Descrizione

L’ opera di Dery velocità di fuga è un opera che affronta i vari aspetti della rivoluzione informatica che ha generalo varie sotto culture cosiddette cyber per il tema principale a cui si legano. La cyberculture è tutta la cultura legata al  cyberspace  o meglio tutto ciò che dobbiamo sapere per muoverci nello spazio elettronico virtuale ma anche per comprendere tutte le cose che ne derivano: sesso virtuale, tatuaggi biomeccanici che forse rivelano la voglia o la paura di divenire macchina, mezzi attraverso i quali aumentare le proprie capacità intellettive come  mind machines o, smart drughs;  l’immaginario robotico che abbiamo del futuro che possiamo vedere in film come Blade Runner, Jhonny Mnemonic o Robocop. Intanto aumenta sempre di più  la nostra Velocità di Fuga ,citata da Dery nel suo libro, ovvero la velocità con cui ci stiamo staccando dalla Terra  e dal nostro corpo per entrare in una dimensione totalmente elettronica che appunto secondo Dery non dev’essere priva di chiari principi in quanto rischierebbe di portarci fuoristrada e di schiavizzarci forse. Vengono analizzati articoli di riviste, interviste, film e dischi per farci inquadrare i molteplici aspetti del problema e soprattutto i numerosi tentativi di interferenza culturale che forse sono le uniche armi ma non per questo deboli o inefficaci, che ci potrebbero permettere di sormontare lo schiavismo mentale e non solo, prodotto dall’informazione in generale sui vari media e della tecnologia ,che non ci fa sceglier,  ma sceglie per noi.

 

 

 

Informazione e Jamming Cultureup

Il libro Velocità di fuga di Dery mi ha ulteriormente allargato la visuale sul problema dello sviluppo tecnologico e non solo, e ho maturato alcune idee. Per esempio condivido il fatto che dovrebbe esserci più critica nei confronti dei media ma anche più cyberculture per farci capire cosa succede perché moltissime persone non si accorgono neppure dei problemi citati nel libro semplicemente perché non sono informati sull’argomento. Il problema dell’informazione è basilare ma anche il come informare, si perché a me personalmente è capitato di parlare dei contenuti del libro con persone che hanno fatto studi diversi da me ed è sembrato sciocco o inutile ciò che Dery dice nel libro a proposito dell’ importanza dell’allargarsi del cyberculture perché lo sviluppo tecnologico è visto come una cosa innocua e priva di pericoli, la profezia che un giorno tutto sarà elettronico e la nostra vita forse verrà schiacciata da questo non viene accettata da persone che vedono nello sviluppo solo il bene come potevano fare i positivisti una volta o fanno i cosiddetti integrati secondo il modello di U. Eco. Sarebbe sbagliato anche essere apocalittici ne confronti della tecnologia perché nella tecnologia non c’è il male ma dipende da come si usa perché se fosse a disposizione di tutti sarebbe un bene. Dery dice che ci serve critica nel progresso, ma che critica possiamo avere se bombardati dalla pubblicità  e dalla comunicazione in generale sui vari media che è una comunicazione unidirezionale dove noi facciamo la parte dei riceventi, una comunicazione dove manca il famoso feedback cioè il ritorno di una nostra risposta?Ciò vale soprattutto per giornali e tv imbottiti di pubblicità ma non è lo stesso per internet ma non perché non c’è pubblicità ma perchè esso a differenza degli atri media che sono già stati colonizzati è ancora libero e come un purosangue che va ancora domato, e quindi proprio per questo è qui che si c’e il terreno adatto o meglio il nirvana della pubblicità, ma è anche il terreno migliore per l’interferenza culturale in quanto oramai quasi tutti hanno il computer e le informazioni su internet sono raggiungibili da tantissime persone in poco tempo. Molti gruppi jammers diffondono informazioni e si danno appuntamenti con la rete  che appunto tramite loro va contro a quello che Dery definisce come “impero dei segni”. Tra i primi jammers mi piace ricordare Rodrigurz de Gerada che arrabbiato fino alle stelle scelse di modificare annunci pubblicitari che si trovavano in alcuni ghetti e che pubblicizzando sigarette e alcolici attirando i giovani al fumo, alla tossicodipendenza facendo desiderare loro di andarsene da li e ipnotizzandoli a tal punto da farli arrivare a tutto per essere come i tipi delle pubblicità che vedevano, anche ad uccidere. Ma Rodriguez anche se spiegava i suoi motivi venne arrestato più volte, i suoi strumenti erano però non i moderni mezzi ma lui si avvaleva di una scala, di pennello e colori. Si l’interferenza culturale o Jamming culture, proprio per il fatto che ci sono haker  e non solo che si sono presi a cuore la causa, riesce ancora a lanciare fendenti incisivi al sistema che cerca di schiavizzare le nostre menti. Questi sabotatori hanno molti siti con i quali si scambiano informazioni e nei quali mettono le loro opere di sabotaggio come ad esempio ADBUSTER anche se ,da alcuni jammmers più conservatori, non viene più visto come un oggetto prezioso poiché è ormai troppo commerciale ad esempio abbiamo innumerevoli gadget che trasformano il sito quasi in attrazione commerciale. Penso che in questa epoca detta epoca della rete dove veramente le nostre vite passano attraverso i computer dove l’evoluzione tecnologica procede a ritmi forsennati l’unica cosa che possiamo fare per tutelare è creare e distribuire informazione  e su questo mondo, per molti ancora oscuro e che proprio sull’ignoranza di molte persone costruisce la propria forza. Credo che forse se tutti fossimo informati alla stessa maniera si potrebbe realizzare il modello di Bertold Breckt in cui ognuno è trasmittente e ricevente. Per fare del bene si dovrà far si che nella società circolino valori positivi e così la società sarà diversa come dice Levi Strauss.  Questo movimento vuole solamente nuovi spazi di libertà che appunto escono fuori dalla cultura globale. Nuovi spazi dove non sono pochi adepti alla tecnologia a dominare molti ma succeda un’altra cosa e cioè che si crei uno spazio dove tutti hanno gli stessi diritti e opportunità. Grandi furono i primi hacker in Massachussez che per primi iniziarono a democraticizzare la rete diffondendo informazioni che non si volevano far sapere a le persone comuni, sbagliando perché forse è proprio tra di esse che ci sarà colui o colei che risolverà il problema che magari si cerca invano da tempo di risolvere. Penso che questa voglia di vedere un mondo uguale per tutti  sia veramente il messaggio più bello  penso che sia stata la cosa che mi ha fatto passare dalla sponda dei sabotatori, che a loro dire, e ne sono convinto anch’io, non sabotano i messaggi ma li migliorano. Cyberpunk, Cyber hippie, tecnopagani e raver, arti estreme in rete, musica, film e usi comunitari e creativi delle reti hanno generato una rivoluzione che ha generato la cosiddetta controcultura globale o meglio si vedono sempre di più le nuove tecnologie utilizzate in modi non previsti dai propri costruttori, queste sono le interferenze culturali analizzate da Dery. I teorici del neocapitalismo e della globalizzazione, dice Dery, vogliono farci credere in una utopia tecnologica in cui tutto si risolverà attraverso la tecnologia digitale e le macchine ed in cui l'economia globale eliminerà lo Stato-Nazione. Peccato però, dice Dery, che oggi nei tecnologici  Stati Uniti ci si trovi a dover fare i conti con il più grande gap tra ricchi e poveri della storia degli USA. La tecnologia è tutt'altro che infallibile e benigna ma viene utilizzata per monitorare ed opprimere i lavoratori, come già si può vedere, ad esempio, all'interno di Microsoft. all'autismo e nel quale la cibernetica è un'utopia tecnologica militare.


Post-umanitàup
Nel capitalismo "post-umano" la "comunità" diventa sempre più una "Net-tropolis" digitale che distruggerà la città/comunità reale. La vera comunità sarà infatti costituita dal cyberspazio.
Non ci saranno "cittadini" ma solo "consumatori"; il suo è un futuro costituito da venditori e consumatori in cui gli esseri umani in quanto tali sono assenti, in cui compaiono solo macchine e discorsi sulla tecnologia e nel quale sempre più aumenterà la massa dei "senzatetto digitali", di coloro cioè che verranno emarginati proprio dalla tecnologia.
 
Un pericolo s'aggira per il cyberspazio, la rete delle reti abitata da cyberpunk e cyberhippies, il luogo dell'im­maginario collettivo. Il pericolo è quello della post-umanità, destinato a generare una realtà oltre-umana, forse ormai inevitabilmente inumana, che sa­rebbe già tra noi grazie alle potenzialità offerte dalle tecnologie.Lo spettro o il "mito", come lo descrive Mark Dery  che in mille forme ani­ma  la nostra età dell'informa­tica è quello della "velo­cità di fuga", del punto di, non ritorno nell'evoluzione umana.
La Rete delle reti  sarebbe appunto il nuovo habi­tat della specie umana, o meglio dei suoi successori cyborg, impasto provvisorio di biologia e tecnologia, in attesa della definitiva de-umanizzazione del soggetto, destinato a dissolversi nel mare più vasto delle intelligenze artificia­li che erediteranno, se non l'inu­tile terra (probabilmente definitivamente abbandonata al degrado ambientale), l'eden millenari­o del cyberspazio.
Ciò che è in gioco sarebbe nien­te di meno della liberazione dal­la storia e dalla morte: la "tecnoescatologia" si fonde qui alle profezie millenaristiche e new age, e attraverso il linguaggio della fantascienza popolare crea quel ciberspazio che, nell'avvenuta descrizione di Dery, è sia un luogo che una narrazione, un racconto che la magia della parola trasforma in comportamenti reali da parte di comunità alla disperata ricerca di autodefinizione.

Per chi desideri solcare i mari dell’arcipelago tecnognostico(GNOSTICISMO=> corrente spirituale, che vuole superare la materialità del mondo reale per avicinarsi alla trascendenza divina) il porto di partenza è obbligato: si salpa dalle pagine dell’Extropy Institute, il sito d’un gruppo californiano che evoca memorie di millenarie eresie.Come gli antichi gnostici, gli extropiani si raccolgono in piccole comunità (nexus) che rifiutano i valori della società tradizionale e ogni autorità politica (sognano "a world without governments"). E come gli antichi gnostici, odiano i limiti che il corpo ("wetware") impone alle loro aspirazioni di immortalità e di trascendenza. Per rendere immortale il loro spirito si preparano a trasformarlo in software, in modo da poterlo trasferire nei corpi incorruttibili forgiati della tecnoscienza. In attesa che la carne possa così divenire Verbo, aspirano a prolungare indefinitamente la loro vita "terrestre" con l’aiuto della scienza.
Fieramente avversi al pessimismo degli ecologisti, adorano il progresso tecnologico da cui si aspettano solo cose buone. Il sito raccoglie materiali e link sull’ingegneria genetica, la clonazione, le nanotecnologie applicate alla medicina, l’ibernazione.

Personaggi importanti in questo ambito sono: Hans Moravec e Alexander Chislenko, il primo, noto esperto di robotica (lavora alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh), è il teorico della possibilità di realizzare l’upload di personalità umane nei computer. Moravec è convinto che non esisteranno più sostanziali differenze fra umani e robot non appena questi ultimi avranno raggiunto una complessità tale daconsentire l’emergenza di facoltà cognitive di livello superiore, come la possibilità di imparare e una qualche forma di autoconsapevolezza. A quel punto, nulla si opporrà all’integrazione fra hardware e wetware, e lo scambio di memoria e informazioni fra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale si ridurrà a un banale problema di "traduzione" fra codici informatici.

 

Un altro personaggio importante da guardare è il "tecnosciamano" Terence McKenna, il quale, sulle tracce di Thimoty Leary, tenta di stabilire una relazione di omologia fra mito, stati di coscienza indotti dalle droghe psichedeliche e realtà virtuale.

In Italia, segnaliamo il sito di Castelvecchi, editore romano che dedica molto spazio al rapporto fra trasgressione erotica e trasformazione cyborg del corpo

E molto materiale informativo relativo al cyberpunk, assieme a numerosi link e alla possibilità di accedere a mailing list, chat e newsgroup dedicati all’argomento, offre il sito francese Net Tribes.

Tra esse il libro esamina le frange "ciberdeliche" che cercano nella realtà virtuale ciò che negli anni 60 si ricercava nelle droghe psiche­deliche, coniugando l'ideolog­ia hippie con l'esaltazione del­la, tecnologia, i cultori del sesso virtuale, i praticanti di bodybuil­ding che fanno del proprio cor­po «un'icona dell'età della macchine», i sedicenti cyborg, e cultori di tatuaggi biomeccanici, e in generale quell'indefinita comu­nità per la quale «la retorica del­la velocità di fuga incrocia la fantascienza ciberpunk.

A proposito del sesso si parla di sesso con le macchine e di macchine che aiuterebbero a far sesso e si esplorano molti casi, si parla di accessori che tramite collegamento internet e muniti pio di particolari tute possano avere un rapporto sessuale a distanza senza vero contatto ma grazie alle tute con “vere” sensazioni,arrivando cosi a scene futuribili che parlano di protesi e non solo che vanno oltre la semplice funzione estetica,abbiamo quindi i cyborg che vogliono abbandonare tutti i lati deteriorabili del corpo appropriandosi di corpi indistruttibili ma senza abbandonare i piaceri della carne. Si parla di pornografia e di uno dei mali di Internet ma anche di altre parti: la pedofilia. Il tono di Dery è  informativo, ma sostan­zialmente critico. La sua è una critica politica nei confronti dell'iper-individualismo e dell'as­senza di ogni dimensione socia­le della cultura ciberspaziale, l'emarginazione delle mas­se non tecnologizzate rispetto all'élite tecnocratica. La cibercultura - nelle sue forme migliori esemplificata a livello narrativo da autori come William Gibson, Bruce Sterling, David Cronenberg - dà infatti per scontata una particolare on­tologia del soggetto di esperien­za, di ciò che costituisce la sua identità personale; essa, come nota lo stesso Dery, si basa su due punti chiave: (1) l'idea di una commistione tra biologia e tecnologia , (2) la lettura del soggetto di esperienza sostanzialmente come informazione, con una operazio­ne che ne svaluta in modo decisi­vo la dimensione corporea.
Quest'ultimo è un aspetto importante: la negazione della materia­lità e la tema del virtuale ­che , condu­cono al disinteresse per la con­cretezza del luogo (ambiente, so­cietà) in cui l'individuo concreto opera, sul piano filosofico mette capo a una visione della soggettività come fortemente astratta e de-attualizzata; in una parola: le persone sono menti, e le menti sono programmi. Infatti  l'esito estremo del mito po­stumano non è tanto il cyborg, ancora legato a una corporeità, sia pure bio-meccanica, ma quello del «downloading», della riduzione dell'individuo a software, e del suo "scaricamento" nella Rete. In questo quadro, se non sarà certo nella retorica ciberspaziale che troveremo le risposte ai proble­mi  in gioco, essa può però aiutarci a mettere a fuoco il fatto.
Un’ altro problema di questa cyberepoca prevista potrebbe derivare dal tempo.Potrebbe sembrare strano, che si possa parlare di tempo "virtuale"; poichè il tempo è già di per se qualcosa di astratto. Come fa, allora, a diventare "virtuale"?
Il problema è legato al fatto che con la globalizzazione del mercato e con una società che sempre più diventa società di servizi, il ciclo tradizionale del tempo cui eravamo abituati viene radicalmente mutato, poiché aumenteranno sempre di più le attività e i servizi che si svilupperanno in un ciclo continuo di 24 ore.
Il tempo di Internet si può misurare solo con l'orologio di Internet. Alla settimana "solare" ecco dunque affiancarsi e sovrapporsi la settimana "cyber" perché potremo fare tutto a qualsiasi ora e perché sarà scandita dai ritmi estremamente elevati -- rispetto a quelli tradizionali -- della posta elettronica.
Si pone allora il problema molto complesso di come gestire questo "nuovo" tempo. Ci sono implicazioni culturali e sociali. C’è la necessità di mantenere e salvaguardare un equilibrio tra spazio pubblico (equivalente ai momenti in cui siamo connessi) e lo spazio "privato" (quelli in cui siamo sconnessi).

 
Come potrà essere calcolato il lavoro extra? Cosa dovrà intendersi per "orario di lavoro" in relazione ad un lavoratore del cyberspazio? Come possono essere definite le giornate lavorative e quelle festive? Avrà senso parlare ancora di "giornata lavorativa"?
E' necessario ripensare le legislazioni attualmente in vigore, perché sempre meno sono in grado di regolamentare la nuova categoria/classe di lavoratori in costante aumento.
Il problema del tempo si pone anche però in altri ambiti. Ad esempio: le necessità temporali perché uno studente possa laurearsi on line quanto e come saranno diverse da quelle attuali? Bisogna affrontare questi problemi al più presto.

 

Stelarc up


Oggi c'e' ancora la possibilità di scegliere se essere nel virtuale oppure no.
Domani non sarà più possibile
. In attesa del rivelarsi o meno di molte profezie abbiamo personaggi come Sterlarc "profeta del postumano" un  body-artst classificato fra i maggiori esponenti della corrente culturale (prevalentemente anglosassone) che considera l'ibrido uomo-macchina (cyborg) come tappa cruciale del cammino evolutivo della specie.  Un altro personaggio importante da guardare è il "tecnosciamano" Terence McKenna, il quale, tenta di stabilire una relazione di omologia fra mito, stati di coscienza indotti dalle droghe psichedeliche e realtà virtuale.In Italia, va segnalato il sito di Castelvecchi, editore romano che dedica molto spazio al rapporto fra trasgressione erotica e trasformazione cyborg del corpo.

 

Come conferma la recente intervista rilasciata da Stelarc in occasione della performance tenuta a Sesto.com, l'artista australiano preferisce offrire un'immagine "empirica" dei propri sforzi per esplorare nuove modalità di relazione fra corpo e tecnica, rifiutando il ruolo di "profeta del postumano". Classificato fra i maggiori esponenti della corrente culturale (prevalentemente anglosassone) che considera l'ibrido uomo-macchina (cyborg) come tappa cruciale del cammino evolutivo della specie, un primo passo verso il superamento d'una corporeità "obsoleta", sempre più inadatta all'ambiente artificializzato in cui viviamo.Del "dualismo" di Stelarc, del suo disprezzo per un corpo considerato come residuo arcaico, come un "vestito" che la mente abbandonerà senza rimpianti non appena potrà disporre di "strumenti" più efficienti
Una conferma indiretta della loro tesi viene dal fatto che Stelarc è (dal 1997) professore onorario di arte e robotica alla Carnegie Mellon University, lo stesso ateneo in cui lavora da tempo Hans Moravec, esponente di punta della ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale, e noto al pubblico dei media soprattutto per aver teorizzato la possibilità di "scaricare" la mente umana nei computer, creando forme di vita dotate di facoltà e caratteristiche inedite.
Una versione immaginifica, al limite della fantascienza, delle idee di Moravec (e della "Età della Mente" teorizzata dal guru dell'Intelligenza artificiale (Marvin Minsky) si trova sul sito di Chislenko, un filosofo appartenente ai già citati circoli di Extropy.

L'idea di postumano elaborata da Stelarc non possa essere totalmente identificata con simili concezioni "spiritualiste", col sogno di creare menti "disincarnate" capaci di "girare" come programmi su qualsiasi "corpo" artificiale.
A chiunque abbia assistito alle performance di Stelarc o ne abbia ascoltato le conferenze, non può essere sfuggita la "carnalità" del suo approccio al cyborg, più che ai paradisi dell'Intelligenza Artificiale, Stelarc sembra interessato a un progetto di "biologizzazione" della macchina affine a quello dei Survival Research Laboratories, un gruppo cyberpunk che mette in scena battaglie fra mostri meccanici, documentate sul loro bel sito.

dal sito di Survival Research Laboratories

Infine, anche se nell'intervista nega di essere interessato agli scenari della fantascienza, non si può non rilevare una certa convergenza fra Stelarc e narratori come Pat Cadigan e Greg Egan, che hanno esplorato più a fondo di altri la frontiera sempre più labile dell'interfaccia uomo-macchina. Così come mi sembra giusto ricordare le anticipazioni delle tematiche del postumano contenute nelle strip degli artisti del gruppo francese degli anni Settanta Metal Hurlant, oggi confluiti sotto la sigla Les Humanoïdes Associés

Utile è anche visitare il sito http://erewhon.ticonuno.it/arch/rivi/artific/tecgno/arcip.htm# , dov’è possibile vedere immagini della performance "ping body", che Stelarc ha effettuato il 22 maggio scorso al Teatro Studio di Scandicci, "danzando" per un’ora al ritmo impostogli dai muscoli che ricevevano impulsi elettrici da una trentina di siti Internet.

Tecnologia e musicaup

Per quanto riguarda la musica vediamo che attualmente si producono generi di musica fatta con macchine che simulano i suoni degli strumenti abbiamo ad esempio Korg i3, una macchina in grado di produrre idee musicali per proprio conto-frasi e schemi chiamati stili che possono essere modificati , messi in loop e combinai in modo da abbozzare canzoni nel giro di pochi minuti. L’i3 interattivo estrapola e produce accordi e schemi sulla base delle note che si suonano. Macchine come questa sono capaci di modellare praticamente qualsiasi caratteristica risonante e poi di interpolarla o farne il morphing. Si potrebbe inviare il suono di un sassofono dentro un violino e di storcerlo a mo di chitarra elettrica. Ma queste non sono le uniche macchine che si utilizzano ad esempio Tod Machover, direttore dell’Experimental media facility al Media Lab del MIT, utilizza un Exos dexterous hand master-un guanto tipo cyborg che permette di fare musica attraverso movimenti propri di un direttore d’orchestra. Su “Villane Voice” Erik Davis riferisce di aver assistito a una performance in ci un utente di BioMuse suonava un violino inesistente , controllando altezza, volume  e vibrato attraverso il braccio, mentre la stereofoni attraverso lo sguardo e cambiava il suono da violino a cembalo chiudendo gli occhi e abbandonandosi ad uno stato di onde alfa. L’ etichetta cyberpunk per indicare la musica elettronica più avanzata, pop o avanguardia che sia. In senso musicale essere cyberpunk significa appunto usare l’elettronica per esprimersi. Non occorre essere musicisti nel vecchio senso della parola, per programmare delle macchine ed estrarne musica. La musica cyberpunk si serve dell’alta tecnologia per esprimere una sensibilità da strada. Il cyber –rock si serve delle fabbriche come metafora ironica per una società dell’informazione il cui totem tecnologico, il computer è difficile da rappresentare. Allo stesso modo cyberpunk attingono a concetti e iconografia dalla fantascienza, e così facendo seguono l’esempio di David Bowie. Ci sono somiglianze tra la narrativa cyberpunk e la nostra musica, soprattutto per l’idea di abbattere la separazione uomo macchina. Tra i musicisti moderni quelli che meglio si accostano al cyber punk sono Elliot Shap e Trent Reznor. Il primo si definisce come un “topo raccoglitore” di spazzatura tecnologica che poi riassembla per creare tecnostrumenti nuovi. Lui vuole mettere in risalto l’eccesso dei cambiamenti tecnologici. In tutta la sua opera c’ è una costante ossessione per gli abusi di potere  e le reti di controllo.

*Gli elementi di controllo( il governo, la polizia  e l’esercito, le chiese i media di intrattenimento e informazione, le istituzioni scolastiche , l’aristocrazia) continuano a rafforzare il loro già enorme dominio su ciò che la gente fa e pensa, non tanto con mezzi espliciti (anche se indubbiamente vengono messi in pratica anche questi ) quanto selezionando negativamente e abbassando la capacità degli esseri umani di elaborare informazioni e ricavarne le conseguenze.

E’ contro tutto questo che dobbiamo combattere. Trent Reznor del complesso dei Nine Inch Nails nelle sue canzoni parla di spleen adolescenziale e dell’esistenzialismo adolescenziale, inoltre abbiamo erotismo meccanico , odio del corpo, controllo sociale e timore di venir rimpiazzati dalle macchine. Il suo video Happines in Slavery si colloca bene  nella tradizione cyber horror di cui sono stati pionieri  h.r. Giger,lo scrittore e regista inglese Clive Barker nei suoi film Hellraiser. Happines concretizza un ricorrente incubo della cybercultura l’imminente obsolescenza dell’umanità. Il cyberpunk si è appropriato “dello stile trasgressivo del punk, delle sue spinte anarchiche, dei suoi ritmi al crystal, e del motivo centrale della vittima alienata che, in un gesto di sfida , usa l a tecnologia per fare saltare in aria tutti quanti. I cyberpunk sono stati la prima generazione di artisti , cresciutaimmersa nella tecnologia ma anche nella cultura popolare, nei valori e nell’estetica  della controcultura associata con l’esperienza della droga , il punk rock, i videogame , i fumetti Heavy Metal e i film di fantascienza/horror/splatter di Gorge Romero, David Cronenberg e Ridley Scott, il cyberpunk viene dalla fusione tra hacker e cocker. Il fatto più negativo viene messo in luce da Mtv la tv internazionale che si appropria della bandiera di ribellione adolescenziale ma svuotandola, infatti Mtv trasforma la ribellione in puro divertimento, svotandola di qualsiasi significato solo per lucrare. Questa tv si rifà spesso ad ideali degli anni 60 ma li svuota li trasforma in spettacolo, abbiamo così la rifunzionalizzazione del rock che viene trasformato in “musica dell’isolamento tecnologico”, ascoltata da soli, in modo passivo. Lo scrittore Miller fa notare che la decisione di Mtv di iniziare le trasmissioni mandando in onda Video Killed the Radio Stars dei Buggles si è dimostrata profetica.: Miller sostiene che la tecnologia ha contribuito ad addomesticare il rock. La musica oggi viene programmata e ricevuta in solitudine da milioni di persone immobili a guardare la tv , o intenti in macchina a raggiungere il posto di lavoro, o collegate ai walkman, o sedute a fare da “spettatori silenziosi “ perfino nei concerti dal vivo. Come abbiamo già visto , Sterling apprezza gli stessi sviluppi che secondo Miller stanno sottraendo al rock quell’impulso ribelle tanto caro ai cyberpunk. Va notato che come dice Dery “ per svolgere con successo il compito di consegnare gli ascoltatori agli sponsor e alle compagnie discografiche, Mtv deve incoraggiare punti di vista controculturali e anti-estabilishment”Mtv è simultaneamente impegnata sia a riassorbire sia a promuovere il dissenso.Insomma sono tanti gli interessi in gioco  e tanti gli interessati al gioco e quindi non resta che aspettare e vedere cosa accadrà, ma nel frattempo fare controcultura e informazione su questi mali è sicuramente la mossa migliore.

 

 

 

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