solo rispettata ma valorizzata, potenziata. Bisognerà investirci. Ci vuole una strategia comunicazionale non ingannevole ma forte di dati di fatto, di tradizioni e di prospettive; certo profondamente ripensate e riproposte alla luce della nuova economia. Di cose, quindi, e non d’immagine. Quest’ultima viene di conseguenza; anzi è già presente nell’utenza e negli abitanti della della Toscana; va come risvegliata; fatta rivivere fuori e dentro l’impresa Toscana».
Cosa intende con “operazione politica”?
«Ovviamente parlo di politica della comunicazione. Dove per comunicazione intendo strategia imprenditoriale: la buona comunicazione è buona impresa; e vive di scelte non d’inganni che hanno le gambe corte; specialmente oggi. La comunicazione multimediale non viene dopo il progetto imprenditoriale, né tanto meno dopo il prodotto. Bisogna uscire dalla politica della comunicazione basata sui due tempi secondo cui prima si produce come viene, ognun per sé e Dio per tutti, e poi si comunica mettendoci d’accordo, facendo gruppo. La comunicazione è il prodotto: prodotto, progetto, impresa. La comunicazione è tutt’uno con la produzione e necessita di uan precisa orchestrazione. La comunicazione-vendita in rete funziona se la rete è già attiva in fase di progettazione e di produzione. L’obiettivo deve essere scelto e condiviso e co-prodotto per essere venduto in maniera efficace. Libertà d’impresa massima, quindi, ma secondo una strategia comune che non può essere attivata solo in fase di commercializzazione. L’immagine la si costruisce tutti insieme, solo così se ne può trarre quei necessari vantaggi individuali che ogni impresa giustamente auspica per sé».
Le aziende del distretto tecnologico toscano possono giocare un ruolo in questo progetto?
«In Toscana in questo campo esistono delle realtà molto evolute, rappresentano sicuramente una grande risorsa ed hanno grandi potenzialità; per assurdo credo che spesso il limite di queste aziende sia quello di non conoscere in pieno le loro potenzialità ma ripeto, la Toscana ha nel distretto tecnologico una grande risorsa da valorizzare. Né si deve sottovalutare il fatto che la storia della Toscana, quella che il mondo ci invidia, è cultura di rete: si pensi ai grandi artisti e alle loro botteghe, al rapporto fra creatività, impresa e politica. Ma pare che quella stagione eccezionale debba restare relegata in un nostalgico passato: che non riusciamo neanche più a vendere sotto forma di statuette».
In concreto, com’è possibile vendere le risorse del territorio toscano attraverso un portale?
«È fondamentale cominciare a vedere nell’online non un sistema soltanto per farsi conoscere, per fare e-commerce con il mondo tutto. Certo che è anche quello, ma come conseguenza di un modo nuovo di concepire la produzione e quindi l’offerta in rapporto alla comunicazione. La multimedialità funziona se viene usata come uno strumento potentissimo e innovativo per ridefinire, ripensare il concetto stesso d’impresa, per dare una nuova identità all’attività produttiva, al commercio e alla relativa utenza; al ruolo stesso dell’utenza. Se investe il modo di produrre, ridisegnandone il profilo; il concetto stesso d’organizzazione, di partecipazione, di proprietà; e di formazione, un capitolo ancora da approfondire nei termini che qui sto tracciando».

[A cura di Simi Lelio]

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