-MUSICA
ELETTRONICA
. lS
2F M
In seguito
allesperienza milanese presso lo studio di fonologia della RAI, Grossi
decide di istituire a Firenze lo studio S 2F M (Studio di Fonologia Musicale
di Firenze) in cui lavoreranno nel corso degli anni sia compositori come Vittorio
Gelmetti, Albert Mayr, Jhon Phetteplace, Giuseppe Chiari, sia tanti giovani
studenti. Una delle rare documentazioni del lavoro di quegli anni è rappresentata
dal libro-disco curato dal compositore fiorentino Daniele Lombardi nel 1986
per la collana La Musica-trimestrale di musica contemporanea. Il disco
allegato contiene le musiche di Grossi, Mayr, Befani, Gelmetti e Chiari. Lapproccio
dei lavori realizzati in quegli anni è assai radicale: il work-in-progress
è assunto come principio operativo, ogni opera è continuamente soggetta a
variazioni: opera aperta. Si presentano, inoltre, i lavori
sotto lunica sigla dello studio proponendo nuove forme di ascolto attraverso
la realizzazione di installazioni sonore in gallerie, musei, luoghi architettonici
particolari. In questo periodo nascono pezzi elettronici molto importanti
come P4M3 (1963), Progetto 4 (1964), Tetrafono
(1965) e Collage (1968). Il Maestro
rimane molto colpito, durante lesperienza milanese, dal fatto che degli
strumenti suonino mentre lui si occupa di altro, cosa assai insolita: sentire
immediatamente realizzata unidea musicale ( rivoluzionario come avvenimento,
se si pensa che fino a quel momento veniva usato il pentagramma per scrivere
musica, per poi affidarsi allesecutore, sempre nel caso che ve ne fosse
uno a disposizione). Questo
era per me un passo estremamente importante. Il compositore aveva un progetto,
lo preparava, lo ascoltava, lo accettava o lo rifiutava, immediatamente!
Inoltre si poteva accedere ad un mondo sonoro che gli strumenti tradizionali
non davano, a cominciare dal rumore bianco; poi, oltre al rumore bianco e
alle sue variazioni ottenute per filtraggio si potevano ottenere facilmente
tutte le combinazioni di suoni e intervalli, impostando i vari oscillatori
alle frequenze opportune. Gli oscillatori erano infatti dotati di una scala
continua per le altezze. Dunque tutto questo si poteva fare. Era una situazione
nuova, di difficile realizzazione con strumenti tradizionali. Essendo io di
natura abbastanza introversa, vidi in questi strumenti la possibilità di lavorare
privatamente. Quindi andai avanti. Mi feci dare parte della liquidazione del
Teatro Comunale e acquistai una serie di strumenti elettronici simili a quelli
che avevo visto a Milano. [
] Lo studio era nella mia attuale sala da
pranzo; per allestirlo mi feci aiutare da due tecnici che mi avevano costruito
gli oscillatori, altri apparecchi li avevo comprati, alla fine riuscii ad
avere complessivamente sedici oscillatori, alcuni filtri, un frequenzimetro,
un generatore di rumore bianco ed una serie di buonissimi magnetofoni. Nel 1965 lallora direttore del Conservatorio di Firenze si mostra interessato alla proposta di Grossi di mettere lintero studio a disposizione della scuola, ciò comprende anche la realizzazione di un corso sperimentale di Musica elettronica alla cui cattedra il Maestro si candida con entusiasmo: così, dietro autorizzazione ministeriale, gli apparecchi di Grossi entrano in Conservatorio. Per rendere nota liniziativa viene preparato anche un manifesto con un disegno di Fernando Farulli e molti rispondono positivamente. La strumentazione viene incrementata, alcune apparecchiature sono progettate da due tecnici, Paolo Dal Canto e Luigi Pelosini; vi si aggiunge anche uno strumento eccezionale che, commissionato da Grossi stesso ai tecnici RAI, può gestire la velocità del magnetofono. Degli strumenti di allora sono rimasti otto oscillatori, tutti in un unico rack, con il frequenzimetro, il generatore di rumore e il miscelatore. Era un apparato che allora poteva servire egregiamente per fare certi lavori, per cominciare e per avere unidea, se si pensa poi che correva lanno 1963 . . |