Dare un tema alla notizia

 

La produzione di notizie può essere considerata come un'attività di decontestualizzazione e successiva ricontestualizzazione delle informazioni. Esaurita la fase di raccolta, il giornalista si ritrova con una serie di frammenti informativi decontestualizzati dalla realtà cui fanno riferimento. Al pubblico, che chiaramente non ha un'esperienza diretta di quella realtà, non si possono proporre questi frammenti privi di significato complessivo. Molti degli sforzi che vengono fatti al momento di decidere cosa pubblicare ma anche prima di raccogliere i «materiali grezzi» sono orientati al fine di fornire un nuovo contesto alle informazioni proposte, un contesto che sia significativo per il pubblico. Quando un giornalista «vede» una storia, non fa altro che scorgere un angolo visuale che sia in grado di dare senso alle occorrenze di cui si occupa. Se poi quella che «vede» è una «buona storia», vuol dire che il senso fornito dal nuovo contesto è in grado di suscitare un interesse che vada al di là del singolo episodio in quanto tale.

Per comprendere questo lavoro di ricontestualizzazione si possono considerare le modalità attraverso le quali i giornalisti danno un tema alla notizia, cioè presentano un evento nei termini di un concetto più ampio, assegnando preminenza ad alcuni aspetti, inquadrandolo da un certo punto di vista. Il tema funge da nuovo contesto simbolico, fornendo un punto di vista, stabilendo, rispetto alle azioni e agli attori considerati, «ciò di cui si tratta» «<Anziani abbandonati. Trovata senza vita nel proprio appartamento: era morta da dieci giorni»). Questo modo di presentare un evento particolare come un esempio di qualcosa di più generale (gli «anziani abbandonati»), il tema appunto, può funzionare anche da filo conduttore per più notizie, allargando dunque il nuovo contesto al di là del singolo articolo. Le pagine tematiche, introdotte in Italia da «Repubblica», sono un tipico modo di ricondurre notizie diverse allo stesso soggetto. Nella medesima pagina (spesso a sua volta titolata, come, per esempio, L'Italia della corruzione o La città violenta) sono inserite notizie che riguardano fatti indipendenti, di importanza variabile, che hanno però qualcosa in comune: un tema che farà da contesto e quindi da guida alla lettura dei diversi articoli.

A questa tematizzazione «orizzontale» se ne può affiancare una «verticale». Si è già sottolineato, parlando del valore notizia della continuità, che eventi di un certo tipo, che sono diventati notizia, continueranno ad essere considerati buone notizie per un po', a causa della familiarità che il pubblico avrà sviluppato nei loro confronti. Questi eventi di «un certo tipo» possono anche essere episodi accomunati dallo stesso tema, che a questo punto potrà essere utilizzato per rubricame di nuovi. A giustificare la pubblicazione di un evento può essere dunque il fatto che esso apparirà come nuovo esempio di un fenomeno più generale, di cui si sta parlando da tempo. Fishman (1978) ha sostenuto che alla base delle ricorrenti ondate di criminalità che fanno la loro comparsa sui mezzi di informazione stanno -piuttosto che variazioni nei comportamenti criminosi- processi di tematizzazione che coinvolgono più testate contemporaneamente. Nel momento in cui una testata avrà rubricato diverse notizie di una certa rilevanza sotto lo stesso tema -diciamo <<Le aggressioni alle persone anziane»- le altre tenderanno a seguirla, sia per non «bucare» la storia, sia perche ogni operatore dell'informazione fa riferimento anche alle altre organizzazioni mediatiche per il suo senso di «cos'è notizia oggi» (valore notizia della concorrenza). La simultanea copertura dello stesso tema da parte di vari media tende a innescare processi a spirale. Una volta che tutte le testate della città, o del paese, avranno interpretato uno o più episodi importanti attraverso lo stesso concetto unificante, quel tema assumerà una preminenza che può eccedere la sua importanza o rilevanza altrimenti determinate. Qualcosa diventa un «grave tipo di reato» sulla base di ciò che succede nell'apparato di produzione delle notizie, piuttosto che fuori di esso. Nell'esempio di Fishman, da quel momento in avanti si assumerà che quello dei «crimini contro gli anziani» sia un tema che interessa l'opinione pubblica, a questo punto non più solo familiarizzata, ma anche preoccupata da un fenomeno che proprio in virtù dell'effetto di inseguimento dei vari mezzi di informazione apparirà in crescita sempre maggiore.

 

 

Naturalmente, perche si possano innescare questi processi a spirale, è necessario che la categoria di occorrenze rubricabili sotto lo stesso tema sia ampiamente disponibile: si devono cioè verificare nuove occorrenze a cadenza quasi giornaliera e queste devono arrivare a conoscenza del sistema dei mass media. E per questo motivo che, tra i tanti fenomeni che possono interessare l'opinione pubblica, molto spesso sono quelli collegati alla criminalità ad apparire sotto forma di vere e proprie «ondate» (in Italia sono state frequenti negli anni Novanta le «emergenze» collegate agli omicidi, agli atti di pedofilia, ai sassi lanciati dai cavalcavia, ai reati commessi da immigrati): si tratta infatti di episodi frequenti per i quali esiste un ampio ventaglio di fonti consolidate.

 

 

La scrittura della notizia

 

Una volta individuata una possibile storia, raccolte le informazioni, selezionata la notizia tra le altre possibili, inizia il processo di trasformazione dell'evento in testo. Questo processo, che può essere più o meno laborioso, si può considerare come un percorso di trasformazione di elementi testuali a vari stadi. I materiali utilizzati dal giornalista sono infatti quasi sempre in forma scritta, sotto forma di appunti, documenti, comunicati, anche quando hanno un'origine orale e anche quando, come nel caso dei telegiornali, subiscono un'ultima traduzione verbale. La prima trasformazione è compiuta dal responsabile del pezzo, che riunisce in un unico testo, secondo regole precise, i materiali raccolti. Il pezzo così scritto potrà essere sottoposto a revisioni più o meno numerose da parte della redazione, ma in ogni caso subirà una riscrittura, come minimo una supervisione del caporedattore.

L'editing è un'operazione sostanzialmente linguistica: cancellazione di informazioni, sostituzione lessicale, sistemazione sintattica a seguito di altri interventi linguistici. I suoi obiettivi principali sono la riduzione del volume del testo, la sua chiarificazione, la standardizzazione del linguaggio rispetto alla comunità linguistica di riferimento, alle convenzioni informative, allo stile della testata e infine la massimizzazione del valore notizia. Questa funzione può infatti essere assolta anche con semplici interventi linguistici che rendano il periodo introduttivo più incisivo, che facciano apparire le fonti più autorevoli, che avvicinino temporalmente notizie un po' «ammuffite». Con parole come «tutti» o «solo», è possibile ottenere effetti di intensificazione; cancellando «frange» del discorso che lo rendono meno unidimensionale o che ne riducono la forza illocutoria si può incrementare la non-ambiguità o viceversa la significatività. Quest'ultimo valore notizia può essere anche aumentato cancellando o modificando i riferimenti spazio-temporali in modo da allargare la portata di ciò che viene detto (Bell 1991 ) .

L' aggiunta del titolo al testo (solo per le notizie principali, nei telegiornali) è un'operazione posteriore, svolta da una persona diversa dall'estensore dell'articolo e spesso anche da chi l'ha revisionato. Alla funzione di condensazione semantica si accompagna in questo caso un impegno ancora maggiore per incrementare il valore notizia del pezzo. L'operazione finale, cioè la trasposizione del testo nel suo supporto fisico finale, è, in televisione, un passaggio importante, poiché la trasformazione del testo scritto in discorso parlato fornisce, attraverso l'intonazione e le espressioni del volto, un'ulteriore aggiunta di senso.

Al di là del lavoro di editing e titolazione, la prima stesura operata dal responsabile del pezzo presenta già delle caratteristiche peculiari che vale la pena di analizzare. Nella loro sostanza, queste caratteristiche si ritrovano, infatti, nei testi giornalistici che giungono al lettore o al telespettatore.



Testo tratto da: Livolsi Marino, “Manuale di Sociologia della comunicazione”, Editori Laterza, Bari, 2000, Pag. 443-446