IL RE DEGLI "SCARDINATORI": WAU HOLLANDALIBRO

 

Un hacker può anche essere un signore di 51 anni, con la barba bianca e la tuta da falegname (perché si considera un artigiano del software), che ormai tratta e discute con il governo tedesco. Wau Holland è tra i fondatori del Chaos Computer Club, forse la più nota associazione di hackers europei, nata a Berlino nel 1981. Qui all’HackMeeting di Milano è la celebrità, l’icona cyber che tutti oggi vorrebbero conoscere e domani magari imitare. Il Chaos Computer Club (sito: www.ccc.de) ha ormai migliaia di aderenti e una brutta storia alle spalle: quella di Tron – nome elettronico di Boris Floricic, uno dei leader – trovato morto, suicida secondo la polizia, dopo aver svelato su Internet come clonare le carte dei telefonini. L’associazione ha sedi in tuta la Germania e Wau insegna in quella di Jena. Ai bambini, spiega la rete e come giocarci. Con gli hackers più adulti ricorda le azioni considerate leggendarie del suo gruppo. "Nel novembre del 1985 – racconta – entrammo nel sistema Btx, elaborato dalle Poste tedesche per far acquistare alla gente prodotti e servizi. Scoprimmo la password e ci facemmo eccreditare 135 mila marchi, ai danni di una banca di Amburgo. Ma non volevamo i soldi, quelli li abbiamo restituiti. Il nostro scopo era dimostrare che il sistema – tutti i sistemi – era insicuro. E ci siamo riusciti: dopo la nostra denuncia, il governo abbandonò il progetto". A pensarci ride ancora: "Quando facemmo il colpo, era il giorno del compleanno del ministro delle Poste".
Ma gli hackers del Chaos fanno solo operazioni dimostrative?
"E’ difficile stare dietro a migliaia di persone. Ed è vero che controllare tutti i nostri aderenti è un problema, non posso sapere se altri tentano intrusioni informatiche pericolose. Noi rendiamo sempre pubbliche le nostre azioni, perché devono servire a far riflettere la gente".
Come si può definire un hacker?
"Chiunque creda che le informazioni devono essere libere e accessibili per tutti. E’ un diritto di ogni cittadino. Abbiamo già pagato per quelle informazioni. Con le tasse. Che hanno permesso ai governi di costruire, enormi archivi informatici".
Eppure i pirati informatici e i loro attacchi causano danni per miliardi.
"Ripeto. Noi vogliamo solo far pensare la gente. Magari cercando di farla ridere. In Svizzera abbiamo hackerato il sistema che attribuiva i rifugi antiatomici e abbiamo spedito a migliaia di persone una lettera che avvertiva di stare attenti nei bunker: ai fumatori di sigaro e a chi non si lavava i piedi. Uno scherzo. Ma c’era ancora un clima da guerra fredda e ci fu un incidente perchè gli svizzeri protestarono: gli hacker tedeschi ci hanno attaccato".