-VITA
.eventi importanti
Ci sono
nella vita di Pietro Grossi due o tre giorni(come lui stesso sostiene)di un
importanza vitale. Ecco dalle parole del Maestro il racconto di questi eventi
che nello sviluppo della sua vita e delle sue esperienze hanno significato
moltissimo: Il primo giorno di cui la mia vita, per quella che è oggi, non potrebbe fare a meno è stato quello nel quale vinsi il concorso di primo violoncello. Ero appena diplomato ed ebbi il posto in modo miracoloso, è stata la mia fortuna; appena diciannovenne primo violoncello allinterno dellOrchestra del Maggio Fiorentino, dove mi sono poi formato. Si faceva musica ad alto livello, i migliori direttori, i migliori solisti, repertori incredibili e molta musica moderna. La prima
esperienza al computer, rientra ovviamente nelle tappe fondamentali della
mia formazione.Pensate cosa vuol dire per un artigiano della musica, uno che
impara lo strumento conquistandolo di giorno in giorno, scoprire che con una
macchina si possono eseguire brani o comunque , emettere suoni! Un bel
giorno, dato un pacco di schede, il computer ha suonato alla perfezione sulla
base di mie indicazioni, il testo inserito.Non cerano errori!Questo
per me era un salto incredibile, unemozione straordinaria. La stessa mattina il tecnico che
aveva collaborato a questa sperimentazione, mi disse di aver preparato un
programma utile, che, se lanciato dandogli due valori numerici qualsiasi,
a seconda dei numeri che riceve, modifica il testo memorizzato. Il testo in
questione era il Capriccio di Paganini. Queste prime esperienze
fatte al computer prevedevano solamente la realizzazione di due parametri
del suono: la frequenza e la durata, la timbrica era quella che veniva dal
calcolatore quindi era monodico, un suono alla volta. Per me è stato uno shock;
si aprivano nuovi orizzonti, potevamo fare ciò che volevamo, naturalmente
non era vero, nel senso che i limiti erano parecchi, era il suono più brutto
del mondo, ma per me era il più bello del secolo, non mi era mai capitato,
io strumentista, io artigiano della musica, come tutti, quando si pensava
alla musica allora si pensava eseguita da altri i quali avevano studiato,
dedicando tutta la vita allo strumento per fare una certa cosa bene. Io mi
sono trovato con in mano uno strumento che dato in mano a chiunque suonava
bene in tutti i modi. Si trattava di consegnare il testo con un certo codice,
mi sembra che ci fossero quattro caratteri per la frequenza e quattro per
la durata, ma limportante non era quello, il fatto è che mi sono trovato
con una situazione in cui dato il testo immediatamente veniva suonato alla
perfezione, eseguito in modo fedele rispetto a quello sulla pagina e poi immediatamente
dopo non era più un pezzo ma era un insieme di informazioni che potevano essere
gestite come volevo io, come io credevo. Io ricordo di avere dato dei valori
a caso e questo Capriccio di Paganini è diventato tutta unaltra
cosa. Poi ho proseguito, questa esperienza mi aveva spalancato una porta a
pensare delle cose che prima erano impensabili. Lo dissi ai miei colleghi,
anche Mayr una volta venne su a Milano a sentire, rimanevano tutti un po
perplessi, non provavano quellentusiasmo che avevo provato io, per me
invece era stato più che entusiasmo, si potrebbe definire uno shock, come
trovarsi improvvisamente sulla luna, cosa si fa? Si vive in un altro mondo.
Il compositore progettava, pensava una cosa la realizzava e poteva verificarla immediatamente e quindi poteva decidere se conservarla o rifiutarla e anche questo era un fatto abbastanza nuovo: se uno scrive un pezzo sul pentagramma deve aspettare che qualcuno glielo esegua o lo esegue lui se ne è capace oppure se è un quartetto deve mettere insieme degli esecutori e poi ascoltare; invece così, immediatamente si ascolta e si accetta. |