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Decoder è una
rivista internazionale anche on line che si occupa soprattutto
di cyber cultura.
... Sterling afferma che la letteratura cyber ha un debito nei confronti
dell'esperienza del punk, e segnala tre piani differenti della questione.
In primo luogo un'istanza di depurazione del mainstream (la fantascienza
classica) rispetto agli orpelli costruiti sopra di esso.
"Il cyberpunk è un liberare la fantascienza stessa dall'influenza principale,
così come il punk svestì il rock and roll dalla sinfonica eleganza del
progressive rock degli anni Settanta.
Come la musica punk, il cyberpunk è in un certo senso un ritorno alle
radici.
" Un secondo piano di analisi sul rapporto tra cyber e punk viene rintracciato
nell'enucleazione della questione tra teoria e prassi: "Nella cultura
pop, per prima viene la pratica e la teoria ne segue zoppicando le tracce".
Chiunque abbia frequentato la scena punk sa bene che una delle tensioni
principali del movimento si condensò nel praticare e quindi nel teorizzare
il diritto comunque a esprimersi suonando, indipendentemente dalle capacità
teorico musicali possedute.
Il caso dei Sex Pistols in questo senso è esemplare.
Sono la pratica del vivere collettivo e dell'autogestire la propria vita
e i luoghi di socializzazione a definire gli impegni esterni del movimento,
non viceversa.
D'altronde lo stesso Sterling si riferisce ancora a questo rapporto tra
prassi e teoria, quando indica nella cultura di strada, e nella cultura
hip-hop in particolare, il luogo di genesi dell'unione operativa tra tecnologia
e pratiche controculturali di resistenza quotidiana.
Il terzo piano del debito cyberpunk nei confronti dell'ambito underground
viene infine rintracciato proprio allorquando egli evidenzia che "il cyberpunk
proviene da quel regno dove il pirata del computer e il rocker si sovrappongono".
"Il cyberpunk ne è la letteraria incarnazione", difatti nel frattempo
si è costituita "una Non Santa Alleanza del mondo tecnologico e del mondo
del dissenso organizzato".
(www.decoder.it)
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