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Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete

 

di A. Di Corinto e T.Tozzi

 

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3.4.5. La Liberazione del Software

 

Uno dei principali obiettivi dei movimenti è stato quello di far condividere le risorse disponibili nel mondo al maggior numero di persone possibile. Per fare ciò, come si è già spiegato, i movimenti hanno sviluppato pratiche talvolta legali, altre volte illegali per redistribuire le risorse disponibili. Laddove invece le risorse non esistevano, i movimenti si sono attivati per crearle e quindi condividerle.

Nel capitolo precedente abbiamo classificato la distribuzione delle risorse come distribuzione dei saperi (contenuti), di competenze (know how) e di strumenti (hardware e software). In questo paragrafo affronteremo più da vicino le vicende legate alla creazione e distribuzione del software.

 

"La pratica dell'hacking nasce alla fine degli anni '50 presso il Massachuttes Institute of Technology. (...) Andando avanti nel tempo, [gli hacker] furono coloro che per primi incominciarono a duplicare i programmi. Questa, che in realtà è un tipo di pratica che nel tempo si può leggere sotto diversi punti di vista, inizialmente aveva un fortissimo senso sociale" (Guarneri, 1997. Per una storia approfondita del fenomeno vedi Levy S., 1996).

 

Gli hacker del MIT non si limitavano a duplicare 50 e diffondere software, chiavi o manuali. Gli hacker del MIT erano delle menti vivaci che si preoccupavano di creare loro stessi il software laddove se ne riscontrava l'assenza. Per questi ed altri motivi non amano essere definiti dei Robin Hood tecnologici.

Dagli anni sessanta in poi la storia dell'informatica è costellata di un'infinità di galassie hacker (individui, collettivi, gruppi e movimenti veri e propri) che realizzeranno il software base per far funzionare sia i personal computer che le reti telematiche.

Uno dei momenti più alti nella creazione e condivisione del software è stato quando ciò è avvenuto attraverso meccanismi di cooperazione collettiva, una diffusione libera e gratuita e  la creazione di gruppi di difesa di tali pratiche.

R. Stallman 51, che entra al MIT nel 1971 sarà uno dei principali artefici e promotori delle pratiche di condivisione del software.

 

Nel 1969 Dennis Ritchie e Ken Thompson, nei laboratori Bell della At&t, sviluppano il sistema operativo UNIX, destinato a diventare nel giro di poco tempo uno standard all'interno dei principali centri universitari e scientifici (Gubitosa, 1998).

Nel 1977, B. Joy crea BSD Unix. BSD sta per Berkeley Software Distribution. Il BSD Unix sarà uno dei passi avanti, insieme al progetto GNU di Stallman, verso la creazione di un sistema operativo alternativo a Unix, non proprietario, libero e realizzato collettivamente, ovvero Linux (Himanen, 2001, pag. 135 e 155. Altri dettagli in McKusick, Twenty Years of Berkeley Unix: From AT&T Owned to Freely Redistributable, in DiBona et al., 1999).

Tra il 1982 e il 1983, attraverso un'operazione di hackeraggio Stallman fa cooperare indirettamente due aziende concorrenti che producono macchine Lisp. Nel 1983 Stallman partecipa alla scrittura di "The Hacker's Dictionary", a cura di E. Raymond, che è la versione cartacea di The Jargon File.

Nel 1983 Stallman lascia il MIT per avviare la creazione di una versione libera del sistema operativo Unix: "GNU" che è un acronimo che sta per Gnu's Not Unix.

GNU è un progetto che ha per obbiettivo quello di costruire un software simile a Unix, ma libero e senza segreti, il creare cioè "un sistema operativo senza copyright che la gente possa usare per migliorare e così facendo stabilire una comunità mondiale di persone che condivida software" (R. Stallman in Scelsi, 1994, pag. 154).

Stallman reagiva in questo modo contro la chiusura del codice sorgente del software quando la AT&T decise di commercializzare Unix. Stallman considerava GNU come il successore spirituale del sistema operativo open-source ITS (Incompatible Time-sharing System) progettato dagli hacker del Mit già alla fine degli anni sessanta.

Il 27 ottobre 1983 Stallman inviò questo messaggio ai newsgroup net.unix-wizards e net.usoft: "Liberate Unix! Voglio iniziare questo Giorno del Ringraziamento scrivendo un intero sistema software compatibile con Unix chiamato GNU (che sta per 'GNU'S Not Unix') e distribuirlo gratuitamente a tutti coloro che lo vogliano usare. Saranno di grande aiuto contributi in termini di tempo, denaro, programmi ed equipaggiamenti". Nel 1985 Stallman trasformò questo messaggio in una vera e propria dichiarazione di principi hacker: "The GNU Manifesto" (Tr. It. in Scelsi, 1994). Vi si legge: "GNU non è di 'dominio pubblico'. A chiunque sarà permesso di modificare e ridistribuire GNU, ma a nessun distributore sarà permesso di limitare la sua ulteriore distribuzione. In altre parole, modifiche proprietarie non saranno permesse. Voglio essere sicuro che tutte le versioni di GNU rimangano libere. Perché molti altri programmatori vogliono dare il loro aiuto" (Scelsi, 1994, pag. 171). In tal modo gettava le basi del "free software" e della licenza GPL (General Public License, vedi Appendice: Classificazione del software libero) che impone la massima libertà nell'uso e distribuzione del software GNU. Le creazioni più conosciute del progetto GNU sono gli Emacs, un editor apprezzato da molti hacker, e GCC (GNU code compiler), un compilatore di linguaggio usato dagli hacker di Linux. 52

Con la nascita del progetto GNU Stallman fonda a metà degli anni ottanta la Free Software Foundation. "La Free Software Foundation è stata fondata da Richard Stallman. Essa si dedica all'eliminazione delle restrizioni circa la copia, redistribuzione e modifica del software. (...) La fondazione lavora per fornire tali libertà sviluppando alternative compatibili e "free" al software proprietario" (Scelsi, 1994, pag 157. Per ulteriori informazioni scrivere a gnu@prep.ai.mit.edu).

 

Nel 1984 R. Stallman scrive la Letter to ACM Forum in cui si raccomanda di definire crackers e non hackers coloro che infrangono i sistemi di sicurezza informatici.

E' evidente che, come si diceva nel precedente paragrafo, sta avvenendo in quel periodo una strana manovra con cui si cerca di confondere gli sforzi libertari di situazioni come quella della Free Software Foundation con attività criminali di intrusione nei sistemi informatici o copia del software realizzate a scopo di lucro. Il copyright sul software è lo strumento sia simbolico, che giuridico, sulla cui base una parte della nuova economia americana sta fondando il suo impero. Sarà uno degli strumenti attraverso cui "controllare" la colonizzazione e lo sviluppo di una fetta dell'economia di buona parte del mondo. Uno degli strumenti "legali" che sarà collegato ad una forte azione di protezionismo del governo verso le sue principali società del settore, e ad un uso dei "muscoli" nelle attività di repressione. Stallman farà negli anni a seguire una costante attività di promozione e difesa dei diritti digitali legati alla distribuzione libera del software 53.

Nel 1989 fonda The League for Programming Freedom (http://lpf.ai.mit.edu/), una organizzazione che si oppone ai brevetti sul software e al copyright sulle interfacce. Annovera fra i suoi membri M. Minsky, J. McCarthy e R. S. Boyer. "La League for Programming Freedom (Lega per la Libertà della Programmazione) è un'organizzazione costituita da una base di professori, studenti, uomini d'affari, programmatori e utenti votati a riottenere la libertà di scrivere programmi, che essi contestano essere stata persa da molti anni. La League non si oppone al sistema legale proposto dal Congresso, cioè il copyright su singoli programmi. Il loro fine è di ribaltare i recenti cambiamenti apportati dai giudici in risposta a interessi particolari, spesso rifiutando esplicitamente i principi di pubblico interesse della Costituzione. La League si adopera per l'abolizione dei nuovi monopoli pubblicando articoli, parlando con funzionari pubblici, boicottando eminenti colpevoli e in futuro potrebbe intervenire in casi giudiziari" (Scelsi, 1994, pag. 111).

Nel 1991 L. Torvalds realizza Linux che rappresenta in modo esemplare i principi della Free Software Foundation (vedi capitolo 1).

 

Le lotte per la liberazione del software troveranno seguaci in tutto il mondo. Fin dagli anni ottanta fioriranno numerosissimi i gruppi, le associazioni, i collettivi, ecc., che portano avanti una battaglia all'insegna del software libero e del no copyright in tutto il globo e dunque anche in Italia.

Una pietra miliare nel settore in Italia è la pubblicazione nel 1994 del libro "No copyright. Nuovi diritti nel 2000", a cura di Raf "Valvola" Scelsi del gruppo Decoder. Un luogo di intensa attività e discussione in Italia su questi temi è invece la mailing list "cyber-rights" disponibile sul sito www.ecn.org, creata (1996) e moderata da Ferry Byte del gruppo Strano Network. Da settembre 1999 si sono costituiti in Italia i seguenti Hack-Lab: Hack-Lab Firenze, LOA Hack-Lab Milano, Media-Lab Catania, VR Hack-Lab Verona, SV Hack-Lab Savona e Hack-Lab Roma (collettivo Avana).

 

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