Hanno un passato assolutamente nobile.Nascono nel 1944, durante la conferenza
internazionale di Bretton Woods, che riscrive gli equilibri di un mondo sconvolto
dalla seconda guerra mondiale. Allora sedevano al tavolo delle trattative i
delegati di 44 paesi, oggi i paesi aderenti alla Banca mondiale sono 182, quelli
del Fondo monetario internazionale sono 183.
Ufficialmente lo scopo della Banca mondiale è quello di favorire lo sviluppo
dei paesi poveri, fornendo loro prestiti e assistenza tecnica sui progetti specifici.
Lo scopo dichiarato del Fmi è invece quello di evitare le crisi finanziarie,
garantendo la stabilità e la convertibilità delle monete.Per questo
il fondo monetario è il grande sorvegliante: si occupa cioè di
controllare le politiche monetarie e commerciali dei paesi membri e questi si
impegnano a modificare le proprie politiche in base alle indicazioni ricevute.
In più anche il Fondo monetario è in grado di fornire un aiuto
finanziario a breve termine a quei paesi che attraversano crisi economiche legate
a gravi squilibri della bilancia dei pagamenti.
Tra la Bm e il Fmi la differenza fondamentale sta nei finanziamenti. Chi fa
funzionare queste istituzioni?Il Fondo è finanziato infatti dalle quote
di sottoscrizione versate dai paesi aderenti, mentre la Banca mondiale è
finanziata dalle vendite di obbligazione a governi, banche, fondi pensione,
imprese e privati in tutto il mondo.La Bm può venire anche sovvenzionata
a fondo perduto dai governi degli Stati aderenti. A guidare i due istituti sono
i rappresentati di tutti i paesi membri, ma solo alcuni hanno un direttore esecutivo
ad hoc e tra questi non c'è l'Italia. Il potere di voto di ogni stato
in realtà è proporzionale al contributo che versa.é dunque
facilmente intuibile che le due banche sono controllate esclusivamente dai paesi
ricchi, del nord del mondo, che poi sono quelli secondo i movimenti anti globallizzazione
che traggono reale beneficio dal libero mercato.
Nella maggior parte delle volte l'assistenza finanziaria ai paesi bisognosi
viene accordata solo in cambio di riforme da parte dei rispettivi governi: sono
i cosiddetti piani di aggiustamenti strutturale.