L'intelligenza collettiva, pharmakon della cybercultura

Il cyberspazio in quanto supporto dell'intelligenza collettiva è dunque una delle principali condizioni del suo sviluppo. Tutta la storia della cybercultura dimostra ampiamente questo processo di retroazione positiva, vale a dire di autoconservazione della rivoluzione delle reti digitali. È un fenomeno complesso e ambivalente. Anzitutto, la crescita del cyberspazio non determina automaticamente lo sviluppo dell'intelligenza collettiva, le fornisce soltanto un ambiente propizio. In effetti, nell'ambito delle reti digitali interattive, si vedono sorgere anche nuove forme? - di isolamento e superlavoro cognitivo (stress da comunicazione e da eccesso di permanenza allo schermo); - di dipendenza (dalla navigazione o dal gioco nei mondi virtuali); - di prevaricazione (rafforzamento dei centri decisionali) e di controllo (predominio quasi monopolistico dei colossi economici su importanti funzioni della rete ecc.); - di sfruttamento (in certi casi di telelavoro controllato o di trasferimento di attività produttive nel Terzo mondo); - e anche di stupidità collettiva (chiacchiera, rumore, conformismo della rete e delle comunità virtuali, accumulazione di dati privi di contenuto informativo, "televisione interattiva"). Inoltre, anche nel caso in cui determinati processi d'intelligenza collettiva si sviluppino effettivamente grazie al cyberspazio, essi hanno tuttavia come significativo effetto collaterale un'ulteriore accelerazione del ritmo di cambiamento tecnosociale, cosa che rende ancora più necessaria la partecipazione attiva alla cybercultura, se non si vuole essere messi da parte, e tende a escludere in maniera ancora più radicale chi non è entrato nel ciclo positivo del mutamento, della sua comprensione e della sua assimilazione attiva. Per il suo aspetto partecipativo, socializzante, emancipativo e di soppressione degli steccati, l'intelligenza collettiva aperta dalla cybercultura costituisce uno dei migliori rimedi al ritmo destabilizzante, e talvolta escludente, del mutamento tecnico. Ma, nel contempo, l'intelligenza collettiva lavora attivamente all'accelerazione di questo mutamento. In greco antico, la parola pharmakon (da cui deriva l'italiano farmacia) designa tanto il veleno quanto il rimedio, l'antidoto. Novello pharmakon, l'intelligenza collettiva che la cybercultura favorisce è al contempo veleno per chi non vi partecipa (e nessuno può parteciparvi completamente a causa della sua vastità e multiformità) e antidoto per chi si immerge nei suoi vortici e riesce a controllare la propria deriva all'interno delle sue correnti.

Tratto dal libro Cybercultura di Pierre Levy'. Capitolo:Le tecnologie hanno un impatto?