CHE FARE?
 
L'integrazione dell' economie e di sistemi di comunicazione introduce nuove diseguaglianze tra paese o regioni, e entro i gruppi sociali. Il concetto di "comunicazione-mondo" vuole rendere conto di queste logiche di esclusione. Al contrario di quelle che vorrebbe far credere la rappresentazione "ugualitarista e globalista" del pianeta tale concetto permette di analizzare la mondializzazione in atto senza mitizzarla, cioe' nella sua concretezza storica, riconnettendosi con la storia degli scambi mondiali ai loro differenti livelli: la reti intrecciate come sono nella divisione internazionale del lavoro, danno un ordine gerarchico allo spazio e conducono alla polarizzazione sempre piu' intensa fra il/i centro e la/le periferie. Dappertutto nuove forme di concorrenza contrappongono fra loro i territori, introducendo modi diversi di sfruttarne le potenzialita'. Nell'organizzazione degli spazi economici e nella battaglia per l'utilizzo ottimale dei territori, operando due tendenze contraddittorie: da un lato un processo di trasferimento/impianto verso le aree di manodopera a basso costo dall'altro un processo di addensamento e di concentrazione degli impianti su territori vocati all'innovazione, ricchi di competenze diversificate, ad alta densita' tecnologica. Constatazioni di questo genere sono alla base delle geostrategie di segmentazione, o di creazione di "comunita' di consumatori" elaborate dal marketing.


Questo tipo di ricerca del destinatario del messaggio indipendentemente dalle frontiere non fa che consacrare un squilibrio struttuarale: da un lato la proliferazione dei simboli, riconoscibili da tutti, della cultura globale e dall'altro la riduzione del numero dei reali beneficiari dei beni di consumo e dei modi di vita che i suoi vari strumenti fanno balenare. Esiste quindi un concreto problema per il quale i paesi che non potranno approfittare di questa grande onda di cambiamento tecnologico rischiano di esserne travolti. In una situazione planetaria, fatta di incessanti flussi migratori, verso i paesi piu' sviluppati, inquinamento ambientale piu' selvaggi, fanatismi religiosi, il pericolo riaffacciarsi di incubi xenofobi, un dilagare continuo della criminalita', la cieca fiducia nelle nuove tecnologie della comunicazione globale nasconde tuttavia un rischio ancor piu' preoccupante: Lester R. Brown responsabile del principale centro internazionale di ricerca ecologiche afferma che "si tende a dimenticare troppo spesso che gli ecosistemi sono alla base dell'economia mondiale, e che, quali che siano le possibilita' teoriche di sviluppo delle telecomunicazioni e dell'informatica, se la produttivita' dell'ecosistema diminuisce, peggiorano anche le prospettive dell'intera economia mondiale. Dobbiamo quindi ripensare l'organizzazione del nostro sistema economico e i suoi valori. i nostri modelli ed il nostro stile di vita.

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