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HACKERS
Da " The Media Lab.- INVENTING THE FUTURE AT MIT "di Steward
Brand
Why programmers Work at Night - Chi programma di notte -
Gli HACKERS inventarono se stessi intorno al 1961, un evento ricordato
da Steven Levys in " Hackers: heroes of the computer revolution."
Seymour Papert il quale era cocapo al MIT del Laboratorio di Intelligenza
Artificiale in quei giorni ricorda : " gli hackers stavano creando
l'avanguardia dell'informatica. Senza istruzioni specifiche iniziarono
a programmare velocemente senza badare ai dettagli. Essi fecero la prima
grafica del computer, il primo processore di parole, i primi computer
games, il primo timesharing ( sistema operativo a condivisione di tempo).
Se cercavi di dire loro cosa dovevano fare non ti davano retta, dovevi
invece catturare la loro attenzione.Al MIT ci sono ancora oggi ( il riferimento
e' alla data del testo 1987 ) alcuni Hackers ma prevalentemente rimane
la loro gloriosa tradizione. Marvin Minsky che era un difensore della
liberta' degli Hackers a quel tempo annoto': " gli Hackers dovevano
ritirarsi dagli schemi previsti nei primi anni del 60 non potendo seguire
una linea ortodossa perche' la loro conoscenza era superiore a quella
dei professori." Osserva Brand : "Oggigiorno necessariamente
non ne sanno piu' dei professori e ci sono inoltre altre differenze tra
gli Hackers di allora e i programmatori di oggi. Questo fatto appare molto
chiaro al Terminal Garden (sala dei computers ), anche se il linguaggio
Hackers e' ancora molto usato. Gli Hackers del 60 erano molto grassi,
oggi i programmatori sono magri e un terzo sono femmine.Frequentemente
viene detto loro cosa devono fare ed essi lo fanno, nonostante cio' lo
zelo per l'esplorazione e per l'iniziativa di gruppo resta ancora. Brand
dice:" Ho chiesto a Valter Penter qual'era l'attrazione del Garden
per gli Hackers ed egli rispose che la' c'era tutto un equipaggiamento
interessante per loro e in piu' potevano esercitare la socializzazione
di gruppo." L'ultimo e miglior equipaggiamento e' sempre stato quello
per cui c'era sempre concorrenza per poterci lavorare sopra ma anche per
altre macchine piu' comuni la concorrenza era forte. I programmatori stavano
molto insieme ai compagni a mo' di Hackers ( il termine e' intraducibile
e presumibilmente il suo significato sta per chi modifica righe di codici
in modo improvvisato pur di far funzionare un software) stando nel Garden
e passando la notte legati alla tastiera. Questo modo di utilizzare il
Garden dava un'aria di vissuto alla sala, che l'autore trovava attraente
ma non tanto gli sponsor che vi entravano.Ma siccome si sa' sempre in
precedenza quando deve venire uno sponsor, I ricercatori si toglievano
i jeans e le scarpe a tennis per mettere cravatta e calzoni e sopattutto
toglievano i plaids accumulati sul pavimento che vinivano usati per la
notte.L'orario di lavoro dei programmatori somiglia a quello dei musicisti
ossia va dal tardo pomeriggio fino al mattino seguente e questo fatto
non e' sorprendente perche' i programmatori sono spesso anche musicisti.
Il lavoro durante il giorno e' prevalentemente amministrativo, di notte
con meno telefonate e cicli di computer piu' lunghi la concentrazione
e' chiaramente migliore. La brigata notturna al Terminal Garden puo' prendere
pause dal lavoro e socializzare pero' l'evento principale e' il lavoro
finalizzato e tutti coloro che lavorano in quelle ore lo sanno e lo rispettano.
La programmazione di notte e' come un sogno, un periodo esclusivamente
mentale, di intero assorbimento, senza luogo, senza tempo, smembrato.
" L'uomo elettronico" non ha corpo fisico proclamo' recentemente
Marshall McLuhan. C'era molta attenzione al dibattito per quanto concerne
la questione se il computer avrebbe aumentato l'intelletto umano. I computers
permettono ai programmatori di vivere al limite delle loro abilita''imtellettuali
costantemente spostando e premendo quel limite sempre piu' in la'. Come
i centauri della mitologia essi diventano "CYBORGS" parte umana
e parte macchina. Il programmatore piu' di ogni altro studente al MIT
ha l'aria dell'alieno e cio' e' considerato una cosa positiva. Le toilettes
del terzo piano del Lab hanno i profili a silouette di un marziano al
posto dell'insegna maschio-femmina sulle porte. Gli studenti tendono ad
essere la colla che tiene integro quel posto. Dei 140 membri del Lab ,
65 sono laureati in Arti Mediali e Scienze mentre altri 37 sono UROPers,
cioe' studenti del programma di opportunita' del Mit che permette ai laureandi
di partecipare ai programmi di ricerca guadagnando pochi dollari all'ora
in uno qualunque dei 45 laboratori dell'istituto.La politica del Mit verso
lo studente e' rivoluzionaria. Il prsidente Jerome Misner concede che
le nuove materie interdisciplinari siano portate avanti dagli studenti
stessi e non dalle Facolta'. Infatti e' possibile che uno studente possa
iniziare un programma dalle caratteristiche che possano attirare altri
studenti e cosi' in poco tempo nasce un movimento nuovo. Questo e' successo
con la biofisica, la biochimica e la simulazione economica con la utilizzazione
dei computers. "Il segreto del Mit ( dicasi successo) e' che abbiamo
gli studenti migliori del paese, cio' che fanno gli insegnanti o come
lo fanno e' irrilevante". Addirittura Visner, che e' il capo del
Media Lab, sostiene che l'indicazione del successo o fallimento di un
progetto al Media Lab lo si vede subito dal numero degli studenti che
ne viene attratto.Nel 1981 la maggior parte degli hackers del MIT si trasferirono
alla Symbolics e venne detto che l'unico vero hacker rimasto al Lab AI
era Stallman. Questi era un eccellente programmatore ma aveva degli ideali
estremi per quanto riguardava la sua professione - egli credeva che tutto
il software dovesse essere dato via gratis.Il significato del termine
hacker e' quello che si applica con genialita' per creare un risultato
intelligente chiamato" hack". L'essenza di un Hack e' che viene
realizzato velocemente ed e' spesso inelegante,ma riesce ad ottenere lo
scopo desiderato senza modificare la struttura del sistema in cui viene
effettuato. E' alla terza edizione by Eric S. Raymond (ed) from MIT Press
-" New Hacker's Dictionary"
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