L'accelerazione del
mutamento tecnico e l'intelligenza collettiva
Se si è interessati anzitutto
al suo significato per gli uomini, può sembrare che, come suggerivo prima, il
digitale, fluido e in perenne mutamento, sia sprovvisto di un'essenza stabile.
Ma, in effetti, la velocità di trasformazione è già di per sé una costante -
paradossale - della cybercultura. Ciò spiega in parte la sensazione di impatto,
esteriorità ed estraneità che proviamo quando tentiamo di cogliere il contemporaneo
andamento delle tecniche. Per l'individuo, il cui metodo di lavoro subisce una
modificazione repentina, per la professione improvvisamente coinvolta in una
rivoluzione tecnologica che ne rende obsoleti i saperi e le abilità pratiche
tradizionali (tipografo, impiegato di banca, pilota di linea) - e addirittura
l'esistenza stessa come mestiere -, per le classi sociali e le regioni del mondo
che non partecipano al fermento dell'invenzione, alla produzione e all'assimilazione
ludica dei nuovi strumenti digitali, per tutti questi soggetti, l'evoluzione
tecnica si configura come manifestazione di un "altro" minaccioso. A dire il
vero, ciascuno di noi si trova più o meno nella stessa condizione di spossessamento.
L'accelerazione è talmente forte e generalizzata che anche i più "addentro"
si sentono, in misura diversa, travolti e non all'altezza del cambiamento, perché
nessuno può partecipare attivamente alla creazione delle trasformazioni dell'intero
complesso delle discipline tecniche e neppure seguirle da vicino. Ciò che va
correntemente sotto il nome di "nuove tecnologie" comprende infatti la multiforme
attività di svariati gruppi umani, un complesso divenire collettivo che, nella
fattispecie, si concretizza in supporti hardware, programmi informatici e dispositivi
di comunicazione. È il processo sociale in tutta la sua opacità, ossia l'attività
degli altri, a tornare verso l'individuo sotto le spoglie estranee e disumane
della tecnica. Quando gli "impatti" risultano negativi, di fatto bisogna incriminare
l'organizzazione del lavoro e i rapporti di forza o, anche, l'inestricabile
complessità dei fenomeni sociali. Allo stesso modo, quando gli "impatti" saranno
ritenuti positivi, con ogni evidenza non sarà la tecnica ad avere la responsabilità
del successo, ma quanti hanno ideato, realizzato e utilizzato determinati strumenti.
In questo caso, la qualità del processo di appropriazione (vale a dire in fin
dei conti la qualità dei rapporti umani) è spesso più importante delle particolarità
sistemiche degli oggetti, per quanto i due aspetti non siano separabili. Insomma,
più il cambiamento tecnico è rapido, più sembra provenire dall'esterno. Inoltre,
il senso di estraneità cresce con la separazione delle attività e l'opacità
dei processi sociali. È qui che entra in gioco con un ruolo centrale l'intelligenza
collettiva, uno dei principali motori della cybercultura. In effetti, la messa
in sinergia delle competenze, delle risorse e dei progetti, la costituzione
e la conservazione dinamica di memorie comuni, l'attivazione di modi di cooperazione
flessibili e trasversali, la distribuzione coordinata di centri decisionali
si oppongono alla separazione netta delle attività, agli steccati, all'opacità
dell'organizzazione sociale. Più si sviluppano processi d'intelligenza collettiva
- cosa che presuppone evidentemente la messa in questione di diversi poteri
- più e meglio gli individui e i gruppi si appropriano dei cambiamenti tecnici,
meno l'accelerazione del movimento tecnosociale ha effetti di esclusione o umanamente
distruttivi. Ora, il cyberspazio, dispositivo di comunicazione interattivo e
comunitario, si presenta proprio come uno degli strumenti privilegiati dell'intelligenza
collettiva. È grazie a esso che, per fare un esempio, gli organismi di formazione
professionale o d'insegnamento a distanza sviluppano sistemi di apprendimento
cooperativo in rete. Le grandi imprese creano dispositivi informatizzati di
supporto alla collaborazione e al coordinamento decentrato (i groupwares o software
collettivi). I ricercatori e gli studenti di tutto il mondo si scambiano idee,
articoli, immagini, esperienze e osservazioni nell'ambito di newsgroup organizzati
da diversi centri d'interesse. Gli informatici dispersi sul pianeta si vengono
reciprocamente in aiuto per risolvere problemi di programmazione. Lo specialista
di una data tecnologia aiuta il neofita, mentre un altro specialista a sua volta
lo inizia a un ambito in cui è meno esperto?