Conclusioni

The Well è stato il primo tentativo di creare una comunità nel cyberspazio e quello fino ad ora di maggior successo. Questa comunità virtuale risponde ancora a quelle che sono le prerogative fondamentali di una "comunità", riesce a dare ai suoi membri un vero e proprio senso di appartenenza.
The Well è considerato come uno dei luoghi di incontro on-line più disinibiti, intelligenti e iconoclastici, da più di dodici anni è frequentato da Net-citizen(12) comuni, ma anche da scrittori, artisti, educatori e attivisti di varia natura. E' sugli standard elevati di comunità come The Well che in tutto il mondo sono sorte comunità che ospitano interessanti conferenze telematiche, come l'italiana "Città Invisibile".
The Well è una sorta di amico sempre presente, è incoraggiante sapere che, a qualsiasi ora, con qualsiasi problema, basta accendere il proprio computer per trovarsi davanti tutte le risposte ai nostri problemi, è un universo aperto dove puopi trovare senza difficoltà amici nuovi, sicurezza e accoglienza.
Questa comunità virtuale è un meraviglioso villaggio elettronico dove tutte le persone del mondo possono parteciparvi: da Tokyo a San Jose, da Parigi a San Francisco.
Al giorno d'oggi The Well vanta più di 11.000 utenti ed è considerata una riunione on-line come nessun altra.
Howard Rheingold, giornalista e scrittore della Bay Area di San Francisco, pubblicò il suo libro Comunità virtuali nel 1992. Si ispirò largamente alla sua esperienza diretta - reale e virtuale - di relazioni personali all'interno della prima e da allora più famosa tra le comunità on line, The Well: il nome deriva dall'esperienza editoriale Whole earth catalog e Well infatti significa "Whole earth 'lectronic link", un servizio on line locale, attivo fin dalla metà degli anni Ottanta a Sausalito. L'accoppiata di due parole di successo, "comunità" e "virtuale", e la novità dell'esperienza resero il libro giustamente famoso, un testo di riferimento per chiunque, un modello cui ispirarsi.
Da allora molte cose sono cambiate, e non tutte in positivo. Lo stesso Rheingold ha vissuto e documentato le difficoltà crescenti di The Well, ha poi fondato una sua nuova comunità di "menti elettriche", ma anche questa si è trovata rapidamente senza i fondi per proseguire ed è stata venduta. Adesso gestisce una sua comunità personale, chiamata Brainstorms. Nel giugno di quest'anno, intervenendo a un convegno della Bbc dedicato alle comunità di rete e al loro impatto sulla sfera pubblica, ha scritto tra l'altro: "Negli anni ho imparato che le comunità virtuali non sono la norma ma l'eccezione e che esse non crescono automaticamente, ma devono essere coltivate. Chiunque pensi che basti aggiungere delle stanze di discussione o delle bacheche elettroniche alle proprie pagine web per vedere fiorire una comunità, si candida a un sicuro fallimento". Nessuna meraviglia, del resto: anche nel mondo reale ogni esperienza di relazione tra le persone richiede un alto investimento di tempo e di risorse prima per crescere, e poi per consolidarsi. Vale per un circolo del bridge come per un'associazione di genitori; per gli abitanti di un quartiere come per coloro che vogliano impedire la caccia delle balene a scala mondiale.

 

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