Il video comincia ad essere ampiamente utilizzato in Europa e negli Stati uniti, solo alla fine degli anni Sessanta; in un clima artistico in cui il concetto di opera d'arte è rimesso completamente in discussione.
Le tendenze artistiche di questo periodo (Land Art, Body Art, Minimalismo, Arte Povera ecc…) affermano una nuova dimensione estetica e una dilatazione spazio-temporale dell'oggetto artistico.
La videoarte nasce in questo periodo dove la tecnica tradizionale è rifiutata a favore delle sperimentazioni di novi mezzi.
Lo sviluppo tecnologico apre agli artisti nuove possibilità per la sperimentazione, così come accadde con l'avvento della fotografia. L'opera d'arte esce dagli schemi tradizionali così come la figura dell'artista assume un ruolo diverso.
Il video per gli artisti è stato strumento di ricerca più che codice di un nuovo genere o disciplina. L'utilizzo che gli artisti hanno fatto di questo apparecchio non rispetta la convenzione del video inteso come mezzo di comunicazione ma nella loro ricerca assume un ruolo diverso, diventa un dispositivo per la produzione di nuove immagini.
Il televisore, è visto come l'emblema dell'incomunicabilità e della violenza nei confronti del telespettatore che è sottoposto passivamente ai messaggi senza poter intervenire.
Il processo di scambio d'informazione non procede nei due sensi ma è diretto "verticalmente" da una fonte.
I videoartisti si ribellano all'uso massificante dei media, stravolgendo l'immagine elettronica, distruggendo emblematicamente la televisione.

 

USO COLLETTIVO DEL MEDIA TELEVISIVO

In opposizione all'uso massificante della televisione, il video-tape diventa un mezzo di controinformazione di carattere sociale e politico, gestito da gruppi emergenti nei movimenti di contestazione della fine degli anni settanta.
La TV è autogestita dagli artisti, nel 1967 la fondazione Rockefeller mette a disposizione i fondi per far nascere un programma televisivo a circuito cittadino l'WGBH di Boston, successivamente nascono la WNET di New York e la KQUED TV di San Francisco.
Negli Stati Uniti e in Canada nascono i collettivi video, dove le apparecchiature e le conoscenze tecniche sono messe in comune per la realizzazione di progetti, documentazioni e ricerche. I nomi più noti sono Video freex, People's Theater, Global Villane, Raidance Corporation, Ant Farm ecc…
Dal 1970 a New York apre "The Kitchen", un centro multimediale in proprio, fondato dai Vasulka e Bill Etra; vista la limitatissima libertà concessa agli artisti e il disaccordo tra la televisione commerciale e il video militante.
Nello stesso anno accanto alle stazioni televisive si affiancano gruppi politici: Ira Schneider fonda Radical Softwar, la rivista del movimento underground americano dove sono spiegati i metodi d'uso alternativo e politico del video-tape e nel 1971 viene pubblicato "Guerrilla Television", manifesto del video di movimento scritto da Micheal Shamberg. L'obiettivo della video Guerrilla è quello di offrire un'informazione differente da quella distribuita dai canali commerciali. C'è l'esigenza di costruire una televisione decentralizzata fatta dalla dalla gente per la gente, dando coì una visione reale, dall' interno , introducendosi in ambienti dove il cameraman delle stazioni commerciali, dotato di un equipaggiamento professionale ed ingombrante è tenuto lontano. I loro lavori offrono così una visione reale del caos e delle battaglie politiche, svalutando allo stesso tempo le fasulle trasmissioni del potere. Si arriva aleggere e vedere le cose direttamente senza la mediazione del regista; si vuole dare una testimonianza senza interferire su ciò che è documentato.
Il montaggio, infatti, spesso è assente o talvolta costruito in macchina. Il mezzo diventa un obiettivo di lotta e s'impone come lavoro creativo e politico. Chi lavora nel video, lavora contro la televisione (la televisione come istituzione non come linguaggio). Negli anni ottanta c'è una maturazione, nessun videoartista si è sentito più di dover dichiarare che lavora contro la televisione. Spesso si è tenuto a distinguere tra video e televisione ma ad affermare anche che la televisione può essere un canale approfondito per la circolazione e la ricerca video. La televisione ha cominciato a guardare con maggiore curiosità e interesse alla produzione videografica, inserendo nei suoi palinsesti realizzazioni sperimentali di artisti.
Troviamo un modello di opera d'arte collettiva nella realizzazione dello spagnolo Antoni Muntadas : "The file room" del 1993/94.
Questa è una delle più precoci sperimentazioni d'artista su Internet.
Il progetto ha come obiettivo principale la discussione sull'idea di censura culturale; oggetto di importanti battaglie civili.
Questo progetto è nato da un episodio vissuto direttamente dall'artista: la Tv Spagnola gli commissionò un programma televisivo ma questo poi non fu mai trasmesso. L'artista sentendosi frustrato per essere stato soggetto ad una forma di censura pensò che fosse importante reagire creando un lavoro che allontanasse la sua frustrazione e al tempo stesso desse ad altre persone la possibilità di parlare di altri episodi di censura.
Infatti questo progetto ha ragione di esistere solo come lavoro collettivo di un work in progress e basato sulla libertà d'informazione. L'archivio è tuttora attivo e accessibile all' indirizzo www.thefileroom.org; è stato realizzato nel corso di questi anni grazie al continuo apporto degli utenti impegnati nella segnalazione di tutti i casi noti di censura culturale della storia.