MODELLI E TEORIE

TEORIA IPODERMICA

Risponde alla domanda:" Quale effetto hanno i media in una società di massa?". Teoria basata sulla propaganda e l'influenza, che può avere sulla massa intesa come alienazione dell'uomo.

MODELLO DI LASSWELL (1948)

Si basa su delle domande per descrivere un atto di comunicazione:" Chi?" " Che cosa?" "Attraverso quale canale?" "A chi?" " Con quale effetto?".

TEORIA CRITICA

La teoria critica è basata sulla costruzione analitica dei fenomeni che indaga e sulla capacità di riferirli alle forze sociali che li determinano.

TEORIA CULTUROLOGICA

Studia la cultura di massa individuandone gli aspetti antropologici più importanti e il rapporto tra il consumatore e l'oggetto di consumo.

MODELLO DELLA TEORIA DELL'INFORMAZIONE (1949)

Si occupa della trasmissione di segnali è un modello lineare su tre livelli: tecnico, semantico, efficacia di ricezione e comprensione del ricevente.

MODELLO DI JAKOBSON

Vede la comunicazione come passaggio: da cui l'emittente invia un messaggio al destinatario strutturato secondo un codice condiviso dalle due parti.

MODELLO COMUNICATIVO SEMIOTICO INFORMAZIONALE

Comunicazione sempre come passaggio dell'informazione tra due parti con l'introduzione di un codice per capire il messaggio. Quindi l'informazione non è solo trasmessa, ma anche trasformata, poiché è decodificata.

MODELLO SEMIOTICO TESTUALE

In tale modello non c'è solo una semplice veicolazione del messaggio, ma anche una relazione attorno ad esso. Con tale modello si individua il modo in cui un dato strutturale si trasforma in un meccanismo comunicativo.

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

TEORIA IPODERMICA

 

La concezione della teoria ipodermica può essere sintetizzata nella frase di Wright "ogni membro del pubblico di massa è direttamente attaccato dal messaggio". Tale teoria nacque nel periodo delle due guerre mondiali e con la diffusione della comunicazione di massa. Essa fu caratterizzata dalla novità del fenomeno di massa e dalla connessione di quest'ultimo con la guerra. La teoria ipodermica risponde principalmente alla domanda: quale effetto hanno i media in una società di massa?. La teoria ipodermica può essere vista anche come una teoria della e sulla propaganda. Per capire tale teoria è necessario fare una osservazione sul concetto di società di massa. Le cui origini le possiamo già ritrovare nel pensiero politico ottocentesco di stampo conservatore, che vedeva la società di massa come figlia del processo di industrializzazione, tutto ciò portò ad una perdita di esclusività da parte della elìtes a favore delle masse. Portando avanti il progresso e lo sviluppo si è poi arrivati a una condizione di isolamento e alienazione delle masse. Quindi ora la massa viene identificata come il giudizio degli incompetenti, ciò che travolge tutto ciò che è diverso, singolare, arrivando a una perdita della propria personalità rendendo tutto omogeneo dove l'uomo in quanto essere pensante si perde e si standarizza su un livello medio-basso. La massa inoltre è composta da persone che non si conoscono, sono separate con scarse possibilità di interagire, non hanno regole e tradizioni; tutto questo è stato un ottimo terreno fertile su cui la teoria ipodermica potè attecchire perché ogni singolo individuo è così facile da colpire con messaggi e contenuti che vanno oltre la propria esperienza, di conseguenza se i messaggi della propaganda riescono a raggiungere gli individui di massa la persuasione viene facilmente inoculata, cioè se il bersaglio è raggiunto la propaganda ha successo.

 

MODELLO DI LASSWELL(1948)

 

Venne elaborato inizialmente negli anni 30 nello stesso periodo della teoria ipodermica e venne poi proposta nel 1948. Esso si basa su una serie di domande per descrivere un atto di comunicazione: chi?, che cosa?, attraverso quale canale?, a chi?, con quale effetto? Ad ogni domanda corrisponde uno specifico settore di ricerca nel campo dei media di massa che riguarda: le emittenti, il contenuto dei messaggi, i mezzi tecnici, l'audience e gli effetti della comunicazione. Lasswell individua alcune premesse sul processo di comunicazione: i processi sono assimetrici con un emittente attivo che produce uno stimolo e una massa passiva di destinatari. La comunicazione è intenzionale ed è rivolta per ottenere un certo effetto. I ruoli dei comunicatori e destinatari sono isolati e indipendenti dai rapporti sociali. Lo schema di Lasswell si fonda sull'analisi degli effetti e sull'analisi dei contenuti.

 

TEORIA CRITICA

 

La teoria critica viene fatta nascere attorno al gruppo di studiosi che ha fatto capo all'Institut fur Sozialforsching di Francoforte, fondato nel 1923 il cui direttore fu Max Horkheimer. Con il nazismo l'istituto chiuse e molti dei suoi studiosi emigrarono a Parigi e poi New York dove riaprì nel 1950. La teoria critica si configura come costruzione analitica dei fenomeni che indaga e dall'altro lato, come capacità di riferire tali fenomeni alle forze sociali che li determinano. Essa vuole evitare la funzione ideologica delle scienze, parte dall'analisi del sistema dell'economia di scambio per penetrare il senso dei fenomeni strutturali, primari, della società contemporanea, il capitalismo e l'industrializzazione. La teoria critica si pone come teoria della società che implica una valutazione critica della costruzione scientifica. Horkheimer e Adorno scrivono "la dialettica dell'illuminismo" punto forte della scuola di Francoforte ed usano per la prima volta il termine "industria culturale" che va a sostituire "cultura di massa". Con ciò sostenevano che la cultura che viene dai media non è la cultura del popolo. Industria culturale come sistema, essa non fa una ricerca del nuovo ma ruota sul posto fornisce i contenuti, determina il consumo non c'è attenzione verso i bisogni del pubblico. L'individuo ha una pseudo-libertà che è quella di massa, libertà uguale essere d'accordo con le decisioni della massa, per cui l'individuo viene ad essere schiacciato dal sistema dei media i quali agendo sul lato psicologico dell'uomo lo fanno sentire dalla parte sbagliata. Per cui l'influenza dell'industria culturale porta ad alterare l'individualità del singolo uomo. I prodotti di tale industria vengono creati in modo tale per il consumo distratto, non impegnativo per cui lo spettatore non lavora più con la propria testa, un es. è lo svolgersi di un film giallo che segue sempre una scala standarizzata per cui il pubblico sa già come e quando si svolge la scena culminante.

 

TEORIA CULTUROLOGICA

 

La caratteristica fondamentale di tale teoria è di studiare la cultura di massa, individuandone gli elementi antropologici più rilevanti e il rapporto che in essa si instaura tra il consumatore e l'oggetto di consumo. Colui che si è occupato di portare avanti questo studio è Edgar Morin con il suo libro "L'esprit du temps (l'industria culturale)" del 1962.Morin vuole elaborare una sociologia della cultura contemporanea, di fatto propone però una fenomenologia sistematica appoggiata da una ricerca empirica. La cultura di massa è caratterizzata da una standarizzazione poiché la produzione di massa è destinata ad un consumo di massa, ciò impone la ricerca di un denominatore comune, di una qualità media per uno spettatore medio, questo si riassume nel termine sincretismo ovvero la tendenza ad omogeneizzare la diversità dei contenuti, come ad es. il genere della fiction e dell'informazione dei fatti di cronaca tendono ad avvicinarsi. Perciò la cultura di massa mette in comunicazione differenti strati sociali e la sua legge fondamentale è quella di mercato, la sua dinamica il dialogo tra produzione e consumo. L'efficacia di tale cultura si basa sulla ricerca continua dello spettatore a bisogni esistenti come l'amore, la felicità, la libertà e il benessere. La cultura di massa procura in forme fittizie quello stato di benessere a cui lo spettatore si è oramai abituato, vedendo così realizzati i suoi bisogni nella fiction che propagano la strada della felicità per uscire dai problemi della vita quotidiana.

 

MODELLO DELLA TEORIA DELL'INFORMAZIONE(1942)

 

Questa teoria fu elaborata da matematici e ingegneri delle telecomunicazioni che si occuparono della trasmissione di segnali indipendenti dal contenuto. Il problema era di codificare un messaggio per utilizzare meglio il canale di trasmissione. I padri di tale teoria furono Shannon e Weaver. Il loro modello di trasmissione è un semplice modello lineare dove si possono identificare 3 livelli: livello A(tecnico), livello B(semantico), livello C(efficacia in termini di ricezione e comprensione da parte del ricevente). I problemi tecnici sono i più semplici, i problemi semantici sono più complicati da decifrare, dipendono dal significato delle parole, o dalle immagini. In questo modello comunicativo la comunicazione avviene attraverso una fonte che è determinante poiché decide che messaggio inviare al destinatario e sceglie anche il canale dopo aver trasformato il messaggio in segnale. Es. nella conversazione la bocca è l'emittente, il segnale sono le onde sonore che passano attraverso il canale che è l'aria e l'orecchio di chi ascolta è il ricevente. L'informazione trasmessa può variare, si ha una ridondanza quando il messaggio trasmesso è prevedibile o convenzionale, mentre il suo opposto è l'entropia. Un messaggio ridondante oltre ad essere prevedibile contiene poca informazione, mentre il messaggio entropico è poco prevedibile ma ha un alta percentuale di informazione. Secondo i due matematici la ridondanza aiuta a decodificare le parole e la trasmissione di messaggi ad alta entropia. Davanti ad un pubblico ampio ed eterogeneo è necessario ricorrere a messaggi ridondanti, se invece il pubblico è ristretto e settoriale si utilizza il messaggio entropico. Ad es. l'arte delle avanguardie è entropica, mentre l'arte popolare è ridondante. Uno dei problemi della comunicazione è il rumore, qualcosa di involontario che si aggiunge al segnale fra la sua emissione e la ricezione. Esso si può manifestare a livello tecnico o a livello semantico. Lo schema di Shannon e Weaver non è applicabile alla comunicazione umana poiché l'uomo non trasmette solo l'informazione ma la ricodifica.

 

MODELLO DI JAKOBSON

 

Il linguista Roman Jakobson crea due schemi della comunicazione, di cui il primo ripropone a grandi linee il modello di Shannon e Weaver. Struttura la comunicazione come un passaggio per cui l'emittente invia un messaggio al destinatario, strutturato secondo un codice condiviso da due poli, che devono avere un contatto attraverso un canale, il messaggio trasmesso si riferisce a una realtà per cui si può definire contesto. Il secondo schema è strutturato nel modo del primo e spiega le sei funzioni della comunicazione: la funzione emotiva riguarda la capacità dell'emittente di comunicare emozioni e sentimento. Essa è massima nella poesia e minima nei comunicati giornalistici. La funzione fatica si preoccupa delle conessioni fisiche e psicologiche di mantenere la relazione tra emittente e destinatario. La funzione poetica riguarda il modo in cui il messaggio è realizzato, lo si vede bene nell'arte e nella poesia dove il messaggio comunica attraverso la forma. La funzione metalinguistica dove l'emittente assume un codice. La funzione referenziale dove il messaggio rimanda all'universo delle cose di cui si parla. La funzione conotativa si riferisce all'effetto del messaggio sul destinatario, tipica della propaganda. Per essere efficace la comunicazione deve contenere in potenza tutti gli elementi e le funzioni dello schema.

 

MODELLO COMUNICATIVO

SEMIOTICO INFORMAZIONALE

 

Tale modello fu definito da Eco-Fabbri nel 1978, si differenza dai precedenti modelli perché la linearità della trasmissione è vincolata al funzionamento dei fattori semantici introdotti mediante il concetto di codice. Si passa dalla comunicazione come trasferimento di informazione a comunicazione come trasformazione da un sistema all'altro. La nozione di codice acquista rilievo teorico e  come oggetto di ricerca empirica il problema della decodifica. Nella comunicazione di tale modello entra in gioco il grado in cui destinatore e destinatario condividono le competenze relative ai livelli che fondano la significazione del messaggio. I destinatari attuano così un'interpretazione del messaggio.

 

MODELLO SEMIOTICO TESTUALE

 

A differenza del modello semiotico-informazionale che esplica un meccanismo comune sia alla comunicazione interpersonale che di massa; il semiotico-testuale descrive in termini semiotici alcuni tratti strutturali specifici della comunicazione di massa. Nel primo venivano messi in rilievo l'elemento dell'agire interpretativo operato sui messaggi mediante il codice. Nel secondo questo limite è superato, non sono più i messaggi ad essere veicolati ma è la relazione che si costruisce attorno. Infatti nella comunicazione di massa i destinatari non ricevono singoli messaggi riconoscibili da codici cosciuti, ma insiemi di pratiche testuali. Questo modello consente di individuare il modo in cui un dato strutturale degli apparati si trasforma in un meccanismo comunicativo e il modo in cui incide sui processi di interpretazione.