Con l’uomo Cro Magno, la cultura umana si espresse in modo più artistico, perché i suoi dipinti rappresentarono il primo tentativo di raccogliere informazioni, come una sorta di anticipazione alla scrittura.

A differenza dei primi ominidi, l’uomo Cro Magno, aveva una struttura del teschio, la lingua, e la laringe molto simili alle nostre, quindi appare ovvio che avesse la capacità di parlare.

Sembra quindi che, la parola e il linguaggio siano nati in un’epoca compresa tra 35.000 e 40.000 anni fa.

L’uomo Cro Magno, fece la sua comparsa quando la popolazione di Neanderthal era già presente e ben radicata nella sua stessa area geografica.

Quando la popolazione di Cro Magno ampliò il linguaggio verbale, acquistò un vantaggio determinante sui vicini. L’uomo Cro Magno poteva elaborare piani e concetti, coordinare le battute di caccia, difendersi con più successo e sfruttare meglio i territori di caccia. Inoltre trasmise le tecniche ai discendenti per conservare il cibo, per proteggersi dal freddo dell’inverno e in generale dagli ostacoli che rendevano difficile la sopravvivenza.

L’uomo di Neanderthal invece continuò nell’era dei segni e dei segnali, con tutti i limiti che esso comportava.

L’uomo Cro Magno continuò a realizzare le tecniche per diventare agricoltore. L’agricoltura per un periodo di tempo si alternò con il nomadismo, poi a partire dal 65.000 a.C. circa, predominarono l’agricoltura stanziale e la vita sedentaria di villaggio.

Le parole, i numeri, le regole ed il linguaggio, misero gli esseri umani nelle condizioni di affrontare il loro ambiente in modo assolutamente non realizzabile nella vita dell’era dei segni e dei segnali. Essi, quindi, attraverso i nuovi sistemi di comunicazione, potevano memorizzare, trasmettere, ricevere e comprendere messaggi di una certa complessità.

Con il passaggio della comunicazione orale si consentì ai cambiamenti dell’esistenza umana.

Non fu il linguaggio da solo a rendere possibile tutto ciò, ma senza linguaggio sicuramente tutto questo sarebbe stato impossibile.