ARTE

Secondo alcune storiografie, nel 1993 si è festeggiato il trentennale della nascita della "video arte", riconoscendo il primato dell'intervento artistico sul mezzo televisivo all'azione di Nam June Paik e Wolf Vonstell alla galleria Parnass di Wuppertal, nel 1963.
Secondo altri tutto avrebbe inizio nel 1965 dopo la messa in commercio da parte della Sony dei primi video- registratori portatili con telecamera, i famosi "Portapak" con relativo acquisto di Paik.

Per altri ancora, tutto potrebbe risalire al primo Manifesto dello Spazialismo, del 1950, in cui Lucio Fontana auspicava un'arte che superasse i propri confini concettuali e spaziali per diffondersi via etere.
Il video secondo gli artisti compare, in ogni caso come cattiva coscienza della televisione quale mezzo di comunicazione di massa, e come tale si è evoluto nel tempo, poiché ci si aspettava da questo mezzo, l'invenzione del teletattilismo il teleprofumo e il telesapore .
Con la nascita della video arte l'interesse degli artisti si sposta verso il mondo reale, verso gli oggetti che lo popolano e le dinamiche sociali, non è più un'arte come espressione della soggettività dell'artista "eroe" associata all'espressionismo astratto ma si rifà bensì all'artista come "autore" soggetto dell'opera.
La creazione dell'opera subisce un generale riorientamento, cambiano infatti i luoghi d'arte, si esce dalla galleria per invadere gli spazi della vita di tutti i giorni, utilizzando come oggetti artistici, strumenti di uso quotidiano.
La novità non consiste nella presenza fisica di un oggetto nell'opera ma nel rapporto che viene instaurato con l'oggetto stesso.


In ogni caso, i musei si aprono al video e quindi alla video arte solo in seguito, (circa negli anni sessanta) al suo avvenuto riconoscimento in quanto forma d'arte all'interno di numerose mostre nelle gallerie di New York.
La storia del video è stata scritta soprattutto negli Stati Uniti e nonostante l'immediato interesse nei confronti del mezzo da parte degli operatori artistici europei, legato a figure di primo piano come Gerry Schum in Germania e Luciano Giaccari in Italia.
La video arte può essere considerata come un gesto che chiede all'occhio di, partecipare all'opera stessa.
Infatti nelle video installazioni l'artista utilizza il corpo dello spettatore come materiale del proprio lavoro.
L'artista per mestiere, si misura quotidianamente con la complessità del visivo, il suo ricercare trova concretezza in opere che formalmente e simbolicamente riflettono il modo in cui egli e il suo mondo comprendono se stessi.
Anche la storia documenta questa difficoltà di far accettare la novità, il cambiamento; infatti i numerosi rifiuti subiti dagli artisti offrono numerosissimi esempi concreti dell'esistenza di un ordine visivo preciso a volte fatto rispettare anche con la forza.
L'arte elettronica inaugurata dal video risulterà poi essere una preziosa fonte da cui attingere per adattarsi positivamente a un mondo popolato in misura crescente dalle tecnologie elettroniche.
In un certo senso quindi il video d'arte e il video politico analizzati in questo studio, rappresentano una specie di uso derivato dai video amatoriali, poiché di fatto artisti e militanti degli anni sessanta - settanta si sono avvicinati a questo nuovo strumento appena apparso sulla scena e sono riusciti a stravolgere le sue effettive funzioni.
In questo ambito di ricerca artistica, dalla metà degli anni sessanta, iniziano a muoversi le linee dell'arte concettuale, della land art, dell'antiriforma, della body art attuando liberamente le proprie ragioni espressive.
La creatività dell'artista non agisce più sulla tradizionale "materia" ma controlla un sistema ottico - elettronico, che elabora immagini tratte dalla realtà o dallo stesso congegno in tempo reale.
Superato l'iniziale sospetto critico, il nuovo mezzo, talora ibrido, sfuggente e complice dei mass - media, trova infine legittimazione per la validità espressiva degli interventi di Vostel, Paik, Viola, Graham, dell'attività dei Fluxus ecc…
Le Videoinstallazioni e le Videosculture sono accolte nei Musei e i Videotape conservati negli archivi.