IL TEATRO DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI

Lo spettacolo teatrale sorge da obbiettive condizioni storiche e da circostanze concrete . In tutte le epoche i contenuti di pensiero hanno trovato una determinata espressione di spettacolo per espandersi : danze religiose nei popoli primitivi , misteri orfici e elusione dell'antica Grecia , rappresentazioni sacre nel Medioevo europeo, e via via con forme svariate e molteplici . La manifestazione dello spettacolo teatrale viene a distinguersi dalle altre manifestazioni artistiche anche perchè dispone di mezzi artistici che uniscono larga possibilità di diffusione ad un'immediata e feconda efficacia divulgativa , pur se questa non consente all'arte dello spettacolo ricerche schiettamente autonome . La presenza del pubblico è determinata nello spettacolo mentre non lo è , almeno immediatamente, nell'opera figurativa . Il senso dello spettacolo viene a prendere vita solo in virtù delle reazioni che ogni pubblico ha dinnanzi al dramma . Nel corso dei millenni le posizioni e i compiti del teatro drammatico nella convivenza sociale subirono profonde evoluzioni. Nelle civiltà arcaiche e quella greca classica attraverso i grandi tragici esso si lega al rito e sopratutto al mito . Appena la religione e il mito non riscuotono più credito si dà al luogo alla commedia di costume e di carattere in cui ama rispecchiarsi il ceto medio della città. Gli spettacoli arcaici si svolgono negli stessi templi dove si celebrano i riti , oppure all'aperto in occasione delle feste popolari . Con la civiltà greca lo spettacolo teatrale giunge ad una piena maturità e autonomie espressive . L'impresa dello spettacolo è sostenuta dalla comunità , dallo stato o dall'autorità . L'ideologia cristiana ,dal suo fiorire al Rinascimento , a volte intende ricondurre lo spettacolo in grembo al rito, a volte se ne annette le possibilità espressive in funzione illustrativa ed esemplificativa . Il dramma liturgico in latino , che si prolunga fino al XII sec. ha natura musicale e si svolge dentro l'edificio sacro,con apparato scenico elementare . Nel frattempo viene a nascere uno spettacolo drammatico vero e proprio a carattere sacro nelle nuove lingue europee : la sacra rappresentazione . Si trova all'aperto sui sacrati delle chiese o nei cortili o nelle piazze . L'apparato scenico e complesso : a luoghi deputati , cioè con una raffigurazione vero simile dei diversi ambienti in diversi compartimenti scenici , dove di quadro in quadro viene a svolgersi l'azione . Le costruzioni assumono talvolta un aspetto monumentale . Sotto le spinte dell'Umanesimo rinasce da commedie di costume e di carattere . Si cominciano a costruire sale di spettacolo e nasce il professionismo teatrale : gli attori non sono piu dilettanti,ma professionisti. I primi attori prifessionisti abbandonano ben presto in Italia la commedia scritta ,per recitare all'improvviso e in maschera , creando dei personaggi riconoscibili dal pubblico con un loro tipico linguaggio . In Inghilterra il palcoscenico assume , in età elisabettiana , una sua particolare scrittura , a due piani , con tendine che scoprono di volta in volta luoghi scenici . La commedia si fà critica e corrosiva prima con Molière, poi con l'illuminismo settecentesco inglese e francese, finchè non si procede ad una riforma della società , con la rivoluzione francese. Nel teatro italiano Carlo Goldoni condusse a termine,a metà del XVIII sec., una profonda riforma strutturale, da cui vennero eliminate le maschere e sopratutto l'improvvisazione ; fornendo un ampio repertorio, dimostrò l'utilità , anzi la necessità di seguire un testo scritto , eliminando conversazioni e artifici in nome della naturalezza e della realtà . La riscoperta di Shakespeare fà approdare sulle rive del Romanticismo, che ebbe grandi interessi per lo spettacolo teatrale, anche se non sempre trovò un dosato equlibrio fra l' impetuoso scatenarsi della fantasiae e le leggi inflessibili che regolano lo spettacolo teatrale . Wagner mette le sue opere in scena con criteri del tutto nuovi, di fedeltà al testo e all'epoca in cui si svolge l'azione . Si sviluppò quindi il naturalismo teatrale che si accompagna al sorgere della scuola naturalista in letteratura , corrispondendo ad un moto generale di reazioni nei confronti delle ultime e fiacche espressione del Romanticismo. Difatti il sorgere dei primi teatri avanguardisti il Theatre Libre a Berlino il teatro d'Arte a Mosca e cosi via, trova già un' ampia e feconda produzione drammatica da Becque a Zola , da Verga a Giacosa etc.La produzione drammatica seguì i principi generali della letteratura a tendenza realistica, che intendeva considerarsi una scienza sperimentale dei costumi, scoprire le leggi delle condizioni sociali, come nella pscologia individuale .La messa in scena naturalista applica, a mezzo di Antoine, del primo Stanislawskij, gli stessi principi dell'arte scenica, e tenta così di riprodurre fedelmente la realtà. Da un lato la scenografia si fa minuziosa fino all'eccesso, costruita e non più dipinta sostituendo fin dove è possibile la materia alla cartapesta, dall'altra la recitazione si spoglia d'ogni suo adornamento, d'ogni suo compiacimento estetico per farsi diretta e spontanea, sicura, parlata. Il naturalismo in Italia assume una particolare fisionomia, che può chiamarsi regionalismo, in quanto i suoi autori descrivono realisticamente le singolarietà del mondo regionale da cui provengono: Verga, Capua, Pirandello la Sicilia ; Carlo Bertolazzi, Luigi Illica la vita milanese; Giacinto Gallina, Riccardo selvatico , Renzo Simone il Veneto ;Vittorio Bersanzio la vita torinese ; Salvatore di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo , la vita napoletana; Augusto Novelli e Ferdinando Paolieri quella fiorentina , quasi sempre hanno fatto ricorso al dialetto e ai modi dialettali.Nasce il Simbolismo teatrale. Lo stile della messa in scena si distingueva in modo deciso da quello naturalistico: era fantasioso, poetico, colorito, aspirava all'equilibrio e alla misura della musica, e a creare una suggestiva atmosfera scenica. All'inizio di questo secolo i maggiori srittori europei assumono chiaramente le forme simboliste. Il movimento si sviluppò fra il1920 - 1930 . L'espressionismo teatrale sorge in Germania negli anni che precedettero la prima guerra mondiale. In seguito alle tragiche delusioni e agli spaventosi massacri del conflitto mondiale l'espressionismo prese nuovo vigore e diresse la sua anzia e la sua volontà di riscatto contro il sanguinoso fantasma della guerra. Cessata la guerra, l'espressionismo accentuò i suoi interessi sui conflitti inerenti agli sviluppi della sessualità, e sui conflitti di natura sociale e rivoluzionaria : a questa nuova fase appartengono i drammi di Arnolt Bronner e le prime opere di Brecht, che dopo presero invece un netto atteggiamento neo-obbiettivista. Il surrealismo non ebbe un vero e proprio teatro.Vi furono scrittori che a volte adoperavano la forma teatrale per rappresentare artisticamente le loro visioni. Fra i surrealisti solo Antonin Artaud dedicò gran parte della sua attività a studi e a opere teatrali; nel periodo seguente la seconda guerra mondiale, ai suoi principi si sono ispirati alcuni fra i più interessanti dei nuovi attori francesi: Jonesco, Beck ett, Adamov. Il teatro russo, ha contatto con la rivoluzione bolscevica, ebbe ad affrontare nuove esigenze e si impose nuovi compiti artistici. Trasformò il suo apparato scenico e il suo stile di recitazione: li rese simili agli schemi e alle costruzioni dell' architettura strettamente aderenti alla fisiologia della vita e i suoi movimenti con un dinamismo di natura ginnastica e clownesca. La decorazione scenica non fece più uso di tela dipinta, di compensato o di altre finzioni sceniche, ma di cantinelle e di praticabili che delineassero geometricamente le masse architettoniche necessarie allo svolgimento del dramma, e gli attori divennero ballerini, acrobati, ginnasti, giocolieri. Tra il 1920 ed il 1930 con gli spettacoli di Erwir Piscator a Berlino, e le rappresentazioni dei primi lavori di Bertolt Brecht, il teatro epico ha conosciuto dopo il 1950 larghi sviluppi attraverso l'ampia produzione di Brecht diffusesi in tutto il mondo. Nel teatro epico, secondo Brecht, l'attore non deve impersonare, ma esporre il personaggio, per dar modo allo spettatore di comprendere il significato. Fra le molteplici manifestazioni del futurismo, vanno registrate anche la sua teorica e la sua produzione teatrale, legate ai drammi di F.T.Marinetti e ai principi della scenografia di Enrico Prampolini. Luigi Pirandello con la sua drammaturgia rivoluzionò la nostra attività teatrale attraverso nuove dimensioni espressive che porsero i suoi drammi. La tradizionale struttara drammatica veniva scardinata per consentire un'introspezione motivata dall'intervento in contrasto delle personalità, e dei relativi punti di vista. La seconda guerra mondiale vide come fatto teatrale saliente in Italia la formazione dei teatri stabili, che favorirono, almeno inizialmente, un repertorio culturale impegnato attraverso l'opera di registi come Strebler, Sqarzina, Costa. Parallelamente a questo teatro ufficiale sono sorte autori e compagnie sperimentali che portarono una ventata d'aria nuova, muovendosi tra il grottesco e l'assurdo, fra la denuncia sociale e quella di costume, il nuovo teatro riesce a dire qualcosa di nuovo e soprattutto cerca un linguaggio nuovo, e una nuova dimensione, particolarmente per quanto riguarda il rapporto col pubblico.

Oggi i teatri tradizionali tendono ad essere superati da nuovi luoghi e mezzi di spettacolo; la ribalta tende ad essere eliminata, in favore di una più diretta simbiosi attore-spettatori e di un ampliarsi dello spazio lasciato all'improvvisazione. In questo senso, numerose sono le formazioni teatrali che hanno portato un contributo rilevante in questa ricerca. Soprattutto il teatro "Off Broadwaj" in America ha favorito il nascere di nuovi autori e di un nuovo stile di recitazione, anzi di vita; basti pensare al Living Theater, fondato e diretto da Juglian Beck e Judith Malina, dove tutto pare improvvisato ed è frutto di una notevole preparazione tecnica ed artistica. In Europa uomini come Grotowski o Barba hanno portato avanti il discorso di teatro "povero", dove il gesto prevale sovente sulla parola: e dove il lavoro teatrale diventa "gruppo", eliminando così l'intervento tradizionale del regista o del direttore artistico o dello sacenografo. La parte più viva del teatro d'oggi è affidata appunto ai gruppi e in questa nuova dimensione anche il testo vero e proprio viene a essere frutto di un lavoro collettivo.

 

La crisi dei generi

 

I generi hanno rappresentato una griglia "forte " nell"esercizio delle comunicazioni di massa e soprattutto, nella programmazione televisiva. Il genere si é costituito agendo a livello formale dei contenuti e dell"espressione come un fondamentale strumento di segni e di comunicazione. Una volta riconosciuto il genere si stabilisce un rapporto di collegamento fra la produzione di senso dell"emittente e le attese e presupposizioni del recettore. Ma il modello dei generi ha conservato la sua efficacia e il suo potere di scambio fino a che le comunicazioni di massa sono riuscite a gestire il loro rapporto con l'utenza.

Ma La crisi del cinema ha spezzato l'incanto dei generi; e la riproduzione delle emmittenti televisive, sostituendo alla programmazione un testo omogeneo, di messaggi e di informazioni, ha vanificato il ricorso alla mediazione dei tradizionali sistemi semiotici e comunicativi.

La pratica audiovisiva si è frantumata in una abbontante esplosione di canali, perdendo alcune delle sue connotazioni legate al fenomeno della cultura di massa:cinema e televisione si vanno sempre meno costruendosi in funzione di una utenza concepita come un unità non vera, e sempre più organizzandosi in rapporti con pubblici ben definiti.

Un discorso analogo può essere condotto anche a proposito del teatro, nonostante le sue pratiche si siano svolte in modo diverso in quanto le sue articolazioni in genere sono state molto piu determinanti di quanto sia avvenuto nell' esercizio del cinema e della televisione.

Ma la nozione del genere non può essere applicata al campo teatrale facendo solo riferimento alle sue tipologie drammaturgiche e all' organizzazione dei contenuti che vi vengono coinvolte. Il genere tatrale deve essere analizzata più in funzione delle caratteristiche della pratica svolta nelle diverse manifestazioni che in relazione alle qualità formali e al progetto comunicativo di un testo scritto.

Il teatro non si suddivide solo nei generi della commedia, del tragico, del giallo, del simbolistico, dello spiritualistico, del materialistico, ma si articola in una serie di progetti che riguardano la sua stessa natura ,il suo modo di essere o di trasformarsi in una delle tante occasioni culturali e comunicative.

Quindi si può costatare come dal dopoguerra fina agli anni settanta, in Italia e in Europa, il teatro si sia manifestato in modo diverso in un periodo di maggior affermazione dell'industria culturale e dei Mass Media. Il discorso del teatro quindi si è articolato ion una serie di proposte, spesso differenziate spesso in contrapposizione, che andavano dal teatro stabile a quello semistabile, dalle compagnie di

giro a quella costituita in funzione di una sola manifestazione dalla produzione di repertorio a quella attenta alle novità drammaturgiche dal teatro di regia a quello di autore; ma si trattava in ogni caso di un complesso di pratiche ben definitive rispetto alle altre manifestazionni espressive e, soprattutto, rispetto alla stessa ricerca di " avanguardia " teatrale oggi si assiste ad un profonda crisi di questo sistema di distinzioni : la nozione di genere teatrale messo in relazione alle caratteristiche istituzionali di alcune pratiche è superato dalla sovra posizione di richieste e processi che si miscelano senza tendere verso nuovi ordinamenti e nuovi categorie.

I finanziamenti e le sponzorizzazioni sostengono gli enti pubblici, le compagnie private si giovano di aiuti pubblici, gli autori dei testi si responsabilizzano nei confronti delle messe in scena, il repertorio si è allargato al di là della tradizione teatrale, ma soprattutto sta cadendo la barriera fra la norma della pratica teatrale e l'esperienza dell'avanguardia, dal monento che la prima assorbe le cose più significative della seconda e che questa a sua volta, tende ad organizzarsi sempre di più secondo le abitudini e modelli della prima.

Il teatro del dopoguerra ha gradaamente esasperato la tradizione,coinvolgendo sempe più forme di espressione e di comunicazione diverse, non escludendo quelle tipiche della comunicazione di massa.

Arti figurative musica, danza, documentazione fotografica, cinema, radio, televisione, multivisione, fumetto sono tutte una serie di epressioni i cui appuntamenti con la scena teatrale si sono fatti sempre più frequenti, arricchendo la potenzialità della parola, del gesto e della mimica.

Teatro,cinema,televisione producono una messa in scena significante che si svolge entro uno spazio ben definito e differenziato rispetto a quello quotidiano quale il palcoscenico, il luogo scenico,lo schermo, questi tre strumenti di espressione e di comunicazione realizzano concretamente nelle loro manifestazioni ciò che i testi scritti attuano solo simbolicamente.

La messa in scena che li caratterizza consiste nell'organizzazione di un discorso, espressivamente autonomo rispetto ad ogni procedimento semiotico messo in atto. Essa è, insomma, un lavoro di organizzazione semiotica, nel quale ognuno dei tre mezzi si serve degli stessi strumenti materiali e di strumenti tipici della propria natura espressiva in un modo specifico,rivivendoli all'interno della propria produzione e iscrivendoli in sistemi di codificazione . Le pratiche del teatro, del cinema e della televisione si possono considerare come rette dalle stesse premesse teoriche; attraverso dispositivi diversi sulla scena e sullo schermo si forma un discorso che agisce come un evento rappresentativo e, nello stesso tempo come ordine autonomo ai modi e alle regole che ne controllano le trasformazioni.Pur facendo riferimento agli stessi modelli formativi queste tre pratiche si differenziano sensibilmente nella loro modalità di enunciazione e soprattutto negli usi ai quali i loro prodotti vengono sottoposti nelle manifestazioni. Fin quando teatro, cinema e

televisione hanno conservato un esercizio specifico, fin quando hanno costituito tre distinte occasioni di espressione, di comunicazione sociale, la comune matrice che li fonde si è suddivisa in flussi diversi e autonomi, e il teatro ha sempre conservato una funzione esemplare di riferimento e di determinazione. Il teatro può essere infatti considerato addirittura il luogo originario di ogni forma comunicativa di ogni linguaggio, è qui che qualunque sia il tipo di manifestazione scenica, si costituisce un sistema di accordo che il consumatore riconosce e accetta, primo fra tutti l'accordo che agisce sugli oggetti, sulle stesse parole, sulle ambientazioni, sui gesti, sui corpi, facendo sì che essi stiano rappresentando un testo e non la propria individualità.Il peso e il valore del modello comunicativo prodotto dal teatro agisce con particolare determinazione negli ambienti di tutte le comunicazioni di massa, e soprattutto in quelli del cinema e della televisione. La televisione "classica", quella del "palinsesto" e della "testualità", ha mutato dal teatro tutti i suoi modelli più forti di genere e di performance. Quando si trasmettono dibattiti, nozioni e rubriche sul piccolo schermo, non si fa altro che riprodurre le antiche forme comunicative della pratica teatrale, una delle manifestazioni sociali più radicate nella storia di tutte le comunità culturali. Il teatro, per parte sua, contiene nel suo repertorio i modelli dei diversi generi televisivi: dall'informazione al quiz, dalla tribuna politica all'argomentazione propagandistica o pubblicitaria, dall'agonismo sportivo alle rubriche culturali, e non sarebbe nemmeno difficile recuperare i precedenti alle tipologie di trsmissioni televisive nelle situazioni progettate dai testi della tragedia greca e della commedia greca o latina, dal Secolo d'Oro spagnolo e del teatro elisabettiano, dal teatro espressionista e di quello del futurista, per non parlare di Buchner e Brecht. Teatro, cinema e televisione stanno via via perdendo delle loro specificità, delle loro caratteristiche, e stanno distribuendosi in una zona indifferenziata di omogeneità e di reciproca sostituibilità. In questa trasformazione è proprio il teatro il "mezzo" che sta subendo, apparentemente, la sconfitta più dolorosa, perchè non si limita a perdere la sua struttura nelle manifestazioni delle altre pratiche, ma si vede violentato in una delle sue istanze fondative : quella della rottura rispetto alla routine comunicativa ed esistenziale del qotidiano. Quindi se prima il teatro , il cinema e la televisionei ritrovavano un identità ben marcata , ora si scoprono coinvolti in un intreccio unificante ; le tre individualità che prima nascevano da una stessa radice teorica , da uno stesso modello semiotico , ora si ritrovano appiattiti in un'informe azione che tende al rifiuto di qualunque modello .

 

 

Bibliografia

Lo spazio scenico

Storia dell'arte teatrale

Edizione Bulzoni

Autore Allardyce Nicoll

 

Storia del teatro

Edizione aggiornata a cura di Claudio Vicentini

Autore Oscar G.Brockett

Saggi Marsiglio

 

 

Scuola di Scenografia

II anno

Corso complementare di

Teoria e metodo dei Mass-Media

 

Docente: Tozzi Tommaso

Alunna: Donatella Pelle